Lavoro

Acciaio: mercoledì incontro decisivo, ma anche il Kazakhstan nazionalizza gli impianti ArcelorMittal

04 Dic 2023

di Silvano Trevisani

La notizia forse è sfuggita a molti, come accade per i fatti che succedono in altri continenti. Ma poco più di un mese fa una immane tragedia ha causato la morte di 45 minatori che lavoravano nella miniera di Kostenko, una delle più grandi del Kazakhstan. È il terzo grave incidente che accade in quella miniera che è gestita, pensate un po’, da Arcelor Mittal. Ma questa volta il presidente kazako,

Kassym Jomart Tokayev, ha annunciato di voler interrompere immediatamente i rapporti di cooperazione con Arselor Mittal, puntando il dito sulle responsabilità della compagnia ed ha chiesto al governo di assumere il controllo del ramo kazako della stessa. Forse anche il nostro paese devrebbe decidersi finalmente a questo passo.

Mercoledì si svolgerà in nuovo incontro tra governo e azienda, per capire se Mittal è intenzionato a fare la sua parte, finanziando il risanamento dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa ma, alla luce degli incontri precedenti, regna un certo pessimismo. Notizie contrastanti, in realtà, si inseguono in questi giorni, con il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin che garantisce che le risorse per la conversione green dell’impianto ci sono, e con l’azienda che intanto riduce l’attività produttiva a un solo altoforno e annunzia altra cassa integrazione. Il ministro dell’Ambiente ha assicurato agli industriali di Taranto che “le risorse saranno a breve allocate nel Fondo Coesione e Sviluppo, anche e soprattutto per consentire a Dri Italia, che a partire da gennaio prossimo avvierà un rapporto di collaborazione con Confindustria Taranto, di procedere con l’attività dell’impianto, indispensabile per poter parlare di conversione in chiave green dello stabilimento siderurgico”. Ma i segnali che si colgono dal punto di vista politico e sindacale sono tutt’altro che positivi. Interrogazioni parlamentari a raffica vengono proposte direttamente al presidente del consiglio Meloni, con lo scopo di indurre il governo ad assumere le decisioni necessarie, mentre i consiglieri regionali Mazzarano del Pd e Galante del M5S chiedono alla Regione una seduta monotematica.

Sono oramai in molti a pensare che l’unica soluzione per salvare l’Ilva è nazionalizzare, come del resto sta facendo il Kazakhstan, e tagliare fuori l’attuazione gruppo di maggioranza. Del resto basterebbe guardare con un po’ di attenzione agli eventi internazionali per rendersi conto che il gruppo Arcelor Mittal non è propriamente un benefattore e che è da sempre accompagnato da una fama sinistra per il suo modo di gestire gli oltre quaranta impianti che ha disseminati in una dozzina di stati. La stessa vicenda dell’acquisizione dell’Ilva, in un’asta tutt’altro che esaltante, voluta dal governo per liberarsi della patata bollente dopo la defenestrazione dei Riva, fu accompagnata da grane internazionali che non lasciavano presagire niente di buono. E Mittal impose dei paletti che comprendevano la impunità giudiziaria. Il tempo stringe e va chiarito finalmente il contenuto del Memorandum sottoscritto da Fitto e Mittal.

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