C’erano una volta i “gretini”: gli ambientalisti ridicolizzati ci avevano visto lungo
Cosa c’è di più urgente della questione legata al cambiamento climatico? A cosa serve fare le guerre, spendere risorse ingenti per gli armamenti, per la formazione delle truppe e per l’addestramento ad esempio, se poi nessuno può avere il controllo dei territori dove abitare? Perché Madre natura è sempre più forte. La risposta sta nelle immagini impressionanti che provengono in queste ore dall’Emilia Romagna. Terra ferita, trasfigurata, vittima di un evento senza precedenti: l’esondazione simultanea di tutti i corsi d’acqua, a causa della pioggia record. Qualcosa di eccezionale e imprevedibile. Eppure, i “gretini” ci avevano avvisati. Quando scendevano in piazza (nel pre-pandemia) chiedendo ai governi azioni decise e immediate.
I gretini
Nati insieme alle battaglie della svedese Greta Thunberg, diventata la più nota attivista contro il cambiamento climatico, le loro idee e convincimenti sono stati spesso sminuiti. Tanto da essere etichettati come gretini. Termine utilizzato in senso dispregiativo non solo dai negazionisti di questo fenomeno, ma anche dalle persone comuni che per l’attivismo ecologista provano una certa antipatia o indifferenza. Gli stessi individui si saranno ricreduti adesso. Ovvero arresi all’evidenza dei fatti, al moltiplicarsi degli eventi meteo estremi, con tutte le ricadute negative non trascurabili, in termini di vite umane e di danni all’economia globale.
Solidarietà e preghiera
Chi non è mai stato affatto insensibile alla questione climatica è papa Bergoglio. Che con un messaggio ha espresso il proprio cordoglio per le vittime del nubifragio in Emilia Romagna, parlando di disastro impressionante, al centro delle sue preghiere. La macchina della solidarietà è partita. Oltre alla vicinanza e alla preghiera, dalla presidenza della Cei è arrivato l’invito alle diocesi e alla Caritas a individuare le prime necessità a cui far fronte, in un’emergenza che non è ancora finita. Siamo certi che la richiesta verrà accolta. L’Italia, del resto, è il Paese che si prodiga nell’emergenza (pensiamo ai salvataggi compiuti dai vigili del fuoco, dalle forze dell’ordine), mentre nella prevenzione non dimostra la stessa efficienza.
La furia dell’acqua
Il ciclone abbattutosi sul nord Italia ha portato la pioggia che mediamente cade in due mesi sulla Romagna. È accaduto in due giorni con precipitazioni senza sosta. Straordinariamente piovuto il mese di maggio: si pensi che nella prima metà del mese, entro mercoledì diciassette, sempre in Romagna, sono cadute le piogge di 6 mesi – tra i 150 e i 200 millimetri, in media. Ma alcune zone hanno ricevuto sino a 500 mm di pioggia. Sono numeri che i gretini associano al riscaldamento globale. All’alternanza di periodi di siccità ad altri di abbondanza. Segnatamente al riscaldamento del Mediterraneo, spiegano gli esperti studiosi del meteo, fenomeno per il quale certe catastrofi che sino a qualche anno fa parevano impensabili, anche alle nostre latitudini accadono. Armiamoci di speranza. Ma non illudiamoci che tutto sia governabile, che ci si possa adattare agli effetti del cambiamento climatico.