Missione

Don Mimmo Alò in Rwanda per l’esperienza missionaria e il tirocinio alla Nunziatura

30 Ago 2023

di Angelo Diofano

Dallo scorso 25 agosto il sacerdote montemesolino don Mimmo Alò (33 anni) si trova a Kigali, in Rwanda, dove rimarrà sino al 24 giugno 2024  per effettuare un mese di tirocinio alla Nunziatura e per vivere un tempo di missione nella capitale del Paese.

Ordinato il 28 dicembre del 2015, al termine del sesto anno di formazione al Pontificio seminario regionale ‘Pio XI’ di Molfetta, don Mimmo ha proseguito gli studi di specializzazione a Roma, conseguendo i gradi accademici della licenza (2017) e del dottorato (2020) in Teologia morale alla Pontificia accademia alfonsiana, risiedendo al Pontificio seminario lombardo. Nel 2018 l’arcivescovo mons. Filippo Santoro lo ha nominato direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale familiare e collaboratore alla parrocchia tarantina dell’Addolorata. 

Nel febbraio 2020, quasi al termine dell’esperienza romana di studio, su richiesta della Segreteria di Stato, mons. Santoro ha chiesto a don Mimmo di avviarsi al servizio diplomatico della Santa Sede, cui spetta di rappresentare il papa davanti alle Chiese e ai governi dei diversi Paesi del mondo. Accogliendo con disponibilità l’invito, egli ha intrapreso un nuovo percorso di formazione a Roma, risiedendo nella Pontificia accademia ecclesiastica. In questi ultimi tre anni, segnati in parte dall’esperienza della pandemia, don Mimmo ha frequentato alcuni corsi di diritto internazionale e di diplomazia pontificia e ha conseguito la licenza in Diritto canonico alla Pontificia Università della Santa Croce.

Conclusa la fase dello studio accademico, per don Mimmo e per altri quattro alunni dell’Accademia ecclesiastica si è prospettata la tappa della missione, fortemente voluta da papa Francesco per evidenziare il carattere pastorale che deve caratterizzare la diplomazia della Santa Sede.

La destinazione scelta per il sacerdote montemesolino è stata il Ruanda. Qui don Mimmo è stato accolto dal Nunzio apostolico, il filippino mons. Arnaldo Catalan, che insieme al cardinale di Kigali, Antoine Kambanda, sta coordinando l’organizzazione dell’attività pastorale. Tra alcuni giorni don Mimmo si recherà nella parrocchia di Saint Michel, dove sarà a servizio in modo particolare dei fedeli di lingua inglese. “Dopo la vicenda tragica del genocidio – spiega don Mimmo –, il Paese vive ora una fase tranquilla ed è animato da un grande desiderio di riscatto. Colpisce la pulizia delle strade, l’attenzione ecologica e l’impiego di moderne tecnologie. Non bisogna però nascondere che il tasso di povertà è ancora molto alto: tante gente vive con uno stipendio di 50 dollari al mese. Io personalmente sono molto felice della possibilità offertami, perché penso che nel ministero di ogni sacerdote l’esperienza missionaria è sempre arricchente. Sono qui, certo, per mettermi a servizio della Chiesa locale, ma soprattutto per imparare dai nostri fratelli e sorelle ruandesi e condividere il loro cammino di fede”.

Nel giugno 2024 don Mimmo rientrerà in Italia per ricevere dalla Segreteria di Stato il primo incarico nella diplomazia vaticana. Nel frattempo agli amici e ai lettori di “Nuovo Dialogo” egli chiede il sostegno della preghiera.

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Storia

Addio allo storico Nicola Cippone che seguì a Bologna il figlio sacerdote

29 Ago 2023

di Silvano Trevisani

È scomparso a Bologna, dove viveva da oltre dieci anni, lo storico e operatore culturale Nicola Cippone. Aveva lasciato la sua amatissima Taranto, cui aveva dedicato numerosi studi, alcuni dei quali fondamentali, per trasferirsi con la moglie Nicla De Sanna a Bologna dove viveva Marco, il figlio sacerdote. Se n’è andato questa notte, all’età di 85 anni, lasciando un ricordo indelebile nella memoria di chi lo ha conosciuto, e molti importanti saggi storici.

Artista informale, storico, docente per molti anni alla Leonida, collaboratore delle pagine culturali del “Corriere del giorno”, temperamento deciso ma animo gentile e generosissimo, Nicola ha dedicato molti suoi studi alla città che amava profondamente. Socio della Società di storia patria per la Puglia, è stato componente del Comitato regionale per i Beni culturali e ispettore onorario della sopraintendenza per i Beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Taranto. È dalla metà degli anni Ottanta che inizia un’attività pubblicistica molto intensa, dando alle stampe volumi come “Montemesola dalla preistoria alla storia” (1985), “Una città inventata una città vissuta” (1986), “Documenti per una storia del Borgo nuovo di Taranto” in “Cenacolo” (1989), “Le fiere, i mercati e la fontana della pubblica piazza di Taranto” (1989), “Leporano nel VII e XVIII secolo” (1996).

Nel 1996 dà alle stampe il bellissimo volume: “Taranto: civiltà del porto e rotte mediterranee”, scaturito dalla omonima mostra promossa, come il volume, dalla Provincia di Taranto, in collaborazione con il Crsec Taranto/52, che propone una documentazione esaustiva, anche visiva, sulla storia del porto di Taranto. Sempre per la Provincia di Taranto aveva già curato, nel 1993, il volume “La Via Appia e la terra jonica”, che rimetteva insieme e tasselli di una storica, archeologica e topografica, alla quale avevano collaborato numerosi studiosi assieme alle istituzioni colturali della città.

Ma il suo volume forse più noto è: “Taranto – Il Borgo prima del Borgo” che reca il sottotitolo esplicativo “Dai Greci ai Romani al Piano Conversano”. Ricco di immagini e di ricostruzioni, il volume analizza le sovrapposizioni storiche, a partire dal primigenio sistema viario, approfondendo le testimonianza storiche sopravvissute, purtroppo molto poche rispetto alla ricchezza del passato. Nel volume, ma anche in numerosi scritti e articoli successivi, Cippone insisteva sulla necessità di riportare alla luce l’anfiteatro romano, la cui cancellazione si deve soprattutto alle politiche edilizie contestuali all’espansione degli insediamenti militari della Marina. Una battaglia, la sua, da molti (ma non da tutti) condivisa, fondata su analisi tese a dimostrare la consistenza dei reperti sepolti soprattutto sotto l’ex mercato coperto che si affaccia su via Anfiteatro.

Alla fine del primo decennio del nuovo secolo, Nicola e Nicla, che avevano avuto due figli maschi, Paolo e Marco, decisero, con molto coraggio e molto amore, di lasciare Taranto e trasferirsi a Bologna. Il figlio Marco, dentista già affermato in città, aveva maturato una vocazione adulta ma molto intensa, tale da indurlo a diventare sacerdote, avviato, nel suo primo incarico, come amministratore apostolico di San Biagio di Bonconvento, attualmente parroco di San Petronio di Osteria Nuova e, da medico, incaricato diocesano per la Pastorale della salute.

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Sport

Nuovi Orizzonti, la ricetta di Mari Panteva: “Unirci, giocare bene e divertirci”

L'ala bulgara nel primo allenamento al PalaMazzola di Taranto
29 Ago 2023

di Paolo Arrivo

Un palazzetto non proprio accogliente. Lo sarà a partire dalle prossime ore, quando il clima rovente di questa estate lascerà il posto a temperature più sopportabili: quanto respirato ieri mattina al Palamazzola, in occasione del primo allenamento della Nuovi Orizzonti basket Taranto, lascia presagire proprio partite “di fuoco”. Quelle che si disputeranno nel prossimo campionato nazionale di serie B femminile, e non soltanto. Tra le guerriere, Mari Panteva darà il suo contributo importante. Centottantacinque centimetri, che non incutono alcun imbarazzo o timore, se non nell’avversario, sul campo di basket; occhi che attraggono; una parlantina fluida, un italiano corretto, l’accento dell’est la rende già simpatica: se l’ala bulgara, classe 2000, gioca come si esprime parlando, i tifosi ionici possono stare tranquilli sull’andamento del campionato. Le premesse sono rassicuranti – l’atleta vista all’opera nel primo allenamento al Palamazzola di Taranto si muove, fa stretching prima delle sue compagne. In questa intervista concessa da Mari Panteva a Nuovo Dialogo tralasciamo l’aspetto agonistico – sportivo per far emergere le prime impressioni della giovane donna, qui appena sbarcata.

Hai già dichiarato di essere molto contenta del tuo arrivo a Taranto. Ma non sei anche dispiaciuta di aver lasciato Sant’Antimo? Ovvero la stessa società che, di fatto, ha consentito il salto di categoria della Nuovi Orizzonti basket Taranto?

“Io sono felice di aver trovato questa nuova realtà. Una società che ha una grande storia. Sono molto contenta di far parte di questo gruppo. Anche a Sant’Antimo ho trovato una bella società, molto ben organizzata: peccato che poi hanno preferito unirsi con Casalnuovo in un progetto di gemellaggio. Hanno fatto questa scelta puntando sul settore giovanile, per farlo crescere. Nella scorsa stagione non abbiamo raggiunto tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Il primo era arrivare ai playoff, poi vincerli. Li abbiamo raggiunti ma ci è mancato qualcosa. Qui a Taranto adesso cerchiamo di fare un bel campionato, di crescere come gruppo: unirci, giocare bene, divertirci, dare il meglio di noi. E poi vediamo”.

Sei da poche ore a Taranto: cosa te ne pare di questa città?

“L’ho vista per poco. È una bella città di mare. In passato l’ho conosciuta solo giocandoci contro. È una città che sente tanto il supporto del pubblico, e spero che non mancherà neanche quest’anno. Noi come squadra ne abbiamo tanto bisogno. Giocare in un palazzetto pieno è tutt’altra cosa, un grande stimolo per i praticanti di tutti gli sport (dalla pallavolo alla pallacanestro, al basket in carrozzina, quest’anno il Palamazzola sarà felicemente affollato, ndr). Col pubblico ti senti seguito e supportato”.

Un pensiero alla tua terra natale. Hai notizie di quanto sta succedendo lungo il confine con la Turchia? Dove si denunciano violazioni di diritti umani, sul fronte migranti: persone respinte e fatte oggetto di violenze, lasciate senza soccorsi, anche, riferisce il Collettivo rotte balcaniche Alto vicentino. Questa è una questione importante di cui si parla poco in Italia…

“La mia città sta lontano dal confine. Quello che posso dire è che, almeno da noi, è tutto tranquillo. So che stanno facendo controlli. Certo, la questione è importante, ma anche lì non se ne parla tanto”.

Cosa fa Mari Panteva, quando non gioca a basket?

“Faccio l’università. Studio Lingue a Napoli. Il mio tempo, quindi, è diviso tra lo studio e il basket. Vorrei fare anche altro. Adesso che sono a Taranto, ad esempio, mi piacerebbe andare in giro per conoscere la città”.

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Libri

L’effetto dei media nella vita di bambini e adolescenti in un libro di Gavrila e Padula

foto Sir/Marco Calvarese
29 Ago 2023

di Marco Calvarese

In un periodo nel quale le notizie di cronaca sovente riportano al centro dell’attenzione il rapporto di bambini e ragazzi con il mondo dei media, in molti si pongono l’interrogativo se va tutto bene o se ci fosse almeno da iniziare a preoccuparsi di questa situazione che, dopo la pandemia di Covid-19, ha registrato un’impennata di situazioni gravi che sembrano palesare una problematica. Sono molti gli interrogativi e molto poche le risposte, perché se è vero che gli adulti si devono sentire responsabili della vita dei più piccoli, è altrettanto vero che proprio le persone più avanti con l’età sono coloro i quali hanno costruito l’attuale presente delle giovani generazioni, quella cultura digitale con tutti i pregi ma anche i difetti che necessitano un intervento risolutivo per evitare derive sociali. Ludopatie, scrolling, hate speech, cyberbullismo, pedopornografia ed altri ancora sono i rischi che quotidianamente bambini e ragazzi rischiano abitando il mondo digitale, creando anche confusione nella vita on-line ed off-line. Solo pensando a quanto capitato negli ultimi mesi a Giussano ed a Roma, dove ogni atteggiamento per i ragazzi sembra essere giustificato in nome dell’esposizione mediatica, più di qualcuno si interroga pensando a come affrontare l’educazione digitale contemporanea.

foto Sir/Marco Calvarese

Abbiamo incontrato Mihaela Gavrila, professoressa di Teorie tecniche della televisione all’Università Sapienza di Roma, e Massimiliano Padula, sociologo della comunicazione alla Pontifica Università Lateranense, autori del libro “Il futuro al centro – Bambini e adolescenti nella scena mediale contemporanea” (Egea, 2023 – pp. 160 – 20 euro), nel quale vengono esplorati i principali cambiamenti dell’offerta mediale e dei comportamenti di fruizione indotti dalle trasformazioni digitali degli ultimi decenni, ponendosi il problema del ripensamento della tutela dei minori. “Il mondo in cui viviamo non è un mondo semplice. Molte volte ci siamo posti il problema di quale sia il futuro nostro, ma soprattutto il futuro dei nostri figli. Pensando proprio ai bambini e ai ragazzi, travolti ultimamente non soltanto dalla paura del Covid, ma anche dalla paura delle guerre, dalle paure più in generale, ci siamo posti il problema del mondo che andremo a consegnargli: un mondo che ci proietta in un futuro delle passioni tristi. E non ci piace molto, ci piacerebbe, proiettare i bambini ed i ragazzi di adesso in un futuro promessa, che possa dare speranze”, afferma Gavrila che invita a ripartire da zero, tornando ad immaginare la qualità della vita, impegnandosi da un punto di vista morale, vivendo consapevolmente e responsabilmente l’universo reale e mediale.

Mihaela Gavrila – foto Sir/Marco Calvarese

“Nell’universo mediale, i nostri ragazzi trovano una parte del loro nutrimento culturale e spirituale, però i media purtroppo non sempre si pongono responsabilmente”, prosegue la professoressa che sottolinea quanto i media siano prodotti dell’immaginazione di adulti, che non sempre tengono conto della sensibilità dei bambini e dei ragazzi.

Massimiliano Padula – foto Sir/Marco Calvarese

“Il principio di responsabilità entra a gamba tesa, perché nella cultura digitale il rapporto con i media si rimodula, si riconfigura ed emerge quindi la necessità di un’autonomia personale, di un’azione responsabile da parte del soggetto che non è più soltanto fruitore, non è più soltanto spettatore, non è più soltanto un soggetto che accoglie contenuti proposti da altri, ma si propone anche come produttore”.Queste le parole di Massimiliano Padula che nel volume affronta tutti i rischi che gli adolescenti corrono nell’universo digitale, dalle dipendenze alla sovraesposizione, passando per la pedopornografia, ponendo una riflessione attenta sull’aspetto dell’educazione. “Anche il rapporto e legame tra media e minori deve necessariamente essere ripensato alla luce delle logiche del digitale. Non è più un rapporto gerarchico, non è più un rapporto verticistico. I media mainstream continuano a esistere, ma interagiscono profondamente con la dimensione grassroots, quindi la dimensione dal basso, la dimensione della gente comune. E quindi anche il rapporto tra media educazione necessita di un ripensamento”. Un rapporto nuovo per il quale Papa Francesco offre una chiave di lettura attraverso il Global Compact on Education, un grande patto educativo che comprende diversi interlocutori, riflettendo anche sui media che non devono essere fonti di inquinamento, ma prospettive di sviluppo culturale e sociale che possono favorire la cultura dell’incontro. “L’auspicio, per generare e strutturare un legame sano e prospettico tra media ed educazione, è proprio quello dell’alleanza. Tutti gli interlocutori, dalle grandi istituzioni ai grandi produttori dell’information communication technology, dal mondo della ricerca al mondo universitario, dal mondo della scuola al mondo genitoriale, sino all’uomo e alla donna comune, dovrebbero abbattere quelle barriere culturali e agire attraverso cammini condivisi per rendere il legame tra educazione e media sano, prospettico e portato ad uno sviluppo della società”. L’impegno comune come soluzione ma, soprattutto, come presa di coscienza responsabile e morale per garantire una tutela adeguata a bambini e ragazzi in quanto fruitori di un’offerta mediatica degli adulti che impone punti di vista, violenza, paura, ma i dati che arrivano dall’Europa non sembrano essere incoraggianti in tal senso, soprattutto guardando a quelli relativi all’Italia che interrogata a campione sull’importanza dell’educazione critica ai media inserita all’interno degli ambienti istituzionali e scolastici, non la ritiene opportuna. “I nostri bambini e i nostri ragazzi dovrebbero usufruire di percorsi di analisi critica dei mezzi di comunicazione per poterli dominare, per poter prendere le distanze dalle narrazioni in nero, per non farsi travolgere da queste narrazioni”, sostiene Gavrila, che invita ad un atteggiamento attivo: “Dovrebbero essere non inibiti da quello che vedono all’interno delle narrazioni che vengono offerte dai media di ogni tipo, ma al contrario provare a reagire, a interpretare criticamente e anche con un certo distacco i contenuti dei testi mediali”.

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Ricorrenze

Dal 2 settembre partono le celebrazioni per il centenario della Provincia di Taranto

29 Ago 2023

Una terra che vuole costruire il proprio futuro puntando su uno sviluppo economico ecosostenibile, sull’innovazione e sulla cultura, senza dimenticare il suo passato ricco di storia e tradizioni. È la Provincia di Taranto, che fra pochissimi giorni si appresterà a tagliare il traguardo dei suoi primi cento anni di attività.

Istituito nel settembre del lontano 1923, l’Ente provinciale ionico ha percorso tantissima strada, anche se forse è solo all’inizio di un cammino lungo che dovrà portarlo a conseguire nuovi obiettivi. Magari anche grazie all’annunciata riforma che dovrebbe garantire maggiori funzioni e risorse.

La Provincia di Taranto inizia, quindi, il suo secondo secolo di vita e questa mattina nel corso della conferenza stampa tenuta a Palazzo del Governo dal presidente Rinaldo Melucci e dai dirigenti dell’Ente è stato illustrato il programma degli eventi che faranno da sfondo alle celebrazioni per questo importantissimo avvenimento.

Le cerimonie avranno inizio nel pomeriggio del 2 settembre, alle 17.30, quando nel salone di rappresentanza, al primo piano della sede dell’Ente in via Anfiteatro, si procederà a svelare la targa celebrativa del centenario. Subito dopo si darà inizio al convegno tematico “Cento anni di terra ionica, fra numeri e prospettive” con i saluti istituzionali del ministro per gli Affari regionali e le autonomie, sen. Roberto Calderoli, che seguirà i lavori in videoconferenza; del presidente della provincia di Taranto e sindaco del capoluogo ionico, Rinaldo Melucci; del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano; dell’assessore regionale, Gianfranco Lopane; del presidente dell’Unione Province d’Italia, Michele De Pascale, del presidente regionale Upi, Stefano Minerva.

Come illustrato durante la conferenza stampa dal presidente Melucci, nel corso dell’incontro si discuterà del ruolo, dell’importanza e del futuro di un Ente che rappresenta 29 Comuni. È prevista la partecipazione di relatori di primo piano quali il professor Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istituto nazionale di Statistica; il direttore generale dell’Upi Puglia, Roberto Serra; il dott. Luca Bianchi, direttore dello Svimez; il direttore del Dipartimento jonico, prof. Paolo Pardolesi; il prof. Pietro Iaquinta, docente del Dipartimento di Scienze aziendali e giuridiche dell’Università della Calabria; il prof. Stefano Cervellera, docente dell’Università di Bari e funzionario amministrativo del Comune di Taranto.

Grazie ai contributi dei relatori– ha dichiarato il presidente Melucci- il convegno sarà l’occasione per prendere atto dei cambiamenti che in questi cento anni hanno riguardato la popolazione tenendo presente l’evoluzione di caratteristiche dinamiche come, ad esempio, la natalità, le migrazioni verso zone diverse da quelle provinciali, la mortalità, le attività economiche. Il tutto senza trascurare quali prospettive riserva il futuro per un territorio che vuole crescere e valorizzarsi ulteriormente.”

Al termine dell’incontro, avrà inizio la serata di Gala accompagnata da brani musicali eseguiti dagli allievi del conservatorio “Paisiello”, dopodiché il “Ramunno Quartet” e la vocalist Ida Gigante proporranno i grandi classici di numerosi artisti, fra cui George Gershwin, Frank Sinatra, Steve Wonder, Fred Buscaglione, Paolo Conte, Maroon 5, Pino Daniele. Al termine, l’attenzione si sposterà sul Castello aragonese dove avrà luogo un suggestivo spettacolo pirotecnico.

Domenica 3 settembre, alle 18.30, nella splendida Basilica di San Cataldo, nel cuore del centro storico cittadino, l’arcivescovo di Taranto, mons. Ciro Miniero, celebrerà la santa messa di benedizione. A partire dalle 21.00, sulla Rotonda Marinai d’Italia, il concerto “Vento popolare” concluderà la due giorni di festeggiamenti. Ad esibirsi saranno il noto cantautore napoletano Eugenio Bennato, creatore del movimento musicale e culturale “Taranta Power”, e l’Orchestra Ico della Magna Grecia, diretta dal maestro Piero Romano.

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Emergenze sociali

Stupri e femminicidi, don Patriciello: “Non lasciamo educare i nostri ragazzi da strada o social: sono cattivi maestri”

“Il maschilismo è ancora nel nostro dna”, sostiene il parroco della chiesa di San Paolo Apostolo, nel Parco verde di Caivano che, di fronte alle tante violenze che quest’estate hanno visto vittime giovanissime e donne, invita tutti a fare un esame di coscienza

foto Siciliani-Gennari/Sir
29 Ago 2023

di Gigliola Alfaro

Una lunga scia di sangue e di violenza, che vede vittime donne, da molto giovani ad adulte, caratterizza l’estate 2023. Notizie di stupri di gruppo ai danni di ragazzine poco più che bambine, com’è successo nel Parco verde di Caivano che ha avuto per protagoniste due bambine, due cuginette, da parte di un folto gruppo di giovanissimi, o di una diciannovenne, vittima di 7 ragazzi a Palermo, o di femminicidi, uno degli ultimi si è consumato contro Anna Scala, 56 anni, accoltellata alle spalle dal suo ex, a Piano di Sorrento. Di tutto questo orrore parliamo con il parroco della chiesa di San Paolo apostolo, nel Parco verde di Caivano, don Maurizio Patriciello.

foto Ansa/Sir

Cosa ha pensato quando ha saputo dello stupro subito dalle due cuginette del Parco verde?

Sono parroco a Caivano, la maggior parte di questi ragazzi li ho battezzati io. Prima dell’indignazione, prima della rabbia, dello sconcerto, viene una sofferenza grandissima e acutissima. È come all’improvviso quando ti viene un infarto fulminante.

Il quartiere di Parco verde è già tristemente noto…

È un quartiere nato dopo il terremoto del 1980 e vi hanno ammassato tutte le persone povere che prima abitavano in altre zone. Qui lo Stato non è mai stato presente: togli la chiesa, togli la scuola, i carabinieri, non c’è altro, non ci sono una farmacia, una fermata dell’autobus, i servizi sociali, non c’è nessuno che si prenda cura delle persone che ci vivono. Non c’è stata neppure l’attenzione del Comune: avevamo a pochi passi dalla parrocchia un centro sportivo enorme: è stato vandalizzato, adesso è tutto rotto e sotto sequestro. Il Comune non si è fatto carico di ripristinarlo. Adesso non abbiamo neanche il sindaco, ci sono tre commissari straordinari perché l’ultima Amministrazione comunale è stata sciolta per camorra. Se in un quartiere problematico, a rischio, dove ci sta un commercio della droga tra i più fiorenti di tutta l’Italia, le infrastrutture, luoghi di aggregazione per ragazzi e i servizi sociali non ci sono -e le famiglie sono quello che sono -, la strada e i social, come Facebook e Tik Tok , e la pornografia diventano maestri. La domanda che dobbiamo porci è questa: chi ha educato questi ragazzini all’amore, al sentimento, anche alla sessualità? Non li ha educati nessuno. Li ha educati la pornografia!
Ma questi temi non si toccano mai, sono un tabù.

foto Ansa/Sir

Perché succede questo?

Gli adulti hanno abdicato alla fatica dell’educazione perché educare, diceva San Giovanni Bosco, è cosa del cuore e quando non c’è la passione di educare la persona amata – questo succede con i genitori, con la scuola, anche con la chiesa – la strada fa da maestra, fa crescere molto in fretta ma anche in un modo distorto. Al Parco verde abbiamo due bambine che sono vittime, su questo non ci sono dubbi, ma i maschietti, che sono i carnefici, sono vittime anche loro: il trauma che hanno avuto le bambine sarà il trauma che si portano dentro questi maschietti, anche se cercano di camuffarlo con il maschilismo.
Dobbiamo aiutare i ragazzi a capire che essere educati e dolci, rispettare l’altro, essere solidali non è un segno di debolezza, è un segno di forza. Ma abbiamo mai provato a insegnarglielo?

foto Ansa/Sir

Sia gli stupri sia i sempre più numerosi femminicidi non indicano un profondo disprezzo della donna?

Sì, alla base c’è sempre questo disprezzo della donna che deve essere ridotta a un oggetto. Non siamo mai migliorati da questo punto di vista anche se abbiamo fatto finta di superare il maschilismo: in realtà ce lo portiamo ancora dentro il nostro dna. Ne dobbiamo fare di strada ancora: dobbiamo insistere, insistere, insistere sempre.

foto Ansa/Sir

Come si possono difendere le donne da questa violenza? L’abbiamo visto anche nel femminicidio di Anna Scala: la donna aveva denunciato il suo ex ben due volte per le violenze subite, ma le denunce sono state addirittura scatenanti di una violenza peggiore, cieca e assassina, da parte del suo carnefice…

Nella mia vita di prete ho invitato decine di donne ad andare a denunciare le violenze subite. Tante volte le ho accompagnate io stesso a fare denuncia. Quando ho letto che Anna ha denunciato una volta, poi una seconda volta e non è stata in qualche modo protetta, mi sono chiesto se dovesse venire da me una donna a dirmi: ‘Padre, mio marito mi picchia’, avrò il coraggio di dirle: ‘Corri subito in caserma?’. O, piuttosto, sarò preso dal terrore di condannare a morte questa donna, se dopo la denuncia non si mette in moto la catena che dovrebbe difenderla? È terribile da dirsi, ma se non si prendono immediati provvedimenti dopo una denuncia, consigliare una donna di denunciare equivale a condannarla a morte. Questo è il problema, è inutile girarci intorno. Possiamo fare tutte le manifestazioni che vogliamo, possiamo esporre scarpe rosse, possiamo installare panchine rosse, ma tutto lascia il tempo che trova. Se la denuncia, alla fine, serve solo a istigare di più la persona violenta, piuttosto che a fermarla, a bloccarla, mi domando davanti a Dio, essendo un prete, se non condanno la donna cui consiglio di denunciare. Io ho lavorato in ospedale per tanti anni. Il pronto soccorso è molto importante: se arriva un ammalato la prima cosa che fai cerchi di tamponare la ferita ma poi alle spalle devi avere il reparto adatto dove ricoverare l’ammalato e dove possa ricevere le cure del caso.
Dopo la denuncia che io paragono a un Pronto soccorso se non si mettono in moto tutti i meccanismi per mettere al sicuro la donna e isolare il delinquente che la sta minacciando e le sta usando violenza allora corriamo dei rischi troppo grossi.
Poi parliamo degli stupri da parte dei ragazzi. Ma domandiamoci: che esempio abbiamo dato? Chi è che ha ammazzato 76 donne in questi primi 8 mesi dell’anno? Sono stati gli adulti.

foto Ansa/Sir

C’è un fil rouge che lega tutto?

Sono convinto che gli stupri di questi ragazzini e i femminicidi vanno studiati e osservati insieme. E poi mi chiedo: chi c’è dietro a queste 76 donne – mamme, figlie, sorelle, amiche – che sono morte per mano violenta di un uomo? Se loro sono 76, ce ne sono almeno 760 persone che stanno soffrendo. I ragazzi cosa hanno appreso dai social, da Facebook, dalla televisione? Che c’è stato un uomo di poco più di 50 anni che ha accoltellato vigliaccamente la sua donna alle spalle? Cosa devono imparare questi ragazzi? Se aggiungiamo che l’educazione sentimentale e sessuale viene fatta dalla pornografia e dai social, come dicevo prima, capiamo che gli episodi eclatanti dei quali veniamo a conoscenza sono solo la punta dell’iceberg ma non solo a Caivano, in tutta l’Italia: per una donna che denuncia uno stupro o una violenza, chissà quante ce ne sono che non denunciano.
Se vogliamo fare sul serio ci dobbiamo fermiamo e a reti unificate, come si fa per il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica, dobbiamo tutti insieme domandarci se vogliamo davvero mettere fine a questo scempio. Se sì, agiamo di conseguenza. Se non ci interessa davvero, continueremo a indignarci per un giorno al prossimo stupro o femminicidio, ma poi già il giorno seguente sarà dimenticato.

foto Ansa/Sir

Se avesse l’occasione di parlare con i ragazzi di Caivano che hanno violentato le cuginette di Parco verde cosa direbbe?

Non lo so, così a freddo, certe cose si sentono all’istante e di conseguenza si parla. Poi bisogna anche capire chi sono questi ragazzi, la loro storia, come sono stati coinvolti. Le persone vanno prese una per una cercando di aiutarle laddove è possibile.Questi ragazzi crescono molto in fretta. Un ragazzo di 14 anni di Parco Verde è paragonabile a uno di 20 di un altro posto. Se la strada lo ha forgiato, sappiamo che è una pessima maestra perché fa maturare molto tempo prima, ma in un modo distorto.

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Diritti umani

Osmeca: al via un corso per operatori pastorali che agiranno in difesa dei diritti di migranti e rifugiati

foto Osmeca-Celam
29 Ago 2023

L’Osservatorio socio-pastorale per la mobilità umana in Centro America e nei Caraibi (Osmeca) ha organizzato un’esperienza di formazione per trenta operatori pastorali, con l’obiettivo di creare una comunità in grado di promuovere la difesa dei diritti dei migranti e dei rifugiati nella regione. Si tratta di un progetto denominato “Gestione della conoscenza per il rafforzamento delle pratiche pastorali con le persone in mobilità”.
Hanno partecipato operatori pastorali della mobilità umana provenienti da otto Paesi – Messico, Guatemala, Honduras, El Salvador, Costa Rica, Panama, Repubblica dominicana – e in diverse situazioni vocazionali: 22 laici, 4 sacerdoti, 3 religiose, un religioso. Tra tutti i partecipanti, 13 sono in rappresentanza di 9 congregazioni, 8 di organizzazioni diocesane di pastorale della mobilità umana, 3 della Caritas, 3 sacerdoti diocesani e 2 persone dei centri pastorali.
In questo incontro sono state individuate quattro aree di lavoro principali: l’incidenza sociale, la pianificazione della gestione pastorale, l’assistenza ai caregiver e il lavoro di rete per il monitoraggio della realtà migratoria.
Magaly Zúñiga, coordinatrice dell’iniziativa, ha spiegato che, “attraverso la realizzazione di due incontri in presenza, separati da un lavoro a distanza di circa tre mesi, i partecipanti avranno l’opportunità di approfondire la loro comprensione della realtà migratoria della regione”. I corsisti approfondiranno il magistero di papa Francesco basato sui quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare; allo stesso tempo, sfrutteranno l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

 

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Diritti umani

Lampedusa, boom di arrivi negli ultimi giorni. Emma Conti (Mediterranean Hope): “Cerchiamo di umanizzare la frontiera”

foto Ansa/Sir
29 Ago 2023

“Da ieri si è alzato il vento e sono diminuiti gli arrivi. Nei giorni precedenti, però, sono arrivate a Lampedusa oltre 4mila persone: 65 approdi venerdì e 50 sabato. Invece di parlare di numeri da record e di hotspot al collasso, dovremmo capire che queste persone non ricevono un’accoglienza degna, arrivando provate da un viaggio che sono costrette a intraprendere per mancanza di vie sicure di migrazioni”: lo dice Emma Conti, operatrice di Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, presente a Lampedusa e, in vari momenti, al porto dell’isola delle Pelagie dove vengono sbarcati i migranti salvati nel Mediterraneo. “Le persone, con questo sistema di accoglienza, rimangono in condizioni inadeguate. Non ci si può prendere cura di loro come si dovrebbe. I flussi sono mal gestiti perché considerati un problema – osserva -. Non si vede che in queste persone ci sono desideri e progetti. Osserviamo che spesso le domande che si pongono sono le stesse che ci porremo noi quando arriviamo in un altro posto. Domande legittime cui il sistema non riesce a rispondere”.
Soffermandosi sugli arrivi degli ultimi giorni, l’operatrice spiega che “gli arrivi sono stati continui giorno e notte”. “Tante persone sono arrivate dalla Libia e dalla Tunisia. Noi siamo stati al porto in vari momenti della giornata con un piccolo gruppo di persone. È stato frustrante vedere persone in attesa senza acqua e bagno per tante ore. Persone che rimangono scalze”. “Non è l’hotspot al collasso ma sono le persone a esserlo. E questa struttura non assicura condizioni buone di vivibilità”. Sono circa 400 i posti disponibili e, al momento, gli ospiti sembrano essere 4mila. “A Lampedusa mancano servizi e infrastrutture. Bisogna capire dove queste persone vengono trasferite, dopo l’hotspot. Noi al porto siamo presenti in rappresentanza della società civile e offriamo acqua, cibo e coperte termiche. Proviamo a umanizzare la frontiera e dare un benvenuto a persone provate da un viaggio dove alcuni di loro hanno perso amici e familiari”.

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Diseguaglianze sociali

Don Pagniello: “Il cibo di qualità non è un ‘bene comune’ per tutti”

Il direttore di Caritas Italiana in risposta alle esternazioni del ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida

ph Siciliani Gennari-Sir
29 Ago 2023

“Affermare come ha fatto il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che «i poveri mangiano meglio dei ricchi, perché cercando dal produttore l’acquisto a basso costo, comprano qualità», non corrisponde alla realtà che riscontriamo ogni giorno nell’aiuto concreto alle decine di migliaia persone che passano dai servizi di assistenza delle Caritas diocesane in tutta Italia”. Lo afferma il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello.

“Pur all’interno di un discorso articolato – prosegue don Pagniello -, la frase del ministro è poco felice perché in realtà il cibo, tanto più quello di qualità, non è per tutti. Non è un ‘bene comune’, soprattutto per i poveri e per chi vive situazioni di disagio economico, perché per via dei costi essi non sono realmente nelle condizioni di scegliere la propria alimentazione. Non è sufficiente quindi impegnarsi nella lotta allo spreco alimentare, fare campagne informative o rimarcare, legittimamente, il valore dei prodotti alimentari italiani, se allo stesso tempo mancano reali modalità di equa distribuzione e accesso al cibo, anche di qualità, per tutti”.

“Papa Francesco ci ricorda che nella preghiera del ‘Padre nostro’, come cristiani siamo abituati a chiedere a Dio ‘il nostro pane quotidiano’, che non deve essere appannaggio egoistico o privilegio di alcuni, ma cibo spezzato e diviso per tutti, senza distinzione di condizioni personali e sociali, come afferma anche la nostra Costituzione. Dobbiamo impegnarci perciò a creare un sistema più efficiente di accesso e distribuzione del cibo, condividendo con il ministro l’attenzione ad una corretta informazione ed etichettatura, ma che anche per questo raggiunga tutte le persone, riconoscendone fino in fondo la dignità, ricche o povere che siano”, conclude il direttore di Caritas Italiana.

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Fede & cultura

A Martina, grande partecipazione alla “Notte bianca alla ricerca interiore”

29 Ago 2023

di Ottavio Cristofaro

È la notte più lunga dell’estate quella che propone ogni anno il Villaggio di Sant’Agostino in occasione dei festeggiamenti per i santi Monica e Agostino.

Con la “Notte bianca alla ricerca interiore” fede e arte si uniscono in un percorso spirituale che, dal chiostro al Belvedere, offre spunti di riflessione e meditazione.

L’iniziativa, alla decima edizione, si è svolta nel centro storico di Martina Franca nella notte tra il 27 e il 28 di agosto: un appuntamento fisso per i pugliesi e molto apprezzato dai turisti che pregano, partecipano alla messa, si accostano alla confessione, in un’atmosfera insolita, sotto le stelle tra i trulli e i vicoli della Valle d’Itria, onorando così santa Monica e sant’Agostino, di cui ricorrono i festeggiamenti.

Alle 5.30 di lunedì mattina, nel giorno della Festa di Sant’Agostino, si è svolta la celebrazione della messa all’alba e alle 18.00 del pomeriggio un’altra celebrazione eucaristica con la benedizione degli studenti prossimi all’inizio del nuovo anno scolastico e la venerazione della reliquia di sant’Agostino.

Tra gli eventi civili anche la quinta edizione dell’assegnazione de “La Riconoscenza”, espressione di gratitudine verso coloro che in modi diversi sostengono le attività del Villaggio sant’Agostino, quest’anno assegnata a Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, e alla compagnia teatrale locale “Le quinte”. Subito dopo, la consegna delle borse di studio e la presentazione della tela restaurata di Sant’Orsola.

Giovedì 31 agosto, Vittorio Sgarbi sarà a Martina Franca al Teatro Verdi, in piazza XX settembre (ingresso ore 20, sipario ore 20.30) per un evento di beneficenza nell’ambito dei festeggiamenti. Sgarbi condurrà il pubblico in un viaggio immaginario tra musei, palazzi, case antiche che ha visitato personalmente percorrendo per chilometri il Paese, osservando le opere dal vivo e studiando i cataloghi. Lungo il percorso, il critico si soffermerà in approfondimento sulla simmetria tra Michelangelo Merisi, in arte Caravaggio, e Pier Paolo Pasolini, due artisti rivoluzionari del proprio tempo che, pur avendo vissuto a circa quattrocento anni di distanza l’uno dall’altro, hanno lottato entrambi contro ostracismi, pagando con la vita la propria libertà intellettuale. Argomenti che sono stati trattati dal noto critico d’arte, oggi sottosegretario di Stato alla Cultura, in alcuni dei suoi testi tra cui il volume “Ecce Caravaggio” e “Scoperte e rivelazioni. Caccia al tesoro dell’arte”.

A introdurre la serata con una performance teatrale ci sarà la compagnia teatrale “Le Quinte”, nota realtà artistica locale diretta dal regista Pasquale Nessa, con le coreografie curate da Francesca Sibilio.

La serata di beneficenza è organizzata dall’associazione Villaggio di Sant’Agostino – Anspi a sostegno del progetto “Casa Fratelli Tutti” per persone senza fissa dimora sita nel Villaggio di Sant’Agostino, in un’ala dell’ex convento delle agostiniane nel centro storico di Martina Franca, che accoglie persone senza fissa dimora già dal 2014.

Il progetto è rivolto a persone che stanno attraversando una difficoltà temporanea, dando loro ospitalità per consentirgli di tornare ad avere speranza nel futuro. Negli ultimi anni sono state ospitate in totale oltre trenta persone, soprattutto over 50, con una frequenza media nel breve periodo di dieci ospiti. Attualmente la struttura ospita sette persone.

La casa “Fratelli tutti” esiste già e si mantiene sulla Provvidenza senza disporre di alcun finanziamento pubblico.

Gli interventi in programma sono di miglioramento degli ambienti, per restituire maggiore dignità all’accoglienza e comprendono la ristrutturazione dei bagni comuni, l’installazione di un impianto di riscaldamento a pompa di calore, l’allestimento di uno spazio comune, con zona living e zona tv, la realizzazione di una piccola lavanderia comune e cucina.

Per sostenere il progetto e partecipare alla serata, biglietti in vendita sul circuito Vivaticket.

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Eventi cittadini

“Stelle sulla cattedrale” rinviato a lunedì 4 settembre

A causa delle incerte condizioni meteo, non solo le previsioni di pioggia ma anche l’altissima probabilità del cielo nuvoloso

28 Ago 2023

di Angelo Diofano

La parrocchia basilica cattedrale di San Cataldo comunica che per le incerte condizioni meteo (non solo le previsioni di pioggia ma anche l’altissima probabilità del cielo nuvoloso) l’evento ‘Stelle sulla cattedrale’, previsto per lunedì sera, 28 agosto, è stato rinviato di una settimana, cioè a lunedì 4 settembre.

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Mass media

Maurizio Costanzo Show, sei mesi di puntate senza la diretta televisiva

28 Ago 2023

di Paolo Arrivo

Una radio che non c’è più. Una televisione che non c’è più. Un modo di intendere il giornalismo che è anche una missione comune: dare spazio, ascolto ad ogni persona, senza pregiudizio alcuno, prima di prendere una posizione anche netta e decisa. Quando pensi a Maurizio Costanzo (1938-2023) rivedi il grande show televisivo nel quale gli innumerevoli ospiti del Teatro Parioli di Roma hanno finito col condurre la stessa trasmissione televisiva. Che è andata in onda anche negli studi De Paolis e in quelli di Voxson, oltre alla storica sede. A sei mesi dalla dipartita, il conduttore, pensatore e giornalista che oggi ventotto agosto avrebbe compiuto 85 anni, deve continuare ad incontrare ed intervistare persone. Pezzi da novanta del calibro di Vittorio Gassman o Alberto Sordi. Oppure emeriti sconosciuti, che non hanno goduto della giusta visibilità e valorizzazione dei loro talenti, quando erano in vita.

Maurizio Costanzo, il suo rapporto con la fede

“Nella lotta finale ha alzato gli occhi al cielo e invocato Dio”. Così don Walter Insero, lo scorso ventisette febbraio, nell’omelia della messa funebre alla Chiesa degli Artisti, ha contestato il presunto anticlericalismo di Maurizio Costanzo. Un uomo avvicinatosi, negli ultimi anni, ai valori cristiani. Che sono poi gli stessi professati dalla persona per bene per tutta l’esistenza terrena. Come dichiarato dallo stesso sacerdote, il non credente si è molto interrogato sulla fede, dopo aver provato verso i praticanti della sana invidia, lasciandosi in qualche modo attrarre dalle figure della Madonna e di Gesù Cristo. In ultimo ha invocato proprio la protezione della Vergine Maria. Avrebbe voluto intervistare anche papa Bergoglio, al quale scrisse una lettera piena d’affetto e di stima: gli riconosceva l’autorevolezza e la coerenza di chi sa vivere pienamente il Vangelo. Non poteva che vedere in Francesco un punto di riferimento nella ricerca della pace attraverso il dialogo e l’ascolto.

Dalla parte della legalità, al rischio della vita

Tra gli oltre 50mila ospiti del talk show più longevo della televisione italiana c’era anche Giovanni Falcone. Il quale stimava Maurizio Costanzo: gli aveva perdonato la sua appartenenza alla loggia massonica di Licio Gelli, P2. Proprio perché lo considerava una persona per bene e un giornalista indipendente. L’impegno concreto nella lotta alla mafia è attestato dalla famosa diretta televisiva con Palermo, la staffetta con Michele Santoro, all’indomani dell’uccisione di Libero Grassi – era il 26 settembre 1991. Ospite del Parioli fu proprio il giudice Falcone. E poi l’attentato di via Fauro subito il quattordici maggio del ’93, al quale scampò miracolosamente, insieme alla moglie Maria De Filippi, era il segno dell’insofferenza mafiosa contro la potenza del messaggio televisivo. Di morte naturale o perché uccise, le persone se ne vanno, prima o poi. Gli uomini passano ma le idee restano e continuano a camminare sulle gambe altrui. Ce lo ricorda lo stesso Giovanni Falcone.

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