“Amore e libertà”, le comunità di don Matteo Galloni dove gli ultimi trovano il riscatto
Nella chiesa francescana di Cristo Re, a Martina Franca, la testimonianza del sacerdote romano, figlio dello scomparso ministro alla Pubblica Istruzione
Motorino a 14 anni, studi al liceo classico con altissimo rendimento, la fidanzatina, una famiglia benestante, capacità e doti intellettive tali da lasciar intravedere brillanti prospettive di vita. Eppure il giovane nutriva una profonda inquietudine, che altro non era che la profonda nostalgia di Dio. Ripeteva spesso: “Perché io, noi abbiamo avuto tanti doni e opportunità, cosa facciamo per i più bisognosi e per cambiare in meglio il mondo?”. Così a Roma scorreva la giovinezza di don Matteo Galloni, fondatore della comunità “Amore e Libertà” che ospita bambini e famiglie in stato di povertà, con centri in Italia e in Congo. La sua testimonianza è risuonata nei giorni scorsi a Martina Franca, nella chiesa francescana di Cristo Re.
Don Matteo, 69 anni, figlio dello scomparso ministro alla Pubblica istruzione Giovanni Galloni e di Magda Franca Rabaglietti (giurista di fama internazionale) ha esordito raccontando della sua giovinezza negli effervescenti anni settanta, quelli delle proteste studentesche, dei sogni di una società più attenta ai bisogni degli ultimi, delle marce per la pace e ai campi di raccolta stracci per il Biafra e il Sud Sudan, degli interventi infuocati a comizi e assemblee e nel contempo delle soddisfazioni nello sport quale campione di atletica leggera. Ma ancora non bastava a colmare il senso di vuoto. “In particolare mi angosciava il pensiero che nella periferia romana vivessero tanti bambini in grande povertà e privi di sostegno familiare, spesso con uniche prospettive di vita quelle della delinquenza e della prostituzione. Perciò decisi di impiantare nel Borghetto Alessandrino, in una baracca, una scuola popolare per bambini tra i 6 e gli 11 anni ispirata a don Milani. In questo mi aiutarono alcuni amici e amiche, con i quali gioimmo degli insperati cambiamenti in questi bambini, diventati desiderosi di studiare e cambiare vita”.
Ma neanche questo fu sufficiente al giovane Matteo che alla fine degli anni 70, laureatosi in filosofia alla Sapienza di Roma e in Teologia dogmatica con indirizzo ecclesiologico alla Lateranense, dopo aver scritto vari libri, andò a lavorare come operaio a Sassuolo per condividere concretamente le problematiche della gente. Sotto la guida dell’arcivescovo di Reggio Emilia, nel 1986 egli fu ordinato sacerdote ed iniziò la sua opera fra i bisognosi, nel contempo insegnando in liceo dove conobbe tanti ragazzi che sarebbero divenuti suoi preziosi collaboratori, fra cui Francesca Termanini, e Leonardo De Angeli, ora parroco nell’arcidiocesi fiorentina: con loro don Matteo fece esperienza “di un Dio che agisce nella storia”.
Nel 1988 egli accettò l’invito di un confratello di Firenze, don Carlo Zaccaro, ad aiutarlo per un anno con i bambini dell’istituto Madonnina del Grappa. “Alla fine dell’esperienza – ha ricordato – quattro di loro mi si erano così affezionati da chiedermi: ‘Matteo, perché non ci prendi a vivere con te? Perché non ci fai da papà?’. Così li accolsi e avviammo questa bella avventura con cui il Signore continua a riservarci bellissime sorprese”.
Don Matteo ha riferito di come i servizi sociali e il tribunale dei minori cominciarono ad affidar loro altri ragazzi, diventando così parte di un gruppo di gruppo di amici, “caotico e divertente”, che offriva loro l’amore di una famiglia, anche se temporanea. Questi gli inizi della comunità “Amore e Libertà”, fondata assieme a Francesca Termanini, un’associazione privata di fedeli riconosciuta dall’Arcidiocesi di Firenze, di fatto una grande famiglia dove persone consacrate, sacerdoti, coppie sposate, bambini e ragazzi camminano insieme alla ricerca continua di Dio, attraverso l’amore per i poveri.
Ben presto gli ospiti cominciarono a essere così numerosi da rendere necessaria l’apertura di altre case, a Firenze e poi in altre città.
“Nel ‘95 – ha proseguito don Matteo – iniziò l’avventura in Congo dove mi recai per constatare la terribile situazione di miseria. La guerra aveva causato più di 5 milioni di persone e nella sola Kinshasa 27mila bambini, perlopiù di tre-quattro anni, vagavano fra le immondizie, completamente abbandonati. Rimasi sconvolto quando ne vidi alcuni che trascinavano una bambina con i piedi sanguinanti: mentre dormiva i cani e i topi le avevano rosicchiato i piedi. Decisi che non era possibile continuare così. Così nel ’97 dopo varie vicissitudini aprimmo la prima casa in quella città”. Le storie che ebbe modo di ascoltare furono terribili. Addirittura una di queste piccine era stata venduta dalla madre per prelevarne gli organi; fortunatamente non fu più ritenuta idonea e rispedita in strada, dove conobbe don Matteo che l’accolse e la fece studiare: ora è addirittura laureata in pedagogia.
“I bambini da noi ospitati aiutano i loro coetanei in difficoltà sull’esempio della scuola di don Milani, secondo il quale chi ha ricevuto qualcosa deve darla agli altri e si cresce amando” – ha sottolineato don Matteo.
Una nuova casa fu poi aperta a Kimpoco, dove è attiva un’azienda agricola con 23 ettari di terreno per dar lavoro ai papà e alle mamme impossibilitati a mantenere i figli. “Siamo stati i primi – ha aggiunto – ad aver promosso adozioni a distanza anche per le famiglie”.
Attualmente la comunità “Amore e Libertà”, tra Firenze e il Congo, conta circa 30membri (sacerdoti, consacrati, singoli e famiglie) e centinaia di amici e volontari quali sostenitori.
La casa madre a Firenze (anche sede un centro socio-educativo per il quartiere), guidata da Francesca Termanini, diventata consacrata, dispone di 27 aule per 218 alunni di scuola materna, elementare e superiore; laboratori di biologia, chimica e di informatica con 30 computer; una biblioteca con 5mila volumi e spazi per attività sportive. Sempre nel capoluogo toscano “Amore e Libertà” ha aperto una casa per giovani maggiorenni nel periodo di pre-autonomia.
La testimonianza di don Matteo di come il Signore possa stravolgere l’esistenza, rendendola un capolavoro di bontà e carità, ha profondamente colpito i fedeli della Cristo Re, molti dei quali alla fine della messa gli si sono stretti intorno, manifestandosi commozione e rendendosi disponibili per un aiuto.
Per maggiori informazioni: www.amoreliberta.org,
tel. 347.1583220 o inviare mail a info@amoreliberta.org