La magistratura sequestra Torre Blandamura: per ora bloccato il porticciolo turistico
L’area di Torre Blandamura, in località San Francesco degli Aranci, minacciata dalla realizzazione di un porticciolo turistico, è stata sequestrata dalla magistratura. Che ha accolto i ricorsi presentati dal Comitato per il Parco naturale del Mar Piccolo e dal Comitato San Francesco degli Aranci, sottoscritti da numerose associazioni di volontariato.
Ce ne da notizia Vito Crisanti, a nome dell’Associazione per il Parco naturale che sottolinea, in una nota che: “L’area di Torre Blandamura, ancora miracolosamente intatta, costituita da pinete di pino d’Aleppo e da macchia mediterranea protette da leggi nazionali e comunitarie, rischia di scomparire in quanto su questo territorio, nonostante la pluralità dei vincoli, si andava realizzando un porticciolo turistico, con annesse infrastrutture a terra. La sua realizzazione comporterebbe la distruzione di tutta la vegetazione naturale e la cementificazione della scogliera. Sono già purtroppo state realizzate le prime opere infrastrutturali con strade, svellimenti della Macchia mediterranea e alterazione della scogliera. Oltre che alla distruzione degli ambienti naturali, stiamo assistendo all’ennesima privatizzazione degli ultimi lembi di costa”.
Il ricorso del settembre 2022
Per bloccare questo ennesimo scempio ai danno del nostro ambiente, il Comitato per il Parco Regionale del Mar Piccolo con il supporto delle Associazioni di volontariato di Taranto (LIPU, Gruppo Taranto, WWF, Italia Nostra, Mare per sempre, Terre del Mediterraneo, Giustizia per Taranto, Legambiente) presentò, 1° settembre 2022, un esposto contro ignoti al Corpo forestale dello Stato/Carabinieri. Analoga iniziativa, come dicevamo, fu presa dal comitato spontaneo degli abitanti della zona. Nei giorni scorsi il cantiere è stato posto sotto Sequestro penale preventivo ai sensi dell’Art. 321 del C.P.P. in esecuzione al decreto emesso in data 4.12. 2023 dal gip presso il Tribunale di Taranto, Fulvia Misserini.
“La concessione demaniale e la relativa convenzione sono state infatti rilasciate nonostante il divieto di costruzione e di modifica dello stato dei luoghi insistente nell’area interessata subentrati per gli incendi del 2010 e 2011 nonché per il suo risultare zona di ‘macchie e boschi’ – sosteneva in una nota del settembre 2022 Leo Corvace -. Tipizzazione, quest’ultima, che rende invalicabili i vincoli imposti dal Piano paesaggistico regionale e che avrebbe dovuto impedire, in base alla L.R. 17/2015, il rilascio della concessione demaniale. Molti dubbi anche sulla validità di certificazioni funzionali agli atti prodotti ma presumibilmente scaduti”.
Il decreto del gip riconosce, di fatto, la fondatezza degi esposti degli ambientalisti e pone le premesse per una verifica di legittimità ed eventualmente di responsabilità penali.
“Siamo molto soddisfatti – commenta Crisanti – per l’importante iniziativa della Magistratura, che si spera costituisca un monito per privati ed Enti che traguardano ancora a modelli di sviluppo obsoleti e distruttivi del patrimonio ambientale e delle nostra identità culturali”.