Delusione ex Ilva: ancora un altro rinvio. Boccata d’ossigeno per i 330 dell’ex Tct
Si è chiuso con un nuovo nulla di fatto l’incontro sull’ex Ilva tra governo e sindacati svoltosi nel pomeriggio. Il quinto incontro, che doveva essere finalmente decisivo, si è chiuso con un nuovo rinvio per il semplice fatto che il governo non ha ancora incontrato l’imprenditore indiano e lo farà l’8 gennaio prossimo. E in quell’occasione dovrebbero essere presenti sia il presidente del consiglio Meloni che lo stesso Mittal (ma il condizionale è d’obbligo).
Ovvia la delusione dei sindacati che hanno valutato negativamente l’esito dell’incontro, contestando tra l’altro, il ritardo nel confronto coi vertici aziendali. Com’è noto, ci si aspettava la decisione del governo di assumere la maggioranza dell’azienda per consentirne il salvataggio vista l’indisponibilità fin qui dimostrata dall’impresa a finanziare sia la gestione che il risanamento.
“Ma il governo – ha spiegato al termine dell’incontro il segretario della Fim, Benaglia – è preoccupato di contenzioni internazionali e penali che potrebbero scaturire dalla nazionalizzazione. Prò non possiamo perdere altro tempo. L’emergenza della situazione aziendale richiede scelte urgenti. Per noi l’ipotesi principale è quella di risolvere consensualmente il rapporto con Mittal, trovare un nuovo privato ma, nel frattempo, cambiare la gestione assumendo la maggioranza allo Stato. Il governo lavorerà per trovare un accordo con Mittal in questa direzione, ma una seconda ipotesi potrebbe anche prevedere la decisione di Mittal di ricapitalizzare l’azienda, rimanendo in società”. La terza soluzione, che per i sindacati va evitata, è quella dell’amministrazione straordinaria che taglierebbe fuori Mittal, ma lascerebbe sul terreno molti problemi occupazionali, sociali ed economici. “Non abbiamo risolto nulla, abbiamo chiesto al governo di incontrarci subito dopo l’incontro con Mittal, già il 9 gennaio e di non decidere nulla unilateralmente a di affrontare con noi le questioni. Poi decideremo con Uilm e Fiom come proseguire nella pressione.”
I sindacati sono molto preoccupati perché ci sono scadenze come il pagamento del gas ma assicurano il massimo impegno per arrivare al salvataggio dell’azienda e l’uscita di Mittal.
All’incontro svoltosi nella sala Monumentale della presidenza del consiglio, hanno preso parte, per il governo, il ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso e il sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano. Presente in videocollegamento il ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone. Per i sindacati erano presenti i rappresentanti di Fiom Cgil Michele De Palma, Fim-Cisl Roberto Benaglia, Uilm-Uil Rocco Palombella, Usb Francesco Rizzo e Ugl metalmeccanici Giovanni Antonio Spera.
Ex Tct
Una boccata d’ossigeno, invece, per i lavoratori dell’ex Tct, che si sono visti confermare in extremis dal governo l’Ima, l’indennità di mancato avviamento, la cui cessazione avrebbe comportato non solo la perdita di un minimo reddito ma anche il diritto di ricollocazione preferenziale al lavoro nelle aziende che si insedieranno nel porto. Con l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto Milleproroghe, si é aperto un ombrello protettivo. Resterà aperto per cinque mesi e non per due anni, come avevano inizialmente chiesto sindacati e Autorità portuale, e avrà una disponibilità di 4 milioni di euro anziché degli 8,8 necessari per l’intero 2024, a cui aggiungerne altrettanti per il 2025.