I vescovi in Assemblea generale, per la pace: “Non possiamo rassegnarci al silenzio”
“Come vescovi, riuniti in Assemblea generale ad Assisi, esprimiamo la nostra preoccupazione per l’escalation di violenza e odio di questi giorni, che sta assumendo proporzioni sempre più tragiche”: comincia così la dichiarazione diffusa per la pace dei vescovi italiani, rilasciata al termine della sessione mattutina di mercoledì 15. “Sentiamo impellente il compito di denunciare le logiche della contrapposizione e dell’individualismo, e di favorire la collaborazione e la riconciliazione. Sogniamo un mondo che sia davvero casa di tutti, dove il riconoscimento della dignità umana cammini di pari passo con il dovere di amare gli altri come fratelli e sorelle”, proseguono i vescovi: “Guardiamo con particolare dolore alla situazione in Medio Oriente e rinnoviamo l’appello al ‘cessate-il-fuoco’, facendo nostre le parole di papa Francesco: ‘Le armi si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi! Basta! Basta, fratelli, basta! A Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari a quella popolazione stremata. Si liberino gli ostaggi, tra i quali ci sono tanti anziani e bambini’”, il riferimento all’angelus di domenica scorsa.
“Insieme al Medio Oriente, il nostro pensiero va anche all’Ucraina, al Sud Sudan e ai tanti altri luoghi segnati da conflitti spesso dimenticati”, prosegue la dichiarazione: “Non possiamo rassegnarci al silenzio: sentiamo forte l’imperativo a comunicare il Vangelo dell’unità e della riconciliazione in un mondo sprofondato nelle tenebre ma desideroso di luce”. “Da Assisi, la Città della Pace, con l’intercessione di San Francesco, eleviamo la preghiera a Cristo nostra pace (Ef 2,14), che ha la forza per abbattere il muro di inimicizia”, l’appello alla vigilia del momento di implorazione per la pace che si svolgerà questo pomeriggio, con i Vespri, la processione da Santa Chiara a San Francesco e la messa presieduta dal card. Zuppi: “Egli sostenga l’impegno di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, nella consapevolezza che la costruzione della pace è responsabilità di tutti”. “Non vogliamo che la cultura dell’odio e del pregiudizio continui a seminare divisione, distruzione e morte”, l’appello finale: “Questa è una sfida da affrontare insieme, non più procrastinabile. Nel cantiere della pace c’è posto per tutti: «C’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia» (Fratelli tutti, 225)”.