Chi è mons. Ligorio. Lettera aperta di don Francesco Santoro
Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di don Francesco Santoro, parroco all’Assunta di Faggiano, con considerazioni personali a proposito delle vivaci contestazioni rivolte da molti potentini all’arcivescovo metropolita di Potenza, il grottagliese mons. Salvatore Ligorio, a proposito della riapertura della chiesa SS. Trinità, dove fu rinvenuto il corpo della povera Elisa Claps. Don Francesco definisce ingiustificate quelle manifestazioni di protesta e si dichiara a favore della riapertura della chiesa, spiegandone le motivazioni. In queste note, il sacerdote rinnova il suo affetto a don Salvatore, uomo di pace e di grande tenerezza, da cui ha ricevuto l’educazione alla fede e all’umanità, dando testimonianza del suo impegno pastorale espressa a Grottaglie. E così conclude la lettera aperta: “Prego che la comunità di Potenza possa superare questo conflitto, il nemico non è la Chiesa, ma il male è chi sfrutta il dolore per altri fini”.
“Carissimi concittadini grottagliesi, carissimi confratelli sacerdoti, popolo tutto di Grottaglie e quanti conoscono don Salvatore, mi permetto di chiamarlo così; cari amici di Potenza, amici di Libera, carissimi Gildo e Filomena, ragazzi che oggi siete scesi in piazza.
Innanzitutto è sempre bello quando la gente scende in piazza, soprattutto se sono giovani; anche noi siamo invitati da papa Francesco ad essere “Chiesa in uscita”, a non rintanarci nelle sacrestie o a cullarci dietro i pizzi e merletti, stare sicuri dietro colletti o talari o a sentirci protetti da una religione spesso vuota di Vangelo e fatta di esteriorità e che in certo senso ci protegge.
Nel film “In nome di Papa re”, il buon Nino Manfredi che interpreta magistralmente mons. Colombo da Priverno, mentre si sta per prendere una decisione che riguarda la vita di due persone, sveglia un monsignore dormiente al grido “Garibaldi è alle porte e Satana piumato è a Porta Pia”: in quel grido un invito a svegliarci tutti, il mondo ci interpella, le piazze ci interpellano, non possiamo rispondere più dai palazzi ma bisogna andare in mezzo alla gente, accettare il confronto. Gesù non si è sottratto!
Un giovane diceva: “Non siamo contro la chiesa di papa Francesco”. Bene, la Chiesa di don Salvatore è la stessa di papa Francesco, la stessa di don Luigi Ciotti, la stessa di Benedetto XVI, la stessa di Giovanni Paolo II: la Chiesa è una perché è di Gesù Cristo.
In questi giorni è messa in discussione la figura di don Salvatore. Bene, io mi rivolgo a quei giovani soprattutto che erano in piazza per dire chi è don Salvatore, in una epoca dove dobbiamo saper distinguere dai buoni e dai cattivi maestri, tra i lupi e i pastori e anche tra pastori veri e lupi travestiti da pastori.
Sarebbe bello che ogni persona che ha conosciuto don Salvatore potesse parlare, scrivere, testimoniare: ognuno di noi ha ricordi della propria infanzia, adolescenza, ricordi di un pastore che ci ha educato, ci aiutato a ragionare con la nostra testa, ci ha testimoniato Cristo con semplicità, ha saputo unire dove c’erano contrasti, incoraggiare, supportare, rimproverare quando necessario ma senza mai perdere la tenerezza; con autorevolezza e con amorevolezza ci ha educato con l’esempio; per Grottaglie (nessuno è profeta in patria) è stato lievito di comunione, sale e luce, esempio per i preti, tra i preti, per le comunità, nelle comunità, per bambini, giovani, adulti, famiglie, anziani. Nella storia di ognuno di noi è scritto il nome di don Salvatore Ligorio; ciò che sono e siamo lo devo e dobbiamo anche a lui. Quando è stato consacrato vescovo l’11 febbraio 1998 molti piangevano perché perdevano un fratello, un padre; io no, ero contento perché mio padre, il mio parroco diventava vescovo, la Chiesa ne riconosceva le qualità di padre, pastore e maestro.
Mi permetto di dire che magari la povera Elisa avesse conosciuto don Salvatore!
La storia di don Salvatore parla da sé, dietro lui dovrebbe e spero ci sia un popolo, una Chiesa che non lascia solo un suo figlio e padre mentre viene attaccato.
Perché riaprire la chiesa della SS.Trinità a Potenza?
Per Elisa e magari quel luogo in nome di Elisa possa diventare come auspicato dal Papa, cassa di risonanza da dove parte un messaggio di vita, un luogo sorto per la vita ma diventato tomba per Elisa, possa risorgere e divenire Chiesa viva, luogo dove tanti giovani possono avere uno spazio di educazione alla vita, dove celebrare la vita.
I beni confiscati alle mafie rinascono grazie a Libera e ad altre associazioni, ma una chiesa che appartiene alla Chiesa può rinascere tornando ad essere ciò per cui essa dovrebbe esistere: feritoia di speranza e laboratorio di pace, di convivialità,di sogni, palestra di vita come era la nostra parrocchia di cui il parroco era don Salvatore.
Quando la Chiesa sbaglia, e ne facciamo di sbagli, chiediamo scusa e non basteranno le parole per esprimere il dolore, la vergogna, le scuse per aver fatto diventare un luogo di vita in un luogo di morte!
Ma riaprire vuol dire risorgere nel nome di Gesù, di Elisa, per i giovani e per tutti.
Caro don Salvatore non sei solo, ti voglio e ti vogliamo bene come ad un papà.
Allo stesso tempo prego che la comunità di Potenza possa superare questo conflitto, il nemico non è la Chiesa, ma il male è chi sfrutta il dolore per altri fini.
Con don Salvatore, con la famiglia Claps: tutti una sola famiglia per la verità, la giustizia e per risorgere insieme!”.
don Francesco Santoro