Comandante, la vita del mio nemico è sacra
Ci sono almeno due buoni ragioni per vedere questo film importante. Il primo, da italiano, è l’ammirazione che non si può non avere per Pierfrancesco Favino, forse il miglior attore italiano confermatosi qui straordinario; il secondo è legato al territorio che viviamo: il “Comandante” è stato girato per otto settimane a Taranto. Una grande produzione di tutt’altro genere rispetto al film spettacolare che nel 2018 vide protagonista la stessa città dei due mari. Ovvero “Six Underground” di Michael Bay. Di tutt’altra sostanza. Non a caso, il “Comandante”, firmato dal regista Edoardo De Angelis, è stato accolto positivamente dalla critica all’inaugurazione dell’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Non poteva essere diversamente, in considerazione della storia da cui la pellicola è stata tratta. Una grande lezione di umanità, fuori moda e inaspettata, al netto delle letture politiche che se ne possono dare. Ci riporta alla più profonda interiorità dell’essere umano. Alle sue contraddizioni, ai tormenti, ai travagli, alla capacità di saper distinguere il bene dal male anche nei contesti più disperati. Che potrebbero fargli perdere lucidità. Ma il seme del bene, sappiamo, è piantato persino dentro il più perfido degli individui, capace di riscattarsi.
Comandante, la trama
Siamo negli anni della Seconda guerra mondiale (1939-1945). Salvatore Todaro, capitano di corvetta della Regia Marina, è al comando del sommergibile Comandante Cappellini, quando potrebbe starsene a casa – non ha accettato la pensione di invalidità, dopo i forti dolori alla schiena che un incidente gli ha provocato. La navigazione è turbata dai colpi di cannone provenienti da un mercantile a largo dell’Atlantico. Si tratta del belga Kabalo. Nave che procede a luci spente, al punto da poter essere fatto oggetto di attacco – alle navi neutrali è vietato procedere in oscuramento totale. Scoppia una breve, intensa battaglia. Salvatore Todaro affonda il Kabalo. Fa il proprio dovere di militare, ma pure, poi, qualcosa di straordinario: decide di sottostare alla legge del mare, di trarre in salvo i ventisei naufraghi belgi avvistati, correndo il rischio massimo. Seguono tre giorni di navigazione e di incontri inaspettati. Con i naufraghi rimorchiati su una zattera.
Un faro sulla città dei due mari
Il set del Comandante è stato montato a Taranto. Nelle sue acque sono state fatte le riprese, ed è stato riprodotto un sommergibile lungo ben 73 metri, che ha stazionato all’interno dell’Arsenale della Marina Militare, dove è stato ricreato un vero e proprio teatro di posa a cielo aperto. Il film, che sarà in sala dal primo novembre, dimostra quanto siano importanti gli investimenti sul cine-turismo, e il lavoro offerto da Fondazione Apulia Film Commision ogni anno. La crescita del settore giova all’economia del territorio. Alla qualità del cinema, nello specifico caso. Per questo film Taranto, la città delle contraddizioni, delle prospettive rosee e delle ferite non rimarginabili, si dimostra location ideale – il Belgio per soli quattro giorni di riprese subacquee.
Salvatore Todaro, eroe dimenticato della Seconda guerra mondiale
Altra ragione per cui interessarsi al Comandante è rappresentato dal tentativo riuscito di portare alla ribalta una figura non troppo nota al grande pubblico. Un uomo che ha trovato la morte in combattimento nel dicembre del 1942. Prima di andare incontro al proprio destino (fu ucciso da una scheggia durante il mitragliamento con uno Spitfire inglese), egli ha preso coscienza del valore inestimabile della vita umana. Anche di quella del nemico da combattere. Così il messinese Salvatore Todaro (1908-1942) è stato capace di sfidare le regole del “gioco”: di andare contro gli ordini ai quali dovevano attenersi i sottomarini nelle zone di guerra. Il militare ricevette diverse decorazioni. Al netto delle battaglie, sicuramente il successo più grande è stato il salvataggio delle 26 persone coinvolte nella vicenda del Kabalo. Operazione per la quale il capitano della Regia Marina ricevette la medaglia di bronzo al valor militare.