Don Giorgio, ordinato sacerdote
Alla presenza di una folta rappresentanza del clero diocesano, venerdì pomeriggio, 5 gennaio, nella basilica cattedrale San Cataldo, don Giorgio D’Isabella è stato ordinato sacerdote per l‘imposizione delle mani e la preghiera consacratoria da parte dell’arcivescovo emerito mons. Filippo Santoro (mons. Ciro Miniero vi è stato impedito da problemi di salute). Ha concelebrato il vescovo eletto della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons. Giuseppe Russo. Fra i banchi, numerosi seminaristi dell’Almo Collegio Capranica, frequentato dal novello sacerdote. Accompagnati dagli educatori e dal rettore mons. Riccardo Battocchio.
Mons. Santoro, nell’omelia, ha ricordato che proprio all’Almo Collegio egli si è preparato al sacerdozio, negli anni dell’immediato post Concilio: “Si è trattata di una esperienza indimenticabile insieme ai miei ventisette anni in Brasile e agli undici anni e mezzo qui in diocesi, in cui ho ordinato 34 sacerdoti” – ha detto.
Così ha proseguito, rivolgendosi a don Giorgio: “Ti sei mosso per una pienezza e per un compito nella vita; per un servizio ai tuoi fratelli e alle tue sorelle. Così tu ricerchi la sapienza divina e umana per offrire alle persone la vicinanza del Mistero fatto carne, per offrire la pace in tempi di guerra, l’amore senza possesso in tempi di femminicidio e l’affezione umana che è propria di Cristo, a cominciare dai più poveri”.
“La Chiesa ha riferito – non esiste per se stessa ma è per il mondo, con il cuore appassionato e non da burocrati, nel cammino solidale con i tuoi fratelli e sorelle. Papa Francesco nel Sinodo sull’Amazzonia ha parlato del “transborde”, cioè di un amore traboccante, non solo della castità, ma anche dell’obbedienza e della povertà. E tutto questo non come aggiunta moralistica al cammino già complesso della vita, ma come dono che rinnova l’umano e ci fa portatori di speranza”.
Quindi , a proposito del Vangelo dell’Epifania, mons. Santoro ha continuato: “Osservando la stella, i Magi ritrovano la strada che li conduce alla “casa” tanto cercata e desiderata. E così Dio si manifesta e lo adorano in un bambino in braccio a sua Madre. Potremmo dire che i Magi ci offrono un modello di sana devozione mariana ante litteram, dove si contempla il dono dell’abbraccio di Cristo all’umanità redenta che si è fidata della Parola di Dio. Infine, essi ripartono da lì ma percorrendo un’altra strada. Così appare il dono di Dio che si manifesta a noi: la conversione che ci fa cambiare strada, non più guidati dalla stella cometa, ma dall’incontro con il Signore, non più determinati da chissà quali eventi della natura ma con una forza ben più grande che ci è data da Cristo e da lui solo”.