I conflitti, nella famiglia e nel mondo, secondo i sociologi Magatti e Giaccardi
“Aggiungi un posto a tavola”: il titolo scelto dall’Associazione La città che vogliamo per una tavola rotonda sulla famiglia è più che esplicito. Se a parlarne poi è una coppia di sociologi notissimi che formano da anni una famiglia, ricca di cinque figli, il discorso diventa più intrigante. Mauro Magatti e Chiara Giaccardihttps://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=magatti+giaccardi&bshm=bshqp/1 hanno risposto all’invito di Gianni Liviano dettando la traccia del percorso su: “La famiglia luogo di accoglienza, di condivisione e di perdono”, tema del quale sono testimoni diretti.
Un pubblico numeroso e coinvolto ha partecipato all’incontro svoltosi in Concattedrale, all’interno di un nutrito percorso che l’associazione https://www.facebook.com/lecittachevogliamo/?locale=it_IT sta proponendo, con la piena disponibilità del parroco Ciro Marcello Alabrese. Che di stimoli ne ha offerti tanti, grazie anche alla verve dei due relatori entrambi docenti di sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
La conflittualità e il pericolo della guerra
Abbiamo approfittato della loro disponibilità per rivolgere loro qualche domanda.
Professor Magatti, proprio nell’edizione odierna di “Avvenire” lei affrontava il tema della guerra in Ucraina, alla luce della discussa presenza del presidente Ucraino in Italia e della sua visita a papa Francesco. Dalla famiglia ai conflitti internazionali vi è una violenza nascosta che ha comuni origini nell’istinto umano?
Certamente sì, negli uomini in generale e anche all’interno della famiglia. Lo vediamo dal fenomeno dei i femminicidi e dal fatto che la famiglia è la prima causa di morte violenta in Italia. Perché gli affetti di sangue, come li chiamiamo, sono molto profondi e possono portare tanto bene ma anche tanto male. In una società come questa, che ha tutta una serie di caratteristiche, ahimè il male, che c’è sempre stato, e magari una volta era solo nascosto, salta fuori e diventa un fenomeno molto grave.
Si parla molto poco di pace, in questo momento, come se il termine fosse ostracizzato, anche dai giornali.
Purtroppo siamo entrati in questo ciclo della guerra, che ha un responsabile primo che si chiama Putin, ma quando ci sono dei conflitti, anche dentro la famiglia, se qualcuno non prova a cercare la strada del dialogo, si va alla guerra, i cui esiti sono sempre imprevedibili.
Si sta parlando molto di denatalità, ma quanto incidono i problemi socio-economici e quanto la labilità dei rapporti anche all’interno della famiglia d’oggi?
Tutte le cose insieme. La crisi della natalità è anche legata al fatto che siamo una società avanzata, matura, caratterizzata benessere, poi c’è l’individualismo ma è evidente in Italia non ci sono le politiche per la famiglia. Insomma: una serie di fattori che si sono sommati e che impongono delle scelte chiare perché siamo in uno squilibrio molto grave.
La Chiesa ha messo da tempo il dito sulla piaga, dalla politica vengono tanti segnali, ma sono congruenti? Si parla la stessa lingua?
Il problema della politica è che affronta le questioni con interventi spot. Invece una cosa coma la natalità, come la demografia, va affrontata con interventi integrali, organizzati e articolati e purtroppo la politica italiana non è tanto capace di fare questi interventi e di conseguenza il Paese paga dei costi molto grandi.
Il ruolo della donna nella famiglia
Alla professoressa Giaccardi abbiamo chiesto
All’interno della famiglia la donna ha ancora un ruolo specifico tradizionale di “angelo della casa”, per così dire?
Io credo nella reciprocità del maschile e del femminile non nella complementarietà. Quest’ultima compota che ognuno ha il suo ruolo e magari i due ruoli non si parlano nemmeno, limitandosi a svolgere i propri compiti. Io penso che il ruolo della donna sia quello di portare un contributo di femminilità alla coppia e alla famiglia in un dialogo costante con la parte maschile della famiglia. E in questo dialogo tutti e due si cambia, si cresce. Il paradosso della vita famigliare è che per crescere bisogna cambiare, non si può rimanere uguali e questo cambiamento avviene dentro questa relazione di reciprocità.
Ma il fatto che non si facciano più figli è un problema che pesa di più sulla donna?
Per la donna è complicato fare figli perché mancano servizi, aiuti, perché la donna dentro la famiglia ha ruoli complicati, diciamo quindi che è la parte più svantaggiata. Ma non si può non lavorare entrambi in questo mondo, perché sono molto pochi gli stipendi che sono sufficienti per mantenere una famiglia monoreddito. Nei campi dove si può si sta lavorando per favorire una armonizzazione tra il lavoro e la famiglia, perché comunque lavorare fa anche bene alle donne. Io penso che una donna che lavora sia anche un madre più attenta, consapevole del valore del tempo che passa con i suoi figli. È consapevole di una serie di dimensioni, è più attenta, più meticolosa, più dedita alla cura. Penso che il lavoro e la maternità non si escludano a vicenda ma paradossalmente si potenziano a vicenda, sempre se ci sono le condizioni.