Oxfam: “Bombardare un ospedale è un crimine di guerra”. Rischio colera per mancanza di acqua pulita
“Bombardare un ospedale è un crimine di guerra. Disumano che vengano colpite strutture già in notevole affanno per mancanza di elettricità e acqua pulita”: lo ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia. Nella quasi totale mancanza di servizi idrici, Gaza vive in queste ore una crisi sanitaria senza precedenti che rischia di provocare un’epidemia di malattie infettive mortali, come il colera. I cinque impianti di trattamento delle acque reflue di Gaza e la maggior parte delle 65 stazioni di pompaggio non funzionano più. Acque quindi inquinate vengono ora scaricate in mare mentre, in alcune aree, i rifiuti solidi si accumulano nelle strade. L’acqua pulita si è praticamente esaurita e moltissimi ormai attingono a fonti sporche per approvvigionarsi. Se l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda 50-100 litri d’acqua al giorno per soddisfare le esigenze sanitarie di base, il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite per l’acqua e i servizi igienico-sanitari, di cui Oxfam fa parte, denuncia che ora a Gaza sono disponibili solo tre litri d’acqua al giorno per persona. Stando alle testimonianze degli operatori di Oxfam, il costo dell’acqua è quintuplicato in questi giorni e i proprietari di piccoli impianti di desalinizzazione o di purificazione sono i maggiori fornitori di acqua per migliaia di persone in condizione di assoluta emergenza. “A Gaza non c’è elettricità, non c’è cibo e ora non c’è acqua. Terreno fertile per il colera e altre malattie infettive – ha evidenziato Pezzati -. La situazione per i civili è durissima e i nostri colleghi dal campo ci raccontano che in alcuni casi ci sono fino a 70 persone stipate in una sola stanza. Gli aiuti umanitari devono poter entrare a Gaza adesso”. Oxfam sta provvedendo a inviare fondi che serviranno per acquistare kit igienico-sanitari con sapone, assorbenti e dentifricio, o fornire denaro per il cibo a migliaia di persone ora costrette in rifugi temporanei, come moschee, scuole e ospedali.
“Siamo al punto che le ostetriche danno la loro assistenza per telefono, perché non ci sono requisiti minimi di sicurezza per assistere in presenza. Aspettiamo che si aprano vie sicure per poter intervenire appena possibile – ha detto il portavoce di Palestine Medical Relief Society, partner di Oxfam che preferisce rimanere anonimo -. In questa situazione c’è un disperato bisogno di aiuti: le persone non vengono uccise solo dai missili, ma anche dalle malattie causate dalle condizioni igieniche, dalla mancanza di cibo e acqua. A Gaza si è costretti a usare acqua sporca, a lottare per procurarsi cibo e ad affrontare una grave carenza di forniture mediche essenziali. Le persone muoiono ogni giorno e le condizioni di vita sono indicibili. Nonostante queste terribili circostanze, rimane un raggio di speranza e la determinazione a fornire soccorso alla popolazione di Gaza”.
1,8 milioni di persone a Gaza sono ora in condizioni di insicurezza alimentare, l’assenza di energia elettrica impedisce la produzione di pane o la conservazione degli alimenti. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha dovuto ridurre l’assistenza del 60%. Tutte le attività di pesca e agricoltura sono state interrotte Oxfam chiede con urgenza un accesso sicuro per portare aiuti umanitari a Gaza, garantendo una distribuzione coordinata e diretta soprattutto ai più bisognosi.