Mons. Miniero alla San Pasquale per la celebrazione del Perdono d’Assisi
03 Ago 2023
di Angelo Diofano
Mercoledì sera, 2 agosto, l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha presieduto la celebrazione eucaristica a conclusione della solennità del Perdono di Assisi, nella chiesa di San Pasquale Baylon, a Taranto, alla presenza di una folta assemblea e di una rappresentanza della confraternita di Sant’Egidio e dell’Ordine equestre militare di San Giacomo.
“La nostra è una piccola comunità, ma nel contempo molto attiva e capace di incidere nella vita del quartiere Borgo, risalente al 1700, culla di santità di frate Egidio, canonizzato il 2 giugno del ’96 da San Giovanni Paolo II” – ha detto il parroco fra Vincenzo Chirico nel saluto al pastore della diocesi.
Mons. Ciro Miniero, al suo arrivo, si è soffermato in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, esposto ininterrottamente per tutta la giornata, durante la quale molti fedeli si sono accostati al sacramento della Riconciliazione.
“Questa sera nonostante il caldo, vengo con gioia qui a celebrare questa festa durante la quale invito a guardare i grandi santi della nostra storia, che da Dio hanno attinto forza per convertirsi, cambiare vita e aderire pienamente al Suo progetto d’amore” – ha detto nell’omelia l’arcivescovo.
Parlando della piccola chiesa della Porziuncola, che con san Francesco diventa luogo sacro dove chiunque riesce a mettersi in sintonia con il Signore e con i fratelli, mons. Miniero ha evidenziato che così il Signore ha fatto con l’umile Maria, scelta per venire in mezzo a noi.
“Dalle cose piccole – ha proseguito – il Signore trae fuori realtà straordinariamente grandi, non per la potenza o per l’imponenza degli eventi, ma per l’esperienza del Suo amore, mostrandolo in tutta la grandezza e la potenza: proprio com’è avvenuto con la Beata Vergine, che nell’umiltà è regina. Dobbiamo guardare a Lei per poter essere persone capaci di accogliere Dio e i fratelli nel nostro cuore. Altrimenti il mondo continuerà ad andare per i fatti suoi, con tutte le tragedie a cui continuamente assistiamo. Ma se ci sforziamo, come hanno fatto tanti uomini e donne, di accogliere l’esempio di Maria, traducendolo in impegno quotidiano, anche nei piccoli gesti, saremo di fatto portatori della sua pace e solo così potremo sperare in una umanità migliore!”.
“San Francesco questo lo aveva percepito chiaramente – ha evidenziato – andando contro la logica della politica del suo tempo e di coloro che ritengono che con la prepotenza si possa ottenere tutto. Proprio per questo egli si è spogliato della potenza e della prepotenza umana (simboleggiata anche dall’abito del casato) per poter incontrare coloro che per condizione o per scelta sono umili. Il Signore ha dato al santo una potenza inaudita tanto che, dopo secoli, rendiamo Gloria a Dio per la sua testimonianza d’amore e per le tante persone che raccolgono il suo carisma e si impegnano a vivere come lui”.
“La nostra è una piccola comunità, ma nel contempo molto attiva e capace di incidere nella vita del quartiere Borgo, risalente al 1700, culla di santità di frate Egidio, canonizzato il 2 giugno del ’96 da San Giovanni Paolo II” – ha detto il parroco fra Vincenzo Chirico nel saluto al pastore della diocesi.
Mons. Ciro Miniero, al suo arrivo, si è soffermato in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, esposto ininterrottamente per tutta la giornata, durante la quale molti fedeli si sono accostati al sacramento della Riconciliazione.
“Questa sera nonostante il caldo, vengo con gioia qui a celebrare questa festa durante la quale invito a guardare i grandi santi della nostra storia, che da Dio hanno attinto forza per convertirsi, cambiare vita e aderire pienamente al Suo progetto d’amore” – ha detto nell’omelia l’arcivescovo.
Parlando della piccola chiesa della Porziuncola, che con san Francesco diventa luogo sacro dove chiunque riesce a mettersi in sintonia con il Signore e con i fratelli, mons. Miniero ha evidenziato che così il Signore ha fatto con l’umile Maria, scelta per venire in mezzo a noi.
“Dalle cose piccole – ha proseguito – il Signore trae fuori realtà straordinariamente grandi, non per la potenza o per l’imponenza degli eventi, ma per l’esperienza del Suo amore, mostrandolo in tutta la grandezza e la potenza: proprio com’è avvenuto con la Beata Vergine, che nell’umiltà è regina. Dobbiamo guardare a Lei per poter essere persone capaci di accogliere Dio e i fratelli nel nostro cuore. Altrimenti il mondo continuerà ad andare per i fatti suoi, con tutte le tragedie a cui continuamente assistiamo. Ma se ci sforziamo, come hanno fatto tanti uomini e donne, di accogliere l’esempio di Maria, traducendolo in impegno quotidiano, anche nei piccoli gesti, saremo di fatto portatori della sua pace e solo così potremo sperare in una umanità migliore!”.
“San Francesco questo lo aveva percepito chiaramente – ha evidenziato – andando contro la logica della politica del suo tempo e di coloro che ritengono che con la prepotenza si possa ottenere tutto. Proprio per questo egli si è spogliato della potenza e della prepotenza umana (simboleggiata anche dall’abito del casato) per poter incontrare coloro che per condizione o per scelta sono umili. Il Signore ha dato al santo una potenza inaudita tanto che, dopo secoli, rendiamo Gloria a Dio per la sua testimonianza d’amore e per le tante persone che raccolgono il suo carisma e si impegnano a vivere come lui”.
“Il perdono di Assisi – ha concluso l’arcivescovo – ci invita a ritornare sulla via del Vangelo e ci fa contemplare la bellezza di Dio che tutto risana, rendendoci discepoli, sull’esempio di San Francesco, capaci di aprire le braccia e camminare verso i fratelli e le sorelle, offrendo loro tutto il nostro cuore”.