Visite guidate

Marche Polle rivive in città vecchia grazie a una visita guidata teatralizzata

27 Set 2023

Nuovo appuntamento sabato 30 settembre con le visite guidate teatralizzate di Discoverart, società che ormai da anni si occupa di turismo e promozione culturale sul nostro territorio. Una formula innovativa che intreccia la classica visita guidata alla scoperta della città con dei momenti teatrali, grazie alla competenza di Morris Franchini, archeologo e guida turistica certificata, e ai colpi di genio di Gianluca De Robertis, visual artist capace di ricostruire un palcoscenico anche all’angolo di una strada. Il tutto arricchito dalla collaborazione con attori, musicisti, ballerini.

nella foto, Antonello Conte

Sabato la serata sarà dedicata a uno dei protagonisti più amati della recente storia tarantina, Marche Polle, che vedremo rivivere grazie alla sempre sensibile e coinvolgente interpretazione di Antonello Conte.
Difficile dire cosa determini la popolarità di un personaggio, difficile cogliere l’attimo in cui la storia fa il salto di qualità per trasformarsi in mito, leggenda. Certo è che Marche Polle, al secolo Amedeo Orlolla, continua ad avere un posto d’onore nel cuore dei suoi concittadini: persino i più giovani riconoscono il suo ritratto ancora appeso in diverse attività commerciali e la nota battuta con cui invitava ad acquistare le sue schedine precompilate rientra ormai a pieno titolo tra le nostre frasi idiomatiche, quel dialetto-slang in continua evoluzione, eppure così antico.
Da allora è cambiato tutto, non solo la città, persino il Totocalcio è stato soppiantato da gratta e vinci e giochi online, ma forse il filo conduttore è proprio questo: si continua a sognare, nonostante tutto. Poco importa se sia una schedina o un clic, si continua a sognare una vita migliore. E Marche Polle questo era, un venditore di sogni.
Sabato 30 settembre alle ore 21, appuntamento in piazza Duomo.
Per info e prenotazioni telefonare al 3279531594.

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Diocesi

Celebrazione dell’arcivescovo per il patrono della Polizia di Stato

foto G. Leva
26 Set 2023

Venerdì 29, per la festa di San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato (proclamato tale da Pio XII, il 29 settembre 1949) l’arcivescovo mons. Ciro Miniero presiederà alle ore 10 nella basilica cattedrale di San Cataldo la solenne concelebrazione eucaristica. 

Saranno presenti il questore Massimo Gambino e le maggiori autorità militari, civili e religiose.

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Consiglio permanente Cei

Card. Zuppi: “La società italiana non è in pace, ma la Chiesa è una casa dalle porte aperte”

foto Siciliani-Gennari/Sir
26 Set 2023

“La società italiana non è in pace”, ma la Chiesa “è una casa dalle porte aperte”. Si è incentrata su questi due binari l’introduzione del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che in apertura del Consiglio permanente dei vescovi italiani, in corso a Roma fino al 27 settembre, ha tracciato un’ampia analisi dello scenario italiano ed internazionale, trattando temi come la guerra e la pace, le migrazioni, la crescita della violenza tra i giovani, la sessualità, i femminicidi, la povertà e la denatalità, i “working poor” e le morti sul lavoro. “Non si può pensare all’Italia isolata dall’Europa e dal resto del mondo”, ha esordito il cardinale subito dopo l’omaggio al presidente Napolitano, di cui domani si celebrano i funerali in forma laica. “Non siamo una minoranza residuale ma una minoranza creativa”, l’identikit sulla scorta di Benedetto XVI: “La Chiesa in Italia è una Chiesa di popolo”.

foto Siciliani-Gennari/Sir

“Il nostro mondo ha bisogno di pace e unità”, il riferimento allo scenario internazionale: la guerra in Ucraina è “un dramma alle porte dell’Europa che ci riguarda tutti, come uomini e donne di questo tempo, prima ancora che come cittadini europei. L’azione del Santo Padre per la pace, oltre alle sue parole, ci ricorda che tutti dobbiamo agire e pregare per la pace”. “Ci ricordiamo sempre degli ucraini e continuiamo a sostenerli in Ucraina o in Italia, esuli dalla loro terra”, ha ribadito il cardinale ringraziando “le tante famiglie che hanno dato disponibilità per accogliere i bambini ucraini”. “È tempo che le armi cessino. È tempo di tornare al dialogo, alla diplomazia. È tempo che cessino i disegni di conquista e di aggressione militare”, l’appello prendendo in prestito le parole di papa Francesco. Nella parte centrale dell’introduzione, il tema delle migrazioni: “Le guerre, il degrado ambientale, l’insicurezza, la miseria, il fallimento di non pochi Stati sono all’origine dei flussi di rifugiati e migranti. Si tratta di gestire con umanità e intelligenza un vasto fenomeno epocale”.
Secondo Zuppi, “l’errore – non da oggi – è stato politicizzare il fenomeno migratorio, anche condizionati dal consenso e dalle paure”. La questione migratoria, invece, “dovrebbe essere trattata come una grande questione nazionale, che richiede la cooperazione e il contribuito di tutte le forze politiche”, la proposta in sintonia con l’auspicio di Francesco a Marsiglia, “in piena continuità” con le tappe di Bari e di Firenze. Come ha detto il papa, “siamo di fronte a un bivio: o scegliamo la cultura della fraternità o la cultura dell’indifferenza”. Di qui la necessità di “una concertazione tra le forze politiche e sociali indispensabile per creare un sistema di accoglienza che sia tale, non opportunistico, non solo di sicurezza perché la vera sfida è governare un fenomeno di dimensioni epocali e renderlo un’opportunità così come esso è”.

Grazie all’iniziativa della Cei “Liberi di partire, liberi di restare” e ai corridoi umanitari, “è stata possibile l’apertura del primo canale legale di ingresso per minori stranieri non accompagnati attraverso un permesso di studio (progetto ‘Pagelle in tasca’) dal Niger all’Italia, specificatamente in Piemonte.

L’aumento dei femminicidi, dei suicidi e delle violenze tra i giovani, amplificati dal tam tam dei social, sono uno dei segnali che indicano come “la società italiana non è in pace”: “Tutto avviene diversamente dal passato in pubblico: nella ‘fornace’ dei social, spietati e agonistici”, ha osservato il cardinale: “Nessuna generazione prima ha conosciuto quest’esperienza: ci si deve autodefinire, si deve mettere il volto e il corpo in mostra, si misurano quanti ti seguono. È facile sui social sbagliare e finire alla gogna, segnati dall’ansia, alimentata dalla crisi dei grandi sogni collettivi e da reti educative e relazionali molto più fragili”. Per questo è necessario riflettere sul tema dell’educazione, che “non è un’emergenza ma è la quotidianità della vita della Chiesa”.
“Forse è tempo perché anche noi credenti troviamo il coraggio di parlare di sessualità senza infingimenti, nella prospettiva dell’integrazione tra vita umana e vita spirituale”, il suggerimento per l’educazione affettiva dei giovani. Tra i segnali positivi, la coscienza che la Chiesa è “una famiglia tra le famiglie, una casa con le porte aperte”, e l’oceano di giovani che ha affollato la Gmg di Lisbona, dove le 65mila presenze italiane sono state “una sorpresa rispetto alle previsioni”.

Nella Chiesa, “sono tristi e sterili le polarizzazioni”, ha denunciato Zuppi menzionando, in particolare, le “troppe resistenze” verso papa Bergoglio e il suo messaggio, “spesso espresse in uno spirito di contrapposizione, favorito dai social”. Sinodalità, al contrario – il riferimento al Sinodo ormai imminente – “vuol dire rimettere in discussione le arroccate solitudini ecclesiali nell’incontro, nella comunione, nell’ascolto, nell’impegno missionario enorme che ci attende confrontandoci con la folla e le sue sofferenze. Mai senza l’altro!”. Per il presidente della Cei, “il processo sinodale è una grande occasione di rinnovamento e affratellamento”.

 “La povertà in Italia può dirsi ormai un fenomeno strutturale, visto che tocca quasi una persona su dieci”, ha osservato infine Zuppi sul versante della politica interna. Tra i problemi più urgenti, quello della casa e del rincaro affitti, per affrontare il quale “vanno sollecitati interventi pubblici”. Per contrastare la denatalità occorrono inoltre “servizi integrati sul territorio a sostegno delle famiglie, non solo aiuti materiali”. Altri fenomeni di cui tener conto, quello degli “working poor”, del lavoro nero e delle dimissioni dal lavoro, soprattutto tra i giovani. Senza contare le vittime degli incidenti sul lavoro, che me ha detto il presidente Mattarella sono un “oltraggio alla convivenza civile”.

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Incontri del Mediterraneo

Mons. Baturi (Cei): “Salvare vite umane vuol dire anche libertà di non migrare”

Dopo Gli incontri del Mediterraneo di Marsiglia, l’impegno della Chiesa italiana per garantire ai migranti la libertà di costruire un futuro migliore

26 Set 2023

di Maria Michela Nicolais

Al rientro da Marsiglia, e dopo l’omaggio del papa, durante l’angelus di domenica 24, alla Chiesa italiana per come accoglie i migranti, mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, traccia un bilancio e indica una prospettiva: collaborare con le autorità civili per offrire ai migranti un futuro felice, a partire dalla libertà di scelta tra migrare o restare.

Dopo Bari e Firenze, qual è il messaggio che papa Francesco ha voluto lanciare da Marsiglia?
Dopo Bari e Firenze, da Marsiglia il Santo Padre ha ribadito l’importanza e la centralità della questione del Mediterraneo, attorno alle cui sponde vivono popoli, culture e religioni diverse, eppure si scaricano le tensioni di tutto il mondo: basti pensare alla questione migratoria, energetica, climatica ed etnica.
Quella indicateci da papa Francesco a Marsiglia è una vocazione stimolante: rendere questo crocevia di popoli, religioni e culture un luogo in cui nasca una vocazione di bene, di pace, per il Mediterraneo e per il mondo.
Del resto è questa la vocazione inscritta nella condizione geografica e storica del Mediterraneo. La questione delle migrazioni, in particolare, interroga profondamente anzitutto il nostro livello di attenzione alle persone e alle loro condizioni di vita. Ognuno di noi dovrebbe chiedersi, a tutti i livelli, cosa possa fare per accogliere, proteggere, promuovere ed proteggere  e integrare questi nostri fratelli.

Uno dei temi su cui ha più insistito Francesco è quello del soccorso in mare,  dovere a cui adempiere per scongiurare quelli che si configurano come veri e propri crimini contro l’umanità. L’Italia è in prima linea con Lampedusa, e non solo…
Anche da Marsiglia il santo padre ha voluto attirare l’attenzione sulla necessità dell’accoglienza, per salvare vite umane: non a caso papa Francesco parla dei nostri fratelli e sorelle migranti, che sulle sponde del mare Nostrum cercano vita.
Salvare vite umane vuol dire anche libertà di non migrare, collaborare con i Paesi di origine e dare il nostro fattivo contributo per evitare le crisi climatiche, le guerre e la crisi alimentare. Per questo è urgente legalizzare i tragitti, incentivare i canali e i legami comunitari, favorire l’integrazione che – come non si stanca di ripetere il papa – non è mai assimilazione, ma fare in modo che non vengano mai meno le peculiarità culturali e identitarie dei Paesi da cui provengono i migranti, che vanno aiutati ad essere protagonisti del proprio riscatto per poter dare il proprio fattivo contributo al futuro della nostra nazione.

Al Palais du Pharo e all’angelus di domenica il papa ha parlato delle migrazioni come diritto umano, che comprende sia il diritto di emigrare che quello  di restare nella propria terra. La Cei è stata un’antesignana con la campagna “Liberi di partire, liberi di restare”. Qual è la situazione nel nostro Paese, e quali passi avanti sono possibili?
Il Messaggio per la 109ma Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato è centrato proprio sulla libertà di scelta, per i migranti, se partire o restare, ed è questa la volontà che la Cei ha espresso con l’iniziativa “Liberi di partire, liberi di restare”. Libertà significa scegliere il proprio destino partendo da una necessità di vita: ai migranti devono poter essere garantiti luoghi e relazioni per un loro possibile sviluppo. Offrire speranza per il futuro comporta infatti non solo un investimento economico, ma in termini di amicizia, di rapporti caldi e fraterni con le comunità locali. Questo è un punto decisivo: non esiste una codificazione di un diritto a rimanere, ma è nelle cose, appartiene alle relazioni parentali, culturali, popolari che si intessono lungo il proprio itinerario personale.
In quest’ottica, salvare vite umane vuol dire proteggere la libertà di stare dentro le relazioni, facendo di tutto perché ci sia anche per i migranti una vita felice.

Tutto ciò comporta anche il dovere di interlocuzione e collaborazione con le autorità civili e politiche?
Certamente,  perché è dal dialogo tra la Chiesa e la società che si possono trovare insieme soluzioni concrete a questioni, come quella delle migrazioni, ormai non più emergenziali ma strutturali. Già a Firenze abbiamo sperimentato questa modalità: fa parte della vocazione storica del Mediterraneo poter coinvolgere i responsabili del bene comune. Occorre sviluppare un dialogo con le autorità civili, altrimenti non è possibile tramutare la crisi migratoria in una opportunità di sviluppo.

Ci vuole un sussulto di umanità e di coscienza per impedire un naufragio di civiltà, l’appello di Francesco al Velodrome. Deve essere questo l’obiettivo della “teologia del Mediterraneo” e della Conferenza dei vescovi del Mediterraneo, già auspicata a Bari e a Firenze?
A Marsiglia il santo padre ha esortato a trasformare la commozione per la sorte dei migranti in azione operativa, in un linguaggio di amicizia e sostegno reciproco. Papa Francesco è tornato a chiedere una forma di collegamento permanente tra chiese che vivono situazioni diverse, ma costellate di tante difficoltà, soprattutto nella sponda Sud del Mediterraneo, come vediamo nei Balcani, in Siria e Libano.
L’idea di una teologia del Mediterraneo implica la necessità di un discernimento comunitario su una situazione storica: sta a noi accogliere questo invito, che è un appello alla responsabilità. Solo conoscendoci tra noi all’insegna della fraternità, come è avvenuto a Bari e Firenze, si può condividere la realtà di ciascuno ed interrogarsi sulle forme concrete di un aiuto vicendevole.

Siamo alla vigilia del Sinodo della Chiesa universale sulla sinodalità. I tempi sono maturi anche per un Sinodo sul Mediterraneo?
La richiesta del papa di un’assemblea ecclesiale per il Mediterraneo è un ulteriore invito ad adottare un’ottica sinodale, uno stile di confronto e di discernimento per individuare eventi strutturali capaci di esprimere il convenire e il camminare insieme verso le soluzioni.  Dobbiamo aiutarci a leggere questo appello che lo Spirito rivolge alla nostra libertà. È il soffio di Dio che passa, entra nella nostra storia e continua a passare sulle nostre coste, come i migranti in cerca di salvezza.

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Popolo in festa

Il tradizionale omaggio dei tarantini ai Santi Medici

26 Set 2023

Si è rinnovato anche stamane, martedì 26 settembre, il tradizionale omaggio dei devoti tarantini ai Santi Medici con la santa messa celebrata dall’arcivescovo nel campetto dell’oratorio San Giuseppe cui è seguita la grande processione con i torcianti per le vie del centro storico.

Di seguito proponiamo alcune immagini della giornata:

 

foto f paolo occhinegro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Incontri del Mediterraneo

“Teatro delle più grandi tragedie, il Mediterraneo possa diventare fonte di vita e promessa di futuro”

Con questo auspicio si conclude il comunicato finale diffuso al termine degli Incontri del Mediterraneo, scritto dal Comitato organizzativo

foto Ansa/Sir
26 Set 2023

di Maria Chiara Biagioni

“Possa il Mediterraneo tornare ad essere culla, luogo di incontro e fonte di crescita”. Con questo auspicio si conclude il comunicato finale diffuso al termine degli Incontri del Mediterraneo, scritto dal Comitato organizzativo e diffuso alla stampa oggi. In continuazione con Bari e Firenze, gli Incontri di Marsiglia hanno riunito giovani delle cinque sponde del Mediterraneo e di venticinque Paesi, nonché vescovi di tutto il Mediterraneo. La scelta di Marsiglia non è stata casuale perché – sottolinea il Comitato organizzativo – è città mosaico di popoli e culture dove “diversità è la bellezza”.

In questi giorni, giovani e vescovi si sono confrontati sui drammi che attraversano il Mediterraneo e i Paesi che si affacciano sulle sue sponde. “Le tragedie e le sfide sono numerose: al grido della terra fa eco quello del mare. Il mare è fonte di vita, promessa di futuro, ma oggi è diventato anche teatro delle più grandi tragedie”. Dall’Oriente all’Occidente, dal Mashrek al Maghreb, il Mediterraneo “è diventato un mare dove vivono armi e violenza. È diventato anche una tomba per coloro che hanno rischiato di attraversarla in cerca di un futuro migliore”. “Donne, uomini e bambini, in fuga dalla guerra, giovani a cui è bloccato il futuro, credenti impossibilitati a vivere liberamente la propria fede”. Il pensiero va in particolare al “grido dei nostri fratelli cristiani dell’Oriente che si sentono abbandonati, isolati, minacciati nelle loro tradizioni secolari”. Alla luce di queste sfide, l’annuncio della speranza sulle sponde mediterranee appare “precario, fragile e difficile”.

Ma il dramma non è più solo umano, è anche ambientale. “Le rive si seccano, gli alberi bruciano, le foreste vengono rase al suolo, le pianure sono allagate. La questione ecologica diventa di tutti, ma la responsabilità è ineguale”, si legge nel comunicato. “Alcuni stanno lavorando per sviluppare soluzioni, ma stanno perdendo forza di fronte all’egoismo e all’indifferenza”. Al memoriale dei dispersi in mare, ai piedi della Basilica di Notre-Dame-de-la-Garde, papa Francesco ha parlato di “fanatismo dell’indifferenza”. “Siamo tutti sfidati, soprattutto e soprattutto all’interno delle nostre Chiese. Come rispondono a questi drammi e a queste grida? Sono all’altezza di queste sfide?”.

L’impegno delle nostre Chiese. “Avevamo ricevuto un mandato dal santo padre: proporre cammini concreti di riconciliazione e di pace”. Il comitato sintetizza alcune piste di azioni: c’è l’impegno a proseguire il cammino e “a incontrarci regolarmente”, grazie anche ad una rete accademica che può contribuire a “rafforzare la consapevolezza mediterranea, fondamento dell’autentica fraternità tra i popoli”. Viene anche espresso il desiderio di promuovere una “educazione alle relazioni tra i giovani”. C’è la proposta di promuovere gemellaggi tra gli attori civili, economici e religiosi delle cinque sponde e progetti per “un’ecologia che rispetti la terra, il mare e le persone”. In questo senso si pensa di organizzare un “Incontro Mediterraneo dei Giovani sull’ecologia” come pure di avviare un progetto di “una barca della pace, circolante tra tutti i porti del Mediterraneo” che “potrebbe contribuire alla formazione al dialogo dei giovani mediterranei”. Emerge poi la prospettiva di una “Conferenza ecclesiale del Mediterraneo”.

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Belve da addomesticare nella nuova tv italiana: il ritorno di Francesca Fagnani

Francesca Fagnani - foto Rai
26 Set 2023

di Paolo Arrivo

Altro che belva: può andare fiera del suo percorso e dell’esperienza maturata, frutto di anni di gavetta fatta sotto l’egida di maestri del giornalismo come Michele Santoro e Giovanni Minoli; ma se potesse tornare indietro, c’è un errore che non ricommetterebbe, a riprova della sua umanità e sensibilità. Gli errori, lo sappiamo, fanno parte della natura umana dentro il cammino esistenziale. Non si possono evitare ma l’importante è saper rimediare. Come sta facendo, Francesca Fagnani, mantenendo vivo il ricordo della mamma scomparsa da pochi anni: “Mi spiace non averle dato la centralità che meritava. Per questo ne parlo spesso, per darle lo spazio che non le ho dato quando era in vita”. Una scelta efficace. Perché l’unico modo di riportare in vita gli affetti più cari, e i personaggi della fantasia oltre a quelli della realtà, è parlarne. Ovvero sentirli e replicarli; assorbirli o masticarli, come farebbe una belva nel dialogo con la contemporaneità. Parlare e soprattutto far parlare è il mestiere della giornalista e conduttrice romana che sta per tornare sul piccolo schermo con “Belve”. Questa sera, martedì ventisei settembre (Rai 2, ore 21,20), il programma riparte.

Belve, seconda stagione

L’ultimo colpo messo a segno da Francesca Fagnani è Fabrizio Corona. Che appena tornato in libertà, sarà ospite della prima puntata. Gli altri ospiti saranno Stefano De Martino e Arisa. Il più atteso dal pubblico del prime time è certamente l’ex re dei paparazzi e imprenditore, personaggio controverso quanto affascinante, al quale la figura del giornalista deve pur dare spazio e voce: se fosse ancora in vita, Francesca Fagnani, che si è già occupata coraggiosamente di mafia (per il suo lavoro ha ricevuto le minacce dei Casamonica), intervisterebbe anche Matteo Messina Denaro. Lo farebbe usando le sue domande secche e scomode senza alcun timore. Senza comunicare il disprezzo che suscita chi è stato condannato dalla giustizia italiana per decine di omicidi, tra cui quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido – le vere belve sono quegli individui che offendono pure la natura animale.

Il nuovo che avanza

I nuovi palinsesti della Rai contengono conferme e novità. Tra i volti noti, Francesca Fagnani è già riuscita nell’impresa di intercettare il pubblico giovane attraverso Tik Tok: il processo di formazione della nuova televisione italiana passa anche attraverso la riconferma del suo programma. Un ritorno motivato dal successo delle scorse edizioni. Belve è un prodotto di qualità che sa affrontare le questioni più importanti legate all’attualità. Nei giusti toni, senza appesantire o tediare, in modo da attirare i telespettatori di ogni fascia d’età. Un format smart che smonta il pregiudizio per il quale velocità e buona informazione non possono stare insieme. La conduttrice, che quest’anno abbiamo apprezzato al Festival della canzone italiana, è chiamata a dare il proprio contributo nel tentativo di modernizzare il mondo della tv italiana. Perché possa riuscirci, la televisione e mamma Rai, bisognerebbe vincere la diffidenza verso le società esterne e collaborare, ha dichiarato la stessa Francesca Fagnani. L’obiettivo sia stimolare la curiosità del telespettatore italiano verso i programmi di approfondimento sociale, politico o culturale, laddove si fa anche informazione. Tenendo conto che quest’ultima ormai viaggia e si scioglie rapidamente lungo i binari infuocati del web o dei social.

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Popolo in festa

Martina Franca, la parrocchia Regina Mundi celebra San Michele Arcangelo

26 Set 2023

Nella parrocchia di Regina Mundi a Martina Franca i festeggiamenti in onore degli arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele chiudono il mese di settembre e aprono ufficialmente il nuovo anno pastorale 2023-24. Il programma religioso e civile comprende una serie di appuntamenti che, unendo preghiera, intrattenimento religioso e approfondimenti, mantengono viva la devozione verso gli arcangeli, in particolare San Michele al quale è dedicata una delle tre chiese della parrocchia e l’antica grotta. Nel programma, il triduo si svolge da martedì 26 a giovedì 28 settembre, con la recita della corona angelica alle 18:30 e la celebrazione della santa messa alle 19 nella chiesa parrocchiale. Venerdì 29, giorno che il calendario liturgico intitola ai tre arcangeli, le messe sono previste alle 8:30, alle 10:30 e, la sera alle 19, preceduta dalla recita della corona angelica, e saranno celebrate tutte nella chiesa di San Michele.

La comunità di Regina Mundi propone nei festeggiamenti anche due appuntamenti interessanti oltre le celebrazioni.
Giovedì 28 settembre, alle ore 19:30 sarà presente padre Francois-Marie Dermine, che terrà un incontro dal titolo “Le potenze superiori: angeli e arcangeli”. Domenicano appartenente all’ordine dei Predicatori, padre Dermine è esorcista e presidente del Gris, il gruppo di ricerca e informazione socio-religioso, fondato nel 1987 per promuovere la ricerca e lo studio sulle sette, i nuovi movimenti religiosi e la fenomenologia ad essi correlata. Un appuntamento imperdibile per chi desidera approfondire il tema dal punto di vista sociologico, culturale, religioso e scientifico. Nell’occasione, il noto esorcista sarà chiamato a esprimersi sulle apparizioni reali e presunte degli arcangeli nel territorio.

Venerdì 29, invece, i Wakeup Gospel Project animeranno la festa con un concerto live a partire dalle 20:30, come da tradizione della festa ripristinata quest’anno per la terza edizione. Una novità quest’anno: al gruppo, diretto dal maestro Graziano Leserri, si uniranno anche le voci del coro parrocchiale.

Sabato 30 settembre, infine, la comunità parrocchiale si sposta in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo e a Monte Sant’Angelo, nella basilica celeste di San Michele, sulle orme dell’arcangelo e di Padre Pio.

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Diocesi

Alla parrocchia degli Angeli Custodi, calorosa accoglienza a mons. Miniero

26 Set 2023

di Angelo Diofano

Grande momento di festa, domenica sera, alla parrocchia degli Angeli Custodi, ai Tamburi, per la visita dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero, accolto calorosamente dai fedeli, soprattutto i più piccoli. L’occasione è stata data dalla benedizione della nuova statua processionale degli Angeli Custodi, opera dal maestro cartapestaio leccese Antonio Calogiuri, molto più leggera di quella preesistente, così da poter essere sorretta dai ragazzi e dalle donne.
L’acquisto è stato possibile grazie alla generosità di tutta la comunità parrocchiale.

All’inizio della santa messa, il parroco don Alessandro Argentiero ha presentato a mons. Ciro Miniero, la vivace e fattiva comunità del quartiere Tamburi, chiedendone la vicinanza con la preghiera. Di fronte a tanto affetto dimostratogli, l’arcivescovo ha risposto con parole all’insegna della più profonda paternità e con l’invito a non abbattersi mai e a fare rete di fronte alle difficoltà nel quotidiano, nella certezza che Dio non abbandona mai il suo popolo.

Dopo la celebrazione, sono stati premiati con borse di studio da 250 euro ciascuna (per acquisto di materiale scolastico), messe a disposizione da Teleperformance, quattro studenti dell’istituto comprensivo “Galilei” che hanno ottenuto la massima votazione agli esami di licenza media: Sara Durante, Andrea Carnevale, Emanuela Sambito e Fatima Santo. “Ciò costituisce – ha commentato il parroco -un segnale di incoraggiamento e di riconoscimento a quelle realtà (e non sono poche) che rappresentano il volto migliore del quartiere Tamburi garanzia per un futuro migliore”

Ha fatto seguito la consegna, per la prima volta, del premio “Angelo Custode” a quelle persone che in tutto questo tempo sono state molto vicine alla parrocchia e che si sono impegnate per la promozione sociale nel territorio. Il riconoscimento è andato a fra Giancarlo Greco, parroco alla parrocchia- santuario Madonna della Croce di Francavilla Fontana, per il suo contributo alla formazione spirituale dei parrocchiani, al dirigente scolastico dell’i.c. Galilei, Antonietta Iossa, e ai suoi collaboratori Loredana Basile e Luigi Faraldi, per l’attenta opera finalizzata alla crescita culturale degli studenti, a Teleperformance (premio consegnato nella mani del dirigente Alessandro Ladiana), sempre vicina alle necessità della parrocchia, e all’arcivescovo mons. Ciro Miniero.

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Formazione cristiana

Venerdì 13 ottobre incontro dell’arcivescovo con i giovani

foto G. Leva
26 Set 2023

di Angelo Diofano

Venerdì 13 ottobre al seminario arcivescovile di Poggio Galeso, a cura del servizio diocesano di pastorale giovanile (coordinato da don Francesco Maranò), si terrà l’incontro dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero con i giovani e i giovanissimi dai 13 anni in su, appartenenti alle comunità parrocchiali, ad associazioni e movimenti, assieme ai loro educatori, per vivere insieme un momento di conoscenza, preghiera, condivisione e festa nel ricordo del beato Carlo Acutis.

Questo il programma della serata: ore 18, arrivi; ore 18.30, accoglienza dell’arcivescovo; ore 19, momento di preghiera in cui mons. Ciro Miniero indirizzerà il suo messaggio ai presenti; a seguire, l’animazione musicale a cura della God play christian band.

Sarà possibile comunicare la propria presenza compilando il seguente modulo: https://forms.gle/Wigb4NtTkZY1HNuB8, dove si potrà inserire una domanda da sottoporre a mons. Miniero; le più significative saranno proposte pubblicamente durante la serata.

Infine sabato 28 ottobre, dalle ore 16, il Centro diocesano per le vocazioni (coordinato sempre da don Francesco Maranò) darà inizio alle attività annuali con un pellegrinaggio vocazionale presieduto da mons. Ciro Miniero con tappa finale nel seminario arcivescovile. L’iniziativa, organizzata in collaborazione con l’Acr diocesana e l’Ufficio diocesano per la catechesi, è rivolta ai ragazzi del post-cresima, ai giovanissimi e ai ministranti.

 Informazioni più dettagliate verranno fornite in seguito.

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Dipartita

La scomparsa di don Vincenzo Macripò

Le esequie si terranno martedì 26 alle ore 15.30 nella chiesa madre di Monteparano, presiedute dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero

25 Set 2023

di Angelo Diofano

È deceduto lunedì 25 settembre all’età di 93 don Vincenzo Macripò, parroco emerito di Monteparano.

Il sacerdote era nato a Fragagnano il 22 gennaio 1930 da Carmelo e Maria Rosaria Angolano. Fu alunno del seminario arcivescovile di Taranto, frequentando successivamente il primo e secondo anno di liceo in quello regionale di Molfetta. Quindi, come si era soliti fare in quei tempi, fu trasferito al seminario di Chieti dove conseguì la maturità classica e frequentò i primi due anni del corso di teologia. Gli studi furono completati al seminario Molfetta.

Il 10 luglio del 1955 egli diventò sacerdote nella chiesa madre di Carosino, facendo parte, con don Pasquale Fedele, don Giuseppe Laneve e don Ciro Tripiedi, del primo gruppo di presbiteri ordinati dall’allora vescovo ausiliario mons. Guglielmo Motolese.

Don Vincenzo ricoprì, nell’ordine, gli incarichi di vicario parrocchiale al Carmine di Grottaglie, all’Immacolata di Fragagnano e alla Collegiata San Martino di Martina Franca; fu poi vicario economo all’Annunziata di Monteparano, di cui nel 1959 divenne parroco, rimanendovi fino al 2006, cioè per ben quarantasei anni. Lasciato l’incarico per raggiunti limiti di età, ha continuato a collaborare con i suoi successori: don Gerardo Dante Veneziani, don Saverio Calabrese e infine con don Angelo Pulieri.

Diverse sono state le vocazioni sacerdotali negli anni in cui è stato parroco, fra cui quelle di don Nino Borsci, don Cosimo Rodia e don Francesco Castelli; diverse ragazze da lui guidate spiritualmente hanno preso i voti fra le Figlie di Maria Ausiliatrice, che hanno operato a lungo a Monteparano.

I suoi parrocchiani lo descrivono come un ottimo pastore, molto scrupoloso nelle confessioni e da tutti considerato un padre, sul cui aiuto poter contare per ogni necessità.

Le esequie si terranno martedì 26 alle ore 15.30 nella chiesa madre di Monteparano, presiedute dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero. La salma sarà tumulata nella cappella di famiglia del cimitero di Fragagnano.

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Formazione

Torna l’acquacoltura tra i corsi universitari a Taranto, dopo ripensamenti e cancellazioni

25 Set 2023

di Silvano Trevisani

L’offerta formativa dell’Università a Taranto si arricchisce di un nuovo corso di laurea: Scienze delle produzioni e delle risorse del mare. Lo ha presentato Stefano Bronzini (nella foto dello Studio Ingenito), rettore dell’Università di Bari, da cui dipende. Bronzini ha rimarcato l’obiettivo di assecondare la vocazione territoriale. Il corso, infatti, è destinato a fornire le conoscenze di base per la formazione tecnico-scientifica di figure professionali in grado di operare nei settori dell’acquacoltura e della produzione primaria ittica e nella salvaguardia degli animali acquatici.

Ma in realtà si tratta, mutatis verbis, di una riedizione di Maricoltura, acquacoltura e igiene dei prodotti ittici. Uno dei corsi di laurea di primo livello con i quali si avviò la gemmazione da Bari del polo tarantino che, dopo trent’anni, insegue ancora l’autonomia. Che altre città, come Foggia, ottennero immediatamente, e che rappresenterebbe la sola condizione per un vero e proprio decollo del polo tarantino. Maricoltura, infatti, che aveva sede a Palazzo Amati, nonostante le proteste della comunità, venne cancellata a pochi anni dall’avvio, per scelte venute dall’altro e non sempre condivisibili.

Ricordiamo, tra l’altro, che la il polo universitario è gemmato da Bari, il Politecnico, nell’atto di fondazione, aveva originariamente una doppia dicitura: Politecnico di Bari e Taranto. Ma in realtà, i pochi corsi di laurea in ingegneria, molto fluttuanti e poco completi, assorbono flussi anch’essi ondivaghi, sollecitati spesso da indicazioni esterne. Ora, ad esempio, cresce il numero degli iscritti all’indirizzo “aerospaziale”, le cui ricadute sono tutte ancora da verificare. Mentre è certo che quasi tutti i docenti sono baresi.

I tanti corsi cancellati

Taranto, nel bene e nel male, ha sempre dovuto seguire le scelte piovute dall’alto, spesso in conseguenza della necessità di espansione di insegnamenti nei quali collocare “propri” docenti, come quando ha attivato corsi inutili ma fumosi di Scienze della comunicazione, di Scienze della comunicazione nelle aziende. E ancora: Scienze dalla formazione, Lettere e culture del territorio, Lettere moderne, di Scienza dell’educazione e dell’Animazione socio-culturale, di Educazione professionale nel campo del disagio minorile della devianza e della marginalità. Corsi che già da decenni venivano chiamati diplomifici, tutti regolarmente cancellati così come pure quelli Scienze dei beni culturali, anche se reindirizzati al turismo (che aveva avuto in passato un’appendice anche a Martina Franca), o Scienze e tecnologie della moda, corso interfacoltà nato da sollecitazioni estemporanee ma prive di concretezza. Intanto, il corso di laurea più classico e gettonato negli anni passati, quello in Giurisprudenza (in realtà Scienze giuridiche, ma non fa differenza), sta conoscendo un declino pari alla sempre più scarsa spendibilità del titolo, nonostante specializzazioni, master e dottorati.

Altre volte ha dovuto subire veri e propri saccheggi, come la duplicazione a Bari di quelle Scienze ambientali che erano state un fiore all’occhiello del primo polo tarantino.

La ricerca dell’autonomia

Insomma, a oltre trent’anni dal suo varo, Taranto universitaria è ancora alla ricerca di una sua dimensione e sempre dipendente da investimenti esterni, dovuti alla sua mancanza di autonomia. Come i 53 milioni che si attende di ricevere dalla Regione per il corso di laurea in Medicina, che quest’anno ha ammesso al primo corso 75 matricole, e che alcune voci vorrebbero in dirittura d’arrivo.

Così come un work in progress è la questione delle sedi. È noto, ad esempio, che il Politecnico ha chiesto di disporre sedi didattiche in Città vecchia, accanto a quelle laboratoriali a Paolo VI. Dovrebbero essere messi a sua disposizione Palazzo Galeota e Palazzo Delli Ponti, entrambi più volte completamente ristrutturati ma che attualmente richiedono nuove ristrutturazioni insieme al trasferimento delle attività che vi si svolgono. D’altra parte è certamente positivo che la Marina Militare ospiti, oggi, quattro corsi di laurea, in infermieristica, informatica, scienze del mare e ingegneria navale.

In tutto ciò, comunque, non si può non rilevare come l’attrattività del polo universitario tarantino sia ancora modesta e che dreni pochissimo del movimento in uscita che priva la città delle sue migliori intelligenze, e di gran parte della sua gioventù.

Nuove istituzioni, come quella appena annunciata di Scienze delle produzioni marine, sono certamente un contributo positivo, ma una svolta potrebbe venire solo dall’autonomia. Condizione che era stata presa a cuore dal prefetto Martino, oggi in uscita da Taranto, che aveva indicato nella Fondazione Archita l’istituzione adeguata a questo scopo.

Ci auguriamo che il nuovo prefetto Paola Dessì riprenda il proficuo lavoro di coordinamento del suo predecessore, sempre affiancato, anzi “tallonato” dal Cqv.

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