Papa Francesco: “Suscitare propositi di pace in chi ha responsabilità politiche”
Il pontefice ha dedicato l’udienza di mercoledì 31 maggio alla figura di padre Matteo Ricci, il gesuita che ha portato il cristianesimo in Cina
“Suscitare propositi di pace in tutti, anche in coloro che hanno responsabilità politiche”. È l’auspicio espresso da papa Francesco, al termine dell’udienza di mercoledì 31 maggio in piazza San Pietro, durante la quale ha esortato ancora una volta a “pregare di più per la cara e martoriata Ucraina, che tanto soffre”. Salutando i giovani di Rondine Cittadella della Pace di Arezzo, il papa ha rivolto “un pensiero grato per quanti, venendo dall’Ucraina e dalla Russia e da altri Paesi di guerra, hanno deciso di non essere nemici, ma di vivere da fratelli. Il vostro esempio possa suscitare propositi di pace in tutti, anche in coloro che hanno responsabilità politiche”.
Al centro della catechesi, la figura di padre Matteo Ricci, il gesuita che ha portato il cristianesimo in Cina e il cui “segreto” è stata la coerenza, quella di “una personalità che testimonia con la vita quello che annuncia”. “Dopo aver studiato nelle scuole dei gesuiti ed essere entrato egli stesso nella Compagnia di Gesù, entusiasmato dalle relazioni dei missionari, come molti altri giovani suoi compagni, chiese di essere inviato nelle missioni dell’Estremo oriente”, ha raccontato Francesco ripercorrendone la biografia: “Dopo il tentativo di Francesco Saverio, altri venticinque gesuiti avevano provato inutilmente ad entrare in Cina. Ma Ricci e un suo confratello si prepararono molto bene, studiando accuratamente la lingua e i costumi cinesi, e alla fine riuscirono a ottenere di stabilirsi nel sud del Paese. Ci vollero diciotto anni, con quattro tappe attraverso quattro città differenti, prima di arrivare a Pechino, che era il centro. Con costanza e pazienza, animato da una fede incrollabile, Matteo Ricci poté superare difficoltà e pericoli, diffidenze e opposizioni”.
“Oltre alla dottrina, sono la sua testimonianza di vita religiosa, di virtù e di preghiera, la sua carità, la sua umiltà e il suo totale disinteresse per onori e ricchezze, che inducono molti dei suoi discepoli e amici cinesi ad accogliere la fede cattolica”, ha argomentato il papa: “Questa è la coerenza degli evangelizzatori. E questo tocca tutti noi cristiani, che siamo evangelizzatori. Possiamo dire tutte le cose che noi crediamo, ma se la tua vita non è coerente con questo, non serve a nulla. Quello che attira le persone è la coerenza. Noi cristiani viviamo quello che diciamo, e non far finta di essere cristiani ma vivere come mondani! La forza più grande di questi missionari è la coerenza”.
“Lo spirito e il metodo missionario di Matteo Ricci costituiscono un modello vivo e attuale – ha concluso Francesco – ma quello che è attuale è la coerenza di vita, la testimonianza della sua vita come cristiano. Lui ha portato cristianesimo in Cina. Lui è grande perché è uno scienziato, è coraggioso, ma soprattutto è grande perché è stato coerente con la sua vocazione, con quella voglia di seguire Gesù Cristo. Domandiamoci: sono coerente o sono un po’ così così?”.
Padre Matteo Ricci, ha esordito il papa, “ha seguito sempre la via del dialogo e dell’amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l’annuncio della fede cristiana”.
La sua prima opera in lingua cinese fu proprio un trattato “Sull’amicizia”, che ebbe “grande risonanza”: “Per inserirsi nella cultura e nella vita cinese in un primo tempo si vestiva come i bonzi buddisti, all’usanza del Paese, ma poi capì che la via migliore era quella di assumere lo stile di vita e le vesti dei letterati, come i professori universitari. Studiò in modo approfondito i loro testi classici, così da poter presentare il cristianesimo in dialogo positivo con la loro saggezza confuciana e con gli usi e i costumi della società cinese”. “E questo si chiama atteggiamento di inculturazione”, ha proseguito Francesco, secondo il quale “la fama di Ricci come uomo di scienza non deve oscurare la motivazione più profonda di tutti i suoi sforzi: l’annuncio del Vangelo”. “La sua ottima preparazione scientifica suscitava interesse e ammirazione da parte degli uomini colti, a cominciare dal suo famoso mappamondo, la carta del mondo intero allora conosciuto, con i diversi continenti, che rivela ai cinesi per la prima volta una realtà esterna alla Cina assai più ampia di quanto avessero mai pensato. Gli fa vedere che il mondo è ancora più grande della Cina”, ha sottolineato il Papa: “Ma anche le conoscenze matematiche e astronomiche di Ricci e dei missionari suoi seguaci contribuirono a un incontro fecondo fra la cultura e la scienza dell’occidente e dell’oriente, che vivrà allora uno dei suoi tempi più felici, nel segno del dialogo e dell’amicizia. Infatti, l’opera di Matteo Ricci non sarebbe mai stata possibile senza la collaborazione dei suoi grandi amici cinesi, come i famosi “Dottor Paolo” (Xu Guangqi) e “Dottor Leone” (Li Zhizao). La credibilità ottenuta con il dialogo scientifico gli dava autorevolezza per proporre la verità della fede e della morale cristiana, di cui egli parla in modo approfondito nelle sue principali opere cinesi, come il vero significato del Signore del Cielo”.