Salute

Il presidente del medici, Cosimo Nume: la sanità peggiora se non si corre ai ripari

01 Nov 2023

di Silvano Trevisani

I continui tagli alla sanità, assieme ad altre misure economiche e a una crisi complessiva che ha implicazioni internazionali, stanno peggiorando anno dopo anno la qualità dei servizi. Questo comporta, naturalmente, un peggioramento complessivo della qualità della vita che proprio dai livelli di assistenza sanitaria, che furono fiore all’occhiello del nostro paese, aveva ricevuto un innalzamento. Riversatosi anche sulle aspettative di vita che erano andate progressivamente crescendo. La riduzione delle risorse e del personale medico e infermieristico nella sanità pubblica sono le due cause principali della crisi ma non le uniche. Ne abbiamo parlato con un interlocutore autorevole come il presidente dell’Ordine dei medici di Taranto, Cosimo Nume.

Partiamo dalla protesta di questi giorni e dalla minaccia di sciopero avanzata da alcune sigle sindacali nazionali.

Tutto parte dalla revisione del calcolo delle pensioni introdotta dalla legge di bilancio. La revisione dei rendimenti delle pensioni, che sarà calcolato sui contributi è molto penalizzante per la categoria e rischia, per altro, di provocare un ulteriore esodo dei lavoratori del settore medico. Infatti, molti di coloro che hanno già maturato i requisiti potrebbero decidere di andare in pensione entro la fine dell’anno. Questo per evitare il nuovo meccanismo di calcolo che scatterà dal 2024, e che risulterà penalizzante. Questo vale, almeno per ora, per i medici dipendenti dallo Stato, mentre coloro che lavorano nella sanità convenzionata rientrano in un altro ente previdenziale. Ma potrebbero comunque essere penalizzati dalla scarsa lungimiranza con cui si è effettuato il calcolo delle pensioni.

Questo per quanto riguarda la previdenza del personale medico. Ma, passando al Servizio sanitario nazionale, l’inquietudine investe gran parte del paese, soprattutto per la maggioranza della popolazione che per curarsi deve far necessariamente rivogersi alla sanità pubblica.

Sì, la situazione è in progressivo peggioramento e lo si vede chiaramente, ogni giorno, dalle lunghe liste d’attesa, dalla difficoltà di effettuare screening e medicina preventiva che era garantita dalla sanità pubblica, che era in passato la migliore al mondo. Da tempo abbiamo offerto i nostri suggerimenti che sono rimasti inascoltati. Neppure la pandemia ha scalfito questa disattenzione.

E come giudica la situazione nella nostra regione? Meglio o peggio del resto del paese?

Per quanto riguarda la medicina generale, direi che è meglio, grazie anche al fatto che la Regione nel corso degli anni ha ascoltato molte delle nostre proposte. Siamo riusciti, ad esempio, a istituire molte borse di studio che hanno contribuito alla tenuta del settore. In Puglia, ad esempio, ci sono ancora le guardie mediche, nonostante tutti i problemi che si possono riscontrare, ma in Lombardia, in questo caso, la situazione è di gran lunga peggiore. Ciò nonostante, anche in Puglia risentiamo e risentiremo sempre più nei prossimi anni, dell’arretramento generalizzato. Ci saranno sempre più cittadini che non avranno il medico di famiglia. La ricaduta sull’assistenza si avverte.

Che pensa dei corsi di laurea in medicina attivati a Taranto e del loro andamento?

Dai corsi di medicina arrivano segnali incoraggianti anche se alterni: in alcuni casi si va verso il consolidamento, in altri si evidenziano delle perplessità. Ma una città come la nostra, che dal punto di vista sanitario ha anche peculiarità particolari, deve puntare assolutamente al rafforzamento della facoltà, e deve difendere a ogni costo i suoi corsi, puntando a renderli stabili e produttivi.

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