Il futuro dell’ex Ilva sul palco del Meeting, Emiliano: la decarbonizzazione si può fare
L’autonomia differenziata comincia da Taranto? In attesa che l’iter di questo scellerato progetto politico imposto dalla Lega agli alleati di governo per recuperare i voti persi in favore di Fratelli d’Italia, le azioni politiche del governo Meloni sembrano già chiaramente indirizzate ad aggravare i ritardi del Sud. Già accentuati dalla cancellazione del reddito di cittadinanza imposta dalla piccola imprenditoria a caccia di lavoratori da sfruttare. E ora anche dalla decisione del Cipes (il Comitato interministeriale per la politica economica estera) di utilizzare il Fondo per lo sviluppo e coesione per la parte corrente, dedicandolo solo agli investimenti.
Taranto, città maggiormente industrializzata del Sud, è in prima fila in questo progetto di deindustrializzazione-desertificazione, che parte dall’Ilva specificamente dalla cancellazione del progetto di decarbonizzazione dal Pnrr. Ma anche dalla totale assenza di iniziativa politica che, al di là delle astratte parole rassicuranti del ministro Urso, sta lasciando il più grande stabilimento siderurgico d’Europa alla deriva. A nulla sono valse, finora, le pressioni sindacali e sociali, mentre la città, distratta – anche giustamente – dalla voglia d’estate e di intrattenimento, segue da molto lontano vicende come questa e come la lotta sotterranea per i Giochi del Mediterraneo, in programma per il 2026, una data che si avvicina inesorabilmente. Al contrario degli interlocutori politici che, per ora, si parlano solo a distanza.
Emiliano al Meeting
In tutto questo, non hanno lasciato grande segno, nell’opinione pubblica, le recenti decisioni del governo, rispetto all’ex Ilva, che è poi il nodo principale per la comunità. Tra cui: la contrapposizione tra istituzioni amministrative e magistratura, le scelte del governo per l’affidamento dei progetti di preridotto (i cui fondi sono stati spostati dal Pnrr a Fondo di sviluppo e coesione) e forni elettrici, e soprattutto la cancellazione del progetto di decarbonizzazione dalle schede del Pnrr. Solo gli addetti ai lavori tentano di tener viva la questione l’ultimo intervento in ordine di tempo è quello del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Palando al Meeting di Comunione e Liberazione di Rimini, ha detto: “La Regione Puglia è impegnatissima con l’Unione Europea per la decarbonizzazione dei suoi impianti industriali, in particolare l’ex Ilva di Taranto. Chiederemo alla Ue di non consentire il definanziamento dal Pnrr della società Dri d’Italia (Direct Reduced Iron), fortemente voluta dal Mario Draghi e guidata da Stefano, Cao che gestisce il sito produttivo ex Ilva e consentirà una rivoluzione tecnologica senza precedenti attraverso il metodo della riduzione diretta che elimina il carbon coke per la produzione di acciaio e consente sia l’utilizzo di rottame di ferro, sia di minerale vergine, abbattendo le emissioni nocive di oltre il 90% e del Co2 del 50%. Non c’è ragione alcuna per definanziare questo progetto e ritardarne la esecuzione. Temiamo che il governo Meloni non abbia la stessa sensibilità di Draghi e siamo molto preoccupati”. Emiliano ha annunciato che, assieme alla Campania, ricorrerà contro la delibera del Cipes per l’utilizzo dei Fondi Sviluppo e coesione.
In realtà tutti coloro che hanno a cuore il futuro di Taranto, e quindi dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa, dovrebbero essere preoccupati e trasformare questa preoccupazione in iniziativa concreta, per cercare di spingere il governo a modificare le sue scelte.