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Vieni avanti… C’è posto per tutti

Milei a Davos - Image World Economic Forum
22 Gen 2024

di Emanuele Carrieri

Non sono trascorsi neanche due mesi dal giorno in cui Javier Milei, vincitore delle presidenziali argentine, è entrato nella Casa Rosada. E sebbene tanta sia la carne da lui già messa al fuoco, è presto per esprimere giudizi sul suo operato e sulla efficacia delle sue ricette economiche, politiche e filosofiche. È un personaggio stravagante che è salito alla presidenza di un paese devastato dall’ultima delle sue crisi economiche. Ma un obiettivo Milei già l’ha raggiunto, nel World Economic Forum, il forum di Davos, dove ogni anno i leader e i vip si incontrano per discutere le sorti economiche del pianeta. Quale obiettivo? Quello di confermare quella che è la più celebre immagine dell’argentino e dell’Argentina: la figura del fanfarone o del gradasso. È un luogo comune che è fonte di una gran quantità di barzellette e spiritosaggini. Un po’ come accade ai carabinieri e ai gesuiti. Ecco qualche esempio. Sapete qual è il più lucroso degli affari? Comprare un argentino per quello che vale e rivenderlo per quello che lui crede di valere. Sapete qual è la più frequente forma di suicidio fra gli argentini? Salgono sul proprio ego e si buttano di sotto. Sapete qual è la migliore esplicitazione di ego? È l’argentino che ciascuno di noi si porta dentro. E a questo pregiudizio Milei ha dato una spinta di fronte alla più globale e qualificata delle platee internazionali. Il tutto grazie a un discorso destinato a restare nella storia del forum di Davos e, purtroppo, in quella dell’Argentina. Al dunque è venuto fin dalle prime parole, in tutto degne, per il loro profetico vigore, del biblico “Figlio dell’Uomo disceso in Terra” per annunciare la prossima Apocalisse e l’Avvento del Regno dei Cieli. “Oggi sono venuto qui per dirvi che l’Occidente è in pericolo. Ed è in pericolo perché quanti dovrebbero difenderne i valori sono stati cooptati da una visione del mondo che conduce al socialismo e alla povertà. … Questa visione del mondo si chiama collettivismo”. E per illustrarne la natura Milei è ritornato a raccontare la storia di una Argentina che, seguendo la via maestra del libertarismo, fu “la prima potenza del mondo” e il “faro dell’Occidente”. Per lui, è stato così fino a cento anni fa, ma quando il Paese ha sentito la voce del demonio e ha morso la mela del collettivismo si è condannato alla “decadenza”. Non sono mancati leader e vip pronti a scandalizzarsi per il fatto che il neopresidente abbia usato, per rivolgersi a capi di stato e di governo presenti a Davos, le parole e i concetti utilizzati, agitando la motosega, in comizi, show televisivi e indottrinamenti impartiti a gaucho ignari di dinamiche economiche. Ma la cosa ha una più che logica spiegazione. Per Milei, quelle elaborate da tutti i rappresentanti della scuola evoluzionistica, la scuola austriaca di economia, non sono teorie economiche, ma sono testi sacri. E testi sacri sono anche i concetti che, su tali basi, lui stesso ha elaborato. Il peccato di eresia non conosce distinguo. E per gli eretici, per chi nega la vera fede, non può esserci che una condanna divina. Per Milei, tutti colpevoli, “siano comunisti, socialisti, socialdemocratici, democristiani, neokeynesiani, progressisti, populisti, nazionalisti o globalisti”. Parole severe? No, perché in realtà Milei ha chiuso con una nota di speranza. Se Gesù era, prima di essere ucciso, entrato nel tempio di Gerusalemme per cacciare i mercanti, lui è entrato nel tempio di Davos per dire ai mercanti che di essi è il Regno dei Cieli. “Per concludere, voglio lanciare un messaggio a tutti gli imprenditori qui presenti e a quelli che ci seguono da ogni parte del pianeta: non lasciatevi intimidire. Non arrendetevi a una casta politica o ai parassiti che vivono delle spese dello stato, che vuole restare al potere e mantenere i propri privilegi. Siete benefattori sociali, siete eroi, siete gli artefici del più straordinario periodo di prosperità che abbiamo mai vissuto. Non lasciate che vi dicano che la vostra ambizione è immorale. Se guadagnate è perché offrite un prodotto migliore a un prezzo migliore, contribuendo così al benessere generale. Non arrendetevi all’avanzata dello stato. Lo stato non è la soluzione. Lo stato è il problema. Siete voi i veri protagonisti di questa storia, e sappiate che da oggi avete l’Argentina come alleato incrollabile.”. Questo ha sostenuto Milei a Davos e le fonti di informazione riferiscono che, a così infiammati accenti, non siano seguiti gli applausi. La morale? Non c’è. Perché, dopo neanche due mesi di carica, a nessuno può essere negato il bonus della astensione da valutazioni. Viste da Davos, le premesse di questa presidenza non sembrano le migliori. Se il buongiorno si vede dal mattino … come soleva dire Ennio Flaiano, la situazione è grave ma non è seria.

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