Don Giorgio D’Isabella, venerdì 5 l’ordinazione sacerdotale
Dopo l’accantonamento del cammino di fede, una volta ricevuti i sacramenti, ecco il richiamo del mondo, le amicizie, gli studi e il desiderio di costruire il futuro contando solo sulle proprie forze. Tutto lecito, come sempre, come per tanti. Accade talvolta che le strade della propria vita s’incrocino con quelle di Dio. E allora salta ogni progetto di vita per assumerne uno ben più importante: quello del servizio totale al Signore e al prossimo. È la storia di don Giorgio D’Isabella, 28 anni, che venerdì 5 gennaio (in cattedrale, alle ore 16) diventerà sacerdote. Figlio di Mario (lavora in una nota catena di supermercati) e di Carmela Fumarola (dipendente Sanitaservice), due fratelli (Michele e Alessandra), il futuro presbitero ha vissuto sin da piccolo in parrocchia, quella dell’Addolorata, in via Laclos, a due passi dal SS.Annunziata.
Dopo la cresima, la fuga da Dio, non da accantonarlo in modo definitivo ma tanto quanto basta da lasciarGli uno spiraglio per farsi sentire all’occorrenza. Tanto accade intorno ai 18 anni, in vista del diploma di maturità all’istituto tecnico Pacinotti. “Furono alcuni miei amici a riparlarmi di Dio – racconta – e lo fecero in modo così convinto che rimanevo a lungo ad ascoltarli, prova di una vita di fede davvero vissuta. Grazie a loro ripresi ad andare a messa, a pregare. Ma in me c’era inquietudine, un qualcosa d’irrisolto, la ricerca di una risposta definitiva. La vocazione al sacerdozio? Sì, quella!”.
Nel giovane mancava però il coraggio della richiesta d’aiuto nel discernimento. “L’occasione – riferisce – mi fu data dall’omelia del mio parroco, don Amedeo Basile, durante la quaresima di una decina d’anni fa. Sarebbe stato un errore, disse, se quel periodo così importante dell’anno liturgico non avesse prodotto alcun mutamento in noi, lasciandoci come sempre. Quelle parole sembravano rivolte proprio a me. Mi sembrò una conferma, al momento della Comunione, la grande pace nel cuore, in una forte unione con il Signore. Così mi feci forza e manifestai le mie intenzioni a don Amedeo, che iniziò a seguirmi nel cammino vocazionale”.
Avuta conferma della chiamata al sacerdozio, rafforzata dal buon esito dell’anno propedeutico al seminario regionale di Molfetta, Giorgio fu inviato dall’arcivescovo mons. Filippo Santoro all’Almo Collegio Capranica, a Roma, e ultimamente il giovane, ricevuta l’ordinazione diaconale il 23 aprile scorso, frequenta la facoltà di Filosofia alla Sapienza.
Ideale sacerdotali? Risponde: “Nell’ultimo periodo sono molto attratto dall’esempio di vita del beato don Pino Puglisi, impegnatosi strenuamente nella difesa degli ultimi e che seppe andare incontro alla morte con il sorriso e perdonando il suo uccisore”.
Infine, un consiglio per chi vorrebbe avvicinare i giovani alla fede. “Non servono molte parole ma una testimonianza di vita che lasci trasparire la gioia di seguire il Signore, com’è accaduto per me”.