Dopo anni di processi, risarcita la famiglia di un dipendente della Marina morto per amianto e altre sostanze
Potrebbe essere l’avvio di una vera rivoluzione in fatto di giustizia sociale. Ci riferiamo alla sentenza con cui il tribunale di Lecce ha condannato il ministero della Difesa (Marina Militare), a risarcire da famiglia di un dipendente morto per l’esposizione all’amianto e altri inquinanti.
Ne dà notizia il vicepresidente nazionale Anmil, il tarantino Emidio Deandri, commentando la sentenza relativa a un giudizio promosso dagli avvocati Maria Luigia Tritto e Cataldo Tarricone, consulenti legali Anmil. La sentenza emessa dal giudice monocratico Viviana Mele, ha riconosciuto in favore della moglie e delle figlie di un dipendente civile tarantino della Marina Militare la somma di € 815.000 per il risarcimento del danno patito per la perdita del rapporto parentale.
Il dipendente aveva lavorato nella base militare di Taranto a bordo dei cosiddetti “pontoni” e delle cisterne impiegate per il trasporto di acqua o di gasolio, nonché in tutte le altre attività attinenti la navigazione. Nella sua attività lavorativa era stato esposto a polveri, vernici epossidiche, solventi, oli combustibili, polveri metalliche, fumi di combustione dei motori e ad amianto. Le caldaie e le tubature presenti sui pontoni, alcuni risalenti agli inizi del ‘900, erano obsoleti.
Il dipendente non aveva neanche compiuto cinquant’anni quando gli veniva diagnosticato un adenocarcinoma polmonare che, dopo un anno di malattia, ne causava il decesso nell’ormai lontano 2011. Da qual momento per la moglie e le figlie si avviava un faticoso cammino giudiziario, con ben 4 cause.
Dopo due pronunce favorevoli dei giudici che avevano riconosciuto alla vedova la rendita ai superstiti erogata dall’Inail e il danno differenziale “jure hereditario” pagato dal Ministero della Difesa, il Tribunale di Lecce ora ha sancito anche il diritto ad ottenere il risarcimento da perdita del rapporto parentale.
“Dopo anni e anni di udienze questa esemplare sentenza – ha detto Emidio Deandri – rende finalmente giustizia a un lavoratore che ha contratto sul posto di lavoro una terribile patologia, l’adenocarcinoma polmonare. Questa sentenza vede riconosciuto anche il diritto a ottenere il risarcimento da perdita del rapporto parentale”.
“Quello che più rattrista – sono le condivisibili parole di Emidio Deandri – è vedere lo Stato che, invece di chiedere scusa vergognandosi di quello che è accaduto a un suo lavoratore e pagare senza fiatare, si accanisce per anni in un’inutile battaglia legale prolungando una seconda volta il dolore dei familiari costretti ad aspettare per vedersi riconoscere i loro sacrosanti diritti!”
Questa sentenza potrebbe fare a apripista per una serie di casi analoghi che vedono ancora coinvolti centinaia di lavoratori, della Difesa e non solo. Si calcola, infatti, che solo nel settore difesa le vittime dell’amianto siano state oltre 450. Numeri inquietanti che, però, stranamente non fanno lo stesso scalpore di altri settori produttivi. Associazioni e istituzioni amministrative non pongono la stessa attenzione sulle vittime, quelle sì certe e indiscutibili, delle produzioni militari rispetto a quanto accade, ad esempio, in siderurgia. Eppure sempre di tragedie umane si tratta.