L’udienza generale di papa Francesco di mercoledì 17 maggio
“Preghiamo il Signore per la martoriata Ucraina: si soffre tanto lì, si soffre tanto!”: è l’appello di papa Francesco, al termine dell’udienza di oggi, salutando i fedeli di lingua italiana. “Preghiamo per i feriti, per i bambini, per quelli che sono morti, perché torni la pace”, ha proseguito Francesco, che aveva fatto riferimento all’Ucraina anche poco prima, salutando i fedeli polacchi e affidando al Signore “tutte le questioni difficili della vostra patria e quelle degli altri paesi, in particolare la questione della pace in Ucraina”. Al centro della catechesi, la figura di San Francesco Saverio, “il più grande missionario dei tempi moderni”, divenuto patrono delle missioni cattoliche.
“Ci sono tanti sacerdoti, laici e suore che vanno in missione, anche in Italia”, l’esordio del papa, che ha infarcito l’udienza odierna di numerosi interventi fuori testo. “ Ci sono tante donne e uomini che hanno fatto questo in modo esemplare, tanti missionari nascosti”, ha spiegato Francesco a proposito dello zelo apostolico. “E questo è grande, uscire dalla patria per predicare il Vangelo”, ha commentato: “è lo zelo apostolico, lo dobbiamo coltivare tanto”. Francesco Saverio, ha ricordato il papa, nasce in una famiglia nobile ma impoverita della Navarra, nel nord della Spagna, nel 1506. Va a studiare all’università di Parigi per poter ottenere una carica ecclesiastica ben retribuita che gli assicuri l’avvenire: “È un giovane simpatico e brillante, eccelle nello sport e nello studio. Nel suo collegio incontra un compagno più anziano e un po’ speciale: Ignazio di Loyola”. “Parte così il primo di una numerosa schiera di missionari appassionati, pronti a sopportare fatiche e pericoli immensi, a raggiungere terre e incontrare popoli di culture e lingue del tutto sconosciute, spinti solo dal fortissimo desiderio di far conoscere Gesù Cristo e il suo Vangelo”, ha sottolineato il papa.
“In poco più di undici anni compirà un’opera straordinaria”, le parole sull’attività missionaria di San Francesco Saverio nelle Indie. “I viaggi in nave a quel tempo erano durissimi e pericolosi”, ha fatto notare Francesco: “Molti morivano in viaggio per naufragi o malattie. Oggi purtroppo muoiono perché li lasciamo morire nel Mediterraneo”. Saverio passa sulle navi oltre tre anni e mezzo, un terzo dell’intera durata della sua missione, ha proseguito il papa: “Che coraggio avevano questi santi missionari, anche quelli di oggi”, l’omaggio di Francesco. San Francesco Saverio, inoltre, ”mette in versi il catechismo nella lingua locale e insegna a cantarlo”, ha sottolineato il papa citando un passo delle sue lettere, dove descrive così i suoi sentimenti: “I pericoli e le sofferenze, accolti volontariamente e unicamente per amore e servizio di Dio nostro Signore, sono tesori ricchi di grandi consolazioni spirituali. Qui in pochi anni si potrebbero perdere gli occhi per le troppe lacrime di gioia!”.
“Anche oggi la Cina è un polo culturale, ha una storia grande, una storia bellissima”, ha affermato Francesco parlando di San Francesco Saverio, “il grande sognatore”, e del suo sogno di andare in Cina. “Aveva l’inquietudine dell’apostolo di andare oltre, oltre, oltre”, ha spiegato: “In Giappone Saverio capisce che il Paese decisivo per la missione nell’Asia era un altro: la Cina. Con la sua cultura, la sua storia, la sua grandezza, esercitava di fatto un predominio su quella parte del mondo”. “Dopo il Giappone torna a Goa e poco dopo s’imbarca di nuovo sperando di poter entrare in Cina”, ha proseguito il Papa: “Ma il suo disegno fallisce: egli muore alle porte della Cina, sulla piccola isola di Sancian, davanti alle coste cinesi, aspettando invano di poter sbarcare sulla terraferma vicino a Canton. Il 3 dicembre 1552, in totale abbandono, solo un cinese è accanto a lui a vegliarlo. Così termina il viaggio terreno di Francesco Saverio”. “Aveva soltanto quarantasei anni, aveva speso la vita con la missione, con lo zelo apostolico”, il ritratto a braccio di Francesco: “parte dalla Spagna colta e arriva davanti al Paese più colto del mondo in quel momento, e muore davanti alla grande Cina, accompagnato da un cinese: tutto un simbolo”.
San Francesco Saverio “andava proprio alle frontiere dell’assistenza, e lì è cresciuto in grandezza”, il bilancio finale: “L’amore di Cristo è stato la forza che lo ha spinto sino ai confini più lontani, con fatiche e pericoli continui, superando insuccessi, delusioni e scoraggiamenti, anzi, dandogli consolazione e gioia nel seguirlo e servirlo fino alla fine”, la sintesi del Papa, che ha concluso con un auspicio: “Ci dia a noi un po’ di questo zelo apostolico per vivere il Vangelo e annunciare il Vangelo.
Tanti giovani hanno questa inquietudine e non sanno cosa fare. Guardate a San Francesco Saverio, guardate all’orizzonte del mondo, guardate ai poveri con tante necessità, guardate tanta gente che soffre, che ha bisogno di conoscere Gesù.