“Odissea di uno stabilimento”: a Taranto una due giorni per cercare di capire…il futuro
“Odissea di uno stabilimento: la siderurgia Taranto tra storia e futuro” è l’interessante tema di un convegno organizzato dall’associazione “La città che vogliamo” che si terrà a Taranto nei giorni 24 e il 25 maggio nell’aula magna dell’Istituto tecnico “Paciotti”.
L’obbiettivo del convegno – spiega il suo ideatore, il consigliere Gianni Liviano – è provare ad andare oltre gli slogan di parte che spesso caratterizzano l’approccio di tanti verso la siderurgia a Taranto e provare a fare il punto e a comprendere meglio quale sarà il futuro per l’industria siderurgica nella nostra città: dal punto di vista economico e tecnologico, avendo in mente sia la prospettiva ambientale e sanitaria, che quella occupazionale.
Si tratta di un vero e proprio seminario che coinvolgerà studiosi ed esperti di altissimo livello, tra i quali anche Antonio Gozzi, il presidente di Federacciai, che nei giorni scorsi si è reso protagonista di una dura presa di posizione nei confronti dell’Ilva e soprattutto di Mittal, il cui disimpegno non ha certo favorito la situazione industriale, neanche quella ambientale. Un’accusa che ha scatenato poi la reazione un po’ smodata dalla ad di Ilva as, Morselli, che ha definito illazioni i giudizi di Gozzi. Tra gli altri saranno presenti Marco Bentivogli, già segretario nazionale Fim Cisl e attualmente coordinatore di Base Italia, e numerosi docenti universitari di varie discipline, responsabili di associazioni ambientaliste e di istituzioni varie. Insomma: un’occasione per dare uno sguardo ad ampio raggio sulla vicenda siderurgica tarantina, che rischia ora di vivere una nuova fase di contrapposizione tra le istituzioni, dopo che il sindaco Rinaldo Melucci ha emanato la delibera con la quale, ricalcando quanto aveva già fatto tre ani fa, impone ad Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione controllata di individuare le fonti di emissioni del benzene, i cui valori al limite della norma sono stati segnalati dall’Asl, pena il rischio di chiusura degli impianti incriminati.