Sport

Coppa Campania: la Nuovi Orizzonti vicina al capolavoro, esce a testa alta

Claudia Tagliamento tra le protagoniste della stagione - foto G. Leva
18 Dic 2023

di Paolo Arrivo

Una squadra che non molla. Che ci ha creduto sino alla fine nella semifinale della Coppa Campania, competizione dalla quale è uscita a testa alta, sul legno del PalaSilvestri di Salerno, che l’ha ospitata. La vittoria tra la Virtus Ariano Irpino e la Nuovi Orizzonti è andata alla prima con il risultato di 85-81 (18-19, 43-38, 66-55). Positivi i contributi offerti in corsa dalle under Erika Martelli e Annapia Molino, alla Dinamo non è bastata Claudia Tagliamento – altra prova monstre della brindisina che, impeccabile anche dalla lunetta, con 32 punti è stata la top scorer della serata – né i canestri dalla lunga distanza di Smaliuk, protagonista nell’ultimo periodo. Resta il rammarico per il risultato del campo. E non soltanto: l’importanza della gara, e il grande impegno profuso dalle ragazze di coach Orlando, avrebbero meritato una direzione arbitrale più accurata. Particolarmente nei momenti chiave della partita che valeva l’accesso alla finale. Ad ogni modo, la grande prestazione sfoderata dalla formazione ionica, capace di azzerare il gap con la corazzata campana giocandosela alla pari, rappresenta una iniezione di fiducia in vista della seconda parte del campionato.

 

Il match Nuovi Orizzonti Taranto – Virtus Ariano Irpino

Starting lineup Nuovi Orizzonti: Claudia Tagliamento, Alice Lucchesini, Francesca Gismondi, Yaroslava Ivaniuk, Nataliya Smaliuk. Avvio sprint di Taranto con Ivaniuk e Tagliamento. Break dell’Ariano da 4-8 a 11-8. Tagliamento fa due su due dalla lunetta, Martelli firma il canestro del sorpasso finale. Il primo quarto si chiude sul 19-18 in favore della Dinamo. Nel secondo, una tripla per parte; è Tagliamento a frapporsi tra i due allunghi della formazione campana, che chiude il periodo in vantaggio (43-38). Nel secondo tempo Ariano Irpino ingrana la quarta. Preciso dalla lunetta, trascinato da Emanuela Moretti per l’intera gara, vola sul +13 (64-51). Taranto riduce il gap con la tripla di Ivaniuk. Si va all’ultimo quarto con undici punti da recuperare (55-66). Quindi sale in cattedra l’altra ucraina, Smaliuk, che con due triple consecutive riduce lo svantaggio; tra le ioniche vanno a segno Molino, Tagliamento e capitan Gismondi. Il vantaggio di Ariano Irpino oscilla tra i quattro e i sei punti. Ma vengono ridotti a due soltanto, nell’ultimo giro di lancette, grazie a un’altra tripla di Smaliuk (81-83). La squadra allenata da Antonio Bellizzi è però abile a sfruttare i tiri liberi aggiudicandosi la gara.

 

La vincitrice della Coppa Campania

Ad aggiudicarsi il trofeo è stata la Sirio Salerno ’92 che, dopo aver superato in semifinale la Asd Basket femminile Stabia, ha sconfitto nettamente anche Ariano Irpino in finale, con il punteggio di 91-52. Le granatine di coach Visnjc hanno così riconquistato la Coppa Campania davanti al pubblico di casa.

 

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Editoriale

Fossili: verso i titoli di coda?

(Foto Agensir)
18 Dic 2023

di Emanuele Carrieri

Per la prima, primissima volta in un’assemblea delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si cita, con intenzione e senza sottintesi, il superamento delle fonti fossili, ma è assente, manca sia la parola “uscita”, sia uno schema, un progetto dettagliato, con tappe come in una tabella di marcia, in vista dell’obiettivo da raggiungere. Una formula “gianica”, bifronte quella adoperata, “transitioning away”, che però ha consentito il raggiungimento di un accordo, salutato come “storico”. Per la prima volta, in effetti, si dichiara, per iscritto, la perentorietà di un superamento delle fonti fossili di energia. La combustione del carbone, del petrolio e del gas provoca circa i tre quarti delle emissioni che alterano il clima, mentre anche la parte restante è di origine antropica perché è dovuta alla deforestazione e all’agricoltura non sostenibile. In tutte le conferenze dell’ONU sui cambiamenti climatici, incominciate nel 1995, i combustibili fossili sono sempre stati una presenza incombente, ma, nel contempo, invisibile, muta e piuttosto inquietante, conosciuta da tutti, ma da nessuno nominata. Nei documenti di allora, si scriveva di riduzione di emissioni, ma senza agganci a ciò che va fatto. Nel documento finale della COP 28 di Dubai, meno male, lo si scrive, di sicuro non in termini di “phase out” (cioè di eliminazione progressiva), ma di una più ambigua “transitioning away”. D’altro canto, sarebbe stato impossibile conseguire altrimenti un compromesso fra i quasi 200 paesi con interessi divergenti e raggiungere, anche se con riserve, il consenso totale. L’accordo è stato approvato da tutti, dai grandi paesi come gli Stati Uniti, primi per emissioni pro capite, e la Cina, prima per il totale, e quelli che estraggono i fossili, come la Russia e l’Arabia Saudita, così come da quelli più esposti, le piccole isole a rischio di scomparsa per l’innalzamento del livello dei mari, e quelli in via di sviluppo, più determinati ad agire. Per gli Stati Uniti, “COP 28 è una ragione per essere ottimisti in un mondo di conflitti”. Per l’Unione europea l’accordo segna l’inizio dell’era post-fossile. Papa Francesco, nell’intervento alla COP 28 letto dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ha scritto che il “cambiamento climatico è un problema sociale globale … è intimamente legato alla dignità della vita umana”. Proprio in vista della conferenza di Dubai, aveva scritto la «Laudate Deum», l’esortazione apostolica per richiamare alla responsabilità nei confronti dei nostri figli e del pianeta, dando ascolto al grido della terra e dei poveri. La Conferenza, iniziata il 30 novembre, si è chiusa così soltanto con un giorno di ritardo e con un risultato tangibile, frutto anche della furbizia e della scaltrezza del presidente di COP 28, Sultan Ahmed al-Jaber, amministratore delegato della prima compagnia petrolifera degli Emirati e della compagnia statale di energie rinnovabili, ministro dell’industria e della tecnologia avanzata. L’accordo riguarda il “Global Stocktake”, una specie di sosta ai box per fare un bilancio dell’azione climatica globale per ridurre i gas serra e giungere, entro il 2050, a emissioni zero. Oggi, per tutti i paesi del mondo, inizia il tempo dei compiti a casa, perché il clima non risponde di certo ai pezzi di carta, ma alle azioni. Le emissioni, di fatto, continuano ad aumentare, così come le temperature e i conseguenti fenomeni estremi, come ondate di calore, lunghi periodi di siccità, alluvioni, inondazioni, allagamenti. Se da un punto di vista scientifico restano sul terreno di gioco viva insoddisfazione e forte preoccupazione, dal punto di vista politico la COP 28 compie un passo in avanti. Per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, questo è un “compromesso bilanciato e accettabile”. Il documento approvato mantiene il riferimento alla necessità di triplicare le rinnovabili e di duplicare l’efficienza energetica entro il 2030, uno dei risultati dei primi giorni dei lavori di COP 28. Entra, per la prima volta nel testo finale il nucleare, dopo l’accordo di venti paesi diretto a triplicare la potenza entro il 2030. Si parla di velocizzare la adozione di recenti tecnologie, compreso il ricorso all’idrogeno e l’abbattimento delle emissioni tramite la cattura del carbonio, innanzitutto nei settori più problematici, come la produzione di acciaio e di cemento. C’è spazio per confrontarsi sulle possibili soluzioni. Adesso, però, tutti i paesi convengono, non solo gli uomini di scienze: la crisi climatica si può mitigare con una “transizione in uscita” dai fossili. Proprio su come attuarla si dovrebbe tenere il dibattito: in Italia, invece, molti non hanno ancora capito come non sia affatto una questione solo ambientale e continuano ancora a diffondere disinformazione sul clima. Gli scienziati ci avvertono che la crisi climatica colpirà l’Italia più che altri paesi: è obbligatorio l’adattamento locale per gestire l’inevitabile, mentre la riduzione globale dei gas serra deve evitare l’ingestibile. L’Italia è più vulnerabile a causa degli abusi perpetrati a un territorio già fragile. Il nostro Paese, d’altra parte, ha soltanto da guadagnare da un’equa transizione energetica, privo come è di fonti fossili ma ricca di sole e di vento. Forse è meglio pensare alle soluzioni, che a negare la realtà.

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Diocesi

San Marzano, torna il presepe vivente nella gravina

18 Dic 2023

di Angelo Diofano

Dopo due anni di sospensione per la pandemia, il Comitato per le tradizioni popolari-presepe vivente e la parrocchia di San Carlo Borromeo presentano la 26.ma edizione del grande “Presepe vivente” (dal titolo “Apri il tuo cuore al Figlio di Dio”) che si terrà, come tradizione, nella gravina del santuario rupestre della Madonna delle Grazie.

L’anteprima sarà costituita mercoledì 20 dalle ore 9 alle 13 dalla rappresentazione con la partecipazione degli studenti dell’istituto comprensivo “Casalini” (circa seicento ragazzi)

Il “Presepe vivente” vero e proprio si potrà visitare nei giorni 26 dicembre, 1 e 6 gennaio dalle ore 17 alle ore 22. Regista della rappresentazione, l’arch. Antonio Borsci.

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Natale a Taranto

L’arcivescovo al SS.ma Annunziata per la tradizionale messa e gli auguri di Natale

18 Dic 2023

L’arcivescovo mons. Ciro Miniero è stato accolto venerdì 15, al SS.ma Annunziata per la santa messa, con gli operatori sanitari, il personale aziendale e gli ammalati, celebrata nella cappella del presidio ospedaliero, tradizionalmente occasione di incontro e di augurio per i degenti, affinché possano ricevere conforto e speranza, e per il personale, che ogni giorno presta servizio con dedizione e attenzione ai percorsi di umanizzazione.
“Oggi celebriamo la santa messa in prossimità del Natale e pregheremo per tutti, perché possiamo trovare insieme forza e pace – ha detto mons. Miniero nel saluto all’assemblea – Il Natale sia occasione per attuare la pace, ognuno nella propria quotidianità, prendendosi cura e prestando attenzione a chi soffre, a chi vive una condizione di fragilità e debolezza, affinché davvero tutti possano sentirsi accompagnati e accolti”.  Ha presenziato anche la direzione strategica Asl, con il direttore generale Vito Gregorio Colacicco che ha voluto ringraziare mons. Miniero e tutti i sacerdoti che offrono ascolto, supporto e cura spirituale nei luoghi di cura dell’azienda sanitaria ionica: “Vi sono momenti di difficoltà che riusciamo ad affrontare grazie a voi – si è così rivolto al personale sanitario – E vi ringrazio per la vostra eccellenza professionale e per la dedizione umana che unite alla professionalità, offrendo così ai pazienti una carezza di umanità e sollievo morale che non deve mai mancare”.

L’arcivescovo ha benedetto anche le reliquie di Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, momentaneamente esposte, “il più napoletano dei santi” che ha composto il famoso “Tu scendi dalle stelle” e altre nenie natalizie.

Al termine della celebrazione, esordio ufficiale per il “Taras Health Chorus”, il coro della Asl Taranto omposto di quindici voci ma aperto a nuove candidature. L’iniziativa culturale, che coinvolge diverse figure professionali, nasce con l’obiettivo di condividere un hobby – quello della musica e del canto – per metterlo a disposizione di tutti, sia come momento di integrazione personale sia come offerta di un plus aggiuntivo per i pazienti. Diretti dal maestro Lippolis e nato da un’idea artistica della dott.ssa anestesista Amodio, il coro aziendale si esibirà prossimamente in altre occasioni e reparti della provincia tarantina.

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Ricorrenze

Parrocchia dei Santi Patroni d’Italia, il 30.mo anniversario di fondazione

18 Dic 2023

A San Giorgio Jonico, la parrocchia dei Santi Patroni d’Italia, San Francesco e Caterina, festeggia il 30.mo anniversario di fondazione.

I documenti riferiscono che l’arcivescovo mons. Guglielmo Motolese individuò il territorio per questa parrocchia nel 1986, nominando parroco don Mino Campanella nell’ottobre 93; la prima messa fu celebrata il 19 dicembre dello stesso anno in un garage adibito provvisoriamente allo scopo. La chiesa nuova, infine, fu consacrata il 31 ottobre 2011.

Così l’amministratore parrocchiale don Angelo Baldassarre invita a partecipare all’avvenimento: “Tornare alle origini è sempre importante. Per i 30 anni di fondazione della nostra comunità, vogliamo iniziare la solenne celebrazione dal luogo in cui tutto è partito per ringraziare il Signore del cammino compiuto in questi anni. Vi aspettiamo”.

Ecco il programma:

Lunedì 18 alle ore 18 santa messa celebrata da don Cosimo Campanella, primo parroco; alle ore 19, veglia di preghiera con lettura dei ringraziamenti di alcune vocazioni nate in parrocchia.

Martedì 19, alle ore 18,momento di preghiera davanti alla originaria sede di via Raffaello Sanzio; seguirà la processione verso il sagrato della chiesa per un breve rappresentazione della Natività animata dai bambini del catechismo; a seguire, santa messa solenne presieduta dall’amministratore parrocchiale don Angelo Baldassarre.

A conclusione delle celebrazioni, cena comunitaria nel teatro parrocchiale.

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Diocesi

Il Sigilli martiniano alle Figlie di Maria ausiliatrice

16 Dic 2023

di Ottavio Cristofaro

Come ogni anno nella Basilica di San Martino a Martina Franca c’è stata la consegna del Sigillo martiniano.

“Il «Sigillo» è un attestato che da molti anni la Basilica di San Martino consegna a persone o a enti che si sono distinti nella “carità” o nell’attenzione agli ultimi. L’educazione è certamente un atto nobile di carità, e quest’anno, il Sigillo Martiniano è stato affidato alle Figlie di Maria ausiliatrice, che, come si legge nella motivazione, da oltre un secolo sono segno dell’amore fedele di Dio, che si prende cura dei piccoli e dei giovani. L’attività educativa, permeata dal gusto del bello, ha permeato con lo stile pedagogico salesiano l’intera comunità al fine di accostarsi e di stupirsi nel contemplare la persona e il creato, suscitando la ricerca e l’esperienza di Dio”.

Al termine della santa messa officiata dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero, alla presenza di alunni, ex allieve, ex allievi, cooperatori e ragazzi dell’oratorio il Sigillo è stato consegnato da mons. Giuseppe Montanaro alla direttrice suor Pia Marinelli e alla vicaria ispettoriale suor Carla Meschini.

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Natale a Taranto

“La Città e il Natale” alla Madonna della Scala

15 Dic 2023

di Angelo Diofano

Sabato 16 alle ore 18 s’inaugura nell’ex chiesetta della Madonna della Scala, in via Duomo 178, la 38.ma edizione de “La Città e il Natale”, collettiva d’arte e mostra di presepi organizzata dall’associazione culturale “Santa Maria della Scala” (presidente, Pasquale Chiochia) e in omaggio quest’anno alla pittrice Matilde Lomonte, recentemente scomparsa.

Questi gli espositori, nella direzione artistica di Nicola Giudetti: Antonella Airò, Sara Andriolo, Fernando Caracuta, Renato Caracuta, Evangelina Caso, Roberta Cavallo, Mino Chetta, Ornella De Filippo, Stefania De Vito, Ruggero Di Giorgio, Tatyana Fontana, Oscar Galasso, Giuseppa Maria Gallo, Maria Gigante, Maria Girardi, Cosimo Giudetti, Nicola Giudetti, Antonella Lacaita, Angela Lasorella, Egidia Lentini, Vincenzo Lo Martire, Ida Luzzi, Lina Mannara, Tommaso Millarte, Maria Panico, Rossella Passarelli, Carmine Petrarulo, Marcello Picci, Adriana Popescu, Tina Pugliese, Angela Romano. Maria Stella Ruggiero, Francesco Russo, Maria Sorace, Anna Sturino, Pietro Antonio Tocci, Michele Traja, Spyridon Trousas, Adele Ziccarelli.

La mostra resterà aperta nei giorni feriali dalle ore 17 alle 20 e nei giorni festivi dalle ore 10 alle 12.30, con chiusura totale nelle giornate del 24 e del 31 dicembre.

Il 7 gennaio la rassegna artistica natalizia chiuderà i battenti.

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Emergenze ambientali

La magistratura sequestra Torre Blandamura: per ora bloccato il porticciolo turistico

15 Dic 2023

di Silvano Trevisani

L’area di Torre Blandamura, in località San Francesco degli Aranci, minacciata dalla realizzazione di un porticciolo turistico, è stata sequestrata dalla magistratura. Che ha accolto i ricorsi presentati dal Comitato per il Parco naturale del Mar Piccolo e dal Comitato San Francesco degli Aranci, sottoscritti da numerose associazioni di volontariato.

Ce ne da notizia Vito Crisanti, a nome dell’Associazione per il Parco naturale che sottolinea, in una nota che: “L’area di Torre Blandamura, ancora miracolosamente intatta, costituita da pinete di pino d’Aleppo e da macchia mediterranea protette da leggi nazionali e comunitarie, rischia di scomparire in quanto su questo territorio, nonostante la pluralità dei vincoli, si andava realizzando un porticciolo turistico, con annesse infrastrutture a terra. La sua realizzazione comporterebbe la distruzione di tutta la vegetazione naturale e la cementificazione della scogliera. Sono già purtroppo state realizzate le prime opere infrastrutturali con strade, svellimenti della Macchia mediterranea e alterazione della scogliera. Oltre che alla distruzione degli ambienti naturali, stiamo assistendo all’ennesima privatizzazione degli ultimi lembi di costa”.

Il ricorso del settembre 2022

Per bloccare questo ennesimo scempio ai danno del nostro ambiente, il Comitato per il Parco Regionale del Mar Piccolo con il supporto delle Associazioni di volontariato di Taranto (LIPU, Gruppo Taranto, WWF, Italia Nostra, Mare per sempre, Terre del Mediterraneo, Giustizia per Taranto, Legambiente) presentò, 1° settembre 2022, un esposto contro ignoti al Corpo forestale dello Stato/Carabinieri. Analoga iniziativa, come dicevamo, fu presa dal comitato spontaneo degli abitanti della zona. Nei giorni scorsi il cantiere è stato posto sotto Sequestro penale preventivo ai sensi dell’Art. 321 del C.P.P. in esecuzione al decreto emesso in data 4.12. 2023 dal gip presso il Tribunale di Taranto, Fulvia Misserini.

La concessione demaniale e la relativa convenzione sono state infatti rilasciate nonostante il divieto di costruzione e di modifica dello stato dei luoghi insistente nell’area interessata subentrati per gli incendi del 2010 e 2011 nonché per il suo risultare zona di ‘macchie e boschi’ – sosteneva in una nota del settembre 2022 Leo Corvace -. Tipizzazione, quest’ultima, che rende invalicabili i vincoli imposti dal Piano paesaggistico regionale e che avrebbe dovuto impedire, in base alla L.R. 17/2015, il rilascio della concessione demaniale. Molti dubbi anche sulla validità di certificazioni funzionali agli atti prodotti ma presumibilmente scaduti”.

Il decreto del gip riconosce, di fatto, la fondatezza degi esposti degli ambientalisti e pone le premesse per una verifica di legittimità ed eventualmente di responsabilità penali.

Siamo molto soddisfatti – commenta Crisanti – per l’importante iniziativa della Magistratura, che si spera costituisca un monito per privati ed Enti che traguardano ancora a modelli di sviluppo obsoleti e distruttivi del patrimonio ambientale e delle nostra identità culturali”.

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Giornata internazionale

Unicef: pubblicato oggi il rapporto “La frontiera dei diritti”

In concomitanza con la Giornata internazionale per i diritti dei migranti (lunedì 18 dicembre), un rapporto costruito come un viaggio tra la frontiera Nord e la frontiera Sud del Paese nei principali luoghi di sbarco, hotspot, centri di prima accoglienza e centri d’emergenza

foto Unicef
15 Dic 2023

di Gigliola Alfaro

L’Unicef, in vista della Giornata internazionale per i diritti dei migranti (lunedì 18 dicembre), lancia oggi “La frontiera dei diritti”, un rapporto costruito come un viaggio tra la frontiera Nord e la frontiera Sud del Paese nei principali luoghi di sbarco, hotspot, centri di prima accoglienza e centri d’emergenza in cui l’Unicef, insieme ai partner di progetto, è attivo nell’ambito del progetto Protect.
Attraverso il progetto, lanciato lo scorso 15 febbraio con la direzione generale della Migrazione e degli affari interni (Home) della Commissione europea in collaborazione con il dipartimento Libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno, l’Unicef e i suoi partner hanno raggiunto nel 2023 in frontiera oltre 7mila persone tra cui oltre 6mila minori.
Dall’inizio dell’anno a oggi sono arrivati in Italia via mare oltre 153mila persone, tra cui oltre 17mila minori stranieri non accompagnati. Altri ingressi hanno interessato le frontiere terrestri del Nord del Paese con gli arrivi dalla rotta balcanica, per i quali però non sono disponibili dati aggiornati.
Il rapporto ripercorre i principali fatti dell’anno e le modifiche più rilevanti che hanno interessato lo scenario normativo. Tra queste la dichiarazione dello “stato d’emergenza in conseguenza dell’eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo”. La misura ha permesso di velocizzare i trasferimenti dall’hotspot di Lampedusa, portando tuttavia, durante il picco di sbarchi registrato nel periodo estivo, al sovraffollamento delle strutture emergenziali in Sicilia, Calabria e Puglia. In molti casi si tratta di strutture pensate per una permanenza temporanea, che non permettono l’accesso a servizi indispensabili per favorire la protezione e l’inclusione di bambine, bambini, ragazze e ragazzi.
Sotto forma di reportage dal campo, il rapporto racconta, attraverso le storie raccolte tra Sicilia, Calabria, Puglia e Liguria, i diversi contesti in cui l’Unicef opera e il modo in cui la risposta all’emergenza si è adattata per fare fronte ai continui cambi di scenario.
L’Unicef lavora in queste aree in collaborazione con il partner Save the Children garantendo l’individuazione dei casi vulnerabili e il rinvio ai servizi specializzati territoriali.
In collaborazione con il dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’interno, l’Unicef nel 2023 ha inoltre dislocato personale specializzato a supporto di sei Prefetture per facilitare il coordinamento tra gli attori che operano nel sistema di protezione a livello locale e per accelerare l’identificazione, la presa in carico e il rinvio dei casi di maggiore vulnerabilità.
È il caso ad esempio di Mohamed, tunisino, di 10 anni, arrivato in Italia via mare con la mamma per curare una rara sindrome degenerativa. Grazie all’attivazione tempestiva dei servizi sociali e della rete di protezione oggi il bambino è in cura in una struttura ospedaliera del Nord Italia.

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Sport

Serie C, il Taranto ad Avellino senza l’assillo della vittoria

foto G. Leva
15 Dic 2023

di Paolo Arrivo

Una squadra di sostanza. Che non a tutti piacerà, per il gioco poco offensivo e spettacolare, ma che si trova in piena zona playoff, non per caso: è il Taranto di Eziolino Capuano. Il quinto posto in classifica è un traguardo intermedio da festeggiare. La vittoria del derby col Monopoli nella 18esima giornata di campionato ha messo i rossoblu, e i suoi tifosi, nella condizione di poter continuare a sognare. Magari anche di battere l’Avellino, il prossimo forte avversario.

L’Avellino, una signora squadra

“Per il Taranto non sarà una prova del nove. L’Avellino è obbligato ad andare in serie B o a giocarsi la promozione, avendo speso milioni di euro: è una squadra faraonica”. Così mister Capuano ha presentato la prossima giornata di campionato. Chiarendo che “loro hanno tutto da perdere, noi tutto da guadagnare”. E l’Avellino dimostra di temere il Taranto. I campani, infatti, presentano i rossoblu come una compagine che ha degli elementi interessanti per la categoria affrontata. E che arriverà agguerrito, prevede il tecnico dei biancoverdi Pazienza. Il match si giocherà nella serata di domenica prossima 17 dicembre (ore 18.30) allo stadio Partenio-Lombardi. Impianto la cui capienza verrà aumentata, in considerazione della chiusura della Curva Sud deliberata dal giudice sportivo per la gara tra Avellino e Juve Stabia, in programma il quattordici gennaio.

Il campionato

Tra gli altri incontri della 18esima giornata va segnalato il derby pugliese tra Audace Cerignola e Foggia. Sfida proibitiva per la Virtus Francavilla che sarà impegnata sul campo della capolista Juve Stabia. Mentre il Brindisi ospiterà Picerno. Ricordiamo che la squadra pugliese meglio posizionata in classifica, a quota ventinove, è proprio il Taranto. E pure la distanza dalla prima della classe non è abissale (7 punti). Un solo punto dall’Avellino, che domenica scorsa ha espugnato il campo di Benevento. Anche la 18° giornata della serie C girone C prevede alcuni incontri di domenica, altri il lunedì. Due al sabato. Dopo tre partite consecutive disputate nel primo giorno della settimana, il Taranto finalmente tornerà a giocare di domenica. Che dovrebbe essere di riposo settimanale, da dedicare allo sport e al calcio. Il giorno del Signore. Quando tutte le partite del campionato, un tempo, erano simultanee.

L’ultimo match allo Iacovone: Taranto-Monopoli. Photogallery by Giuseppe Leva

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Solidarietà

Un concerto per i pazienti ricoverati nella Cittadella della carità

«Un evento simbolico con l’auspicio di tempi migliori, proficui e propositivi», dichiara il presidente della Fondazione, Salvatore Sibilla

foto G. Leva
15 Dic 2023

“Una voce per Natale, il Natale in musica” è il titolo del programma musicale che si svolgerà domenica 17 dicembre 2023 alle 10.30 nella Cittadella della carità. Protagonisti dell’evento, il soprano Maria Maddalena Notarstefano e il Quintetto d’archi dell’Orchestra della Magna Grecia.

Non c’è niente di meglio per augurare Buon Natale con la calda atmosfera generata dalla musica. L’Orchestra ico della Magna Grecia si sposta dai palchi dei teatri per suonare nella Fondazione Cittadella della Carità, nel quartiere Paolo VI di Taranto, per un concerto che ha lo scopo di raggiungere i cuori dei fragili, dei sofferenti, dei malati in un caldo abbraccio.

«Il nostro intento – afferma il direttore artistico dell’ico Magna Grecia, il maestro Piero Romano – è dare una carezza simbolica ad ognuna delle persone che in questo momento sono ricoverate e vorrebbero essere a casa, in ambienti familiari; con questo concerto, che spazierà dai grandi classici alle musiche natalizie più famose, rivolgiamo un Buon Natale perché sia pieno di una serenità della quale abbiamo tanto bisogno».

A ricevere cantante e musicisti, il presidente della Fondazione, l’avvocato Salvatore Sibilla ed il cda. «Ringrazio l’Orchestra – ha dichiarato Sibilla – e tutti i dipendenti che si adoperano per il benessere dei nostri pazienti; colgo l’occasione di questo concerto come evento simbolico, dopo le note difficoltà dell’ultimo periodo, ed auguro a tutti noi e al territorio tutto tempi migliori, proficui e propositivi».

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Salvaguardia del Creato

Cop28, Morandini: “Un risultato potenzialmente storico, ma c’è ancora molto da fare”

“Si tratta di passi che ci orientano nella giusta direzione ma che da soli non sono ancora sufficienti per mettere in sicurezza la stabilità climatica e l’abitabilità del pianeta per le future generazioni”, dice il membro del Tavolo di studio “Custodia del Creato” della Cei

15 Dic 2023

di Gigliola Alfaro

Quando sembravano quasi perse le speranze, è stato trovato l’accordo per il documento finale approvato alla Cop28, che si è svolta a Dubai ed è terminata mercoledì 13 dicembre, con un giorno in più del previsto proprio per trovare un compromesso che soddisfacesse tutti. La parola chiave è “transizione”: non “eliminazione” o “phase out” in inglese, ma ugualmente un termine che chiede di “avviare la transizione verso l’abbandono dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 in linea con la scienza”. Il documento finale della Conferenza Onu sul clima segna, dunque, una svolta con l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili. Con ventiquattro ore di ritardo sulla tabella di marcia, il testo è stato approvato dalla plenaria dei 197 Paesi più l’Unione europea (Ue) senza alcuna obiezione. Con Simone Morandini, vice direttore dell’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia e membro del Tavolo di studio “Custodia del Creato” della Cei, tracciamo un bilancio della Cop28.

foto Sir

Come possiamo valutare il compromesso raggiunto nel documento finale?
Non c’è dubbio che da questa Cop28 emergono alcuni elementi di positiva novità rispetto a quella dell’anno scorso. Si tratta di passi che ci orientano nella giusta direzione ma che da soli non sono ancora sufficienti per mettere in sicurezza la stabilità climatica e l’abitabilità del pianeta per le future generazioni.Quindi, potremmo guardare a un bicchiere mezzo pieno rispetto alle premesse e al rischio di fallimento, perché senza dubbio si sono fatti passi avanti. Potremmo vedere, d’altra parte, un bicchiere che è in parte vuoto, nel senso che di lavoro da fare ce n’è ancora parecchio e i prossimi passaggi di negoziazione, gli accordi in cui prenderanno forma le dichiarazioni di questa Cop saranno determinanti. Certo, è notevole il fatto che, come è stato giustamente sottolineato dal presidente del vertice, il sultano Ahmed al-Jaber, per la prima volta nei testi delle Cop entri esplicitamente l’idea di andare al di là dei combustibili fossili. Si è molto dibattuto se dire “phasing out” o “phasing down”, cioè eliminare gradualmente oppure ridurre gradualmente i combustibili fossili, alla fine si è scelta un’espressione diversa: “transitioning away”, in italiano forse potrebbe essere tradotto come “una transizione che ci porti fuori dai combustibili fossili”. Interessante è anche “away” che indica proprio che bisogna andare “via” dai combustibili fossili. Credo che sia significativa la scelta del linguaggio, che si traduce poi in una serie di indicazioni concrete: l’impegno a triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030 e a raddoppiare l’efficienza energetica con la stessa scadenza. Non è poco: sono indicazioni forti queste. Certo, contemporaneamente, sono impegni che ancora devono prendere forma in passaggi concreti, progressivamente tradursi in impegni da parte dei singoli governi nella loro realizzazione.

Nei giorni scorsi avevano destato sconcerto alcune dichiarazioni del sultano al-Jaber, secondo cui non ci sarebbe alcuna scienza che indichi che l’abbandono graduale dei combustibili fossili permetterebbe di mantenere l’aumento delle temperature entro 1.5 °C e, anzi, questo scenario finirebbe per riportare il genere umano al tempo delle caverne…
Alla fine queste dichiarazioni non hanno avuto alcun peso sul documento finale, in cui c’è chiaramente un riferimento alle emissioni carbonifere da contenere e l’accentuazione delle energie rinnovabili. Un’osservatrice attenta e interessata come la spagnola Teresa Ribera commentando il documento dice che è “l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili”. È l’inizio della fine: quindi, non vuol dire che siamo già liberi, ma che è stata data questa indicazione che è abbastanza epocale. In questo senso, c’è stato un salto di qualità nel progressivo sviluppo dei negoziati.

Possiamo parlare di accordo “storico”, come ha detto il presidente del vertice?
È un risultato potenzialmente storico, poi bisognerà capire quanto adesso si darà seguito con buone pratiche concrete in una negoziazione specifica. Si sottolinea la necessità di accelerare nelle tecnologie a zero e a basse emissioni e questo è buono di per sé, però si inseriscono tra le tecnologie atte a realizzare il risultato non solo le energie rinnovabili, ma anche il nucleare e le tecnologie di abbattimento e rimozione come la cattura del carbonio. Ho molti dubbi sulla effettiva sostenibilità del nucleare, mentre le tecnologie di abbattimento e rimozione del carbonio pongono il rischio di distrarre l’attenzione dall’uscita reale dai combustibili fossili, nel senso che sono tecnologie costose, ancora difficili da implementare, la scelta di inserirle nel pacchetto di mitigazione, citandole esplicitamente, può lasciare qualche incertezza. Ma non c’è dubbio che al primo posto tra le tecnologie di basse emissioni sono citate le energie rinnovabili, immediatamente dopo c’è questa idea della “transitioning away” dai combustibili fossili.

Abbiamo fatto passi avanti per lasciare un mondo più sostenibile alle nuove generazioni o, come ha commentato qualcuno, il cammino è ancora accidentato?
Condivido questa preoccupazione, perché, come ho detto dall’inizio, c’è ancora molto lavoro da fare. Lo stesso riferimento all’energia prodotta dal carbone non abbattuto significa che si può continuare a usare il carbone, a condizione che si usino tecnologie di cattura delle emissioni di anidride carbonica relative ad esso. Pericoloso anche questo: rischia di creare alibi nei confronti di quei Paesi, come la Cina, che dipendono ancora in modo potente dal carbone, quindi ci sono problemi. Un elemento univocamente positivo è un inizio di quantificazione dei fondi per il Loss & Damage. Se ne era parlato nella Cop del 2022, ma senza attivare un effettivo finanziamento da parte dei Paesi avanzati. Quest’anno, invece, si è iniziato a parlare di cifre significative. Su questo versante c’è stato un progresso. Chiaramente in questo caso si lavora sul fronte dell’adattamento e del ripristino. Credo che il cammino delle Cop sia importante se ci conduce a sforzi di mitigazione efficace, altrimenti rischiamo di rincorrere sempre un risultato con adattamento e riparazione di situazioni climatiche che sempre peggiorano senza mai riuscire a chiudere il cerchio.

Se non fosse stato per un problema di salute, anche il papa avrebbe partecipato alla Cop, alla quale comunque è intervenuto con un discorso poi letto dal card. Pietro Parolin.
Il discorso di Francesco è molto potente e molto incisivo. Ci potremmo chiedere se in qualche modo, nonostante non sia potuto intervenire di persona, il lavoro che il pontefice ha fatto con la Laudate Deum e anche con la scelta di andare a Dubai, anche se non realizzata, non sia stato uno degli elementi – certamente non l’unico – che ha contribuito a creare un clima positivo. Diciamolo francamente: con lo svolgimento di una Cop in un Paese produttore di petrolio, in un tempo di tensioni internazionali come mai negli ultimi decenni, c’erano tutte le premesse per un fallimento. In questo senso capisco quelli che cantano vittoria per risultati che non sono forse il massimo ma sono comunque importanti. Per questo c’è da chiedersi se anche questa volta, come per la Cop21, Papa Francesco non abbia in qualche misura contribuito al risultato.

Qualche auspicio per la Cop29, in programma a Baku, in Azerbaijan, tra l’11 e il 22 novembre 2024?
Speriamo che si prosegua in questa direzione, si dia corpo a quanto stabilito, con scadenze più puntuali, che si lavori anche sulle emissioni di metano, che si proceda effettivamente all’eliminazione di sussidi ai combustibili fossili. Anche il nostro Paese ha una sussidiazione nei confronti del petrolio, del carbone, del gas metano: se da un lato possiamo comprendere le motivazioni sociali, le esigenze economiche, dall’altro tuttavia questa scelta non favorisce una reale transizione ecologica in direzione di un’economia sostenibile e circolare. Questa è un’area sulla quale c’è molto da lavorare: chiaramente si toccano interessi economici consolidati e le resistenze ci saranno, ma penso che sia un ambito importante. L’altra area da non tralasciare è il lavoro sugli stili di vita personali e comunitari. In questi giorni ci concentriamo giustamente sulle responsabilità delle politiche nazionali e internazionali, ma esse funzionano solo se, al contempo, c’è un cambiamento socioculturale nelle pratiche della società civile.

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