L’omelia di mons. Filippo Santoro per la dedicazione della chiesa a San Giovanni Paolo II
Riportiamo integralmente l’omelia pronunciata dall’arcivescovo mons. Filippo Santoro in occasione della dedicazione della chiesa di Gandoli – Leporano a San Giovanni Paolo II, che si è svolta giovedì 29 giugno in concomitanza con la festività dei santi Pietro e Paolo:
Carissimi fedeli, sacerdoti e autorità,
San Pietro e San Paolo hanno dato la vita a Cristo come la ha anche dato San Giovanni Paolo II, al quale dedichiamo questo nuovo tempio.
San Pietro ha incontrato Gesù lungo il lago di Galilea e lo ha seguito per tutta la vita sino a testimoniare col martirio sul Colle Vaticano il suo affetto profondo per Cristo. Chissà cosa avrà avuto negli occhi San Pietro quando si è fatto crocifiggere a testa in giù perché non si sentiva degno di morire come il suo maestro. Che cosa riempiva la sua vita in quel momento? Senz’altro era la presenza del volto di Gesù che lo guardava, lo chiamava, lo accompagnava anche nella morte e che dominava la sua vita. Pietro gli aveva detto: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e sappiamo che sei il figlio Di Dio” (Gv 6,68-69).
San Paolo aveva incontrato il Signore sulla via di Damasco e alla fine della vita si trovava fuori Roma sulla via Ostiense, alle tre fontane, dove fu decapitato come martire di Cristo. Sul luogo del martirio sgorgano tre fonti, dice la pia tradizione, dove è caduto il suo capo. San Paolo muore martire sulla via Ostiense, su una di quella delle strade romane che prima servivano al potere di Roma ora, con l’apostolo delle genti diventano sentieri per l’annuncio della salvezza di Cristo Gesù a tutti i popoli.
Insieme a San Pietro e San Paolo, colonne della Chiesa cattolica, oggi ricordiamo anche San Giovanni Paolo al quale dedichiamo questo tempio artistico che dà prestigio al territorio di Gandoli – Leporano, già luogo di notevole bellezza.
Qui ringrazio l’opera di tutti quelli che hanno collaborato nella costruzione di questa chiesa a cominciare dalla Conferenza Episcopale Italiana che ci ha dato un grande contributo, e poi ringrazio il nostro economo e vicario episcopale per gli assunti economici monsignor Emanuele Tagliente, ringrazio anche monsignor Pasquale Morelli, il parroco anteriore di questa parrocchia che con me e con il consiglio pastorale parrocchiale ha desiderato questa costruzione per la crescita della vita pastorale in un luogo che è distante rispetto alla matrice, Maria SS. Immacolata. Abbiamo voluto una Chiesa bella, e anche un Centro di formazione per i giovani di questa parrocchia e della nostra Diocesi che aveva bisogno di un luogo per incontri per giovani e ragazzi, dove poter anche pernottare. Ringrazio di cuore il Parroco don Giancarlo Ruggieri che si è trovato a gestire con prudenza e sapienza insieme a tutto il Consiglio pastorale parrocchiale quest’opera che richiede un ulteriore sforzo economico e un impiego notevole di energie che il parroco, con l’intera parrocchia sta portando avanti.
Ringrazio tanti singoli donatori molto generosi che non vogliono essere nominati e tutti quanti voi per costruire un’opera che è di tutti. Dicevo al Consiglio Pastorale che in questa fase conta molto anche l’obolo della vedova che è prezioso e decisivo perché fatto con cuore.
Saluto anche coloro che hanno curato la costruzione: il Centro Ave Arte per le opere d’arte, l’architetto progettista Dott. Angelo Trani, lo Studio Associato per la progettazione delle strutture e impianti dell’Ingegnere Gianfranco Tonti e Stefano Tomasi e della impresa costruttrice Chemipul.
Ringrazio anche per l’affetto e la presenza di tante persone in questa ricorrenza in cui ,insieme alla Dedicazione della Nuova Chiesa celebro i XXVII della mia ordinazione episcopale, avvenuta nel 1996 nella Cattedrale di Rio de Janeiro.
La mia missione in Brasile, non era nei miei piani, ma ha segnato una vera svolta nella mia vita, più chiaramente orientata a seguire e servire l’opera di un Altro. E poi, dopo 27 anni di missione in Brasile c’è stato il ritorno in Italia in questa arcidiocesi di Taranto e nel suo territorio che mi ha accolto a braccia aperte e che ho imparato ad amare nella sua bellezza, nelle sue ferite, cercando di essere vicino alle grandi sofferenze della problematica della salute, della difesa dell’ambiente, del lavoro e delle mancanza di lavoro.
Oggi insieme a questo popolo in festa, rinnovo il mio sì, e mi affido al Signore, alla Madre di Dio, in un canto di gratitudine perché nella nostra terra regni la pace, finisca questa guerra sacrilega e si creino le condizioni nel nostro territorio tarantino per una vera difesa dell’ambiente, per una custodia della vita, del lavoro e della dignità delle persone. Con tutta la coscienza dei miei limiti, c’e stato sempre il cantus firmus, il tema costante, di servire il Signore nella gioia, non nel lamento o nel rimpianto. Perché l’amore di Cristo, la sua iniziativa, la sua affezione, si rivelava più grande di ogni altro sentimento e di ogni limite.
Diamo anche uno sguardo a questa chiesa che già nella statua di San Giovanni Paolo II, posta all’entrata, rivela una grande bellezza che continua nel maestoso portale che simboleggia la porta del cielo. Poi si entra nella chiesa e si entra per pregare, per ascoltare la Parola di Dio e per celebrare i sacramenti, per vivere la comunione nel corpo vivo di Cristo che è il Suo popolo. Entrando, l’elemento più imponente è l’altare, segno di Cristo pietra angolare dal quale svetta una croce slanciata verso il cielo che spalanca alla risurrezione. A destra dell’altare c’è uno splendido ambone per la proclamazione della Parola di Dio e a sinistra la sede del sacerdote e dei ministri. Sono tante sculture preziose fatte da artisti del Centro Ave Arte tra cui, in uno spazio elevato brilla una scultura bellissima e agile della Madre di Dio. Tutta la chiesa è una grande tenda con un tetto in legno che abbraccia in uno spazio circolare il popolo riunito.
La chiesa nuova di Gandoli-Leporano è un segno della vicinanza del Signore alla nostra vita, e le splendide vetrate rendono il cielo vicino alla terra, nella luce e nella dolcezza dello Spirito Santo.
Nell’altare ho posto una reliquia autentica di San Giovanni Paolo II, memoria viva dell’invito di questo grande Papa: “Non abbiate paura, aprite, spalancate le porte a Cristo”. Una benedizione per Gandoli e per tutto il nostro territorio tarantino.