Lavoro

AdI, porto, call center: centinaia di posti a rischio, oggi presidio degli ex Tct in prefettura

13 Dic 2023

di Silvano Trevisani

Il panorama occupazionale di Taranto continua a presentare nuove ombre inquietanti, al di là di proclami e buoni propositi che da più parte vengono espressi. Negli ultimi giorni destano molte preoccupazioni, oltre alla “madre di tutte le vertenze”, cioè l’ex Ilva, appesa alla controversia tra Stato e attuale azionista di maggioranza, Mittal, e che vede numerose iniziative sindacali, ultima la protesta per il mancato pagamento di stipendi e tredicesime a circa 4.000 lavoratori dell’indotto, le vicende ex Tct e call centert. Parliamo dei 350 lavoratori ex Tct in cassa integrazione, e di 120 lavoratori del call center, che rischiano di perdere il posto a causa della liberalizzazione del mercato.

Ex Tct

Partiamo dagli ex Tct che hanno proclamato lo stato di agitazione e che oggi, 14 dicembre, a partire dalle ore 9 terranno un presidio davanti alla prefettura. Il mancato inserimento da parte del governo nel cosiddetto Decreto Anticipi, dopo la precedente esclusione dalla Finanziaria, dell’emendamento volto a estendere per altri due anni la copertura finanziaria dell’Agenzia del lavoro portuale, in particolare della TPWA a Taranto, rischia di lasciare i 350 lavoratori e le loro famiglia non solo senza sostegno economico, ma anche senza prospettive per il futuro.

Come ci spiega il segretario generale della Uil Trasporti, Carmelo Sasso, che con le altre organizzazioni di categoria Filt Cgil e Fit Cisl ha indetto la protesta, il prolungamento del trattamento è indispensabile per assicurare una prospettiva occupazionale.

Dopo la cessazione della Taranto container terminal che, come si ricorderà, lasciò senza lavoro circa 550 dipendenti, la subentrante impresa turca Ylport presentò un programma di assorbimento dei lavoratori. Ma, in realtà, ne assunse solo 120, mentre un altro centinaio furono collocato in altre aziende, sempre in virtù di una procedura di affidamento dei lavoratori all’Agenzia del lavoro portuale. La stessa agenzia gestisce attualmente i restanti 350 lavoratori ex Tct che, secondo i progetti di insediamenti di varie aziende in area portuale, dovrebbero poter trovare tutti occupazioni. Vi è infatti – ci spiega Sasso – una richiesta, in prospettiva di 404 lavoratori da occupare entro i prossimi 24 mesi, a cui si aggiungono i 200 previsti dalla Ferretti, che è già impegnata nella progettazione delle bonifiche. Ma il mancato rinnovo del trattamento non solo priverebbe i lavoratori della cassa integrazione, ma, peggio ancora, annullerebbe la clausola che obbliga le nuove imprese interessate a insediarsi in zona porto ad assumere in via prioritaria gli ex Tct”.

Si comprende, a questo punto, la grave preoccupazione di lavoratori e sindacati, per il rischio della perdita di un’opportunità occupazionale difficilmente ripetibile.

Call center

Un incontro urgente al prefetto è stato chiesto dai sindacati anche per la situazione dei lavoratori addetti ai call center, il cui posto di lavoro sarebbe messo a rischio dal passaggio del settore energetico al libero mercato. A Taranto, una società specializzata nel settore ha già avviato la cassa integrazione per oltre 120 dipendenti. Sulla questione interviene anche il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio, che preannuncia l’intenzione di chiedere che la vertenza venga posta all’attenzione della Task force regionale sull’occupazione. “In questo senso – sostiene Di Gregorio – vanno coinvolti i ministeri interessati che devono fornire risposte certe e immediate ai lavoratori. Esistono gli strumenti legislativi per accompagnare questo processo di transizione e fare in modo che il passaggio al mercato libero dell’energia non abbia ricadute negative sulle migliaia di addetti dei call center”.

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