Viaggio apostolico

Papa Francesco alla conferenza stampa in aereo: “Non possiamo mandare indietro i migranti come fossero una pallina da ping pong”

foto Vatican media/Sir
25 Set 2023

“Non possiamo mandare indietro i migranti come fossero una pallina da ping pong”: lo ha detto Francesco, nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Marsiglia, in cui è tornato a ribadire che “i migranti vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati”: “Se tu non puoi integrarlo nel tuo Paese, accompagnalo e integralo nel suo Paese, ma non lasciarlo nelle mani di questi crudeli trafficanti di persone”. “Il dramma dei migranti è questo oggi: che noi li mandiamo indietro e cadono nelle mani di questi disgraziati che fanno tanto male”, ha detto il papa: “Li vendono, li sfruttano. Quella gente cerca di uscire. Ci sono alcuni gruppi di persone che si dedicano a salvare gente nel mare. Ho invitato uno di loro a partecipare al Sinodo, uno che è a capo di Mediterranea Saving Humans. Loro ti raccontano delle storie terribili”.

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Francesco

Papa Francesco alla camera ardente del Senato per Giorgio Napolitano

foto Ansa/Sir
25 Set 2023

Domenica 24, poco dopo le 13.15, il papa si è recato alla camera ardente allestita per il presidente emerito Giorgio Napolitano, “per esprimere, con la presenza e la preghiera, il suo personale affetto a lui e alla famiglia, e per onorare il grande servizio reso all’Italia”. Lo ha reso noto la sala stampa della Santa sede. Un “servitore della patria”: così Francesco, nei saluti al termine dell’udienza generale del 20 settembre aveva definito l’ex capo dello Stato, ricoverato da 4 mesi in una clinica romana e le cui condizioni di salute erano peggiorate. Il giorno della morte, il 22 settembre, in un telegramma alla moglie, signora Clio, Francesco aveva ricordato la sua “lungimiranza” nelle scelte importanti per la vita del Paese. La camera ardente del presidente della Repubblica emerito, allestita nella sala Nassirya del Senato, resterà aperta fino a tutta la giornata di oggi.
I funerali di Stato, in forma laica, si svolgeranno domani alle 11.30, nell’aula della Camera.

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Festival

Al MuDi di Taranto, venerdì 29, «Gli Spartani» per il Taras Teatro Festival

A seguire, sabato 30 settembre, «Le Tragicomiche, vita da eroi» e domenica 1 ottobre, «L’orma di Ulisse»

25 Set 2023

Conto alla rovescia per il debutto de «Gli Spartani», regia di Daniele Salvo, primo grande evento del Taras Teatro Festival, venerdì 29 settembre alle ore 21 nel MuDi-Museo diocesano nella città vecchia di Taranto.
Ripercorrere la storia mitica degli Spartani per ritrovare le radici culturali di Taranto, al di là di ogni pregiudizio. Una città ‘bollata’ troppo facilmente solo come luogo afflitto dall’inquinamento è invece culla della civiltà magnogreca, nonché unica colonia spartana.

Protagonista è Clitemnestra, giovane già così piena di cicatrici da lasciare intravedere la sua futura furia assassina. A vestirne i panni è l’attrice Valeria Cimaglia, che porta avanti una personale battaglia nel mondo del teatro: superare i pregiudizi e farsi strada senza cancellare la cicatrice che porta sul volto. Il testo di Barbara Gizzi riprende gli eventi prima della guerra di Troia e offre riflessioni sull’attuale senso di collettività opposto all’individualismo. La questione femminile e il contrasto generazionale sono solo alcuni dei temi affrontati da Clitemnestra, Tindaro (Massimo Cimaglia), Agamennone (Giuseppe Sartori), Leda (Elena Polic Greco) ed Elena (Giulia Sanna). Nel prologo, Ebalo ha la voce di Ugo Pagliai. Il coro, composto da under 30, è formato da Guido Bison, Gabriele Crisafulli, Lorenzo Iacuzio, Gianvincenzo Piro, Tommaso Sartori, Damiano Venuto. La produzione è di Terra Magica in collaborazione con il Ministero della Cultura come progetto speciale 2023.

 

Il 29 settembre «Gli Spartani», posto unico 15 euro, aprirà il Taras Teatro Festival.
A seguire, sabato 30 settembre: «Le Tragicomiche, vita da eroi»: produzione Crest e I Nuovi Scalzi, testo e regia di Savino Maria Italiano, posto unico 15 euro. Domenica 1 ottobre: «L’orma di Ulisse» presentato dall’associazione culturale Altrosguardo, protagonista Graziano Piazza, ingresso gratuito con prenotazione.
Gli eventi si terranno nel Museo diocesano di Taranto con inizio alle ore 21.
Prevendite su www.vivaticket.com o auditorium TaTà in via G.Deledda a Taranto. Info 3663473430.

Nel programma del TFF, eventi collaterali e gratuiti per i più piccoli. Laboratorio «Inventa il mito!» a cura della cooperativa Museion. È riservato a bambini tra 6 e 11 anni che potranno elaborare un mito secondo la propria fantasia (30/9 ore 17:30 al MuDi). Laboratorio «Taranto…ce storie!», a cura di Giovanni Guarino, con Nicoletta D’Ignazio e Andrea Romanazzi. Un’esperienza ludico-espressiva per conoscere storia e identità di Taranto, per ragazzi da 11 a 18 anni (28 e 30/9 ore 17:00 e 1/10 ore 10:30 ex Convento San Gaetano, largo S.Gaetano). Laboratorio «L’arte del combattimento antico: la falange oplitica» a cura de I Cavalieri de li terre Tarentine con Vito Maglie ed Emanuele Stornino. Per partecipanti dai 15 anni in su, si imparerà a conoscere armi e armature magno-greche in duello e in formazione. (30/9 ore 11 al MuDi). Laboratorio «Alla scoperta di Taras!» a cura della cooperativa Museion. Per bimbi da 6 a 11 anni, una caccia al tesoro nella Taranto antica (30/9 ore 18:45 al MuDi). Incontro «L’universo del vasaio greco» con Cosimo Vestita, maestro dello storico laboratorio di Grottaglie (MuDi, 1/10 ore 19). Info 3663473430.

 

L’idea è di Terra Magica Arte e Cultura con la partecipazione del Comune di Taranto, tramite il bando “Taranto Capitale dei Festival 2023”, in collaborazione con la cooperativa teatrale Crest. la direzione artistica è del regista e attore tarantino Massimo Cimaglia: «Tutto avviene, volutamente, negli stessi giorni del convegno internazionale di studi sulla Magna Grecia. L’idea è dare un’immagine vera e potente della cultura a Taranto. L’auspicio è realizzare un appuntamento fisso, che possa dare spazio al teatro e rappresenti un’opportunità concreta per i giovani». Entusiasmo nelle parole di Fabiano Marti, assessore comunale allo Spettacolo: «Arricchiamo con un importante tassello, quello del teatro, la grande serie di Festival che mettono Taranto al centro. Il lavoro della nostra amministrazione è finalizzato a promuovere e sviluppare arte e cultura, che fanno parte delle nostre radici, con eventi alla portata di tutti e che attraggono turisti e visitatori».

L’evento è sostenuto da Fondazione Taranto 25. Patrocini: Istituto Nazionale del Dramma Antico, Università di Bari, Institute of Sparta, cooperativa Museion, MuDi, Soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, AICC, Amici dei Musei di Taranto, I Cavalieri de li terre Tarentine.

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Sport

Taranto, SailGP, e il vento che sta cambiando

Lo spettacolo dei catamarani F50 - foto G. Leva
25 Set 2023

di Paolo Arrivo

Lo scirocco ha salutato l’avvio della competizione scandendo a un ritmo adrenalinico la prima delle due giornate. Quel vento che ai tarantini poco piace, perché fa schizzare verso l’alto la temperatura e i tassi di umidità, è stato una benedizione per i velisti di fama mondiale impegnati nelle regate, lo scorso fine settimana. Lo scirocco ha poi lasciato il posto alla debole tramontana. Ebbene, il senso di SailGP sta già nella rotazione dei venti che hanno raggiunto il suolo, il territorio e la comunità: la Taranto che punta sullo sport, sulla risorsa mare, sta cambiando volto, aspettando i Giochi del Mediterraneo. Ecco la virata o strambata. Ce la raccontano quei catamarani, che sguazzavano sulle acque del Mar Grande. Una lezione impartita sotto lo sguardo incuriosito e ammirato dei media internazionali. Che hanno fotografato il Rockwool Italy Sail Grand Prix, unico appuntamento in Italia del circuito mondiale.

SailGP, la competizione

Successi dell’Australia nelle prime due regate, mentre nella terza ha dominato la Danimarca. La vittoria della quarta gara è andata a Emirates Great Britain SailGP Team. Mentre nella quinta ha vinto l’equipaggio statunitense di Jimmy Spithill. Sorpresa nel finale: quella che doveva essere l’ultima decisiva gara, disputata tra Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia, è stata annullata in corso di svolgimento. Perché il vento mancava. Ironia della sorte, lo stesso si è fatto sentire forte nei minuti in cui Emirates Great Britain SailGP Team poteva festeggiare al castello Aragonese la vittoria della classifica generale – secondo posto per l’Australia, poi l’equipaggio americano. La mutevolezza del tempo climatico ha detto che tutto rapidamente si può evolvere nella vita e rovesciare. Per vincere bisogna saper cogliere l’attimo, e adattarsi, non dando nulla per scontato; non farsi sorprendere, mantenere alta la guardia, restare vigili per sognare. E uniti, compatti, come accade proprio negli sport di squadra, per tagliare il traguardo tanto agognato dei Giochi del Mediterraneo.

Gli occhi su Taranto

“L’equipaggio ha fatto un ottimo lavoro per tutto il fine settimana, sicuramente siamo stati fortunati nella regata finale”. Questo il commento di Ben Ainslie. Il timoniere della formazione della Gran Bretagna ha poi dichiarato: “Non vediamo l’ora di tornare qui nella prossima stagione: Taranto è una città bellissima, con tanta storia, e il pubblico italiano ha una passione enorme per lo sport della vela. È stato veramente bello regatare davanti a una platea così numerosa”. Non sappiamo se è dello stesso parere il velista statunitense Hans Henken. Il quale, vittima di un incidente a bordo del suo catamarano nel corso della terza regata, è stato costretto a fare la conoscenza dell’ospedale di Taranto. Ma a prevalere nella due giorni di regate è stata la bellezza della città dei due mari fotografata dalle riprese aeree della regia internazionale.

Le conclusioni

Al netto delle polemiche alimentate da quanti storcono il naso di fronte ai grandi eventi che comportano un dispendio di risorse economiche sottratte ad altre priorità (non hanno tutti i torti, vanno ascoltati), SailGP è stata una bella pagina di sport vissuta come una festa dalla comunità. La città che pullula di presenze (tarantini, italiani e stranieri), anche nelle ore più insolite, nel primo pomeriggio di domenica, è una rarità. Uno spettacolo dentro lo spettacolo. Così le persone che si sono assiepate in strada, dal bordo antico al centro, dalla “ringhiera” alla Rotonda lungo il lungomare Vittorio Emanuele III, per vedere dal vivo le gare.

Photogallery by Giuseppe Leva

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Disabilità

ExpoAid 2023, il ministro Locatelli: “Da qui ripartiamo per un piano nazionale sulla disabilità”

foto Ansa/Sir
25 Set 2023

di Riccardo Benotti

“Rimini è stato un punto di incontro per tutte le persone che si occupano di disabilità nei diversi contesti: dal mondo del terzo settore all’associazionismo, dallo sport alla cultura, dalle persone stesse con disabilità alle istituzioni a tutti i livelli. Mi auguro che l’evento che abbiamo vissuto possa unire ancora di più questo mondo su alcuni punti fermi, per invertire l’ordine di priorità che spesso ci vede in fondo alla lista delle cose da fare”. Il ministro per le disabilità, Alessandra Locatelli, parla a conclusione dell’evento che ha visto riunite nel capoluogo romagnolo oltre duemila persone per ExpoAid 2023 sul tema “Io, persona al centro”.

Da Rimini si riparte per definire un piano di azione?
Abbiamo capito dove siamo arrivati e cosa dobbiamo fare. Quanto emerso in questi giorni sarà fondamentale anche per l’osservatorio nazionale sulla condizione di vita delle persone con disabilità, che presiedo e che sarà totalmente rinnovato. Il prossimo piano nazionale sulla disabilità sarà operativo: non un trattato di filosofia, ma una risposta concreta alle esigenze delle persone. Per farlo era fondamentale che le linee guida su cui lavorare fossero condivise e accogliessero le voci del territorio. Il piano sarà decisivo per la programmazione dei prossimi anni e avrà la firma del presidente della Repubblica. È un documento di grande importanza.

ExpoAid è stata l’occasione per dare la parola a tante realtà diverse.
Tutti devono avere la possibilità di portare il loro contributo. Abbiamo voluto dare spazio alle esperienze della disabilità in tutte le aree di intervento della vita quotidiana. L’evento ha avuto una dimensione seminariale per preparare le linee guida e una dimensione espositiva per far capire che ci sono davvero in Italia tante buone pratiche da condividere con esempi di progetti di inclusione e innovazione. C’è stata la festa serale al porto, che non è stato un evento banale ma ha coinvolto direttamente i ragazzi con disabilità intellettive, relazionali e di altro tipo. Hanno mostrato a tutti i talenti che possiedono, le competenze che mettono in campo ogni giorno. Il lavoro teorico intorno al tavolo si è unito alla divulgazione, abbiamo raccontato il valore di ogni persona.

Si augura una svolta culturale?
Assolutamente sì. È uno sforzo da fare a livello istituzionale – nazionale, regionale e comunale – per quel che concerne il tema della co-programmazione e della co-progettazione, ma anche del voler investire sugli altri e credere che ognuno abbia le potenzialità. Nei percorsi scolastici, di formazione, di lavoro, di inclusione. Ma anche nella dimensione privata, in cui troppo spesso registriamo ancora situazioni spiacevoli che vedono protagonisti i pregiudizi. Abbiamo bisogno di uno sguardo rinnovato.

Dopo Rimini si torna a lavorare sui decreti attuativi della legge delega?
Lavoriamo intensamente perché abbiamo delle scadenze importanti. Due decreti sono già stati portati al Consiglio dei ministri e stanno seguendo il loro iter parlamentare: la riqualificazione degli enti locali dal punto di vista dell’accessibilità e l’istituzione della figura del garante nazionale per le persone con disabilità. Adesso abbiamo due decreti, quelli più importanti, che sono stati definiti in bozza dai tavoli di lavoro. Si tratta del progetto di vita e della valutazione di base. Inoltre, abbiamo iniziato un’attività di concertazione con gli altri ministeri, che è importante dal punto di vista economico e di condivisione dei percorsi.

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Tracce

Ma se avessero tanto danaro, partirebbero?

Foto da quirinale.it
25 Set 2023

di Emanuele Carrieri

Quando la notizia è giunta, in diversi – compreso chi scrive – hanno pensato che si trattasse di un’interpretazione sbagliata, di un errore che la presidenza del Consiglio oppure il ministero dell’Interno, di lì a poco, avrebbero corretto o di una esagerazione che sarebbe stata ridimensionata. No, è proprio così. Il secondo pensiero è stato: “È la commemorazione dell’anniversario!”. Dieci anni fa, il Mediterraneo fu lo sfondo di un naufragio che ha lasciato una ferita sanguinante, mai cicatrizzata, mai rimarginata: il 3 ottobre 2013, vicino al porto di Lampedusa, poco lontano dall’isola dei Conigli, un barcone partito dalla Libia affondò, provocando la morte di 368 persone e lasciando per sempre negli abissi i corpi di un’altra ventina di esseri umani. La notizia è che i benestanti che raggiungono irregolarmente il nostro Paese potranno fare a meno di finire come i poveracci nei Centri di permanenza per il rimpatrio, che hanno sostituito i vecchi CIE e che sono oggetto, da diversi giorni, di un furibondo scontro politico. Chi se lo può consentire o può fare affidamento su qualche finanziatore generoso, o meglio, interessato, potrà versare cinque mila euro, per la precisione, 4938 euro, e rimarrà libero lasciando al loro destino gli sventurati compagni di sorte con cui è arrivato in Italia. Si comprerà con banconote, alla fine, quel diritto che ai rifugiati “normali” viene negato dallo Stato italiano in spregio delle leggi internazionali, della Costituzione e del buon senso. È quanti riportato nel decreto che il ministro Piantedosi ha ordinato che fosse reso noto, senza una riga di commenti, con la sola indicazione burocratica di “disposizioni” di carattere finanziario sul trattamento dei soggetti da restringere nei CPR. Inconsapevole disattenzione oppure cassa per l’erario? Quale che sia la risposta, è un provvedimento che si commenta da sé. Ora la raffica di interrogativi. Ma chi rischia la propria vita attraversando il deserto e il Mediterraneo lo fa per affetto verso i propri sterminati capitali depositati nei caveaux delle banche svizzere? Ma davvero si può continuare a rubare agli altri solo il peggio del peggio, vedasi la scarcerazione su cauzione del sistema penale degli Stati Uniti? Non si corre il rischio di favorire le organizzazioni criminali dei trafficanti di esseri umani che si convertiranno all’usura? È una brutta pagina della Storia, non soltanto della nostra, ma di quasi tutto l’Occidente. È una pagina nella quale è apparsa, ancora una volta, la incapacità di comprensione dei fenomeni migratori, che, alla luce dei fatti, non si possono fermare. Sono come i sismi: non si possono prevedere e si può solo ricorrere a adeguate tecniche di costruzione per limitare i danni e salvaguardare l’incolumità di persone e di cose. Non basta: poco dopo la partenza dall’Italia del presidente tedesco Steinmeier, che aveva ascoltato e pronunciato insieme al presidente Mattarella parole equilibrate e ragionevoli sulla necessità di gestire in maniera ragionevole e umana il fenomeno dell’immigrazione, Nancy Faeser, la ministra dell’Interno del governo Scholz, ha dato comunicazione di un nuovo fermo dei trasferimenti secondari di profughi dall’Italia, cioè di migranti entrati come primo sbarco in Italia. Mattarella, alla presenza dell’ospite tedesco, aveva pronunciato parole chiarissime sul protocollo di Dublino (“è uno strumento del pleistocene”) e sulla necessità di impegnarsi per sorpassare un regolamento che è stato varato nel 1993, “in un’altra epoca storica”. Soltanto il superamento di Dublino consentirebbe di porre sul tappeto almeno la premessa essenziale per ottenere quello che da tante parti si pretende a tutti i costi: una assunzione collettiva di responsabilità europea, fondata sul fatto che chiunque entra in un paese dell’Unione entra in realtà in Europa e l’Europa, le sue istituzioni, i suoi governi, devono essere in grado di organizzarne la gestione. Siccome fermare gli arrivi non è possibile, l’unica soluzione che si vede è quella di ammucchiare i profughi nei CPR e aumentare fino a un anno e mezzo il periodo in cui è negata loro la libertà. A meno che non si tratti di persone con i soldi in grado di pagare la cauzione o si tratti di possibili soldati che le organizzazioni criminali si compreranno, scegliendo per chi tirare fuori i soldi. La pagina finale è un coro di lamenti contro l’intenzione del governo tedesco di erogare 800 milioni di euro a Sos Humanity, una ONG operativa nel salvataggio di profughi in mare, e con altri 400 milioni di euro a una che assiste i migranti arrivati in Italia. Se avessero aspettato sarebbe stato meglio: i finanziamenti andranno alla Comunità di Sant’Egidio, le cui attività assistenziali sono molto apprezzate in tutto il mondo. Intanto papa Francesco da Marsiglia è tornato a ricordare il dovere dei salvataggi in mare e ha ringraziato gli equipaggi delle navi delle ONG. Dubbio: blocco ferroviario della Stazione Vaticana o blocco fluviale del Tevere?

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Incontri del Mediterraneo

Papa Francesco a Marsiglia: “In Europa c’è bisogno di un sussulto di umanità”

Nella messa al Velodrome, il pontefice ha chiesto all’Europa di non blindare i cuori di fronte “al tragico scarto della vita umana, che oggi viene rifiutata in tante persone che emigrano”

foto Vatican media/Sir
25 Set 2023

di Maria Michela Nicolais

“Le nostre città metropolitane e tanti Paesi europei come la Francia, in cui convivono culture e religioni diverse, sono una grande sfida contro le esasperazioni dell’individualismo, contro gli egoismi e le chiusure che producono solitudini e sofferenze”. Nell’omelia della messa al Velodrome di Marsiglia, davanti a 60mila persone e al presidente Macron, il papa ha chiesto un sussulto di umanità al nostro continente. Perché la fede “genera un sussulto dinanzi alla vita”, e sussultare “significa essere toccati dentro, avere un fremito interiore, sentire che qualcosa si muove nel nostro cuore”: “È il contrario di un cuore piatto, freddo, accomodato nel quieto vivere, che si blinda nell’indifferenza e diventa impermeabile, che si indurisce, insensibile a tutto e a tutti, pure al tragico scarto della vita umana, che oggi viene rifiutata in tante persone che emigrano, così come tanti bambini non nati e tanti anziani abbandonati”.

“Un cuore freddo e piatto trascina la vita in modo meccanico, senza passione, senza slanci, senza desiderio. E di tutto questo, nella nostra società europea, ci si può ammalare: il cinismo, il disincanto, la rassegnazione, l’incertezza, un senso generale di tristezza – l’analisi di Francesco -; una vita “senza sussulti” è quella tipica di un’epoca dalle “passioni tristi”.

Chi è generato alla fede, invece, “riconosce la presenza del Signore, come il bimbo nel grembo di Elisabetta”: “Riconosce la sua opera nel germogliare dei giorni e riceve occhi nuovi per guardare la realtà; pur in mezzo alle fatiche, ai problemi e alle sofferenze, scorge quotidianamente la visita di Dio e da lui si sente accompagnato e sostenuto”. “Dinanzi al mistero della vita personale e alle sfide della società, chi crede ha un sussulto, una passione, un sogno da coltivare, un interesse che spinge a impegnarsi in prima persona”, ha spiegato il papa: “Sa che in tutto il Signore è presente, chiama, invita a testimoniare il Vangelo per edificare con mitezza, attraverso i doni e i carismi ricevuti, un mondo nuovo”.

“La visita di Dio non avviene attraverso eventi celesti straordinari, ma nella semplicità di un incontro”, ha garantito Bergoglio osservando che l’esperienza della fede, oltre a un sussulto dinanzi alla vita, genera anche un sussulto dinanzi al prossimo: “Dio viene sull’uscio di una casa di famiglia, nel tenero abbraccio tra due donne, nell’incrociarsi di due gravidanze piene di stupore e di speranza. E in questo incontro c’è la sollecitudine di Maria, la meraviglia di Elisabetta, la gioia della condivisione. Ricordiamolo sempre, anche nella Chiesa: Dio è relazione e ci fa visita spesso attraverso gli incontri umani, quando ci sappiamo aprire all’altro, quando c’è un sussulto per la vita di chi ogni giorno ci passa accanto e quando il nostro cuore non rimane impassibile e insensibile dinanzi alle ferite di chi è più fragile”.
“Impariamo da Gesù ad avere fremiti per chi ci vive accanto, impariamo da lui che, dinanzi alle folle stanche e sfinite, sente compassione e si commuove, ha sussulti di misericordia dinanzi alla carne ferita di chi incontra. Bisogna cercare d’intenerire i nostri cuori, rendendoli sensibili alle pene e alle miserie del prossimo, e pregare Dio di darci il vero spirito di misericordia, che è propriamente il suo stesso spirito, fino a riconoscere che i poveri sono i nostri signori e padroni”, la citazione di San Vincenzo de Paoli: “Penso ai tanti sussulti della Francia, a una storia ricca di santità, di cultura, di artisti e di pensatori, che hanno appassionato tante generazioni”.“Anche oggi la nostra vita, la vita della Chiesa, la Francia, l’Europa hanno bisogno di questo: della grazia di un sussulto, di un nuovo sussulto di fede, di carità e di speranza”, l’indicazione di rotta: “Abbiamo bisogno di ritrovare passione ed entusiasmo, di riscoprire il gusto dell’impegno per la fraternità, di osare ancora il rischio dell’amore nelle famiglie e verso i più deboli, e di rinvenire nel Vangelo una grazia che trasforma e rende bella la vita”. “Guardiamo a Maria, che si scomoda mettendosi in viaggio e ci insegna che Dio è proprio così: ci scomoda, ci mette in movimento, ci fa sussultare, come accadde a Elisabetta”, l’invito finale: “E noi vogliamo essere cristiani che incontrano Dio con la preghiera e i fratelli con l’amore; cristiani che sussultano, vibrano, accolgono il fuoco dello Spirito per poi lasciarsi bruciare dalle domande di oggi, dalle sfide del Mediterraneo, dal grido dei poveri, dalle sante utopie di fraternità e di pace che attendono di essere realizzate. Insieme a voi prego la Madonna, Notre Dame de la Garde, che vigili sulla vostra vita, che custodisca la Francia e l’Europa intera e che ci faccia sussultare nello Spirito”.

“Desidero salutare i fratelli e le sorelle venuti da Nizza, accompagnati dal vescovo e dal Sindaco, e sopravvissuti al tremendo attentato del 14 luglio 2016 – il saluto del papa al termine della messa -. Rivolgiamo un ricordo orante a quanti persero la vita in quella tragedia e in tutti gli atti terroristici perpetrati in Francia e in ogni parte del mondo”, l’appello di Francesco: “Il terrorismo è codardo. E non stanchiamoci di pregare per la pace nelle regioni devastate dalla guerra, soprattutto per il martoriato popolo ucraino”.

“La dignità dei lavoratori sia rispettata, promossa e tutelata!”, l’appello unito ad un pensiero speciale “per le persone in difficoltà e per tutti i lavoratori di questa città”. “Abbraccio tutta la Chiesa marsigliese, con le sue comunità parrocchiali e religiose, con i suoi numerosi istituti scolastici e le sue opere caritative”, l’esordio del saluto papale: “Quest’arcidiocesi è stata la prima al mondo ad essere consacrata al Sacro Cuore di Gesù, nel 1720, durante un’epidemia di peste; è dunque nelle vostre corde essere segni della tenerezza di Dio, anche nell’attuale epidemia dell’indifferenza”.

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Popolo in festa

A Lizzano, la festa della Madonna che scioglie i nodi

25 Set 2023

La presidenza dell’Azione Cattolica Italiana della chiesa madre San Nicola in Lizzano, guidata dal parroco don Giuseppe Costantino Zito, informa che giovedì 28 settembre sarà celebrata la festa, tanto amata da papa Francesco, della ‘Madonna che scioglie i nodi’, una cui grande ed artistica tela iconografica è custodita e venerata con grande amore e devozione nella suddetta chiesa parrocchiale. A riguardo  esistono numerose testimonianze di fedeli che, avendo chiesto aiuto alla Vergine Maria sotto questo titolo, hanno ricevuto benefici e grazie spirituali. Molti hanno sperimentato concretamente lo sciogliersi di quei nodi  che provocavano dolore e sofferenze e per i quali si erano rivolti alla Madre di Dio, chiedendo umilmente aiuto. E questi nodi sono le piccole e grandi croci della vita, le malattie del corpo e dello spirito, le situazioni di divisione, le difficoltà ad accettare la volontà di Dio, le molteplici difficoltà nella vita quotidiana (famiglia, lavoro, relazioni personali, disagi economici e sociali, ingiustizie e umiliazioni subìte, incapacità di perdonare e di amare…), come conseguenze del grande nodo del peccato.

Il programma religioso vede anzitutto lo svolgersi di un solenne novenario con la recita comunitaria del santo Rosario alle ore 18, seguita dal Vespro cantato e dalla messa vespertina delle ore 19 con predicazione; a tutti è assicurata, fino a tarda serata, la possibilità di accostarsi al sacramento della Riconciliazione e alla direzione spirituale.

Giovedì 28, giorno liturgico della festa è prevista alle ore 19 la solenne concelebrazione eucaristica  presieduta dal parroco don Giuseppe, con, al termine, l’offerta dell’incenso e l’atto di affidamento dell’intero paese alla Madre di Dio.

Per l’occasione, nel restaurato centro pastorale San Gaetano è stato promosso un interessante concorso poetico, iconografico e musicale mariano a cura dei ragazzi e dei giovani dell’Azione Cattolica parrocchiale insieme all’esperienza umanitaria di un emporio solidale per i poveri della comunità.

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Salvaguardia del Creato

Tempo del Creato: a Tramontone il ‘parco di platani’

25 Set 2023

di Angelo Diofano

Una gran folla, fra cui tantissimi bambini e ragazzi del catechismo, ha atteso nella chiesa di Sant’Egidio l’arrivo dell’arcivescovo, in concomitanza dei solenni festeggiamenti in onore del santo fraticello tarantino. Mons. Ciro Miniero è rimasto particolarmente colpito dal calore dell’accoglienza riservatagli e soprattutto dal grande entusiasmo dei più piccoli, assiepati fin sotto i gradini del presbiterio, e dalla compostezza dell’assemblea mostrata durante la santa messa, ben animata dai canti del coro parrocchiale. Accanto a mons. Miniero hanno celebrato il parroco don Lucangelo De Cantis, il suo vicario fra Francesco Nigro, don Antonio Panico (vicario episcopale dell’ufficio diocesano per la società e la custodia del creato), il suo collaboratore don Ezio Succa, padre Giuseppe Moni (dell’Istituto Cavanis, che ha guidato il triduo in preparazione alla festa di Sant’Egidio) e mons. Antonio Caforio.

Al termine ci si è diretti al piccolo parco denominato ‘Largo dell’amicizia’ (tra la Circonvallazione dei fiori e via Carlo Magno) per la benedizione dei platani, donati dalla Cei, messi a dimora in occasione della 49esima Settimana Sociale dei Cattolici, celebrata nella nostra città nell’ottobre del 2021. La Conferenza episcopale italiana ha scelto per la città questo tipo di alberi (gli altri sono stati già piantumati alla Salinella, nei pressi del Palafiom) in quanto hanno la funzione di purificare il terreno dagli agenti inquinanti.

Ha presenziato alla cerimonia il consigliere comunale Pietro Paolo Castronovi, il quale, da assessore all’ambiente nel periodo della Settimana sociale, mise a disposizione le aree comunali per la piantumazione dei platani.

Il prossimo appuntamento sarà per mercoledì 4 ottobre (solennità di San Francesco d’Assisi) alle ore 19.30, a Lizzano, il cui territorio soffre per la presenza di una discarica. “Invitiamo tutti nel salone della chiesa di San Pasquale in via Convento – conclude don Antonio Panico  – per la proiezione de  “La Lettera”, un film documentario con papa Francesco in cui vengono raccontate le storie di alcuni leader in prima linea provenienti da Senegal, Amazzonia brasiliana, India e Hawaii che danno voce alle sofferenze dei poveri, delle popolazioni indigene, dei giovani e della natura maltrattata”.

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Stagione artistica

La stagione artistica del teatro Tarentum

25 Set 2023

È stata presentata nei giorni scorsi la stagione artistica di prosa e musica 2023/2024 del teatro Tarentum, in via Regina Elena, con otto spettacoli di prosa e dieci appuntamenti con la musica. Il cartellone è un vero viaggio emozionale attraverso le radici della eredità culturale, le partecipazioni innovative e le molteplici sensibilità artistiche in grado di abbracciare generi e pubblici diversi.

«Il Tarentum – spiega il direttore artistico, il m° Dante Roberto – riprende la sua vocazione di luogo-soglia di promozione, confronto e dibattito culturale e si ripropone alla città con una veste rinnovata, con le radici ben salde nella storia, ma con lo sguardo proteso al futuro. L’obiettivo è quello di fare di questo teatro un centro culturale cittadino, un incubatore d’idee e un produttore di contenuti attraverso una propria programmazione culturale e artistica, anche con la realizzazione di spettacoli che nascono dalla nostra scuola teatrale e in definitiva con l’approfondimento, attraverso la suggestione dell’arte, di tematiche che spaziano dalla cultura al sociale fino all’attualità. Ci piace pensare che il pubblico dei nostri tempi voglia riflettere e interrogarsi su taluni temi; così affronteremo la tematica della cultura del Mediterraneo (Turchia, Spagna, Italia del sud, ebraismo), di come le civiltà si evolvono e si trasformano».

Mons. Carmine Agresta, presidente dell’associazione auditorium teatro Tarentum aggiunge: «Il teatro, nelle sue varie espressioni artistiche, è luogo vivo di cultura, di incontro e di formazione, per questo abbiamo voluto inserirci nel solco delle offerte culturali di Taranto non per essere concorrenti, ma complementari in un ventaglio di proposte che punta a corrispondere le attese di ogni pubblico. Siamo convinti che l’emancipazione e la crescita di una comunità passi attraverso i luoghi di cultura, che non sono mai pochi, e si candidano a fucine di pensiero, di idee e di bellezza. Questo vuole essere il nostro teatro».

Il Tarentum da quest’anno è anche luogo di formazione d’eccellenza grazie all’istituzione della scuola di teatro, che si avvale del contributo di artisti di altissimo profilo. L’offerta formativa è variegata sulla base dell’età dei destinatari. Il primo percorso di studi s’intitola “Out” ed è per “giovani” aspiranti cantanti, attori, danzatori e performers che si affacciano allo studio professionistico o amatoriale, delle arti e discipline performative dello spettacolo. È un metodo ideato dalla “triple” musical theatre performer Serena Ottardo, da vent’anni attiva anche nel campo della didattica per ragazzi e adulti. Sono previsti, inoltre, corsi rivolti agli adolescenti e ai bambini della scuola primaria.

Questo il cartellone:

Prosa

Aprono la stagione del teatro Tarentum, il 14 ottobre, due fuoriclasse della comicità made in Puglia, Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, con lo spettacolo “Tutto il mondo è un palcoscenico”, dove si indaga con ironia e leggerezza sul nostro quotidiano.

Il 27 ottobre sarà la volta de “La storia di Sahmeran”: ispirandosi a un’antica leggenda popolare turca, si narral’amore tra la regina dei serpenti, metà donna e metà serpente, Şahmeran, e un bellissimo ragazzo. Gli eventi condurranno lei a una tragica fine e lui a una carriera di medico e guaritore. Serra Yilmaz, attrice turca che dà voce alla narrazione, si alterna e si sovrappone al pianoforte di Francesco Libetta, in una riflessione crudele e profonda sul tema della fiducia nell’altro, sulle responsabilità del caso e sul sacrificio.

Il 9 dicembre va in scena “Manco fossi Laura Chiatti”, una irriverente commedia che ripercorre le tragicomiche disavventure di una ragazza che insegue il proprio sogno di calcare le assi del palcoscenico, coltivando un oggettivo talento, mentre si scontra con un caleidoscopio di bizzarri caratteri, colleghi ed eventi. Protagonista, l’eclettica Danila Stalteri, che ne è anche l’autrice.

Sul palcoscenico del “Tarentum” il 12 aprile approda Roberto D’Alessandro che cura anche l’adattamento teatrale e la regia dello spettacolo di teatro-canzone “Terroni, la vera storia dell’unità d’Italia”.  Dalle cronache locali delle battaglie fra piemontesi e borbonici attraverso 160 anni di verità taciute, la ‘controstoria’ dell’Unità d’Italia spiega le reali ragioni della questione meridionale in uno spettacolo tratto dal saggio di Pino Aprile.

Il 20 aprile va in scena “Shakespeare in Wine”, nato nel 2011 da un’idea di Annabella Calabrese con l’intento di riavvicinare il grande pubblico ai classici di William Shakespeare attraverso un’interazione diretta con gli spettatori e una messa in scena immersiva e informale.

Conferenze e spettacolo

Per il ciclo “Cultura territorio”, tre conferenze spettacolo su temi di rilevanza storica e sociale. Un format innovativo in cui le brevi conferenze intrecciano momenti di recitazione o intermezzi musicali.

S’inizia il 15 dicembre con “L’inizio e la fine delle civiltà” di e con Igor Sibaldi. Di origine russa, filologo, poi narratore, per Sibaldi «La civiltà occidentale formatasi da metà Settecento, che andava dall’Alaska all’Australia, tra qualche mese non ci sarà più».

Il 12 gennaio, appuntamento di forte impatto e di pungente critica con “Dimenticare Manzoni” a cura di Trifone Gargano: un ripensamento complessivo sull’intellettuale Manzoni, sul suo romanzo, sulle scelte linguistiche, sulla sua ideologia e su tanto altro ancora.

Infine il 24 maggio Pino Aprile presenterà e discuterà “Il nuovo Terroni, la versione definitiva di “Terroni”, il saggio più venduto negli ultimi dieci anni che ha riscritto la storia d’Italia, entrando di prepotenza nel dibattito storico, sociale e civile, portando alla luce una serie di fatti che aprono una nuova, interessante, a volte sconvolgente lettura del Meridionalismo.

Musica

Il cartellone musicale prende il via l’11 novembre con Manuela Villa che con la sua band proporrà canzoni italiane e napoletane, senza tralasciare di omaggiare i brani che hanno fatto conoscere il padre Claudio nel mondo.

Il 25 novembre le musiche di Chopin, Schumann e Rachmaninoff saranno eseguite nel concertoSuono Romantico”di uno dei più importanti violoncellisti italiani, Enrico Bronzi, in duo con il giovane pianista di fama internazionale Leonardo Colafelice.

“Crociera sul Danubio” è il recital a 4 voci e pianoforte che andrà in scena il 20 gennaio con la partecipazione di Fabrizio Macciantelli, Antonella De Gasperi, Paola Sanguinetti, Domingo Stasi, Dante Roberto.

Le memorie di Shlom” è l’omaggio per voce e con 5 musicisti di musica sefardita e ashkenazita che Shanah Tovah ha voluto rendere alla storia di Shalmo Venezia, deportato a Auschwitz-Birkenau, in scena il 27 gennaio, Giornata della Memoria.

Giammarco Casani al clarinetto e Sara Lacarbonara al pianoforte si esibiranno il 4 febbraio, mentre il 18 febbraio sarà la volta del recital lirico con il mezzosoprano Isabel De Paoli e, a seguire, il 3 marzo, la giovane coreana Hielim Kim in un concerto pianistico.

Maria Mazzotta, una delle voci più apprezzate del panorama della world music europea con “Amoreamaro”, sarà in scena il 17 marzo, in un concerto per voce e fisarmonica, per un’intensa e appassionata riflessione, da un punto di vista femminile, sui vari volti dell’amore.

Il 6 aprile spettacolo con Simone Sello e la sua chitarra in “The Storyteller- band”.

Il 4 maggio la stagione musicale si concluderà sulle note della frenetica pizzica con “I Tamburellisti di Torrepaduli”, tra i più amati ed apprezzati gruppi della tradizione pugliese.

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Fede & cultura

Convegno a Paola sulle Lettere di S. Francesco, tra i relatori Rosario Quaranta

24 Set 2023

di Silvano Trevisani

Si è tenuto, a Paola (Cosenza), nella Biblioteca Charitas del Convento di S. Francesco, un importante convegno storico incentrato sul santo fondatore dei Minimi, e in particolare sul delicato e discusso capitolo del suo Epistolario, e cioè: “Le lettere di S. Francesco di Paola, tra verità storica e costruzione leggendaria”.

Organizzato dalla Fondazione S. Francesco di Paola onlus, il convegno, strutturato in tre giornate di studio, ha richiamato da varie parti d’Italia l’attenzione di valenti studiosi della vita e della spiritualità di uno dei santi più conosciuti e amati della Chiesa, appunto per discutere e approfondire il difficile problema della formazione culturale, nonché dell’autenticità e del valore delle sue Lettere.

Dopo i saluti dell’amministratore delegato della Fondazione San Francesco di Paola p. Antonio Casciaro, e dopo la presentazione del convegno da parte di monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo emerito di Reggio Calabria, si sono susseguiti gli interventi e le relazioni di Pasquale Triulcio (Excursus storico sulla questione delle Lettere), di Pietro Dalena e Antonio Macchione (Lettere di Francesco a Simone d’Alimena); di Giuseppe Caridi (questione sociale in Calabria in due lettere attribuite a S. Francesco di Paola); di Alessio Russo (Problemi politici nell’Italia del secolo XV attraverso lo scambio epistolare tra S. Francesco di Paola, Ferrante d’Aragona e la Santa Sede.); e ancora di Mons. Morosini (sviluppo dell’Ordine dei Minimi in Francia attraverso alcune lettere di S. Francesco del periodo francese) il quale ha anche letto un saggio predisposto dallo storico francese Michel Laurencin; di Paolo Raponi (sulla concessione da parte di Francesco di Paola della partecipazione spirituale all’Ordine a personaggi francesi in vista); e infine alla relazione conclusiva di Rosario Quaranta (S. Francesco di Paola consigliere spirituale attraverso la corrispondenza con J. Quentin) e alle considerazioni finali di Pasquale Triulcio.

Abbiamo incontrato il professor Rosario Quaranta, noto studioso grottagliese e autore di molte pubblicazioni di carattere storico-letterario, che a S. Francesco di Paola e ai Minimi ha dedicato pure diversi studi, per un breve resoconto su questo importante Convegno sul Paolano.

Ecco il suo interessante contributo:

Indubbiamente gli esiti culturali e scientifici di queste giornate paolane dedicate all’epistolario del santo di Paola, si aggiungeranno all’imponente bibliografia che esiste sulla figura storica e spirituale del grande Eremita Calabrese che nella storia della Chiesa ha lasciato un segno notevole per la sua vita ascetica vissuta sotto la peculiare virtù della Carità (ricordiamo che nell’iconografia egli si distingue sempre per il motto “Charitas” irradiato in uno scudo sfolgorante). Egli certamente rimane per tutti il santo dell’umiltà (si definiva Minimo dei Minimi, e così volle chiamare i suoi seguaci) ma anche della penitenza e della mortificazione (visse una continua vita di penitenza codificata poi nel voto di vita quaresimale perpetua che volle come come voto caratteristico del suo Ordine religioso).

Il dono, poi, dei miracoli e delle opere straordinarie da lui operate lo hanno relegato spesso in una dimensione mistico-devozionale a scapito dell’azione umana e anche sociale altrettanto importante che egli riuscì, nonostante il regime eremitico e penitenziale, a svolgere nel corso della sua lunghissima vita (91 anni all’inizio del Cinquecento rappresentava un’età che pochissimi potevano raggiungere).

Ferme restando tutte queste cose, il Convegno di Paola, ha inteso approfondire e presentare anche gli aspetti, non meno importanti di questa sua azione sociale all’interno delle vicende tumultuose vissute in Italia e in tutta Europa tra Quattro e Cinquecento. E lo ha fatto prendendo in esame le sue lettere che egli ebbe modo di scrivere a molte e importanti personalità politiche e religiose del tempo, specialmente nella parte finale della sua vita, in concomitanza col suo trasferimento a Tours in Francia presso il languente Luigi XI e successivamente presso i suoi successori.

In particolare, tenuto conto che nel 1655, in un volume curato dal p. Francesco Preste da Longobardi, vennero raccolte 100 sue lettere (e perciò intitolato “Centuria”), e che tale opera venne messa all’Indice in quanto molte di esse (specialmente quelle indirizzate al nobile di Montalto Simone d’Alimena) vennero giudicate false o apocrife, molto opportunamente, ai fini di una accorta valorizzazione delle medesime lettere autentiche, Mons. Morosini ha voluto organizzare a questo scopo uno specifico Convegno. Un Convegno che ha affrontato questa tematica inserendola anche nel problema della formazione culturale del Santo.

Sintetizzando al massimo si può dire che, anche attraverso le varie lettere ritenute autentiche, in Francesco emerge una figura più completa e storicamente ancor più significativa di quella che la tradizione ha in genere presentato.

E così nelle varie sedute, è stato ricordato il suo impegno sociale e (perché no ?) politico e diplomatico sviluppato specialmente in Francia, dove egli arriva per ordini precisi da parte di Sisto IV e di Ferrante d’Aragona. E dove svolge, sostenuto pure da abili religiosi Minimi come Baldassarre de Gutrossis già cubiculario del Papa Innocenzo VIII, di p. Bernardo Boyl (spagnolo, già priore benedettino a Monserrato e primo missionario nel Nuovo Mondo), e di p. Francesco Binet (anch’egli già priore benedettino a Marmoutier che succederà a Francesco come correttore generale dell’Ordine).

In particolare, notevoli furono i tentativi dell’eremita calabrese per il raggiungimento della pace in un’Europa dilaniata dalle guerre (si ricordi in particolare la discesa in Italia di Carlo VIII) e sempre sottoposta al pericolo delle invasioni turche (ad esempio la presa e la riconquista di Otranto).

Tutto cio, ovviamente, senza dimenticare che questo suo impegno era guidato dalla luce dello Spirito e dal bene delle anime, come saggiamente osservava alla corte di Francia il celebre storico Filippo de Commines: “Sembrava che egli fosse ispirato da Dio sulle cose che diceva e manifestava, altrimenti non poteva parlare delle cose di cui parlava”.

Insomma, alla luce anche delle sue lettere ritenute autentiche, emerge una figura di Francesco di Paola animata sempre dalla fede e dalla preghiera, ma più rispondente alla verità storica”.

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Archeologia

Nuove scoperte sulla Taranto antica dopo la mostra sul santuario dei Atena a Castro

23 Set 2023

di Silvano Trevisani

La ricerca archeologica continua a fornire nuove scoperte sulla Taranto magnogreca. La mostra “Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro”, inaugurata nel dicembre scorso nel MarTa, aveva mostrato la “vicinanza” tra la Taranto magnogreca e l’antico centro sull’Adriatico. Le indagini archeologiche condotte a Castro a partire dall’anno 2000 e che erano state illustrate nella bellissima mostra della quale ci occupammo su questo sito, permisero di conoscere uno dei contesti della Puglia antica, Castro, in cui maggiormente si manifesta la diffusione della cultura artistica tarantina.

Ora, in occasione della presentazione del catalogo della mostra, svoltasi nel salone del Museo nazionale, apprendiamo che proprio la mostra ha fornito l’opportunità di nuove, importanti scoperte in un sito che ormai può considerasi la porta della Taranto sull’Adriatico nel IV secolo. A presentare il catalogo, oltre alla direttrice incaricata del MarTa. Claudia Lucchese, e alla soprintendente Barbara Davidde, è stato Francesco D’Andria, illustre archeologo tarantino e accademico dei Lincei, ordinario di archeologia all’Unisalento e curatore della mostra. Proprio al professor D’Andria abbiamo rivolto alcune domande

L’intervista

La mostra di Taranto non è stata solo un momento espositivo, a quanto pare, ma anche propulsivo.

Proprio così. La mostra è stata anche un motore di nuove scoperte e nuove attività che ci consentono di aggiornare la situazione. Intanto, dopo l’apertura della mostra siamo riusciti a portare a termine anche il restauro della parte inferiore della statua, che nella mostra non c’era ed era sostituita dalla creazione di Nicola Genco. Ora abbiamo la statua integra, salvo la testa. Ma come sapete, la copia che abbiamo realizzato per Taranto, è andata in Cina, a Nanchino, dov’è stata realizzata questa mostra sull’archeologia della Puglia. Qui la copia della statua che è davvero qualcosa di monumentale, con la sue dimensioni di 3 metri e mezzo, fa bella mostra. Ma poi, soprattutto, dopo la mostra abbiamo continuatole ricerche e sono venute fuori delle novità notevolissime, che confermano sempre questa dimensione Castro come una proiezione, direi come una “avatar” di Taranto sull’Adriatico. Che era appunto il senso stesso della mostra.

Quindi, dagli scavi recentissimi sono venuti fuori scoperte interessanti.

Negli ultimi quattro mesi. Anzi, proprio la settimana scorsa abbiamo trovato un capitello ionico fatto in pietra leccese, ma con uno stile tipicamente tarantino. Per la prima volta questo capitello è stato trovato in un contesto stratigrafico databile. Com’è noto uno dei problemi dell’architettura di Taranto è che non si riesce bene a capire la cronologia. Invece questa volta abbiamo un punto fisso di cronologia.

Taranto, allora, si allontana da Sparta e da Atene..

Se vogliamo resta legata a Sparta, anche per il culto dei Dioscuri che si sviluppa nel IV secolo, ma ormai con un linguaggio che è tarantino. Non ha più bisogno né di Atene né di Sparta, perché in questo momento, grazie anche ai tanti artisti che sono confluiti, ha sviluppato un suo linguaggio autonomo. Che è il linguaggio della Magna Grecia, dell’Occidente greco, in cui Taranto gioca un ruolo fondamentale.

Qual è secolo centrale

Soprattutto IV secolo a.C. Che poi, guarda caso, è il secolo in cui producono questi grandi vasi apuli a figure rosse, in cui abbiamo riflesso della grande pittura di Taranto e delle grandi invenzioni che Taranto fa in una prospettiva di rapporto con la Macedonia, quando non è più Atene il punto di riferimento ma la Macedonia.

Dalle ricerche si attendono nuove rivelazioni?

Direi di sì. È tutta una prospettiva ancora in corso. La mostra che abbiamo realizzato qui a Taranto è stata il motore di tutta una serie di altri risultati positivi che continueranno nei prossimi mesi.

È, dunque, una metodologia replicabile questa fin qui sperimentale.

Certo. È un approccio che possiamo replicare

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