Le celebrazioni conclusive per la festa di San Giovanni Bosco
30 Gen 2024
di Angelo Diofano
Si avviano alla conclusione i festeggiamenti in onore di San Giovanni Bosco, il santo dei giovani, in corso nella parrocchia a lui intitolata, in via Umbria.
Dopo la presentazione della Strenna 2024 del rettor maggiore cardinale Ángel Fernández Artime intitolata “Il sogno che fa sognare: Un cuore che trasforma”, nei 200 anni del “Sogno dei 9 anni” di don Bosco (1824-2024)”, svoltasi nei giorni scorsi a cura di Giovanna Bruno, sindaca di Andria e animatrice oratoriale, oggi, martedì 30, alle ore 19.30, ci sarà la veglia di preghiera con i giovani e per i giovani, guidata da mons. Carmine Agresta, parroco alla Sant’Antonio.
Infine c’è grande attesa per la chiusura della festa di San Giovanni Bosco di mercoledì 31 gennaio che prevede alle ore 18.30 la santa messa solenne presieduta dal vicario generale mons. Alessandro Greco, (che sostituisce l’arcivescovo mons. Ciro Miniero, indisposto); a seguire, momento di festa in cortile e distribuzione del “panino di don Bosco”.
Il parroco salesiano don Giovanni Monaco così commenta queste giornate di festa: «Don Bosco, grande sognatore, ci aiuti a sognare per il bene e l’avvenire dei giovani, in aiuto dei quali si rivela sempre più prezioso il sistema educativo tramandatoci dal nostro santo, che conserva sempre grande attualità».
Una mattinata di pura passione. Anche di scoperta, per quanti amano salire sul carro dei vincitori: il trionfo di Jannik Sinner agli Australian Open ha tenuto incollati davanti alla televisione milioni di italiani per assistere a una nuova gloriosa pagina di storia, che va al di là dello sport. Sul trend topic è intervenuto anche papa Bergoglio. Lo ha fatto in Vaticano ricevendo in udienza una delegazione del Real club de tenis Barcelona, in occasione dei 125 anni del club.
Un dialogo artistico
“Nel tennis, come nella vita, non possiamo vincere sempre. Ma sarà una sfida che arricchisce se, giocando in modo educato e rispettando le regole, impareremo che non è una lotta ma un dialogo che implica il nostro sforzo e ci consente di migliorarci”. Così papa Bergoglio chiarisce quali sono i valori che più contano. E dovrebbe essere questa la lezione offerta dagli atleti più valorosi, in qualsiasi disciplina: “Concepire un po’ lo sport non solo come combattimento ma anche come un dialogo. C’è un dialogo che, nel caso del tennis, spesso diventa artistico”. Nel campo di gioco, come in quello dell’esistenza, spiega Francesco, a volte ci sentiamo soli; in altre circostanze, invece, sentiamo il sostegno di chi “gioca” con noi. Il sostegno, Sinner, deve averlo sentito bello forte in quella partita storica. Quando si trovava sotto di due set e a un passo dalla sconfitta contro il russo piegato a Melbourne dopo tre ore e 45 minuti di gioco. Invece, in rimonta, è arrivata la conquista del suo primo Slam – solo Adriano Panatta e Nicola Pietrangeli, tra gli azzurri, erano riusciti a vincere tra i tornei più importanti al mondo.
Tutti pazzi per Sinner. Anche gli avversari sul campo di gioco
Da Novak Djokovic a Rafael Nadal, allo stesso Daniil Medvedev, il grande sconfitto della finale degli Australian Open: i Grandi del tennis hanno avuto parole di elogio per l’azzurro numero 4 del mondo, destinato a scalare altre posizioni nella classifica Atp. Quello che piace di Sinner è il carattere mite e sobrio coniugato alla tempra di un campione che mai molla. Oltre ai suoi colpi di racchetta, ovviamente: piace il suo tennis, efficace, potente, capace anche di non essere monotono. È un giocatore di grande correttezza che ha margini di miglioramento. Non a caso il suo modello, esempio di classe, è sempre stato Roger Federer. Medvedev gli ha riconosciuto il percorso di crescita, la capacità di lottare, certo di doverlo rincontrare in una finale slam. Gli ha fatto eco Djokovic complimentandosi anche con il team e con la famiglia dell’altoatesino. Nadal ha sottolineato che tutta l’Italia ha vinto con il suo tennista più forte. E a proposito di famiglia, lo stesso Sinner ha dedicato un pensiero speciale ai suoi genitori, ringraziandoli per avergli dato sempre la libertà di scegliere: è grazie a loro se è stato lasciato libero di provare, lui che prima di darsi al tennis faceva lo sciatore. Tutti i bambini, ha dichiarato, dovrebbero avere questa libertà, senza pressione. Libertà è una parola che a noi piace molto. E che fa rima con Amore.
Al Paolo VI, la 3.a edizione del ‘Gio Bosco Festival’
29 Gen 2024
di Angelo Diofano
A Taranto, oggi, lunedì 29 gennaio, all’istituto comprensivo “Luigi Pirandello” plesso “Falcone” in via XXV aprile (al Paolo VI), si terrà il “Gio Bosco Festival delle arti”, un evento nel quale partecipanti di ogni età sfoggeranno il proprio talento in tutte le forme d’arte.
“Tu vedi più lontano di me” sarà lo slogan della serata.
Al “Gio Bosco Festival delle arti” bambini, ragazzi, giovani appartenenti a parrocchie, scuole, associazioni e università,esprimeranno il loro talento nelle categorie Musica, Canto e Danza; le esibizioni saranno ispirate ai temi “Sogno”, “Felicità”, “Gratuità” e “Cultura del volontariato;
Le esibizioni saranno valutate da una giuria composta dall’attore e doppiatore Paolo Marchese, dall’attrice Raffaella Caso, da suor Maria dell’oratorio salesiano e da Nicola Di Dio, autore, i quali premieranno il talento di quattro tra i partecipanti.
L’evento rientra nell’ambito del progetto “Ora in Gioco” sostenuto dalla Regione Puglia attraverso il bando regionale per una Puglia Capitale Sociale 3.0, Azione 2 ed attuato dall’associazione Vides Paolo VI Odv–oratorio salesiano centro giovanile “L’Aquilone”, la cui referente è suor Mariarita Di Leo, che opera nella sede di viale del Lavoro.
In una lettera indirizzata a San Giovanni Bosco suor Mariarita Di Leo descrive il ‘Paolo VI’ come un “quartiere di periferia, a volte così trascurato dalla mano dell’uomo, ricco di famiglie, bambini, giovani, bisognosi di essere visti da uno sguardo capace di prendersi cura, di sognare e far sognare. Giovani prigionieri della superficialità, della dipendenza, in cerca di identità, bisognosi di dare un senso al tempo e alla ricerca di valori nascosti, per molti ormai obsoleti”.
Sul tema “Amate Dio, Amate Dio” la parrocchia di San Pasquale Baylon, al Borgo, terrà i solenni festeggiamenti invernali in onore di Sant’Egidio da Taranto in occasione del suo ‘dies natalis’ (7 febbraio 1812). Le sante messe avranno luogo alle ore 18.30. Questi i celebranti: mercoledì 31 gennaio, mons. Giovanni Chiloiro, parroco al Cuore Immacolato (la santa messa sarà animata dall’Unitalsi); giovedì 1 febbraio, don Alessandro Argentiero, parroco Angeli Custodi; venerdì 2, mons. Marco Gerardo, parroco al Carmine; sabato 3, fra Antonio Giaracuni, del convento Santa Maria delle Grazie di Galatone, e a seguire l’incontro con fra Giuliano Santoro su “La Missione oggi”; domenica 4, fra Vincenzo Chirico, parroco alla San Pasquale; lunedì 5, don Francesco Tenna, parroco allo Spirito Santo; martedì 6, don Lucangelo de Cantis, parroco alla Sant’Egidio; mercoledì 7 (solennità di Sant’Egidio), l’arcivescovo metropolita mons. Ciro Miniero.
Lebbra, Aifo: “Nessuno resti ai margini. La persona sempre al centro”
Domenica 28 gennaio si è celebrata la 71ª Giornata mondiale dei malati di lebbra, istituita da Raoul Follereau
29 Gen 2024
di Gigliola Alfaro
“Sconfiggi la lebbra”: è il tema della 71ª Giornata mondiale dei malati di lebbra, scelto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il 2024, quando la ricorrenza è caduta domenica 28 gennaio. “Questo tema sintetizza il duplice obiettivo della Giornata: sradicare lo stigma associato alla lebbra e promuovere la dignità delle persone colpite dalla malattia”, spiega l’Oms. “Sconfiggi la lebbra” serve “a ricordare con forza la necessità di affrontare gli aspetti sociali e psicologici della lebbra, insieme agli sforzi medici per eliminare la malattia. Richiede un mondo in cui la lebbra non sia più una fonte di stigma ma piuttosto un’opportunità per dimostrare compassione e rispetto per tutti gli individui”. La Giornata mondiale dei malati di lebbra fu istituita da Raoul Follereau.
foto Aifo
L’Aifo–Associazione italiana Amici di Raoul Follereau, che porta avanti i valori del giornalista francese, in questa occasione ha organizzato in Italia diversi eventi su tutto il territorio nazionale per informare e sensibilizzare le persone nei riguardi di una malattia che, nonostante sia curabile, è ancora un problema sanitario importante in diversi Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina, dove persistono condizioni socioeconomiche precarie che ne favoriscono la trasmissione. L’Aifo, per la Giornata 2024, ribadisce: “Nessuno ai margini”. Tra le varie iniziative, grazie ai volontari, torna nelle piazze italiane con il “miele della solidarietà”. Le donazioni sosterranno le azioni sociosanitarie portate avanti da Aifo per garantire salute e inclusione a migliaia di persone nel mondo.
Oggi la lebbra si trova nella lista delle Malattie tropicali neglette (Mtn) dell’Oms. Negli ultimi due anni il numero annuale delle persone diagnosticate è in aumento, dopo il calo dovuto alla pandemia da Covid-19, a causa della diminuzione delle capacità diagnostica dei centri di trattamento ambulatoriali, in quanto il personale sanitario è stato assegnato ad altri servizi. Secondo i dati Oms pubblicati a metà settembre 2023 le persone diagnosticate nel corso dell’anno 2022 sono state 174.087, con un aumento del 23,8% rispetto al 2021 (140.594 persone). Al primo posto l’India con 103.819 casi, seguita dal Brasile (19.635 persone) e dall’Indonesia (12.441 persone), la cui somma corrisponde al 78,1% del totale dei casi nel mondo.Altri Paesi con un numero significativo di persone diagnosticate annualmente (superiore a 1.000) sono Bangladesh, Etiopia, Filippine, Madagascar, Myanmar, Mozambico, Nepal, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sri Lanka, Tanzania. Il 5,1% dei nuovi casi sono bambini, con un aumento del 14,6% rispetto all’anno precedente. In crescita anche il numero delle persone che presentano gravi disabilità al momento della diagnosi (9.554 nel 2022, con un aumento del 12,8% rispetto all’anno precedente in cui erano 8.469 persone).
foto: Archivio foto Aifo
foto: Archivio foto Aifo
foto: Archivio foto Aifo
In linea con gli Obiettivi dello sviluppo sostenibile 2030, Aifo a livello comunitario promuove azioni di educazione sanitaria sui sintomi della malattia per promuovere la diagnosi precoce. Nei progetti che gestisce, segue la Road Map 2021-2030 dell’Oms per il controllo delle Malattie tropicali neglette, a sua volta in linea con la Strategia globale per l’eliminazione della lebbra (Towards zero leprosy, 2021-2030). Il cammino verso un mondo senza lebbra è lungo e presuppone azioni integrate verso l’obiettivo “tre zeri”: zero trasmissione, zero disabilità e zero discriminazione. Oltre alla sensibilizzazione e all’informazione della popolazione, Aifo promuove un approccio multisettoriale che include la riabilitazione fisica e socio-economica delle persone con disabilità causate dalla malattia e dei loro familiari. “L’impegno di Aifo nel mondo si concentra sull’interruzione della trasmissione della lebbra, ma anche nel prevenire le disabilità ed eliminare le discriminazioni nei confronti delle persone colpite, oltre il pregiudizio e lo stigma, promuovendo l’inclusione sociale per ridare dignità di persona a coloro a cui non è riconosciuta per una malattia”, dichiara il presidente di Aifo, Antonio Lissoni. “Aifo – aggiunge – vive delle idealità che la visione assolutamente moderna e attuale di Follereau ci ha lasciato, della centralità della persona, soprattutto la più fragile e la più emarginata, e questa idealità deve rimanere il fondamento delle nostre azioni. La lebbra ci ha insegnato molto, ci ha insegnato che cooperare significa essere capaci di crescere con la comunità fragile, lavorare non per, ma con la persona più debole, soggetto protagonista della propria dignità e della propria autonomia e non oggetto di un’azione che risolve un problema”. Giovanni Gazzoli, medico Aifo specializzato in malattie tropicali, chiarisce: “Il cammino verso un mondo senza lebbra è lungo e presuppone diversi obiettivi da raggiungere attraverso un lavoro costante e collettivo. Sicuramente è necessario interrompere la catena di trasmissione della malattia, ma le conseguenze fisiche e sociali devono essere considerate nei programmi di controllo, che non possono avere una dimensione esclusivamente dettata da parametri sanitari, ma devono diventare espressione di un lavoro che intende rivitalizzare la dignità della persona”.
foto: Archivio foto Aifo
L’Aifo opera in diversi Paesi, come la Guinea Bissau. Omero vive a Cumura, a circa mezz’ora di strada dalla capitale Bissau, vicino all’ospedale gestito dai Frati francescani con cui Aifo collabora per il Programma di controllo della lebbra. La vita di Omero è stata segnata dalla lebbra. “Ricordo che quella è stata la parte più difficile della mia vita. Avevo cercato di curare i sintomi con delle medicine tradizionali, che però non mi avevano aiutato. Quindici anni fa, ho visitato un centro sanitario ma la diagnosi è arrivata ormai troppo tardi. I medici sono stati costretti a prendere una decisione drastica: l’amputazione del mio piede”. Nonostante tutte le difficoltà che la diagnosi tardiva e la conseguente disabilità hanno comportato, Omero ha potuto curarsi e ottenere una protesi, che oggi gli permette di camminare. In questo percorso Omero si è trovato accanto Aifo, che lo ha inserito all’interno di un programma di formazione attivato grazie ad un progetto. “Mi sono specializzato nella trasformazione della frutta in prodotti come succhi e marmellate. Vorrei tornare a Cumura e aprire un negozio”.Aifo ha incoraggiato e sostenuto Omero secondo il suo metodo, ovvero rafforzando le sue capacità all’interno della comunità e, come in questo caso, con una formazione lavorativa che permetta autonomia e dignità. “La storia di Omero – racconta Lucia Verzotti, coordinatrice Aifo in Guinea Bissau – ha la stessa trama di tante storie di persone diagnosticate con la lebbra. C’è un legame molto stretto fra malattia, disabilità e sviluppo.
Intervenire esclusivamente sulla salute non è sempre sufficiente. Per questo anche l’empowerment è una componente importante per permettere di avere un approccio più globale. Non risolvo solo un problema di salute, ma fornisco anche le capacità e gli strumenti per poter diventare protagonisti e in grado di fare delle scelte anche rivolte al benessere. Per questo motivo le azioni per la promozione della salute si intersecano con le azioni per la formazione lavorativa e il proprio rafforzamento. Dobbiamo porre attenzione al legame diretto fra salute e sviluppo”.
foto: Archivio foto Aifo
In Mozambico Virgilio Rosario Jaime, a soli 27 anni, ha attraversato un periodo davvero difficile, per un susseguirsi di diagnosi errate. La sua odissea ha avuto una svolta a gennaio 2023 grazie all’incontro con Paulo Hansine, referente per Aifo del Programma lebbra a Manica in Mozambico, riuscendo a dare un nome alla malattia che lo aveva colpito. “Prima di incontrare Aifo – racconta Virgilio– il mio mondo era avvolto dall’angoscia. I medici che avevo incontrato non avevano diagnosticato ciò che stava cambiando il mio corpo”. L’incontro casuale con Hansine lo ha portato all’ufficio di Aifo. “Quando ho varcato la soglia dell’Aifo, ho trovato più di una semplice organizzazione – dice il giovane -. Ho trovato una famiglia, ho trovato persone che non solo hanno capito il mio dolore, ma hanno anche fatto di tutto per alleviarlo”. Il referente dell’Aifo non ha solo permesso a Virgilio di avere la sua diagnosi, ma dopo gli ha anche dato tutte le informazioni sulla cura, sul decorso della malattia, sull’importanza di proseguire in modo costante la cura. L’incontro ha permesso anche a Virgilio di proteggere la sua famiglia. Dopo l’inizio della cura non si è più contagiosi, per questo Virgilio ora sa che la sua famiglia è al sicuro. “Ho iniziato il trattamento e, anche se il mio cammino è lungo e difficile, vedo i segni della mia rinascita. Le lesioni sul mio corpo si stanno attenuando e la speranza è tornata nella mia vita, grazie all’Aifo”. Ma la storia di Virgilio non finisce qui: ora è diventato un attivista per l’Ampal, un’associazione mozambicana nata per combattere la diffusione della lebbra e della discriminazione, fornendo supporto a chi ne è stato colpito e informando sulle cure tempestive. “Oggi, con la mia famiglia al mio fianco, mi sento un uomo nuovo. Aifo non solo mi ha restituito la salute, ma mi ha anche dato un nuovo scopo: aiutare gli altri nella loro lotta. Ogni giorno è una vittoria, un passo avanti verso la guarigione completa”, conclude il giovane.
Dai frammenti di politiche estere edificate su coalizioni interessate ed egoiste da parte delle diplomazie di tutti gli stati, dalle macerie del diritto internazionale e dell’Onu, è germogliata la risonanza di una sentenza che, per i rapporti di forza presenti oggi nel mondo, rischia di apparire una elevata posizione di principi, distanti, però, dalla necessità e dalla urgenza di arrestare subito le carneficine in corso nei territori israelo-palestinesi. Perché vittime ce ne saranno ancora. Compito della Corte internazionale di giustizia dell’Aia non era di deliberare se ciò che fa Israele è genocidio o meno, ma solo se aveva giurisdizione sul caso e se era ammissibile l’imputazione per genocidio chiesta dal Sudafrica: in sostanza, se tutto ciò che è accaduto in questi mesi nella Striscia di Gaza, si può inserire fra le violazioni della Convenzione contro il genocidio, sottoscritta anche da Israele. La Corte, nel respingere la istanza di Israele di archiviare l’accusa presentata dal Sudafrica, ha dichiarato che il contrassalto da parte delle forze di difesa israeliane rappresenti un genocidio e ha confermato che lo Stato di Israele è imputato di genocidio. Un risvolto, questo, non certo atteso o previsto. Non era proprio facile imboscare gli oltre ventimila morti fino a questo momento, per lo più fra i civili, le migliaia di bambini ammazzati, le migliaia di feriti e di mutilati, oltre la metà delle costruzioni rase al suolo, il sistema umanitario della Striscia fatto a pezzi, gli aiuti alimentari e sanitari negati per quasi due milioni di persone in fuga sotto le esplosioni e alla miseria, mentre il personale medico e infermieristico e delle organizzazioni internazionali umanitarie, i giornalisti e i reporter di guerra vanno a finire nelle fosse comuni. Non è una piccolezza: ne sono attestazione, ne sono prova le reazioni del premier Benjamin Netanyahu che accusa la Corte di “oltraggio” e di parecchi ministri israeliani, quello della Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, che bolla la Corte come “antisemita” e quello della Difesa, Aluf Yoav Gallant, secondo il quale “la Corte è andata oltre accettando la richiesta antisemita del Sudafrica”. E non è certo una piccolezza il fatto che a decidere per la risoluzione approvata dai giudici ci sono stati alcuni membri “indipendenti” ma appartenenti a paesi apertamente filo-israeliani come Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Australia. Questa è la parte decisiva e delicata: la sentenza non ordina il cessate il fuoco. La Corte ha chiesto a Israele di attuare misure per prevenire atti di genocidio nella Striscia di Gaza, di prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio dei palestinesi. Ha, infine, dato un mese di tempo a Israele per riferire alla Corte sulle misure prese senza “alterare prove”, e deve consentire il passaggio degli aiuti umanitari. La Corte, che ha chiesto anche la liberazione degli ostaggi, obbliga Israele ad adottare misure per proteggere i palestinesi. Ma non gli ordina di cessare le operazioni militari nella Striscia di Gaza. Ma chi può farlo allora? Non serve ricordare che la stessa Corte, invece, nel 2022 impose il cessate il fuoco alla Russia per l’aggressione all’Ucraina e che l’imposizione rimase inesaudita. È evidente che questa sentenza richiami in modo indiretto il ruolo del Consiglio di sicurezza dell’Onu, immobilizzato dai poteri di veto dei membri permanenti, tanto che l’Algeria, membro permanente per gli anni 2024 e 2025, ha invocato la convocazione del massimo organismo “per dare effetto vincolante alla decisione della Corte”. Riemerge spesso il protagonismo e la solidarietà post-coloniale di una parte del Sud del mondo che non dimentica certo i massacri coloniali nel nord-Africa, Mandela che metteva sullo stesso piano la liberazione dall’apartheid del Sudafrica all’indipendenza della Palestina, il sostegno di Israele ai misfatti del regime sudafricano, che sa bene che la ipotesi di “due popoli, due stati” è una chimera se prima di tutto non si riconosce che fino a oggi c’è soltanto uno Stato, quello di Israele, e che quello palestinese, nato male e finito peggio, ora è del tutto cancellato dagli insediamenti coloniali che ne comprimono la persistenza territoriale. È un protagonismo che sulla catastrofe di Gaza sfida a viso aperto gli Stati Uniti, se si pensa che si è svolta la prima udienza, nell’aula del tribunale federale di Oakland, in California, del processo contro il presidente americano Joe Biden, il segretario di Stato Anthony Blinken e il ministro della Difesa Lloyd Austin, messi sotto accusa per concorso in genocidio per il sostegno politico-militare fornito a Israele e per omissione di diplomazia volta a fermare la strage di inermi civili palestinesi. Da oggi in poi, se le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza sono azioni di genocidio, c’è allora il pericolo che finisca davanti a una corte chi mette in atto reticenze politiche che riconoscono la vita e i diritti di ogni essere umano solamente a parole.
In occasione della “Giornata per la Vita” e della “Giornata del malato” martedì 30 gennaio a Taranto la parrocchia Cuore Immacolato di Maria e l’Azione cattolica parrocchiale terranno alle ore 19 nel salone parrocchiale l’incontro su “Morire con dignità… riflessioni sul fine vita”. Dopo l’introduzione del parroco mons. Giovanni Chiloiro, interverranno in video-conferenza la dott.ssa Francesco Tortoreto (Oncologia radioterapica e medica e Radiologia dell’ospedale Isola Tiberina-Gemelli Isola di Roma), il dott. Francesco Degli Abbati (medico bioeticista, giornalista e scrittore) e la dott.ssa Paola Pellicanò (Centro di ricerca e studi sulla salute procreativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma).
Imparare a concretizzare nei momenti topici della gara. Ovvero nel finale: è l’obiettivo della Gioiella Prisma Taranto, che dopo due sconfitte consecutive cercherà la via del riscatto contro il Cisterna volley nella prossima partita in casa. La sconfitta col Perugia appariva quasi scontata. Ma resta il rammarico per l’esito del secondo parziale; così, nell’ultimo match giocato al PalaMazzola, una partita combattuta ed equilibrata, si sarebbe potuto strappare almeno un punto al Monza. Allora i brianzoli fecero la differenza nel fondamentale dove Taranto aveva mostrato dei limiti, nella prima parte di gara. Quello del muro.
La risalita di Cisterna
Chi sa concretizzare è proprio il prossimo avversario della Gioiella Prisma Taranto. Che ha sconfitto Piacenza prendendosi l’intera posta in palio: Cisterna ha avuto la meglio su una delle big del campionato dimostrando di essere in salute. Viene infatti da tre vittorie consecutive. E arriverà in riva allo Jonio per continuare il suo ruolino di marcia avvicinando la zona playoff, dopo essere uscita da quella calda. Gli uomini allenati da Guillermo Falasca non hanno mai perso in casa nel girone di ritorno. L’auspicio, per il gruppo di coach Travica, è che non abbiano lo stesso rendimento in trasferta. Che concedano qualcosa nel match in programma nella serata di domenica prossima 4 febbraio (ore 20.00).
La Superlega Credem Banca
Il campionato riparte dopo la Final Four di Coppa Italia. La sesta giornata del girone di ritorno vedrà la capolista Itas Trentino impegnata proprio a Monza. Nella zona bassa della classifica, il fanalino di coda Catania dovrà vedersela in trasferta con l’Allianz Milano, per tentare il colpaccio non impossibile, a quanto pare: portando al tie break la Lube Civitanova, gli etnei hanno confermato di essere una squadra viva. Soprattutto sono riusciti ad accorciare la distanza con Taranto che dista sei punti. Una ragione in più, per Taranto, per dare il tutto per tutto, in vista del rush finale.
L’appello della società per la sfida col Cisterna
“Noi non possiamo sbagliare, voi non potete mancare!” Nell’appello di Tonio Bongiovanni c’è l’invito a preservare la realtà eccellenza del territorio nel massimo campionato nazionale. “Vogliamo continuare a sentire il vostro affetto straordinario”, aggiunge il presidente della Gioiella Prisma Taranto chiamando a raccolta i tifosi della pallavolo, gli sportivi e gli amanti della città dei due mari. Il pubblico del PalaMazzola si è fatto già sentire nelle partite col Monza e con l’Itas Trentino. E può essere l’uomo in più in campo. Per l’occasione, la partita contro Cisterna, continua l’iniziativa della società che prevede il tagliando intero a 10 euro, e l’ingresso gratuito per i bambini fino a sei anni accompagnati da un adulto pagante. Un’ulteriore agevolazione (7€) è prevista per tutte le società Fipav che vogliano colorare con le loro divise gli spalti del palazzetto di Taranto.
Le immagini della sfida contro i campioni d’Italia dell’Itas Trentino, lo scorso 6 gennaio – Photogallery by Giuseppe Leva
Tutto pronto per la grande festa di san Ciro. Martedì la foc’ra, mercoledì la processione
29 Gen 2024
di Silvano Trevisani
Tutto pronto per l’accensione della “Foc’ra di San Ciro” a Grottaglie che martedì 30 gennaio alle ore 20, darà il via alla due giorni di festeggiamenti patronali. Pur essendo, infatti, san Francesco de Geronimo il patrono principale della sua città, fulcro della venerazione popolare è Ciro, il cui culto fu introdotto a Grottaglie proprio dal sante gesuita. Il culmine sarà, mercoledì 31, la solenne processione del simulacro del santo compatrono nelle vie della città. Intanto, nei giorni che precedono i festeggiamenti, la zona di via Pasolini, area 167 bis, nella quale è stata allestita una pira di dimensioni gigantesche, tantissimi visitatori si stanno alternando, tra loro molti cittadini e intere scolastiche. Scoprono così la maestosa piramide in legna che, una volta accesa, darà vita a uno dei fuochi più grandi d’Europa. Fino al 30 gennaio sarà possibile visitare gratuitamente la foc’ra ed entrare all’interno di essa: percorrere il corridoio in cui sono affissi i disegni dei bambini dedicati a San Ciro e arrivare alla grande camera lignea, con una base di 5 metri per 5 ed alta tre metri e mezzo. In essa, i maestri dell’associazione Amici della foc’ra, che da ottobre hanno innalzato la piramide, illustrano le fasi della costruzione e i particolari legati alla tradizione. Come abbiamo già ricordato nei giorni scorsi, Grottaglie è entrata da agosto nel registro delle città della Rete dei fuochi di Puglia, un importante riconoscimento che consentirà, in futuro, di poter partecipare a bandi per la valorizzazione della manifestazione.
Realizzata con le fascine di legna d’ulivo e con i tralci delle viti portati dai fedeli per devozione – come è scritto nella tradizione secolare -, la foc’ra dell’edizione 2024 ha una base quadrata di 23 per 23 metri, un’altezza di 22 metri ed è l’unica, tra tutti i falò delle località dei riti del fuoco, ad avere una camera interna visitabile. La struttura è sormontata da una grande punta piramidale, anche questa in legno; è decorata con opere d’arte realizzate da artisti grottagliesi e dedicate al santo che bruceranno per ricordare il martirio del santo originario di Alessandria d’Egitto, che fu medico ed eremita tra il III e il IV secolo dopo Cristo.
Il programma
L’accensione della foc’ra avverrà alle ore 20 di martedì 30 gennaio, alla presenza delle autorità civili e religiose. Era prevista la presenza dell’arcivescovo di Taranto Ciro Miniero, ma la celebrazione eucaristica in Chiesa Madre sarà presieduta dal vicario generale monsignor Alessandro Greco. Sarano presenti il sindaco Ciro D’Alò, altri sindaci dei comuni della provincia di Taranto e pugliesi, il parroco della Chiesa Madre don Eligio Grimaldi, gli altri rappresentanti istituzionali, il consigliere comunale Giulio De Carolis, che da anni segue e si adopera per la realizzazione e la valorizzazione della manifestazione, i volontari dell’associazione Amici della Fo’cra, presieduta da Massimo D’Abramo, i rappresentanti delle associazioni e dei partner che hanno aderito al progetto. Contestualmente, sarà accesa anche la “focaredda”, una piccola foc’ra vicina al grande falò, dedicata ai bambini. Intorno all’area della grande piramide di fuoco, sarà allestito un percorso gastronomico di prodotti tipici pugliesi. Illumineranno l’area catene di luci e le luminarie salentine della ditta Enzo Memmola. Nella stessa serata del 30 gennaio, uno spettacolo di fuochi pirotecnici, a cura della ditta Itria Fireworks, precederà l’accensione. La serata sarà allietata da spettacoli musicali: alle ore 21.30, suoneranno gli “88 Max”, alle ore 22.30 suoneranno “Thecommercialisti”; dalle 23.30, dj set con Kokò e Sandra Santoro.
Fino al 29 gennaio, dalle ore 9 alle ore 21, sarà quindi possibile visitare la foc’ra; l’ingresso è gratuito ed è riservato anche ai diversamente abili (è stata realizzata una pedana per l’accesso delle carrozzine). La Pro loco, presieduta da Francesca Frisa, in collaborazione con Amici della Fo’cra e con il patrocinio del Comune di Grottaglie, accompagnerà le scolaresche di Grottaglie in visite guidate. Domenica 28 gennaio, in mattinata, alle ore 11, ci sarà una tappa delle moto storiche del Vespa Club Lizzano. Lunedì 29 gennaio, alle ore 16.30, si svolgerà la sfilata dei cavalli con il trasporto delle fascine, una tradizione dell’antichità.
Il 31 gennaio, giorno della festa patronale, alle ore 10 il neovescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, Giuseppe Russo presiederà una concelebrazione eucaristica, mentre alle 13,30 muoverà la solenne processione che attraverserà la principali vie cittadine. A conclusione avrà luogo lo spettacolo pirotecnico in contrada Paparazio.
I festeggiamenti si concluderanno domenica 4 febbraio con il riporto, alle ore 16, della venerata immagine del santo nella Chiesa dei paolotti,
Catechesi Mariane. A Regina Mundi ogni mese un ospite per parlare di Maria
26 Gen 2024
di Donatella Gianfrate
A un anno dalla peregrinatio del simulacro della Madonna di Loreto a Martina Franca, la parrocchia Regina Mundi ha ideato la nascita di un percorso con cui riproporre l’esperienza del pellegrinaggio verso la Vergine Santa, in una modalità alternativa ma altrettanto forte. Si tratta di un percorso tematico, basato su una serie di incontri a cadenza mensile, durante i quali interverranno diversi ospiti e relatori che parleranno della figura di Maria, ognuno secondo la propria esperienza di servizio e di conoscenza. Un modo diverso per conoscere la Vergine sotto diversi aspetti, per approfondire la sua figura e tornare a casa con un bagaglio di conoscenze ed esperienze certamente più ricco.
Il primo ospite, don Giovanni Biallo, interverrà domenica 28 gennaio alle 19 e parlerà di “Maria nella tradizione orientale”. Don Giovanni è direttore spirituale dell’Opera Romana Pellegrinaggi e guida esperta dei pellegrinaggi in Terra Santa. Subito dopo la catechesi, seguirà la recita del Santo Rosario aux flambeaux. Lo stesso relatore, il giorno precedente (sabato 27 gennaio alle ore 19), terrà un incontro in parrocchia con coloro che hanno aderito al pellegrinaggio parrocchiale che si terrà a luglio in Grecia “sulle orme di San Paolo”, per spiegare più dettagli relativi alle terre toccate dall’Apostolo durante i suoi numerosi e lunghi spostamenti di evangelizzazione. All’incontro sono invitati anche tutti coloro che sono interessati al tema del viaggio, pur non avendo aderito alla proposta del pellegrinaggio. Nel ricco calendario delle catechesi mariane sono già definiti gli appuntamenti dei mesi successivi: l’8 febbraio don Cristian Catacchio; il 5 aprile monsignor Giovanni Ancona; il 6 aprile monsignor Lameri parlerà di Maria nella liturgia; il 4 maggio sarà ospite il cardinal Menichelli; il 25 maggio Stefania Falasca, giornalista di Avvenire, scrittrice e vaticanista; il 21 giugno l’Oratorio sulla figura di San Pietro a cura di monsignor Marco Frisina; a settembre suor Linda Poker approfondirà la figura di Maria nella storia del cinema e per gli altri mesi il calendario è in aggiornamento.
“La Pace in Testa”, importanti appuntamenti di Azione Cattolica in questo fine settimana
25 Gen 2024
di Angelo Diofano
“Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre più ‘fratello’, lo stile della nostra vita diventi, ‘shalom’, pace”. All’insegna delle parole di papa Francesco in questo fine settimana l’Azione Cattolica diocesana terrà due importanti iniziative all’insegna della pace, entrambe intitolate appunto “La Pace in Testa”
Il primo appuntamento si terrà sabato 27 gennaio a Martina Franca e prevede in particolare la partecipazione di giovani e adulti. Si tratta di una fiaccolata silenziosa che alle ore 18.30 partirà dall’atrio di Palazzo Ducale diretta alla Basilica di San Martino, dove don Giovanni Agrusta, assistente diocesano per il settore adulti, e don Carmine Agresta, assistente unitario, guideranno un momento di riflessione.
Domenica 28, invece, l’iniziativa si terrà a Taranto e vedrà la partecipazione dell’Acr. Alle ore 9.30 nella chiesa di Santa Teresa avrà luogo l’accoglienza dei partecipanti, in preparazione alla santa messa che alle ore 10 sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero. A seguire ci si dirigerà in corteo gioioso a piazza Federico Fellini (parco archeologico delle mura greche) per giochi e altre attività di animazione.
Così invita alla partecipazione la presidente diocesana prof. Letizia Cristiana. “In questi giorni abbiamo in testa un solo pensiero: la Pace. Mettiamo la pace anche al centro del nostro cuore e delle nostre preghiere. La Pace per i tanti bambini che non sorridono più a causa dei conflitti (come ha ricordato il Papa), per le famiglie separate, per chi ha perso la vita. Preghiamo per la Pace grande, quella necessaria tra nazioni e popoli. E preghiamo anche per la pace piccola che riguarda l’ordinarietà della vita di ognuno di noi”.
Il prossimo appuntamento per l’Azione Cattolica diocesana è stato fissato per il 18 febbraio a Casa San Paolo per l’assemblea in cui si procederà al rinnovo delle cariche elettive.
A Roccaforzata, iniziative alla SS. Trinità per ricordare la Shoah
25 Gen 2024
di Angelo Diofano
“Oggi più che mai, è necessario che i giovani sappiano, capiscano e comprendano: è l’unico modo per sperare che quell’indicibile orrore non si ripeta, è l’unico modo per farci uscire dall’oscurità”. Prendendo spunto dalle parole di Elisa Springer (tratte da “Il silenzio dei vivi”), nella parrocchia Santissima Trinità in Roccaforzata sono organizzati due momenti di riflessione attinenti alla Giornata della Memoria.
Venerdì 26 gennaio alle ore 19, in collaborazione con l’Anpi, avrà luogo “Voci della memoria”: la compagnia di cantastorie “Cantacunti” guiderà una riflessione in prosa e musica. “Sarà un momento intenso e vibrante – dice il parroco don Giuseppe Mandrillo – in cui saranno forniti importanti spunti per non dimenticare l’atrocità disumana dell’Olocausto e alimentare il rispetto della diversità, l’amore per la pace e il sogno di una fratellanza universale che superi ogni barriera”.
Sabato 27 gennaio alle ore 16, il Circolo Anspi e la Pro Loco, sempre nella chiesa parrocchiale, organizzeranno l’iniziativa “Musica e parole per non dimenticare”, con la proiezione del documentario “La stella di Andra e Tati”.Si tratta della storia vera di Alessandra e Tatiana Bucci, due sorelline di 4 e 6 anni ebree italiane di Fiume,che il 29 marzo del 1944 vennero deportate nel campo di concentramento di Auschwitz insieme alla madre, la nonna, la zia e il cuginetto. Le due bambine si salvarono dalla morte solo perché vennero erroneamente scambiate per gemelle. La serata prevede anche intermezzi musicali da parte di una giovane violinista di Roccaforzata.