Salute

Medici, infermieri, fisioterapisti lamentano il peggioramento della Sanità anche in Puglia

31 Ott 2023

di Silvano Trevisani

La Sanità, è risaputo, è il settore che più di ogni altro dà la misura della qualità della vita di una comunità, di una nazione. Per questo preoccupano i continui segnali di un peggioramento complessivo della qualità del Servizio sanitario italiano, che era un fiore all’occhiello per il nostro paese. Il taglio continuo alle risorse e la crescente insufficienza del personale, soprattutto medici e infermieri, stanno provocando un arretramento che ha i suoi effetti principali nel calo delle aspettative di vita, nelle lunghissime liste d’attesa, della rinuncia alle cure da parte soprattutto nei meno abbienti.

Anche la nostra regione, che ha saputo arginare negli anni scorsi alcuni dei fenomeni più inquietanti, sta conoscendo un peggioramento complessivo. Continue sono le sollecitazioni da parte di sindacati di categoria e ordini professionali, ultima in ordine di tempo quella dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Taranto, che lamenta il silenzio sulle dotazioni organiche dell’Asl.

Gli infermieri

Il presidente Pierpaolo Volpe, contesta il Piano assunzionale dell’Asl di Taranto e le mancate risposte dell’assessore regionale Palese, la cui poltrona, per altro, sembra vacillare nella prospettiva di un rimpasto nella giunte regionale. Ma anche l’Ordine dei fisioterapisti è molto preoccupato per la diminuzione degli operatori, mentre i medici, giù provati da tagli e superlavoro, a livello nazionale minacciano di incrociare le braccia per i paventati tagli alle pensioni

Oltre allo stesso Volpe, abbiamo coinvolto, in un rapido giro d’orizzonte, il presidente dell’Ordine dei medici di Taranto, Cosimo Nume, e Gialia Berloco presidente dell’Ordine dei fisioterapisti per Bari-Bat-Taranto.

Il nuovo Piano assunzionale della ASL Taranto approvato con la delibera di Giunta regionale n.1432 del 19 ottobre 2023 – afferma Volpe – ci consegna un quadro preoccupante per la sanità ionica. È rimasta purtroppo inascoltata la mia richiesta di conoscere lo stato delle dotazioni organiche di personale delle Aziende sanitarie pugliesi. Ritengo sia necessario che la Regione Puglia, in maniera trasparente, consenta una lettura della situazione del personale infermieristico e di supporto nelle singole aziende sanitarie, perché potremmo scoprire che la ASL Taranto è sottodimensionata rispetto ad altre province della Regione”.“È opportuno – conclude Volpe – che l’assessore Palese disegni un quadro chiaro della condizione in cui versa la sanità tarantina e pugliese, evitando tagli lineari che non fanno altro che penalizzare sempre di più le aziende sanitarie con una maggiore carenza di personale”.

I fisioterapisti

La scarsezza di fisioterapisti a fronte di una sempre crescente richiesta e il conseguente allungarsi delle liste di attesa, ci vengono segnalate da Gialia Berloco, che denuncia come per una cura fisioterapica, in media, un utente pugliese può aspettare fino a oltre un anno dalla richiesta. Le nuove assunzioni non compenseranno neppure i prossimi pensionamenti. “Da parte nostra c’è un impegno enorme, ma siamo pochi e non possiamo rispondere a tutte le esigenze. Inoltre, l’aumento dell’età media dei cittadini e le difficoltà nella sostenibilità economica del sistema sanitario nazionale e regionale obbligano a impetrare alla sanità pugliese l’aumento del numero di assunzioni previste, poiché il fisioterapista è a pieno titolo una figura di fondamentale importanza in tema di sanità pubblica”.

Nella fase più critica della pandemia – aggiunge Berloco – eravamo in terapia intensiva e in rianimazione per aiutare i pazienti a respirare, a ritornare a muoversi dopo i lunghi giorni di degenza e nella riabilitazione post ricovero. Oggi sembra che questo sia stato dimenticato”.

I medici

Il dottor Nume, che abbiamo intervistato per altro alla vigilia del suo pensionamento, si fa interprete dell’inquietudine della categoria per il varo della revisione del calcolo delle pensioni: “La revisione dei rendimenti delle pensioni comporterà l’effetto di un ulteriore esodo dei lavoratori del settore sanitario, poiché in molti di coloro che hanno i requisiti potrebbero decidere di andare in pensione entro la fine dell’anno. Questo per evitare il nuovo meccanismo di calcolo che scatterà dal 2024, e che risulterà penalizzante”.

L’intervista col dottor Numero apparirà in un prossimo servizio.

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Sport

Basket, CJ Taranto a caccia dell’impresa contro San Vendemiano

Il gruppo diretto da coach Cottignoli - foto G. Leva
31 Ott 2023

di Paolo Arrivo

Le partite sono ravvicinate. E questo è un bene e insieme un male: la fatica causata dal calendario, che giovedì propone un turno infrasettimanale, per la settima giornata del girone B della serie B Nazionale Old Wild West 2023/24, appesantisce le gambe di tutti i cestisti che scendono in campo; chi ha vinto non può adagiarsi sugli allori; chi ha perso ha presto l’opportunità di rifarsi. Così ci proverà il Cus Jonico contro la Rucker San Vendemiano. Una sfida, in programma giovedì sera (start alle 20.00), nuovamente al PalaMazzola di Taranto, che non sarà per niente facile: i veneti occupano la terza posizione in classifica, in coabitazione con Mestre, Fabriano e Roseto, a quota 8 punti. Gli ionici da parte loro vogliono voltare pagina dopo la sconfitta inflitta dal San Severo in casa.

Dal San Severo al San Vendemiano

Facendo un passo indietro, vanno ricordati gli errori del Cus Jonico e i meriti dell’avversario. Che ha pregustato la vittoria già nel primo quarto grazie alle 6 triple realizzate. La squadra di coach Cottignoli è stata brava a reagire, nella seconda frazione di gioco, e a rendersi protagonista di una doppia rimonta: dapprima azzerando lo svantaggio, poi recuperando e portandosi sul +1, dopo aver subito il ritorno del San Severo. Peccato che l’equilibrio del terzo quarto non sia continuato. Il punteggio finale (67-83) è stata una punizione severa quanto immeritata per un gruppo che ha battagliato con generosità.

Alla ricerca della cattiveria e della continuità

“Sapevamo che San Severo è un’ottima squadra, come dimostra lo score e la classifica in questo avvio di campionato; se sono partiti molto bene, noi abbiamo avuto più di qualche responsabilità: difensivamente siamo stati troppo molli all’inizio e contro squadre che hanno questo potenziale offensivo, se permetti ai loro tiratori di entrare in ritmo, la partita poi diventa estremamente complicata”. Così Mario Cottignoli ha analizzato l’avvio di gara. Per poi riconoscere i meriti dei suoi uomini: “Abbiamo provato ad aggiustare qualcosa difensivamente: loro sono stati bravi a trovare tante soluzioni per farci male, anche quando a un certo punto sembravamo tornati in partita, e abbiamo messo il naso avanti”. Il tecnico ha aggiunto che “siamo mancati un po’ di cattiveria”. E se è vero che c’è qualcosa da salvare, è necessario continuare a lavorare per imparare a gestire quei momenti cruciali della gara. Dagli errori si impara. Per continuare a crescere, il Cus Jonico vuole imparare, per fare sempre meglio in campo: la corazzata San Vendemiano è avvisata.

Photogallery by Giuseppe Leva

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Città

I servizi di Kyma mobilità per i cimiteri comunali nei giorni di mercoledì 1 e giovedì 2

31 Ott 2023

Anche quest’anno, in occasione della ricorrenza di Ognissanti e della Commemorazione dei defunti, dalle ore 7 al tramonto nelle giornate di mercoledì 1 e di giovedì 2 novembre Kyma Mobilità Amat “rinforzerà” il proprio servizio, con corse speciali aggiuntive e modificando il percorso di alcune linee degli autobus, al fine di favorire i cittadini nei loro spostamenti da/per i cimiteri comunali.

Gli autobus che effettueranno tale servizio riporteranno, oltre al normale indicatore di linea, anche la dicitura “CIMITERO” indicando così ai cittadini che quei mezzi prolungheranno i loro percorsi fino a raggiungere i cimiteri della città, sia il “San Brunone” di Taranto che il “Santa Maria Porta del Cielo” di Talsano, dove ci sarà il loro capolinea.

i cittadini che volessero invece raggiungere il cimitero con le linee 17 e 15 dovranno invece utilizzare un ulteriore autobus presso la fermata della stazione ferroviaria.

Per il Cimitero di Talsano, inoltre, nelle giornate di martedì 1 e di mercoledì 2 novembre Kyma Mobilità ha attivato anche uno speciale servizio di navetta che lo collegherà ai quartieri di San Vito e di Lama.

Gli orari, le frequenze e le fermate intermedie degli autobus e della navetta per i cimiteri sono consultabili in dettaglio sul sito di Kyma Mobilità www.kymamobilita.it.

Il personale addetto alle verifiche dei titoli di viaggio sarà dotato di biglietti di corsa semplice (BIO), da vendere all’utenza che ne dovesse risultare sprovvista.

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Musica

Taranto celebra i 50 dei The Manhattan Transfer

Il 18 novembre al teatro comunale Fusco, l’unico concerto della band statunitense nel sud Italia

foto Marco Glaviano Frame
31 Ott 2023

Unica data nel Sud Italia quella di Taranto per i The Manhattan Transfer, iconico gruppo vocale statunitense, fondato nel 1969 da Tim Hauser insieme alla cantante Laurel Massé.

Dieci Grammy Awards vinti, 12 nomination, milioni di dischi venduti nel mondo a partire dal 1972. Oggi i The Manhattan Transfer festeggiano i 50 anni di carriera e lo fanno portando anche nel Teatro comunale Fusco di Taranto la loro musica, i loro progetti, la storia della musica degli ultimi anni.

I Manhattan Transfer hanno fatto scuola per l’uso innovativo della voce attraverso il vocalese, ovvero uno stile di canto nel quale il vocalist canta una melodia composta in origine per uno strumento. Seguendo l’insegnamento di Jon Hendricks, hanno iniziato con il simulare le emozioni degli strumentisti lasciando che le parole fluissero. I The Manhattan Transfer hanno il merito di aver fatto evolvere il vocalese, facendolo uscire dalla big band e dal bepop per portarlo verso il moderno jazz. 

Da Chansons d’amour a Boy from New York sonorità tutte familiari per gli appassionati della band statunitense che solcherà il palco del Teatro comunale Fusco in un concerto unico e imperdibile, quello di Taranto – organizzato per la stagione musicale del Comune di Taranto con il supporto del Teatro Pubblico Pugliese – si prospetta come un evento che resterà negli annali della musica tarantina.

“Un appuntamento con la musica internazionale. – commenta l’assessore allo spettacolo Fabiano Marti – ma soprattutto un abbraccio con la storia della musica. Un’opportunità unica per Taranto ma non solo, poiché il concerto del 18 novembre sarà l’unica data da Roma in giù per una formazione che ha scritto la storia della musica mondiale. E noi siamo fieri di averli portati nella nostra città che sempre più apprezza scelte e proposte colte”.

I biglietti possono essere acquistati sul circuito Ticketone.

 

Chi sono i The Manhattan Transfer 

foto F Scott Schafer

Il leggendario quartetto ha ricevuto 10 GRAMMY® Awards su 20 nomination ed è stato inserito nella “Vocal Group Hall of Fame”.

Cheryl Bentyne, Janis Siegel, Alan Paul e Trist Curless mantengono l’integrità e l’abilità artistica forgiate inizialmente dal loro fondatore Tim Hauser, scomparso nel 2014.

Per il nome hanno preso spunto da un romanzo dello scrittore statunitense John Dos Passos e dedicato alla New York degli anni venti, durante la cosiddetta era del jazz.

Applicano le loro armonie alla musica pop e R&B, rinnovando la tradizione.

Si tratta di un gruppo vocale che ha saputo superare ogni barriera tra i generi musicali, incorporando jazz, pop, R&B, rock and roll, swing, classica e musica a cappella.

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Ricerca

Lavoro dei migranti: uno studio dell’Angelicum indica i numeri dello sfruttamento

La ricerca realizzata nel programma Strong: “Solo il 6.7% raggiunge la soglia di un lavoro dignitoso, mentre il 26.4 la soglia di tollerabilità”

foto Siciliani-Gennari/Sir
31 Ott 2023

di Filippo Passantino

Un lavoro poco dignitoso, con ampie sacche di sfruttamento e a sprazzi irregolare. Il lavoro delle persone migranti a Roma assume questi tratti, secondo la ricerca realizzata dagli studenti della Facoltà di Scienze Sociali inseriti nel programma Strong+ dell’Università Angelicum, sotto la guida di fra’ Roberto Bongianni.
Attraverso una ricerca quantitativa è stata tratteggiata la condizione dell’occupato migrante. La ricerca è durata 10 mesi ed è stata effettuata su un campione di circa 400 lavoratori migranti – per un popolazione di lavoratori migranti nella Capitale pari a circa 219.000 persone – a cui è stato somministrato un questionario di 35 domande. Questionario suddiviso in 5 ambiti di interesse, che declinano il lavoro dignitoso: formazione e crescita (opportunità di carriera), aspetti economici e contrattuali, il rapporto tra vita privata e famiglia; parità e discriminazione e, infine, tutela e sicurezza (contributi previdenziali). Misurando i dati di soddisfazione indicati da chi ha compilato il questionario, emerge un “quadro problematico”, “più problematico di quello degli italiani”. Ogni indicatore ha presentato 5 fasce di valutazione: dignitoso, tollerabile, mediocre, insoddisfacente e indecente.
Così su 100 lavoratori migranti solo il 6.7% raggiunge la soglia di un lavoro dignitoso, mentre il 26.4% la soglia di tollerabilità, il 31.3% per cento la mediocrità, per il 26.4% il lavoro è insoddisfacente e per il 9.1% indecente.

Dimensione etica del lavoro

Lo studio ha avuto l’obiettivo di offrire una misura del “decent work” concetto importante per definire le condizioni del lavoro dignitoso, già presente oggi negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e nella riflessione del magistero sociale della Chiesa cattolica. Lo studio nasce dalla volontà di fare emergere il sentito dire, e poter esprimere in senso oggettivo una misura di alcuni aspetti – spiega fra’ Roberto Bongianni -. Il lavoro è particolarmente importante perché associato alla dignità della persona, su un ambito problematico anche per gli italiani”. “Volevamo dare una misura del disagio che vive il lavoro migrante in modo da far uscire questo fenomeno dal sentito dire e far parlare i numeri. Avendo dati oggettivi si possono sollevare i problemi in modo che i responsabili possano adottare politiche adeguate per migliorare la condizione”.

Regolarità e controlli

I dati si soffermano anche su alcuni aspetti che permettono di andare più a fondo per capire la situazione di disagio: più del 48% delle persone intervistate non ha mai ricevuto un corso di formazione. “Purtroppo non si investono risorse nell’ambito della formazione e della crescita sul lavoro migrante. Queste persone non frequentano corsi di questo genere ed è preoccupante, perché ad esempio i corsi di formazione sulla sicurezza sono obbligatori. Emergono quindi diverse irregolarità nel rispetto delle normative sul lavoro”. E, ancora, il 41.7% per cento di lavoratori migranti vive sotto la soglia della povertà che l’Istat indica per Roma, in 1.049 euro. “La povertà oggi è diffusa, ma i dati evidenziano come il problema sia presente anche nel mondo del lavoro, e soprattutto dei lavoratori migranti”. Il 13% per cento di loro lavora più di 50 ore a settimana, il 20% non riesce ad usufruire delle ferie, al 12% non viene riconosciuto il diritto al riposo. Il 29% è pagato sempre e solo in contanti, “altro segno evidente di una chiara condizione di illegalità”.

Dal punto di vista della parità e del rispetto

Emerge il dato significativo di come sia ancora presente un problema di discriminazione razziale che affligge soprattutto coloro che provengono dall’Africa e dall’America Latina. Aree di provenienza che restano relegate a condizioni di lavoro insoddisfacenti in rapporto alla dignità con salari medi orari netti spesso inferiore ai 5 euro l’ora. L’ultimo ambito quella della tutela e sicurezza evidenzia una bassa adesione a partecipare ai sindacati (solo il 14%); mentre nell’ambito previdenziale il 18% non sa nulla della propria posizione contributiva, mentre il 10% è sicuro che il datore di lavoro non ha mai versato contributi previdenziali.
Per concludere dalla ricerca emerge come il contratto tipico, quello a tempo indeterminato (il 50,9% del campione ha un contratto a tempo indeterminato), sia lo strumento migliore, ma non sufficiente, ad assicurare una condizione di dignità, mentre con altre forme contrattuali (contratti in somministrazione, a chiamata, soci in cooperative) la situazione si presenta compromessa. L’occupazione dei lavoratori stranieri a Roma riguarda soprattutto piccole e medie imprese, all’interno delle quali non è prevista una rappresentanza sindacale, e dove è anche difficile e costoso esercitare controlli; per tale ragione è necessario favorire per i migranti che lavorano percorsi di tutela e legalità più accessibili ed efficaci.

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Ecclesia

Papa Francesco: il 2 e il 3 novembre su Tv2000, in diretta, le messe per commemorazione defunti

foto Vatican media/Sir
31 Ott 2023

Tv2000 segue in diretta i due prossimi appuntamenti con papa Francesco, il 2 e il 3 novembre: giovedì 2 novembre, alle ore 10, la messa per la commemorazione dei defunti dal Rome War Cemetery e venerdì 3, alle ore 11, la messa in suffragio di Benedetto XVI e dei cardinali e vescovi defunti nel corso dell’anno.

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Ecologia integrale

“Intrecci”, meeting euro-mediterraneo dell’ecologia integrale

31 Ott 2023

Si svolgerà a Taranto da 3 al 5 novembre “Intrecci”, il primo meeting euro-mediterraneo dell’ecologia integrale organizzato da Oikos Mediterraneo in collaborazione con Camera di commercio di Taranto,Fondazione Vincenzo Casillo e Banca di Taranto – BCC con il partenariato di ConTatto aps Impresa Sociale, Pontificia Università Antonianum, Arcidiocesi di Taranto, Conservatorio Statale di Musica “Giovanni Paisiello” di Taranto, parrocchia San Pasquale Baylon – Taranto.

La prima giornata, i cui lavori saranno moderati da Paolo Cancelli, avrà luogo alla Camera di Commercio e sarà aperta alle ore 9 dai saluti del commissario straordinario della Camera di Commercio, Gianfranco Chiarelli; quindi, le relazioni: “Armonie mediterranee: sport, culture e religioni per uno sviluppo integrale e sostenibile”, con Vincenzo Lipari, presidente nazionale del “Mediterraneo”; “La diplomazia delle culture, i giovani e il risveglio delle coscienze” con Christelle Carine Ollandet, Ambasciata Repubblica del Congo in Italia e vicepresidente nazionale del “Mediterraneo”; alle ore 10.30, colloquio con gli studenti delle scuole superiori; alle ore 11:15, presentazione dei progetti della terza edizione di “Coviamo, l’incubatore fraterno d’impresa” , a cura di Contatto Impresa Sociale; alle ore 12, presentazione della “Community Home” di Dar al-Majus, con Nadya Hazboun, designer di moda e gioielli e professoressa di Design alle Università locali di Hebron e Birzeit; alle ore 12.30, le conclusioni di Vincenzo Mercinelli, di Oikos Impresa.

Alle ore 15.30 ci si ritroverà nel salone della Provincia per i seguenti interventi, moderati da Daniele Locascio: “Il pedifesto della pace”, fra Giuseppe Buffon, prorettore alla ricerca della Pontificia Università Antonianum; “I piedi della violenza“, Nello Scavo, giornalista; “I piedi della nonviolenza”, Angelo Moretti, portavoce del Movimento Europeo Azione Nonviolenta; “Percorsi di guarigione dai traumi di guerra”, fra Bahjat Karakach in collegamento da Aleppo; “I giovani del Mediterraneo in dialogo a Marsiglia”, Chiara Barbaccia, partecipante agli “Incontri del Mediterraneo”; alle ore 18, interventi di docenti di diverse città del Mediterraneo: Ugo Bellagamba, Università di Nizza, Stefania Giombini, Università di Barcellona, Sergio Barbaro, Università Sophia di Loppiano, Laura Tafaro, Università di Bari; conclude, Stefano Vinci, Oikos Università.

Al termine della prima giornata, momento di preghiera interreligiosa per la pace che sarà celebrato alle ore 19.30 nella chiesa di San Pasquale Baylon, a Taranto con la partecipazione dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero, dell’imam Nader Akkad, della Grande moschea di Roma, e di Furio Aharon Biagini, docente di storia dell’ebraismo all’Università del Salento, del Movimento Masorti/Conservative, e l’accompagnamento musicale della consulta degli studenti del Conservatorio Paisiello.

A seguire, inaugurazione della mostra d’arte “La Parola dipinta per la Pace” dell’artista Shamira Minozzi, le cui visite saranno possibili fino alle ore 12 di lunedì 6.

“Intrecci energetici” è il tema della seconda giornata (moderatore Massimo De Maio) che avrà luogo nella biblioteca “Sant’Egidio”, in via Pitagora 32. Ecco il programma. Alle ore 9.30, introduzione e saluti istituzionali: Antonio Panico, vicario episcopale per la pastorale sociale, il lavoro, la giustizia e la custodia del Creato; Claudia Sanesi, segretaria gen. Camera di Commercio di Taranto; Iole De Marco, dirigente scolastica Righi. Quindi, la relazione “Comunità energetiche rinnovabili di pace: un modello di condivisione e dialogo”, a cura di Giuseppe Buffon, prorettore alla ricerca Pontificia Università Antonianum, e da Nader Akkad, Imam della Grande Moschea di Roma; a seguire, presentazione di un percorso di educazione energetica da realizzarsi all’istituto Righi, a cura di Livio De Santoli, prorettore alla sostenibilità dell’Università La Sapienza di Roma, con interventi dei docenti coinvolti e firma della convenzione; alle ore 18, al conservatorio Paisiello, momento musicale a cura della consulta degli studenti del medesimo conservatorio.

Infine domenica 5, alle ore 11, celebrazione eucaristica presieduta dal ministro provinciale dei frati minori, fra Paolo Quaranta, animata dalla consulta degli studenti del Conservatorio Paisiello.

Tutte le informazioni e i form di prenotazione sono sul sito https://bit.ly/intrecci23

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Cinema

Il valore della memoria in “E la festa continua!” di Robert Guédiguian

foto France3 cinema
31 Ott 2023

di Sergio Perugini

Un cinema di respiro sociale, direzionato alle periferie e ai diritti degli ultimi. È quello del regista francese Robert Guédiguian, che alla 18a Festa del Cinema di Roma presenta “Et la fête continue!” (“E la festa continua!”), dove ritroviamo la sua comunità di attori-famiglia: dalla moglie Ariane Ascaride ai fidati Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan, senza dimenticare la città di Marsiglia. L’opera ricorda un tragico fatto di cronaca avvenuto nel 2018, il crollo di due palazzine in rue d’Aubagne, allargando poi lo sguardo sul valore della memoria, delle radici culturali armene, sulla condizione di poveri e migranti come pure sull’importanza della partecipazione politica. Un film che fonde tonalità drammatiche con note di sentimento e ironia brillante. Ancora, alla Festa del Cinema c’è anche il film “Firebrand” del brasiliano Karim Aïnouz, intenso ritratto di Catherine Parr, sesta moglie del sovrano Enrico VIII nell’Inghilterra del Cinquecento. Sulle rotte della Storia, il regista compone un grintoso affresco femminista. Ottime le prove di Alicia Vikander e di Jude Law, che imprimono vigore e pathos a un film non sempre centrato.

“Et la fête continue!” 

Il francese Robert Guédiguian si conferma ancora una volta un autore-avamposto sociale, capace di raccontare con il suo cinema colto ed elegante angoli periferici del nostro presente, ma anche storie di famiglie e comunità solidali. Tra i suoi titoli più recenti “La casa sul mare” (2017, Premio Signis a Venezia74) e “Gloria mundi” (2019, Coppa Volpi miglior attrice per Ariane Ascaride a Venezia76). A Roma presenta ora “Et la fête continue!” (“E la festa continua!”), opera corale scritta insieme Serge Valletti che ricorda un tragico fatto di cronaca avvenuto nel 2018 a Marsiglia. Nel cast, oltre all’immancabile città di Marsiglia, figurano sempre Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan insieme a Lola Naymark, Robinson Stévenin, Grégoire Leprince-Ringuet e Alice Da Luz Gomes. Il film sarà nei cinema con Lucky Red.

La storia. Marsiglia, oggi. L’infermiera Rosa, prossima alla pensione, è un punto di riferimento nel quartiere dove abita, occupandosi soprattutto di chi versa in condizioni di disagio. Pronta a candidarsi alle elezioni amministrative, Rosa rimane spiazzata dalla (ri)scoperta dell’amore: conosce un libraio in pensione, che le rivolge tenerezze dimenticate, essendo da tempo vedova. Rosa è instancabile anche in famiglia, pronta ad accorrere alle richieste dei due figli e delle loro famiglie. Sullo sfondo, l’impegno per non dimenticare le vittime della tragedia in rue d’Aubagne, il crollo di due palazzi…

Robert Guédiguian compone un’opera sociale densa di temi e diritti, ma anche di sentimento. Il film “Et la fête continue!” ruota attorno al personaggio di Rosa, che il regista ha cesellato ancora una volta per la moglie Ariane Ascaride, attrice di grande fascino ed eleganza. Rosa è capofila in una comunità-quartiere di ultimi, che lei ascolta e stimola alla resilienza. È una “pasionaria” con il sorriso, che si muove tra le corsie dell’ospedale o nelle vie di Marsiglia determinata ad attivare un cambiamento. Una donna che non si arrende allo status quo, e su cui poggia saldo anche un articolato equilibrio familiare,tra il fratello tassista latin lover (Gérard Meylan) e due figli premurosi (Robinson Stévenin e Grégoire Leprince-Ringuet). Attraverso il personaggio di Rosa il regista Guédiguian tratteggia anche le sfumature di un amore adulto, tra due pensionati sessantenni, che si autorizzano a provare ancora sentimenti ed emozioni sopiti.

Altro personaggio chiave è Marsiglia, città natale di Guédiguian e ambientazione ricorrente nei suoi film. Marsiglia è il crocevia di un’umanità varia, multietnica, dove si alternano affanni, problemi ma anche diffusi gesti di solidarietà. Il regista firma un’opera sì di denuncia, ma marcata da garbo e ironia dolce: evidenzia le ferite del tessuto sociale, ma non le urla mai.Affida i piccoli, grandi, drammi del quotidiano ai personaggi, che si fanno portatori ciascuno di una linea tematica: dalla questione dell’identità e custodia delle origini armene al diritto a una condizione abitazione dignitosa per i cittadini in difficoltà, alle conseguenze della pandemia sulla vita di medici, infermieri e personale sanitario, esasperati da ritmi inclementi.

Guédiguian governa il racconto, i tanti temi in campo, con abile controllo e attenzione, evitando che i toni deraglino in chiave disperante. Realizza un’opera di impegno civile confezionata con sentimento e poesia, mai impetuosa. Forse non tutto è ben amalgamato, ma nel complesso le intenzioni dell’autore sono chiare come pure la resa, la qualità della narrazione.

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Sinodo

Mons. Repole: “Al Sinodo sensibilità differenti ma nessuna spaccatura; segnale di speranza per il mondo”

foto Siciliani-Gennari/Sir
31 Ott 2023

di Riccardo Benotti

“Ci siamo incontrati tra fratelli cristiani di ogni angolo del mondo. Abbiamo sperimentato la cattolicità della Chiesa ed è stata l’occasione per riscoprire ciò che qualche volta dimentichiamo: il mondo è davvero vasto e la Chiesa è vasta”. Mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha partecipato alla XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi che si è tenuta in Vaticano dal 4 e al 29 ottobre.

Eccellenza, si è conclusa la prima fase del Sinodo sulla sinodalità voluto da papa Francesco. Che esperienza è stata?

Abbiamo vissuto la sinodalità. Nel corso dei lavori, ci sono state voci diverse che sono state unificate dal soffio dello Spirito. Ci sono punti di vista differenti, ma formano un unico coro. Ed è stato fondamentale collocare queste voci non soltanto sul piano intellettualistico, ma su un livello profondo di preghiera e di ascolto di ciò che lo Spirito dice attraverso di noi. Non soltanto come singoli, ma come comunità.

La relazione di sintesi è stata approvata quasi all’unanimità, con pochi paragrafi che hanno ottenuto meno di 300 voti. In particolare i punti che riguardano il diaconato femminile, l’inserimento dei presbiteri che hanno lasciato il ministero in un servizio pastorale e il celibato sacerdotale.

Evidentemente ci sono sensibilità differenti, come dimostra anche la sintesi di questo primo atto del Sinodo. Ci sono questioni che rimangono da approfondire: mi è parso illuminante e anche utile, se si guarda la sintesi, il fatto che si siano distinte le questioni che sono patrimonio comune da quelle che vanno approfondite con competenza teologica. Non si tratta di sensibilità personale, ma dell’ascolto della Parola di Dio e di ciò che Dio vuole dire per l’oggi. Bisogna leggere il documento in questa linea: ci può essere discussione, ci possono essere condizioni diverse, ma non le tensioni o le spaccature che fanno molto comodo al racconto dei media.

Cosa si attende dalla riflessione e dal confronto sui temi più dibattuti, come il ruolo della donna all’interno della Chiesa?

La donna fa parte a pieno titolo e anzi in maniera viva e propulsiva alla vita della Chiesa. Senza le donne, la Chiesa non ci sarebbe e questo è un dato assodato che emerge dalla relazione. Poi ci sono questioni teologiche da affrontare, ad esempio se si parla del diaconato, che è il primo grado del sacramento dell’Ordine sacro. Mi aspetto che si affrontino questi temi con la giusta profondità teologica. Senza banalizzazione, senza superficialità, senza farci dettare l’agenda dal mondo. Il nostro essere Chiesa richiede dialogo, partecipazione, corresponsabilità differenziata di tutti i cristiani nella vita e nella missione della Chiesa.

Quanto ai laici, l’invito contenuto nella relazione è a non clericalizzarli in “una sorta di élite laicale che perpetua le disuguaglianze e le divisioni nel Popolo di Dio”.

Dobbiamo guardare la Chiesa per come è. C’è bisogno di ministerialità che siano altro dal ministero ordinato, perché la Chiesa possa esistere e possa vivere come comunità di fratelli e sorelle.
Allo stesso tempo, queste nuove ministerialità o queste altre ministerialità non catturano tutta la questione dei laici e del laicato, che riguarda la grande maggioranza delle cristiane e dei cristiani che non svolgono un servizio dentro le mura della Chiesa ma vivono il loro essere cristiani nel mondo. Abbiamo bisogno di nuove ministerialità, ma non dobbiamo leggerle secondo una logica di superiorità e di inferiorità. Senza la presenza delle laiche e dei laici nel mondo – nella famiglia, nell’economia, nella scuola, nell’università, nella politica – il pericolo non è soltanto di clericalismo nella Chiesa, ma di una Chiesa clericale che è ripiegata su se stessa.

Il Sinodo universale parla anche al Cammino sinodale della Chiesa italiana?

Le Chiese in Italia fanno parte della Chiesa cattolica. Il lavoro svolto dal Sinodo sarà di giovamento a tutta la Chiesa italiana. Ma può essere importante anche per l’Italia e per il mondo intero, non soltanto a livello ecclesiale.
Durante i lavori dell’Assemblea sinodale sono echeggiate le questioni del mondo di oggi: le donne e gli uomini costretti a emigrare per sopravvivere, le guerre che uccidono le persone e devastano i Paesi. Molti membri dell’Assemblea venivano da quei luoghi, dove si sperimentano quotidianamente gli effetti devastanti della crisi ecologica che si ripercuote anzitutto sui poveri.

C’è una parola per le crisi nel mondo, dal Medio Oriente alla guerra in Ucraina?

Il messaggio del Sinodo può essere raccolto dalle cristiane e dai cristiani che si ritrovano insieme, pur appartenendo a popoli diversi, e in forza della fede riescono ad affrontare i problemi nel rispetto e nell’ascolto della Parola di Dio. Il Sinodo può essere un grandissimo segnale di speranza per il mondo che, come ha detto il papa, vive davvero un’ora buia.

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Sport

Dinamo Taranto, vittoria schiacciante a Benevento: buona la prima in campionato

Il gruppo Dinamo - foto G. Leva
30 Ott 2023

di Paolo Arrivo

Terza vittoria stagionale su tre gare disputate fuori casa. Un successo, l’ultimo conquistato domenica scorsa a Benevento, ai danni della Virtus Academy, che è stato largo: con il risultato di 85-31 (16-8, 45-12, 70-23) non poteva cominciare nel migliore dei modi l’avventura della Nuovi Orizzonti Dinamo Taranto nella serie B nazionale. Una vittoria che fa ben sperare. Tante le giocatrici in doppia cifra: Ivaniuk (top scorer del match con 13 punti), Molino e Varvaglione (10), Panteva. Quest’ultima autrice di 12 punti, 2 rimbalzi e un assist, è pienamente recuperata.

 

A Benevento continua la striscia positiva della Dinamo Taranto

“Una partita approcciata molto bene dalle ragazze – ha detto William Orlando nel post gara – era la terza trasferta consecutiva che facevamo: di questo ero un po’ preoccupato. Il fattore campo però non ha inciso sulla nostra prestazione”. “Abbiamo ruotato tutte: tutte hanno riposto positivamente sul campo. Buono l’apporto delle juniores, delle under 19”, dichiara l’allenatore della Dinamo Taranto. Lo stesso sottolinea la prestazione positiva offerta da tutte le sue giocatrici utilizzate. E la forza del collettivo (“il gruppo è in crescita”). “Adesso speriamo di recuperare Smaliuk per la partita contro Trani. È un momento positivo, e cerchiamo di cavalcarlo, di continuare con questi risultati”, chiosa William Orlando.

 

Il campionato

Proprio la Asd New Juve Trani sarà il prossimo avversario della Nuovi Orizzonti. Un avversario temibile che, nella prima partita di campionato, ha dovuto soccombere alla fortissima Virtus Basket Ariano Irpino (49-85), in casa. Il match di sabato prossimo al PalaMazzola di Taranto (start alle ore 21.00) si carica quindi di significato. L’auspicio è che possa essere della partita Nataliya Smaliuk: il contributo dell’ala ucraina, protagonista della scorsa stagione di serie C proprio tra le fila della Juve Trani, può essere fondamentale tra le pedine di cui può disporre William Orlando – la giocatrice è stata tenuta a riposo dopo la botta all’inguine rimediata a Fasano nella finale di Coppa Campania. Tra gli altri risultati, in questo avvio di campionato, nel girone A, va segnalato l’importante successo della Magnolia Campobasso (98-45 sulla Uniogirls Maddaloni).

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Eventi religiosi cittadini

Alla ricerca della propria chiamata

foto G. Leva
30 Ott 2023

di Angelo Diofano

Oltre quattrocento ragazzi dai 12 ai 17 anni, provenienti da diciotto parrocchie, hanno partecipato sabato pomeriggio al pellegrinaggio vocazionale svoltosi al quartiere Paolo VI a cura del centro diocesano per le vocazioni in collaborazione con l’ufficio diocesano per la catechesi e l’Acr diocesana. L’accoglienza dei gruppi, composti da cresimandi, ragazzi del post-cresima, giovanissimi e ministranti, ha avuto luogo nei pressi di Teleperformance (via del Tratturello tarantino). Ed è stato un bel colpo d’occhio il caleidoscopio di colori offerto da questo trionfo della gioventù, a partire dagli striscioni realizzati con molta fantasia sul tema dell’iniziativa, “Chiamati per nome”.

foto G. Leva

Durante il percorso, animato dai canti, ci sono state delle testimonianze da parte di esponenti dei vari ambiti di vita sociale che hanno raccontato come hanno avuto l’incontro con Cristo, su cui hanno poi sviluppato la propria esistenza. Introdotti dal prof. Paolo Simonetti, componente dell’équipe diocesana catechisti, hanno parlato i coniugi Guglielmo e Francesca Labalestra, il medico Mariano Bruni, il parroco di Faggiano don Francesco Santoro, la docente al liceo Ferraris, Rossella Luzzi e suor Maria Grazia Rizzo, delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Tappa finale del pellegrinaggio è stata la cappella del seminario diocesano, il cui rettore don Francesco Maranò ha parlato di quanto vissuto quale momento di avvio della pastorale vocazionale, illustrando le specificità della struttura di Poggio Galeso quale luogo che accoglie e accompagna i ragazzi a scoprire la propria vocazione. Quindi don Francesco ha presentato all’assemblea l’arcivescovo mons. Ciro Miniero che ha guidato un momento di preghiera, offrendo, anche lui, la propria testimonianza vocazionale, introdotta dalla proclamazione del passo evangelico sulla chiamata (Marco 3, 13-19). Il successore di San Cataldo ha parlato del suo percorso di fede e vocazionale iniziato in famiglia e poi approfondito durante l’esperienza in Azione Cattolica fino all’ingresso in seminario. Successivamente ogni ragazzo ha apposto la loro firma su un grande cartellone con lo slogan della marcia, quale risposta alla chiamata, in qualunque ambito di vita, che il Signore riserva per ognuno.

Al termine, don Lucangelo de Cantis, direttore dell’ufficio catechistico diocesano, ha ribadito che il pellegrinaggio svoltosi sabato pomeriggio non resterà un fatto isolato ma sarà il primo atto di un percorso per aiutare a far scoprire ai ragazzi la propria vocazione, auspicando in tal senso la collaborazione delle rispettive parrocchie.

Un ricco spuntino consumato negli spazi all’aperto ha concluso il festoso pomeriggio.

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Tracce

Il miracolo della resurrezione

(Photo by IBRAHIM HAMS / AFP / SIR)
30 Ott 2023

di Emanuele Carrieri

Senza pietà è stato l’attacco di Hamas nel sud di Israele all’alba del 7 ottobre, che ha causato la morte di centinaia di civili e di militari, mentre decine di persone di diverse nazionalità sono state prese in ostaggio. Senza pietà è stata la reazione di Israele, che ha iniziato a colpire la striscia di Gaza, roccaforte di Hamas, sottoponendola a un vero e proprio assedio, senza acqua, energia elettrica e carburante per giorni. La sorpresa iniziale, di fronte a quanto è accaduto quella mattina, ha lasciato spazio allo smarrimento e alla preoccupazione perché siamo sul bordo di un abisso profondo e pericoloso. Il rischio dell’espansione di questo conflitto è reale e pericoloso e, di fronte a tale drammatica possibilità, l’incertezza e la confusione prevalgono. Tutti i conflitti sono un punto morto nella storia dei popoli implicati e una sconfitta per tutta l’umanità: se si perde tale consapevolezza, si corre il rischio di assuefarsi all’idea della inevitabilità della guerra, come via per risolvere le contrapposizioni. Il fatto che sono molte le guerre in atto nel mondo non inficia l’importanza dell’affermazione di principio, ma dà l’idea dell’azione che le istituzioni internazionali, gli stati e le società civili dovrebbero esercitare. Non tutte le guerre hanno lo stesso impatto sulla politica internazionale o la medesima risonanza presso l’opinione pubblica a livello mondiale: la minore o maggiore attenzione non dipende dai numeri del singolo conflitto, che potrebbero anche essere gravi, ma da altri fattori, come il peso internazionale degli stati coinvolti, quanto ha preceduto e, talvolta, preparato le violenze di oggi, gli effetti sullo scacchiere globale. Ciò che sta accadendo oltrepassa i confini della rilevanza regionale, per investire tutto il mondo, così come è stato per l’attacco all’Ucraina, che, per le ripercussioni che ne sono derivate, non è un evento solo europeo. Perciò, dall’offensiva di Hamas l’attenzione è massima e il coinvolgimento è enorme, non solo per le vicende odierne, ma per una storia di violenze e di tentativi di pace lunga più di settant’anni. In questi decenni gli stati e i loro politici hanno sostenuto e difeso le richieste di una delle parti coinvolte contro l’altra. E tutto questo lo si percepisce da come, nel nostro Paese, si discute sulle notizie che arrivano. Dinanzi alle notizie, scatta la ricerca del colpevole perché sia fatta giustizia, soprattutto se le vittime sono civili innocenti. Ciò avviene laggiù, ma lo si rileva pure nell’opinione pubblica “lontana”, e si traduce nella necessità di identificare il colpevole. È un bisogno legittimo che si scontra con il fatto che individuare le responsabilità è una operazione complicata: può essere facile farlo per una singola vicenda, ma non è una regola che vale sempre. A rendere difficile la ricerca è la propaganda delle parti in conflitto in tempo di guerra, a cui si assomma la facilità di diffondere, in modo virale, le fake news tramite video, foto, messaggi, grazie a un click sui social. Ancora più difficile quando si tratta di un conflitto che dura da settant’anni ed è il caso di Israele e della Palestina. In questi decenni si è stratificata una storia ritmata da ingiustizie e atti di violenza, perpetrati e subiti da un lato e dall’altro, che sono stati ora vittime e ora carnefici. Ed è serio il pericolo di cadere nella trappola delle semplificazioni e delle polarizzazioni, che si sono fossilizzate nel contesto internazionale, e nei vari paesi, rispetto alle vicende della Terra Santa. Prima fra tutte quella che pone l’aut aut fra stare “con Netanyahu” o “con Hamas”, dimenticando che i soggetti coinvolti sono numerosi, basti pensare all’Autorità nazionale palestinese, o identificando, in modo indebito, tutti i palestinesi con le violenze fatte da Hamas o tutti gli israeliani con le decisioni di Netanyahu. Si sa che le polarizzazioni presenti in un paese sulla vicenda arabo-israeliana sono lo specchio di tensioni e divisioni che risiedono nella realtà politica e sociale locale, più che esprimere un punto di vista che sorge dalla valutazione di quanto è accaduto nel corso degli anni in quell’area. Le domande sono tante. Perché una parte politica o un pezzo di società civile ha un’empatia maggiore per una parte o per l’altra? Si sta con gli israeliani perché sono più vicini a noi sul piano culturale? Perché, dall’antichità, sono stati ghettizzati e vittime di discriminazione? Si sta con i palestinesi perché sono tra i popoli più poveri al mondo? Oppure perché il loro anelito ad avere una terra non trova una risposta concreta? Certo è che tutti hanno accettato che i civili siano sacrificabili, siano ostaggi oppure no. Sono i danni di una violenza che viola uno dei principi di base del diritto umanitario internazionale, creato nell’ultimo secolo per proteggere la popolazione inerme e scongiurare molte vittime. La domanda clou è: quale limite non si può superare, in una guerra, dal punto di vista politico, giuridico ed etico? La domanda vale pure per la comunità internazionale: qual è la soglia che non va superata perché la risposta a un attacco sofferto non si trasformi in qualcosa di ben diverso? Dipende da cosa si pensa dell’avversario: in guerra, disumanizzare il nemico è una vecchia tattica, al punto che anche i bambini diventano colpevoli e meritevoli di essere puniti. Bambini morti, dall’una e dall’altra parte. Vite e popolazioni in ostaggio di un conflitto lunghissimo per la stessa terra. E chi crede di credere nello stesso Dio si scanna nel nome di quel Dio che soffre a mantenere lo sguardo sui luoghi dove nacque e visse Suo figlio. Soffre a vedere il sangue che scorre lungo le tracce lasciate nelle pietre e nella storia, che scorre sotto lo stesso cielo visto dal padre Abramo. La speranza di pace pare morta in quei luoghi, ma il miracolo della resurrezione potrà farlo soltanto una politica globale che imponga il rispetto dei diritti violati. Ma la resurrezione, viste le reazioni della politica araba e occidentale, sembra abbastanza lontana.

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