L’emergenza lavoro a Taranto in un incontro del Centro di Solidarietà, a Santa Rita
“Formarsi per lavorare?”. È stato questo il tema della conversazione sul bisogno di lavoro organizzata dal Centro di Solidarietà di Taranto e svoltasi nella piazzetta degli Amici presso la parrocchia di Santa Rita. Un incontro che ha proposto una intensa riflessione, con il contributo di professionisti del settore, e che ha preso spunto dalle recenti statistiche sulla “qualità della vita” dei giovani, da noi riportate nei giorni scorsi. Tali statistiche, lo ricordiamo, pongono la città di Taranto all’ultimo posto nel Paese.
Ricordiamo i dati salienti della terza edizione dell’indagine promossa da “Il Sole 24 Ore”: nella fascia tra i 18 e 35 anni si è perso il 6,4% di popolazione residente. Oltre il 30% dei residenti è disoccupato, ma anche chi lavora è insoddisfatto, Una buona metà lavora nel cosiddetto terziario turistico: ristorazione, alimentazione, ospitalità, strutture turistiche, ma si tratta in genere di lavoro stagionale, nero, sottopagato se non fortemente sfruttato. L’assenza di una università autonoma fa il resto.
Ebbene, il Centro di Solidarietà, attivo da anni nella parrocchia di Santa Rita, ha voluto avviare una riflessione sulla centralità del tema del lavoro per i giovani di Taranto e del suo territorio, con la collaborazione di alcuni autorevoli addetti ai lavori: Fulvio Iurlaro, direttore progettazione politiche attive del lavoro di Programma sviluppo, Giuseppe Negro, presidente della Cooperativa Ascla impresa sociale di Casarano e Michele Inversi di Inversi Enginering.
Il coordinamento della serata che ha avuto ritmi intensi e stimolanti nonostante la calura estiva, è stato svolto da Gianni Romanazzi. Egli ha rimarcato come il problema della disoccupazione giovanile sia da sempre al centro dell’attenzione della comunità, alla luce dell’importanza che riveste nella costruzione di una società più giusta, soprattutto in un territorio che è stato caratterizzato, finora, dall’intervento pubblico, improvvisamente ridimensionato.
La centralità della formazione
L’importanza dell’incontro tra domanda e offerta è stato l’argomento centrale degli interventi, non solo nelle riflessioni dei tecnici chiamati a interloquire, ma anche nelle testimonianze dei imprenditori, disoccupati e giovani presenti alla serata. Un incontro, quello tra domanda e offerta, che spesso è molto difficile, in quanto dalle imprese arrivano proposte di lavoro spesso molto specifiche, per le quali non è facile fornire le professionalità richieste. Da un lato, quindi, si evidenzia l’importanza di adeguare formazione e informazione dei giovani alle nuove dinamiche lavorative, dall’altro è necessario puntare a un cambiamento di mentalità, cui non solo i giovani ma spesso nemmeno le famiglie e la scuola sono preparati. Vige, infatti, una concezione del “posto” legata a una cultura tradizionale e a ruoli lavorativi non sempre al passo coi tempi. Anche gli enti di formazione sono impegnati ad adeguare la loro offerta formativa e a reperire quelle figure altamente professionalizzate in grado di formare efficacemente al lavoro. Così, è stato anche evidenziato il fenomeno speculativo di presunti enti che offrono formazioni online del tutto inefficaci. Importante sarebbe che il legislatore aprisse spazi di occupabilità anche all’interno del percorso scolastico, come avviene, ad esempio, in tanti paesi europei.
Nicoletta, responsabile del Centro che svolge un ruolo d’ascolto e di sollecitazione nei confronti di tanti disoccupati, circa 350, che vi si rivolgono per essere aiutati nella loro ricerca, ha fornito una testimonianza. A volte la ricerca diviene fruttuosa, ma necessita di un impegno costante e propositivo di chi si rivolge al mondo del lavoro.
La necessità di un adeguamento complessivo, che vada dalle famiglie, alla politica alla scuola, è stata sottolineata, in conclusione da monsignor Gino Romanazzi, il quale ha evidenziato come Taranto abbia visto modificato radicalmente il suo sistema produttivo, nato attorno all’industria pubblica. Vi è bisogno, evidentemente, di nuove professionalità che colgano il cambiamento socio-economico in atto. “Oggi occorre andare incontro al lavoro, formandosi, mettendosi in gioco, così com’è necessario che vengano pensati nuovi strumenti di incontro tra domanda e offerta, attraverso la formazione adeguata e una più efficace informazione”.