L’inquietante, e fondato, allarme della Uil: La crisi al Sud come una bomba sociale
La crisi del Sud come una bomba sociale. A sostenerlo, in una lunga e articolata nota, è il coordinatore generale della Uil di Taranto, Pietro Pallini. “L’incapacità a governare le molteplici crisi, la scarsa governabilità della transizione, i pesanti riflessi sull’occupazione, il dato in crescita della cassa integrazione e le tante, troppe crisi d’azienda – sostiene – rischiano di innescare una bomba sociale, soprattutto al Sud, senza precedenti. Tutto ciò è un’ulteriore macigno al carovita e alla fatica che famiglie, lavoratori e pensionati compiono per arrivare alla fine del mese, per i più fortunati”.
Partendo dalla decisione della Bce di aumentare ancora i tassi di interesse per contenere l’inflazione, decisione che non fa che impoverire progressivamente le famiglie, Pallini indica con chiarezza le misure idonee per sostenere le famiglie, i più fragili e meno abbienti, e tutte le persone rese tali da questo febbricitante modello di sviluppo che strangola i diritti: “si cominci dagli oltre 100 miliardi di evasione (€ 1700 a persona) e si prosegua con la tassazione degli extraprofitti per cominciare e vedrete che l’inflazione si ridurrà assieme ai divari”.
Un “disagio misto e inquietante”
Un messaggio chiaro e condivisibile che evidenzia come stia crescendo, soprattutto nelle fasce medio-basse della popolazione, un disagio misto a inquietudine che, pur nella sonnolenta Italia estiva, rischia di innescare una rabbia sociale incontenibile.
Posto che la colpa dell’inflazione, come la stessa Bce ha riconosciuto, va individuata negli egoismi degli speculatori, della finanza e delle banche che stanno rastrellando centinaia di miliardi, accrescendo la loro ricchezza, bisogna stigmatizzare la filosofia politica di questo governo. Sin dal suo insediamento sta cercando di assecondare in tutti i modi gli evasori che sono poi i loro maggiori elettori, con la scusa che l’impresa va sostenuta perché crea ricchezza, mentre la vera ricchezza la crea il lavoro. Definire “pizzini” le tasse dei commercianti, quando le tasse le pagano solo i dipendenti e i pensionati, dà un’idea fuorviante e dannosa della realtà.
In questo panorama, inseriamo anche l’eccessivo peso che la nostra politica e la nostra economia danno al turismo. E che hanno fatto diventare l’Italia più cara persino di Francia e Germania. Parte del terziario, definita “parassitaria”, il turismo accresce forse il pil, ma aumenta vertiginosamente la sperequazione tra operatori del settore e cittadini. È a causa del turismo, ancora larvale a Taranto, ma scoppiato esageratamente in altri territori della regione, che i prezzi sono impazziti, che i ristoranti sono diventati proibitivi per chi vive di stipendio, che alberghi e b&b sono off limit. Ma anche a Taranto, nelle vie del centro, un piccolo gelato, che fino all’anno scorso costava 2 euro, oggi non costa meno di 3,50, quanto più o meno costava una pizza margherita per la quale ora ci vogliono almeno 7 euro.
Come si può fare a meno di evidenziare che la povertà cresce giorno per giorno, tranne per gli evasori fiscali e, diciamolo pure, per l’idraulico che prende 70 euro in nero solo per sostituire un galleggiante dallo scarico, operazione che dura 10 minuti? Quei 70 euro in nero sono molti di più di quello che guadagnerebbe in una giornata di lavoro un operaio pagato col minimo salariale. Che pure gli si nega. Dov’è la giustizia sociale?