Salesiani per il sociale al Sud e Progetto Policoro: 35 giovani hanno partecipato allo “Stage della carità: formiamoci per esserci”
Sui passi di don Pino Puglisi, Peppino Impastato, fratel Biagio Conte e di quanti lottano ogni giorno contro l’ingiustizia per crescere nella vita e nel servizio al prossimo. Trentacinque giovani – tra educatori di case-famiglia dell’associazione “Piccoli passi grandi sogni”, animatori del Progetto Policoro, animatori di case salesiane e ragazzi accolti dalle comunità dell’Ispettoria – hanno partecipato, dal 4 al 6 settembre, allo “Stage della carità: formiamoci per esserci” organizzato dal Comitato interregionale salesiani per il sociale don Bosco al Sud in collaborazione con il Progetto Policoro.
Un percorso sulla legalità che ha portato i giovani a confrontarsi con alcune figure chiave della lotta alle mafie e dell’accoglienza. A Cinisi, i giovani hanno visitato la ‘Casa memoria – Felicia e Peppino Impastato’, dove hanno incontrato il fratello Giovanni; a Capaci, al Giardino della memoria Quarto Savona Quindici dedicato a tutte le vittime di mafia, hanno rivolto un pensiero a Giovanni Falcone, a Francesca Morvillo e agli agenti di scorta con l’impegno a non dimenticare. Infine, si sono recati nella sede di Libera Palermo, avamposto di giustizia sociale, cittadinanza attiva e educazione.
Non poteva mancare poi la sosta alla “Casa museo padre Pino Puglisi”, dove – tra gli oggetti e i ricordi appartenuti al beato – i giovani hanno ascoltato la testimonianza emozionante di Pippo De Pasquale, amico di infanzia del sacerdote: “L’ho accompagnato, ero con lui nell’ambulanza che lo ha portato all’ospedale. Non è morto da solo, accanto aveva il suo amico di infanzia. L’idea di aver avuto tra le braccia un santo – ha confidato – non mi sfiora, perché non è morto. Qualche volta gli parlo ancora”.
A completare questo itinerario della carità, le tappe alla “Missione di Speranza e Carità”, fondata da fratel Biagio Conte e oggi guidata da don Pino Vitrano, e all’associazione ‘Santa Chiara’, voluta dai salesiani per i giovani, in particolare per i minori a rischio e gli immigrati. Poi il rientro a casa, con tanto entusiasmo e un rinnovato slancio. “È stata – riassume Chiara Veneruso – un’esperienza talmente forte che ogni educatore e animatore torna nelle proprie realtà e comunità carico di una nuova motivazione nel servizio che quotidianamente porta avanti, ispirandosi alla costanza e al coraggio di tutte le personalità incontrate”.