Mass media

Maurizio Costanzo Show, sei mesi di puntate senza la diretta televisiva

28 Ago 2023

di Paolo Arrivo

Una radio che non c’è più. Una televisione che non c’è più. Un modo di intendere il giornalismo che è anche una missione comune: dare spazio, ascolto ad ogni persona, senza pregiudizio alcuno, prima di prendere una posizione anche netta e decisa. Quando pensi a Maurizio Costanzo (1938-2023) rivedi il grande show televisivo nel quale gli innumerevoli ospiti del Teatro Parioli di Roma hanno finito col condurre la stessa trasmissione televisiva. Che è andata in onda anche negli studi De Paolis e in quelli di Voxson, oltre alla storica sede. A sei mesi dalla dipartita, il conduttore, pensatore e giornalista che oggi ventotto agosto avrebbe compiuto 85 anni, deve continuare ad incontrare ed intervistare persone. Pezzi da novanta del calibro di Vittorio Gassman o Alberto Sordi. Oppure emeriti sconosciuti, che non hanno goduto della giusta visibilità e valorizzazione dei loro talenti, quando erano in vita.

Maurizio Costanzo, il suo rapporto con la fede

“Nella lotta finale ha alzato gli occhi al cielo e invocato Dio”. Così don Walter Insero, lo scorso ventisette febbraio, nell’omelia della messa funebre alla Chiesa degli Artisti, ha contestato il presunto anticlericalismo di Maurizio Costanzo. Un uomo avvicinatosi, negli ultimi anni, ai valori cristiani. Che sono poi gli stessi professati dalla persona per bene per tutta l’esistenza terrena. Come dichiarato dallo stesso sacerdote, il non credente si è molto interrogato sulla fede, dopo aver provato verso i praticanti della sana invidia, lasciandosi in qualche modo attrarre dalle figure della Madonna e di Gesù Cristo. In ultimo ha invocato proprio la protezione della Vergine Maria. Avrebbe voluto intervistare anche papa Bergoglio, al quale scrisse una lettera piena d’affetto e di stima: gli riconosceva l’autorevolezza e la coerenza di chi sa vivere pienamente il Vangelo. Non poteva che vedere in Francesco un punto di riferimento nella ricerca della pace attraverso il dialogo e l’ascolto.

Dalla parte della legalità, al rischio della vita

Tra gli oltre 50mila ospiti del talk show più longevo della televisione italiana c’era anche Giovanni Falcone. Il quale stimava Maurizio Costanzo: gli aveva perdonato la sua appartenenza alla loggia massonica di Licio Gelli, P2. Proprio perché lo considerava una persona per bene e un giornalista indipendente. L’impegno concreto nella lotta alla mafia è attestato dalla famosa diretta televisiva con Palermo, la staffetta con Michele Santoro, all’indomani dell’uccisione di Libero Grassi – era il 26 settembre 1991. Ospite del Parioli fu proprio il giudice Falcone. E poi l’attentato di via Fauro subito il quattordici maggio del ’93, al quale scampò miracolosamente, insieme alla moglie Maria De Filippi, era il segno dell’insofferenza mafiosa contro la potenza del messaggio televisivo. Di morte naturale o perché uccise, le persone se ne vanno, prima o poi. Gli uomini passano ma le idee restano e continuano a camminare sulle gambe altrui. Ce lo ricorda lo stesso Giovanni Falcone.

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