Migranti, Cir: “Cancellati i diritti: è la prima volta che lo Stato chiede denaro ai richiedenti asilo per comprarsi la libertà”
Il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) è gravemente preoccupato dal decreto del ministero dell’Interno del 14 settembre 2023, che fissa l’importo e le modalità di prestazione della “garanzia finanziaria” a carico del richiedente asilo cui si applica il trattenimento durante la procedura di frontiera. “Un decreto che allarma moltissimo non solo per la misura in sé, che riteniamo vessatoria e che espone i richiedenti asilo al rischio di pratiche estorsive, ma anche per il concretizzarsi di uno scenario drammatico, ovvero quello che vede eleggere le misure di detenzione amministrativa come strumento di base della gestione del fenomeno migratorio”. Dopo la misura che estende a 18 mesi il trattenimento nei Cpr per quanti detenuti in attesa di rimpatrio e l’annuncio di un piano per la costruzione di ulteriori centri in “aree scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili”, questa misura interessa direttamente i richiedenti asilo in procedura di frontiera ai quali si applica la misura del trattenimento. Quindi coloro che presentano la domanda di protezione direttamente alla frontiera o nelle zone di transito dopo aver eluso o tentato di eludere i controlli o che provengono da Paesi sicuri. Questi richiedenti potranno essere detenuti nel caso in cui non abbiano consegnato il passaporto o, appunto, non abbiano prestato una “garanzia finanziaria” la cui somma è fissata, da questo decreto, a 4.938 euro e che andrebbe versata in un’unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa. È inoltre individuale e non può essere versata da terzi. Una sorta di “deposito cauzionale” sulla propria libertà, che dovrebbe coprire la somma utile a pagarsi un alloggio e avere mezzi di sussistenza adeguati per 4 settimane e la somma necessaria per il rimpatrio. “Ci sembra davvero provocatorio chiedere a delle persone appena arrivate in Italia in condizioni di estremo disagio, a seguito di viaggi estenuati, dopo aver perso tutto, di stipulare fideiussioni bancarie o assicurative al fine di non essere trattenute”, afferma il Cir. “Siamo indignati – dichiara Roberto Zaccaria, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati -, è la prima volta in Italia che lo Stato chiede del denaro ai richiedenti protezione per comprarsi la libertà. L’insieme delle misure adottate tradisce la volontà di ampliare in modo massiccio l’utilizzo di procedure accelerate di frontiera e il trattenimento dei richiedenti asilo. Un’ipotesi che ci inquieta perché questi istituti comprimono enormemente le garanzie, rendendo il riconoscimento di forme di protezione internazionali e complementari sempre più complesse e residuali. Inoltre, la possibilità di applicare misure di trattenimento alla frontiera non può che far venire alla mente le immagini dei famigerati hotspot delle isole greche, divenuti nel corso degli anni luoghi di brutale violazione dei diritti fondamentali. E, allo stesso tempo, di forte disagio per il contesto locale”. “Siamo di fronte all’ennesimo provvedimento che dietro la facciata di una lotta ai trafficanti di esseri umani sta in realtà facendo una battaglia contro uomini, donne e bambini, cancellando i loro diritti”.
Le procedure accelerate di frontiera hanno dei tempi ridottissimi, solo 28 giorni dal momento in cui si presenta la domanda a quello in cui viene presa una decisione sia in via amministrativa che giudiziale, si svolgono subito dopo l’arrivo in Italia e in luoghi prossimi alla frontiera, in spazi chiusi e, si teme, anche difficilmente accessibili. “Molto spesso le persone saranno detenute, è difficile che siano in possesso di un passaporto o possano fornire una tale garanzia finanziaria. Sarà difficilissimo che possano avere un’accurata informativa o accesso a un’assistenza legale indispensabile per poter affrontare in modo consapevole l’audizione in Commissione territoriale. Ci chiediamo infine come possano essere rilevate esigenze specifiche e vulnerabilità che dovrebbero essere tutelate e che comporterebbero l’esclusione da questo genere di procedure”, constata il Cir. “Laddove fossero realmente utilizzate in modo massiccio le procedure di frontiera, crediamo che il diritto d’asilo come lo abbiamo conosciuto sinora in Italia non ci sarà più”, conclude Zaccaria.