Stagione teatrale

La storia vera del pugile sinti diventato martire del nazismo

25 Gen 2024

«Ultimo Round» è andato in scena anche in alcune palestre di boxe di Milano e altre città del nord Italia. Perché lo spettacolo interpretato da Andrea Simonetti e diretto da Gaetano Colella, coautori del testo, racconta direttamente sul ring la storia vera di Johann Trollmann, il pugile sinti morto in un campo di lavoro nazista al quale nel 1933 venne negato il titolo di campione dei pesi medi di Germania perché zingaro. Una storia potente come un pugno nello stomaco che Simonetti e Colella hanno scelto di presentare nel «Giorno della Memoria», sabato 27 gennaio (ore 21), all’auditorium TaTà di Taranto, per la stagione «Periferie» sostenuta dalla Regione Puglia e organizzata dalla compagnia teatrale Crest, che produce questo suo nuovo spettacolo in collaborazione con l’associazione culturale Menteacrobatica. Tra l’altro, per Simonetti è un ritorno a una grande passione, la boxe, per l’appunto, che aveva raccontato dieci anni fa nel corto «Alle corde» interpretando un operaio dell’Ilva scopertosi pugile di grande talento.
Tedesco di origini zingare, nato nel 1907, Trollmann fu un atleta dalle potenzialità incredibili, paragonato spesso a Muhammad Alì per le movenze leggiadre e sinuose, molto più simili a quelle di un danzatore che allo stile di un pugile. Caratteristiche vincenti ma non apprezzate dall’ambiente nazista, che nel 1933 tolse al pugile il titolo dei pesi medi e iniziò a contrastarne la carriera. Da quel momento Trollmann lottò contro la Federazione pugilistica tedesca e cercò sempre di irridere il sistema. Ma nel 1938 fu costretto alla sterilizzazione in quanto sinti e nel 1942 venne deportato in un campo di lavoro per essere sfruttato come sparring partner negli incontri di pugilato organizzati dalle guardie naziste, divenendo vittima sacrificale, umiliato e deriso pur di mangiare e resistere. E quando nel 1944, ormai stremato dalla fame, ridotto pelle e ossa, rialzò il capo e riuscì con un ultimo sforzo a sconfiggere il suo aguzzino, il Kapò Emil Cornelius, Trollmann ottenne una vittoria che gli costò la vita. Venne, infatti, trovato morto in circostanze misteriose. Si parlò di morte accidentale. Ma nessuno ci credette. Come non ci crede nessuno ancora oggi. Nel 2003 la federazione pugilistica tedesca ha deciso di riconsegnare la cintura, sottratta a Trollmann settant’anni prima, alla figlia Rita Vowe-Trollmann, nominando così ufficialmente Johann Trollmann detentore del titolo di campione tedesco dei pesi medio-massimi.
Una storia tragica quanto avvincente alla quale faranno da prologo, a partire dalle ore 20, alcune letture nel foyer tratte da due storici spettacoli del Crest legati alla «Giornata della Memoria». Si tratta di «Cane Nero» del 2000 e «Le Rose di Franz» del 2001, lavori entrambi scritti e diretti da Mauro Maggioni dei quali fu tra gli interpreti Anna Ferruzzo, l’attrice tarantina che poco dopo avrebbe intrapreso una bellissima carriera nel mondo del cinema e delle fiction televisive. Protagonisti di questo momento rievocativo saranno Pietro Minniti, che leggerà degli estratti da «Cane Nero», uno spettacolo del quale anche lui fu interprete, e Valerio Tambone, chiamato a far rivivere alcuni passi da «Le rose di Franz» al cui successo contribuì con la sua prova d’attore. Spettacoli che hanno girato tanto nei teatri italiani facendo conoscere agli studenti di ogni ordine e grado due storie emblematiche dell’orrore nazista, la prima ispirata a «Uomini e no» di Elio Vittorini, la seconda all’intervista realizzata da Gitta Sereny a Franz Stangl, unico comandante di un campo di sterminio processato e condannato.
Subito dopo, alle 21, andrà in scena «Ultimo Round» di Colella e Simonetti, che alla fine della rappresentazione incontreranno il pubblico durante il consueto rendez-vous nel foyer condotto dalla giornalista Marina Luzzi.
Info e prenotazioni 366.3473430. Biglietti acquistabili anche online su vivaticket attraverso il sito www.teatrocrest.it.

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Associazionismo cattolico

“La Pace in Testa”, importanti appuntamenti di Azione Cattolica in questo fine settimana

25 Gen 2024

di Angelo Diofano

“Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre più ‘fratello’, lo stile della nostra vita diventi, ‘shalom’, pace”. All’insegna delle parole di papa Francesco in questo fine settimana l’Azione Cattolica diocesana terrà due importanti iniziative all’insegna della pace, entrambe intitolate appunto “La Pace in Testa”.

Il primo appuntamento si terrà sabato 27 gennaio a Martina Franca e prevede in particolare la partecipazione di giovani e adulti. Si tratta di una fiaccolata silenziosa che alle ore 18.30 partirà dall’atrio di Palazzo ducale diretta alla Basilica di San Martino, dove don Giovanni Agrusta, assistente diocesano per il settore adulti, e don Carmine Agresta, assistente unitario, guideranno un momento di riflessione.

Domenica 28, invece, l’iniziativa si terrà a Taranto e vedrà la partecipazione dell’Acr. Alle ore 9.30 nella chiesa di Santa Teresa avrà luogo l’accoglienza dei partecipanti, in preparazione alla santa messa che alle ore 10 sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero. A seguire ci si dirigerà in corteo gioioso a piazza Federico Fellini (parco archeologico delle mura greche) per giochi e altre attività di animazione.

Così invita alla partecipazione la presidente diocesana prof. Letizia Cristiano. “In questi giorni abbiamo in testa un solo pensiero: la Pace. Mettiamo la pace anche al centro del nostro cuore e delle nostre preghiere. La Pace per i tanti bambini che non sorridono più a causa dei conflitti (come ha ricordato il Papa), per le famiglie separate, per chi ha perso la vita. Preghiamo per la Pace grande, quella necessaria tra nazioni e popoli. E preghiamo anche per la pace piccola che riguarda l’ordinarietà della vita di ognuno di noi”.

Il prossimo appuntamento per l’Azione Cattolica diocesana è stato fissato per il 18 febbraio a Casa San Paolo per l’assemblea in cui si procederà al rinnovo delle cariche elettive.

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Rigenerazione sociale

Così ripuliremo monumenti e facciate di palazzi storici: il progetto “Nahco” di “Noi & Voi”

24 Gen 2024

di Angelo Diofano

Li abbiamo visti all’opera nei giorni scorsi impegnati, con successo, nella ripulitura delle facciate della chiesa di Sant’Antonio (imbrattate dai vandali), della statua bronzea dell’Addolorata posizionata davanti all’omonima chiesa di via Japigia (danneggiata dagli scarichi delle auto), così come degli esterni della “Casa Madre Teresa”, ex monastero di clausura delle carmelitane. Sono i detenuti in misura alternativa al carcere che hanno dato prova dell’efficacia della nuova sabbiatrice del progetto “Nahco”, la formula chimica del bicarbonato di sodio, utilizzato per gli interventi di pulizia di facciate di palazzi storici e monumenti, nell’ambito delle attività di giustizia riparativa e di reinserimento sociale dell’associazione di volontariato penitenziario “Noi & Voi”. Il macchinario, dal costo di 15mila euro, è stato acquistato grazie al contributo di Unicredit; invece a carico dell’associazione è stato quello del generatore (20mila euro).

L’iniziativa è stata presentata martedì 23, nel salone della biblioteca ‘Acclavio’; proprio in quella giornata avrebbe dovuto esserci una dimostrazione ‘in diretta’ sulla pavimentazione antistante la struttura, impedito da lungaggini burocratiche.

Don Francesco Mitidieri, presidente di “Noi & Voi” e cappellano del carcere, ha sottolineato la possibilità per gli enti pubblici di Taranto e provincia di usufruire del servizio, con eventuale contributo del privato e del terzo settore per l’acquisto della materia prima, cioè il bicarbonato di sodio. Completamente gratuito, invece, è l’apporto della manodopera, assicurato da una quindicina di unità lavorative (soprattutto detenuti in esecuzione penale esterna assieme a migranti richiedenti protezione internazionale), che hanno partecipato ai corsi di formazione sull’utilizzo del macchinario e che potranno così in qualche modo restituire alla società il danno arrecato con i loro reati, secondo appunto le finalità della giustizia riparativa.

Il progetto ha ricevuto il plauso dell’assessore comunale ai servizi sociali, Gabriella Ficocelli, che ha promesso vicinanza all’iniziativa di “Noi & Voi”, così come di don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane, che precedentemente è stato in visita al “Magli”.

Dal canto suo, il volontario dell’associazione Martino Bucci, ideatore del progetto, si è soffermato sul funzionamento ‘green’ della sabbiatrice. Il sistema (ha riferito) non è corrosivo né infiammabile, è biodegradabile, con un alto potere sgrassante che consente di rimuovere vernici, graffiti, grassi, oli, catrame, gomme da masticare, muffe, ruggine e macchie in genere, da qualsiasi superficie di cemento, mattone, piastrelle, granito, marmo, stucco, alluminio, acciaio inossidabile, ottone, rame senza scalfire il substrato e ripristinando la superficie allo stato originario.

Il dott. Roberto De Candia, referente territoriale developement dell’Unicredit, e Flavio Giannulo, responsabile per Unicredit dei rapporti col terzo settore per Puglia, Basilicata e Calabria, hanno parlato della collaborazione instaurata da tempo con le associazioni di volontariato e in particolare con “Noi & Voi”, iniziata durante l’emergenza Covid 19 con l’acquisto di un automezzo coibentato e refrigerato per consegnare pasti ai senza tetto. Tanto, come per la sabbiatrice, è avvenuto con l’utilizzo dei fondi della “Carta Etica”.

Sostegno all’attuale e alle prossime attività dell’associazione è giunto anche dal dott. Sabino Manzo, direttore Uepe di Taranto (Ufficio per l’esecuzione penale esterna), e dal dott. Piero Rossi, garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà. Molto significativo, infine, è stato il racconto di due detenuti in pena alternativa, che testimoniato il loro cammino di reinserimento sociale grazie al progetto di “Noi & Voi”.

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Ricorrenze

Stasera, presentazione della Strenna salesiana del rettor maggiore

24 Gen 2024

In occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, questa sera, mercoledì 24, nella chiesa di San Giovanni Bosco, dopo la santa messa delle ore 18.30 (con il rinnovo delle promesse dei cooperatori salesiani), alle ore 19.30 l’avv. Giovanna Bruno, sindaca di Andria e animatrice del locale oratorio, presenterà la Strenna del rettor maggiore card. Ángel Fernández Artime intitolata “Il sogno che fa sognare: Un cuore che trasforma”, nei 200 anni del “Sogno dei 9 anni” di don Bosco (1824-2024).

Don Bosco, ancor bambino (aveva appena nove anni), fece un sogno che lo avrebbe segnato per tutta la vita. Eccone il racconto: “Nel sonno mi parve di essere vicino a casa in un cortile assai spazioso, dove stava raccolta una moltitudine di fanciulli, che si trastullavano. Alcuni ridevano, altri giuocavano, non pochi bestemmiavano. All’udire quelle bestemmie mi sono subito lanciato in mezzo di loro adoperando pugni e parole per farli tacere. In quel momento apparve un uomo venerando in virile età nobilmente vestito. Un manto bianco gli copriva tutta la persona, ma la sua faccia era così luminosa, che io non poteva rimirarlo. Egli mi chiamò per nome e mi ordinò di pormi alla testa di que’ fanciulli aggiungendo queste parole: «Non colle percosse ma colla mansuetudine e colla carità dovrai guadagnare questi tuoi amici. Mettiti adunque immediatamente a fare loro un’istruzione sulla bruttezza del peccato e sulla preziosità della virtù». Confuso e spaventato soggiunsi che io era un povero ed ignorante fanciullo incapace di parlare di religione a que’ giovanetti. In quel momento que’ ragazzi cessando dalle risse, dagli schiamazzi e dalle bestemmie, si raccolsero tutti intorno a colui che parlava. Quasi senza sapere che mi dicessi, «Chi siete voi», soggiunsi, «che mi comandate cosa impossibile?». «Appunto perché tali cose ti sembrano impossibili, devi renderle possibili coll’ubbidienza e coll’acquisto della scienza». «Dove, con quali mezzi potrò acquistare la scienza?». «Io ti darò la maestra sotto alla cui disciplina puoi diventare sapiente, e senza cui ogni sapienza diviene stoltezza». «Ma chi siete voi, che parlate in questo modo?». «Io sono il figlio di colei, che tua madre ti ammaestrò di salutar tre volte al giorno». «Mia madre mi dice di non associarmi con quelli che non conosco, senza suo permesso; perciò, ditemi il vostro nome». «Il mio nome dimandalo a Mia Madre». In quel momento vidi accanto di lui una donna di maestoso aspetto, vestita di un manto, che risplendeva da tutte parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima stella. Scorgendomi ognor più confuso nelle mie dimande e risposte, mi accennò di avvicinarmi a Lei, che presemi con bontà per mano, e «guarda», mi disse. Guardando mi accorsi che quei fanciulli erano tutti fuggiti, ed in loro vece vidi una moltitudine di capretti, di cani, di gatti, orsi e di parecchi altri animali. «Ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare. Renditi umile, forte, robusto; e ciò che in questo momento vedi succedere di questi animali, tu dovrai farlo pei figli miei». Volsi allora lo sguardo ed ecco invece di animali feroci apparvero altrettanti mansueti agnelli, che tutti saltellando correvano attorno belando come per fare festa a quell’uomo e a quella signora. A quel punto, sempre nel sonno, mi misi a piangere, e pregai quello a voler parlare in modo da capire, perciocché io non sapeva quale cosa si volesse significare. Allora Ella mi pose la mano sul capo dicendomi: «A suo tempo tutto comprenderai». Ciò detto un rumore mi svegliò ed ogni cosa disparve. Io rimasi sbalordito. Sembravami di avere le mani che facessero male pei pugni che aveva dato, che la faccia mi duolesse per gli schiaffi ricevuti; di poi quel personaggio, quella donna, le cose dette e le cose udite mi occuparono talmente la mente, che per quella notte non mi fu possibile prendere sonno. Al mattino ho tosto con premura raccontato quel sogno prima a’ miei fratelli, che si misero a ridere, poi a mia madre ed alla nonna. Ognuno dava al medesimo la sua interpretazione. Il fratello Giuseppe diceva: «Tu diventerai guardiano di capre, di pecore o di altri animali». Mia madre: «Chi sa che non abbi a diventar prete». Antonio con secco accento: «Forse sarai capo di briganti». Ma la nonna, che sapeva assai di teologia, era del tutto analfabeta, diede sentenza definitiva dicendo: «Non bisogna badare ai sogni». Io era del parere di mia nonna, tuttavia non mi fu mai possibile di togliermi quel sogno dalla mente. Le cose che esporrò in appresso daranno a ciò qualche significato. Io ho sempre taciuto ogni cosa; i miei parenti non ne fecero caso. Ma quando, nel 1858, andai a Roma per trattar col Papa della congregazione salesiana, egli si fece minutamente raccontare tutte le cose che avessero anche solo apparenza di soprannaturali. Raccontai allora per la prima volta il sogno fatto in età di nove in dieci anni. Il papa mi comandò di scriverlo nel suo senso letterale, minuto e lasciarlo per incoraggiamento ai figli della congregazione, che formava lo scopo di quella gita a Roma”.

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Ricorrenze

San Francesco di Sales, mons. Savino (Cassano all’Jonio) ai giornalisti: “Solo con generosità e condivisione si può dar vita ad una comunicazione pienamente umana”

24 Gen 2024

“Nella società contemporanea, fatevi ‘sapienti’, nel senso più pieno e più bello del termine: aiutate tutti, incoraggiate tutti ad acquisire consapevolezza dei propri doni, delle proprie qualità, dei punti di forza della propria indole. Con il vostro lavoro di tessitori di relazioni aiutate l’altro a non relegarsi nella prigione della propria interiorità, ma a ‘fruttare’, a non temere di mettersi a disposizione del prossimo, di adoperarsi laddove ve n’è più bisogno, poiché soltanto mediante la generosità e la condivisione si può dar vita ad una comunicazione pienamente umana e costruire una comunità tra fratelli”: lo ha scritto mons. Francesco Savino, vice presidente della Cei e vescovo di Cassano all’Jonio, in un messaggio inviato ai giornalisti in occasione della festa del loro patrono, san Francesco di Sales. “L’evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale – ha evidenziato il presule -, sta rendendo sempre più naturale comunicare attraverso i mezzi tecnologici, così che è diventato sempre più difficile distinguere il linguaggio prodotto da una macchina da quello generato dagli esseri umani”. “Come tutte le rivoluzioni – ha osservato mons. Savino – anche questa pone nuove sfide affinché le macchine non contribuiscano a diffondere un sistema di disinformazione a larga scala e non aumentino anche la solitudine di chi già è solo, privandoci di quel calore che solo la comunicazione tra persone può dare”. “È importante guidare l’intelligenza artificiale e gli algoritmi – ha ammonito il vescovo -, perché vi sia in ognuno una consapevolezza responsabile nell’uso e nello sviluppo di queste forme differenti di comunicazione che si vanno ad affiancare a quelle dei social media e di Internet”. “È necessario che la comunicazione sia orientata a una vita più piena della persona umana – ha sottolineato mons. Savino -, rimarcando che “la pienezza della comunicazione della quale i giornalisti restano i principali e preziosi artefici si realizza nella relazione, ovvero nel rapporto di comunione e di reciproca donazione”. “Può sembrare una definizione ormai superata – ha rilevato -, eppure mantiene ancora la sua attualità e concretezza in un contesto di grandi cambiamenti. L’uso della tecnologia può supportare, mediare o realizzare la comunicazione sempre in conformità ai princìpi di comunione e donazione”.

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Eventi culturali in città

MarTa in musica: le Matinée domenicali del 2024

La dottoressa Stella Falzone in conferenza stampa con il m° Lomartire e Piero Romano
24 Gen 2024

Le matinèe domenicali – MarTA in Musica e MarTA, una collaborazione di successo che si conferma anche per il 2024. Una rassegna di stelle della musica classica e del pop in una serie di concerti che avranno luogo nella sede del museo archeologico nazionale di Taranto diretto dalla nuova direttrice, la dott.ssa Stella Falzone. Alla presentazione della rassegna, nella sala conferenze dello stesso MArTA, erano presenti, oltre alla direttrice, i curatori del programma, i maestri Maurizio Lomartire e Gianfranco Semeraro, e il direttore artistico dell’Ico Magna Grecia, il maestro Piero Romano.

«È con estremo piacere battezzare gli esordi del mio impegno alla guida del museo archeologico nazionale di Taranto – ha dichiarato in conferenza la direttrice, dott.ssa Falcone – con una delle eccellenze culturali di questo territorio: l’Orchestra della Magna Grecia. Sancita da un protocollo d’intesa, la collaborazione con l’Orchestra della Magna Grecia, è il prototipo del modello che questo Museo, sotto la mia guida, si intende dare; un rapporto improntato sulla cooprogettazione, programmazione e relazione con tutti gli attori territoriali. Una collaborazione, quella con l’ICO, che si rinnova anche per l’edizione 2024 con la rassegna “MArTA in musica”, che non solo unisce la musica all’archeologia, ma stimola una fruizione diversa del museo e avvicina al MArTA nuovi target di pubblico che sono garanzia di valorizzazione e promozione del nostro patrimonio culturale».

Sul ricco cartellone presentato in conferenza è intervenuto il maestro Piero Romano: «MArTA in Musica si riconferma con delle novità – ha sottolineato il direttore artistico dell’Ico Magna Grecia – che portano il fruitore dei concerti in programma a visitare il museo con autentiche “pillole” musicali, dodici complessive, a visitare tutti gli spazi del MArTA: il pubblico si affaccerà nel dopo-visita al programma musicale domenicale, con concerti che avranno protagonisti Remo Anzovino e Tony Esposito, Francesco Baccini e David Riondino, Carmine Chiarelli e Maristella Bianco; momenti unici di musica, recitazione, quadri, immagini che abbiamo posto al centro dei nostri matinèe. Apertura totale alle famiglie, ai ragazzi, con gli under 18 che potranno entrare gratuitamente, arricchendo, perché no, anche quanti la domenica sono alla ricerca di motivi culturali di elevato interesse».

MArTA in musica avrà inizio il prossimo 28 gennaio per concludersi il 16 dicembre. Ad aprire la rassegna, il maestro Remo Anzovino al pianoforte, con il progetto “Don’t forget fly”. A seguire, il 18 febbraio, “Musica da esposizione”, concerto originale con opere realizzate dagli stessi artisti ed esposte al pubblico: Tony Esposito e Mark Kostabi. “Napoli in jazz”, in programma il 25 febbraio, è un progetto firmato dai due chitarristi Antonio Onorato e David Blamires.

La polifonia “visionaria” di Gesualdo da Venosa, il 17 marzo sarà rappresentata dal L.A. Chorus nel progetto “Il visionario”.
A seguire, protagonista dell’appuntamento del 24 marzo, “Lettere dal fronte”, sarà l’attrice Anna Ferruzzo con il quartetto d’archi dell’Orchestra della Magna Grecia. La pianista Emilia Zamuner sarà, invece, la protagonista di “Crazy jazz”, accompagnata dal trio jazz Carucci-Morriconi-Bandini.

“Voci di primavera: Il canto e la natura”, altro progetto della L.A. Chorus, avrà luogo al MArTA il 28 aprile. Uno degli artisti più popolari del cantautorato italiano, Francesco Baccini, pianoforte e voce, sarà invece il protagonista del concerto del 19 maggio: “Un cantautore allo specchio”.

Altro cantautore fra i più noti del nostro panorama musicale, David Riondino, che il 29 settembre insieme con i “fiati” dell’Orchestra Magna Grecia eseguirà il progetto “Milo Manara e il corsaro nero”. A seguire, il 13 ottobre, “I grandi bis pianistici” con Carmine Chiarelli al pianoforte; il 17 novembre, il Badya Razem Group con “L’universo di Burt Bacharach”, per concludere il 15 dicembre in clima natalizio con il L.A. Chorus nel programma “Christmas chorus”. Ingresso per visita guidata, ore 10.45; inizio visita, ore 11.00; ingresso per i concerti, ore 11.30 (inizio concerti, ore 11.45).

«Con il collega Pierfranco Semeraro – ha spiegato nel suo intervento il Maestro Maurizio Lomartire –interfacciandoci con Romano, abbiamo pensato di compiere quel passaggio di crescita già registrato nelle due precedenti edizioni: non solo musica tradizionale, ma anche proposte pop originali, sostenute da progetti il più delle volte confezionati proprio per l’occasione». «Ci ritroviamo a raccontare la bellezza nella bellezza – ha concluso il Maestro Pierfranco Semeraro – in un luogo in cui raccontare la musica diventa un privilegio; mi sofferma sulla parte corale, che anche quest’anno ha un ruolo importante, tant’è che mi fa piacere segnalarvi, fra gli altri, i concerti del L.A. Chorus con la direzione di Alessandro Fortunato (“Il Visionario”), di Luigi Leo (Voci di primavera) e Maristella Bianco a chiusura dell’intera rassegna (La coralità e il Natale)».

Questi, nel dettaglio, i primi appuntamenti di MArTA in MUSICA:

REMO ANZOVINO – DON’T FORGET TO FLY TOUR (28 gennaio)

In concomitanza con l’uscita del nuovo straordinario album di inediti Don’t Forget to Fly (Believe International) – il primo completamente in piano solo, a sei anni di distanza da Nocturne, che ha superato i 17 milioni di streaming solo su Spotify – torna su tutti i palcoscenici italiani il compositore e pianista Remo Anzovino con un progetto che traduce in puro suono il sogno e il bisogno degli esseri umani di volare.

Nel concerto dal vivo Remo Anzovino proporrà per intero la suite e trasporterà il pubblico nella dimensione onirica del volo. Nella seconda parte il Maestro eseguirà tutte le hit estratte dagli album di studio e dalle colonne sonore più importanti che lo hanno imposto nel mondo come uno dei più originali e influenti compositori e pianisti della scena strumentale contemporanea per un’esperienza unica.

“Don’t Forget to Fly” è un vero e proprio concept album, nato come atto d’amore per il pianoforte, pensato e composto nella dimensione di un sogno che si contraddistingue per leggerezza e luminosità. Un viaggio tra le mille possibilità espressive e stilistiche del pianoforte, un’esplorazione onirica del volo e del pianeta dell’aria in cui l’ascoltatore è chiamato a vivere la seconda vita di Icaro. Una seconda occasione in cui le ali non vengono bruciate dal sole, che sorprendentemente, ci accoglie come una Grande Madre.

Registrato dal grande fonico Ecm Stefano Amerio nel Teatro di Fiesole, Anzovino ambienta il suo nuovo lavoro esattamente sul Monte Ceceri a Fiesole, recandosi così nei luoghi dove la leggenda vuole che Leonardo Da Vinci abbia effettuato le prove di volo, componendo una moderna suite in 12 movimenti con la quale consente all’ascoltatore di vedere tutte le immagini dinamiche dell’esperienza nel pianeta dell’aria.

Attraverso questa metafora Remo Anzovino invita l’ascoltatore a cercare nella realtà di tutti i giorni il cielo dove far vivere i propri sogni, i propri desideri, traducendo in puro suono il bisogno degli esseri umani di volare, le immagini dinamiche di un sogno che si rivela come un potente mezzo di interpretazione della realtà. Come un moderno sciamano, il compositore ci accompagna in uno strabiliante mondo delle meraviglie in cui si nuota nell’aria (Air Summer), si scopre che il cielo è un immenso prato di fiori (Sky Flowers) e ci si stende a riposare su un’amaca posizionata tra due nuvole (Between Two Clouds).

Il piano solo acquista la forza di un’orchestra e ci fa sentire con una raffinata sincope la pulsazione del cuore e il desiderio che prevale sulla paura (The Second Life Of Icarus), descrive attraverso una struggente ballata mediterranea la luce transitoria della luna, prima che svanisca nel giorno, (Morning Moon), annulla la forza di gravità permettendoci di volare ad alta quota (No Gravity) si scatena nello strepitoso tango di un equilibrista (On a Tightrope), danza sulla coreografia di uno stormo di uccelli (Dance of Birds), è la voce di una foresta di alberi che adornano il cielo (Celestial Trees).

 

TONY ESPOSITO/MARK KOSTABI – Tony-Mark-Il viaggio di Ulisse (18 febbraio)

Il famoso pittore-compositore Mark Kostaby, incontra l’artista Tony Esposito a Roma, nel 2010, in occasione di un party organizzato da Mark nella sua residenza romana. In quell’occasione, Mark scopre Tony come pittore, posto che lo aveva già apprezzato come grande musicista (Esposito proviene dall’Accademia d’arte di Napoli come grafico).

Dall’incontro nasce una collaborazione tra musica e pittura che li vede protagonisti non solo in Europa, ma anche come performer nelle Gallerie di New York, San Francisco e Miami.

La performance prevede i due musicisti sul palco, corredato dalle scenografie dipinte da Mark, Tony e il fratello di Mark, Paul, anche lui pittore.

In un momento storico nel quale si registra un surplus di suoni e arrangiamenti, questo evento minimalista dà la possibilità all’ascoltatore di assaporare la pulizia e il dettaglio sonoro, oltre alla maestria del dialogo tra questi due strumenti.

Le composizioni risentono da parte di Mark l’influenza di due mondi lontani: l’America, con i suoi passaggi jazz, e l’Europa melodica Kostaby è di origine estone) e il mondo mediterraneo tribale di Tony.

Mark avrà a disposizione un pianoforte classico e Tony le sue personalissime percussioni (alcune inventate da lui stesso). Titolo del progetto “Tony-Mark-Il viaggio di Ulisse”, stesso titolo dei loro pannelli dipinti, a sottolineare questo viaggio-racconto di incontri e culture attraverso il potere affratellante della musica.

ANTONIO ONORATO & DAVID BLAMIRES – NAPOLI IN JAZZ (25 febbraio)

Antonio Onorato ha una carriera artistica trentennale nel mondo della musica. L’utilizzo della breath guitar e il fraseggio jazz «napoletano» lo rendono unico nel panorama musicale mondiale. Musicista eclettico, spazia dal jazz-rock, alla world music, fino alla composizione per orchestra. Studioso di etnomusicologia, la sua ricerca si basa essenzialmente sulla fusione degli stilemi armonico-melodici del linguaggio della musica napoletana con la musica afro-americana, ma anche con quella medio-orientale, brasiliana e lakota che lo hanno portato ad individuare un linguaggio del tutto personale. Ambasciatore della cultura italiana all’estero, ha portato la propria musica in tutto il mondo, suonando in Cile, Brasile, Stati Uniti, Messico, Perù, Angola, Uganda, Marocco, Tunisia, Iraq, Turchia, Turkmenistan Inghilterra, Danimarca, Svizzera, Albania, Slovenia…È uno dei pochi italiani ad aver tenuto un proprio concerto al Blue Note di New York, tempio storico del jazz internazionale. Tra le sue numerose collaborazioni artistiche spiccano quelle con Pino Daniele, Franco Cerri e Toninho Horta.

David Blamires, vincitore di due Grammy Award, è nato nello Yorkshire, in Inghilterra, ma è cresciuto in Ontario, in Canada. Vive a Chicago dal 1997, dove compone musica per pubblicità, televisione e film. Come membro stabile del Pat Metheny Group, a cavallo tra gli anni ´80 e ’90, ha partecipato a quattro album vincitori di Grammy Award e si è esibito in tutto il mondo. Diversi i dischi all’attivo come band leader e come sideman (We Live here, Imaginary Day). In Italia, è stato ospite con Pat Metheny del programma televisivo DOC in onda su Rai 2, cornice che ha ospitato alcuni dei jazzisti più importanti del mondo. Nel 1991 David ha registrato e pubblicato un album di jazz contemporaneo auto intitolato «The David Blamires Group», con la hit di smooth jazz «Deep Is The Midnight Sea», che è ancora in rotazione regolare nelle radio jazz di tutto il mondo. Esecutore dinamico e avvincente dal vivo, David è un artista di spicco della troupe musicale canadese Jeans n Classics, con la quale si esibisce in concerti rock sinfonici in tutto il Nord America.

L’incontro tra Antonio Onorato e David Blamires avviene in una pizzeria a San Giorgio a Cremano. Da lì scatta subito la voglia di fare qualcosa insieme, di confrontarsi artisticamente e di scambiarsi le proprie esperienze musicali. David ha militato per più di un decennio nel glorioso Pat Metheny Group, negli anni 80/90, proprio quando era all’apice del successo mondiale. È la voce di brani storici del Pat Metheny Group come Minuano, Last train home, tanto per citarne un paio. Il chitarrista partenopeo ha da sempre ammirato la musica di Pat Metheny e Lyle Mays, che hanno svolto un ruolo importante nello sviluppo del modo unico e originale di fare musica di Onorato. Essendo legato particolarmente a Pino Daniele e Toninho Horta, Antonio propone a David di riarrangiare alcuni brani di questi due grandi artisti. Così nasce il mini album “Tra il Vesuvio e il mare”, quattro tracce frutto del confronto artistico e dello scambio di esperienze musicali tra Antonio Onorato e David Blamires. Nascono nuove versioni di «Quanno Chiove» e «Chi tene o mare» di Pino Daniele cantate in inglese e «Canzone del Vesuvio», brano scritto da Toninho Horta, dedicato ad Antonio Onorato, con il tema vocalizzato magistralmente in questo caso da Blamires. Il mini album si chiude con un brano di Onorato, «`E scelle», dove i due musicisti duettano con la voce David in inglese e Antonio in napoletano.

Il concerto in duo di Antonio e David spazierà tra canzoni originali e personali rielaborazioni di brani celebri dei Beatles, Pat Metheny e Lyle Mays, Pino Daniele e altri grandi autori contemporanei.

Questo il programma nel dettaglio:

28 gennaio
Don’t forget to fly
REMO ANZOVINO – pianoforte

18 febbraio
Musica da esposizione
TONY ESPOSITO e MARK KOSTABI

25 febbraio
Napoli in jazz
ANTONIO ONORATO e DAVID BLAMIRES – Chitarre e voci

17 marzo
Il Visionario
La polifonia “visionaria” di Gesualdo da Venosa
LA CHORUS

24 marzo
Lettere dal fronte
ANNA FERRUZZO e il quartetto d’archi della Magna Grecia

14 aprile
Crazy jazz
EMILIA ZAMUNER e jazz trio (Carucci, Morriconi, Bandini)

28 aprile
Voci di primavera: Il canto e la natura
LA CHORUS

19 maggio
Un cantautore allo specchio
FRANCESCO BACCINI – pianoforte e voce

29 settembre
Milo Manara e il corsaro nero
DAVID RIONDINO e i fiati della Magna Grecia

13 ottobre
I grandi bis pianistici
CARMINE CHIARELLI – pianoforte

 17 novembre
L’universo di Burt Bacharach
BADRYA RAZEM group

 15 dicembre
Christmas chorus
LA CHORUS

Stagione a cura dei maestri Maurizio Lomartire e Pierfranco Semeraro

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Solidarietà

Donazione dell’associazione Simba agli ospiti della rsa L’Ulivo

24 Gen 2024

L’associazione Simba odv ets  è entrata in contatto negli ultimi mesi del 2023 con gli ospiti della rsa L’Ulivo della Fondazione Cittadella della Carità, guidata dal dr. Gaetano Moraglia, con la realizzazione del  progetto Pet me in rsa della dott.ssa Annamaria D’Urso.

A progetto chiuso l’associazione, grazie alla rodata collaborazione con Liana Musio, ha consegnato scialli e copertine per sedie a rotelle. Ai ferri o all’uncinetto, i  prodotti sono realizzati a mano da donne sarde e sono una vera esplosione di colore. Attraverso Il presidente della fondazione avv. Salvatore Sibilla ringrazia l’associazione Simba e la sua presidente Deborah Cinquepalmi per il garbo e l’attenzione dimostrati nei confronti degli ospiti della struttura. “L’associazione – ha affermato –   abituata per la sua mission ad avere a che fare con i bambini, ha voluto portare ulteriore colore  a  queste persone.  Speriamo che la collaborazione continui anche nel 2024 con attività sempre legate alla sfera psicoemozionale”.

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Francesco

L’udienza generale di papa Francesco di mercoledì 24 gennaio

24 Gen 2024

“Il 27 gennaio si celebra la Giornata internazionale della commemorazione delle vittime dell’Olocausto”. Lo ha ricordato papa Francesco, al termine dell’udienza di oggi in aula Paolo VI, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Il ricordo e la condanna di quell’orribile sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi, avvenuta nella prima metà del secolo scorso, aiuti tutti a non dimenticare che logiche dell’odio e della violenza non si possono mai giustificare, perché negano la nostra stessa umanità”, l’appello di Francesco: “La guerra stessa è una negazione dell’umanità. Non stanchiamoci di pregare per la pace, perché cessino i conflitti, si fermino le armi e si soccorrano le popolazioni stremate. Penso al Medio Oriente, alla Palestina, a Israele, alle notizie inquietanti che provengono dalla martoriata Ucraina, soprattutto per i bombardamenti che colpiscono luoghi frequentati da civili, seminando morte, distruzione e sofferenza. Prego per le vittime e i loro cari e imploro tutti, specialmente chi ha responsabilità politiche, a custodire la vita umana mettendo fine alle guerre.

Non dimentichiamo che la guerra è una sconfitta sempre, solo ‘vincono’, tra virgolette, i fabbricatori delle armi”. L’avarizia “è una malattia del cuore, non del portafogli”, l’esordio della catechesi, dedicata a “quella forma di attaccamento al denaro che impedisce all’uomo la generosità”. L’avarizia, ha spiegato Francesco, “non è un peccato che riguarda solo le persone che possiedono ingenti patrimoni, ma un vizio trasversale, che spesso non ha nulla a che vedere con il saldo del conto corrente”. “Le analisi che i padri del deserto compirono su questo male misero in luce come l’avarizia potesse impadronirsi anche di monaci i quali, dopo aver rinunciato a enormi eredità, nella solitudine della loro cella si erano attaccati ad oggetti di poco valore: non li prestavano, non li condividevano e men che meno erano disposti a regalarli”, l’esempio scelto dal Papa: “un attaccamento a piccole cose. Quegli oggetti diventavano per loro una sorta di feticcio da cui era impossibile staccarsi. Una specie di regressione allo stadio dei bambini che stringono il giocattolo ripetendo: ‘È mio! È mio!’.

Un attaccamento che toglie la libertà. In questa rivendicazione si annida un rapporto malato con la realtà, che può sfociare in forme di accaparramento compulsivo o di accumulo patologico. Per guarire da questa malattia i monaci proponevano un metodo drastico, eppure efficacissimo: la meditazione della morte”. “Per quanto una persona accumuli beni in questo mondo, di una cosa siamo assolutamente certi: che nella bara essi non ci entreranno”. Così il papa ha svelato “l’insensatezza” del vizio dell’avarizia. “Noi non possiamo portare con noi i beni”, ha aggiunto a braccio: “Il legame di possesso che costruiamo con le cose è solo apparente, perché non siamo noi i padroni del mondo: questa terra che amiamo, in verità non è nostra, e noi ci muoviamo su di essa come forestieri e pellegrini”. “Queste semplici considerazioni ci fanno intuire la follia dell’avarizia, ma anche la sua ragione più recondita”, ha commentato Francesco: “Essa è un tentativo di esorcizzare la paura della morte: cerca sicurezze che in realtà si sbriciolano nel momento stesso in cui le impugniamo”. “Noi possiamo essere signori dei beni che possediamo, ma spesso accade il contrario: sono loro alla fine a possederci”, l’analisi del Papa, secondo il quale “alcuni uomini ricchi non sono più liberi, non hanno più nemmeno il tempo di riposare, devono guardarsi alle spalle perché l’accumulo dei beni esige anche la loro custodia. Sono sempre in ansia perché un patrimonio si costruisce con tanto sudore, ma può sparire in un attimo.Dimenticano la predicazione evangelica, la quale non sostiene che le ricchezze in sé stesse siano un peccato, ma di certo sono una responsabilità”. “Dio non è povero: è il Signore di tutto, però – scrive san Paolo – ‘da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà’”, ha osservato Francesco: “È ciò che l’avaro non capisce. Poteva essere motivo di benedizione per molti, e invece si è infilato nel vicolo cieco dell’infelicità”.
“La vita dell’avaro è brutta”, ha concluso a braccio raccontando un aneddoto che risale a quando era vescovo di Buenos Aires. “Mi ricordo il caso di un signore che conobbi nell’altra diocesi”, le parole di Francesco: “Un uomo ricchissimo, e aveva la mamma ammalata. Lui era sposato. E con i fratelli si turnavano per accudire la mamma. La mamma prendeva uno yogurt la mattina e questo le dava la metà al mattino e l’altra metà il pomeriggio, per risparmiare mezzo yogurt. Così è l’avarizia, così è l’attaccamento ai beni. Poi è morto e i commenti delle persone andate alla veglia erano: ‘Si vede che quest’uomo non ha niente addosso, ha lasciato tutto’. E c’era chi diceva con ironia: ‘Non potevano chiudere la bara, perché voleva portare tutto con lui’”. “Alla fine dobbiamo lasciare il nostro corpo, la nostra anima, dobbiamo lasciare tutto”, ha ricordato il Papa sempre a braccio: “stiamo attenti all’avarizia, e siamo generosi con tutti, generosi con coloro che hanno più bisogno di noi”.

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Sport

Dinamo Taranto, il cammino delle under non conosce ostacolo

foto G. Leva
24 Gen 2024

di Paolo Arrivo

Più forte di tutti e di tutto. Anche di una direzione arbitrale che l’ha fortemente penalizzata: con qualità e caparbietà la Dinamo Taranto ha centrato l’ottavo successo sulle 8 gare disputate nel campionato regionale di serie C, che disputa con le under. Un cammino impeccabile. A sei giorni dall’incontro con la Pink Bari, recupero della seconda giornata d’andata, le giovani cestiste allenate da William Orlando hanno concesso il bis sulla stessa formazione allenata dall’ex Fabio Palagiano, con il risultato di 68-64 (16-17, 32-35, 47-45), costruendo il successo nella seconda metà di gara. Solita prova granitica di Erika Martelli, giocatrice che dimostra maturità, e ha margini di miglioramento, la Dinamo si è affidata alla imprevedibilità di Annapia Molino. La quale (29 punti, top scorer della serata), alterna errori a grandi giocate. Positiva la prova offerta dalle altre ragazze – da segnalare il ritorno in campo di Carol Manco.

Le under della Dinamo contro la Pink Bari

Coach Orlando ha schierato in partenza Alice Turco, Luna Saponaro, Giorgia Cascione, Annapia Molino, Erika Martelli. Dopo un avvio difficile, come nella partita della scorsa settimana, le ioniche hanno limitato i danni con Martelli e Saponaro a fine primo quarto, e poi battagliato. Il recupero e il sorpasso è stato frutto della maggior intensità difensiva. E dell’intesa, in avanti, tra Martelli e Cristella. Ne è seguita una fase piuttosto equilibrata. A romperlo ci ha pensato Turco, poco prima dell’intervallo. Nella ripresa la fluidità della manovra migliorava e i canestri più pesanti portavano la firma di Molino sino all’incerto finale. Con un Bari che, per scardinare la difesa locale, ha fatto ricorso durante il match ai tiri dalla lunga distanza. Ma l’ultima tripla è stata vana.

Il successo prolunga l’imbattibilità della Dinamo Taranto. Che la prossima settimana potrà riposare: il tre febbraio la prossima gara, in trasferta contro la Magnifico San Severo, per la quarta giornata di ritorno del campionato. Nove giorni dopo si farà ritorno al PalaMazzola per sfidare un’altra squadra di Bari.

 

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Editoriale

Il grido d’allarme del cardinale Zuppi sulle “diseguaglianze crescenti” ci interroga

23 Gen 2024

di Silvano Trevisani

La continua crescita delle disuguaglianze e la cronicizzazione della povertà sono alcuni degli argomenti centrali nell’intervento introduttivo tenuto dal cardinale Matteo Zuppi all’apertura della sessione invernale della Conferenza episcopale italiana. “Non possiamo non rilevare i morsi della crisi economica in atto. – ha detto – La povertà nel nostro Paese è aumentata in modo considerevole a partire dalla crisi del 2008 e con essa la diseguaglianza dei redditi, della ricchezza e delle opportunità”.

La pace, la vicinanza al Papa, il primato della misericordia e della speranza sono stati i temi dai quali è partito l’intervento del presidente della Cei, che ha compiuto un giro d’orizzonte sulle emergenze che a vari livello coinvolgono il pianeta, a partire dalle guerre in atto.

Tutti siamo responsabile per quanto riguarda la pace: “Non dobbiamo stancarci di invocare il dono della pace, di educarci alla pace, a partire dalle nostre case, dalle nostre famiglie, dalle nostre comunità”.

Ma riferendosi specificamente alla situazione del nostro paese ha detto: “La questione sociale è sempre anche una questione morale e – oserei dire – spirituale”, riferendosi all’assetto della nostra società, in cui “le disuguaglianze sono aumentate e c’è come una cronicizzazione della povertà”: “Lo si nota dall’accesso ai beni fondamentali come il cibo, i servizi sanitari e le medicine, l’istruzione soprattutto quella superiore. Il malessere dei poveri, che crea sacche di pericolosa depressione, deriva anche dalla consapevolezza che non c’è più un ascensore sociale che consenta di sognare un miglioramento”. “Consentire a tutti pari opportunità significa anche operare per eliminare la disuguaglianza di genere”, ha puntualizzato Zuppi: “Non è ammissibile che le donne mediamente guadagnino meno degli uomini per le medesime mansioni”.

In generale, “esiste nel nostro Paese un problema di riconoscimento della dignità delle persone e del loro lavoro, mal retribuito a causa di contratti precari e di lavoratori sfruttati”. E tra quelli che vengono considerati nuovi poveri ci sono anche i giovani: “cruciale per il futuro della Chiesa e della società è l’attenzione ai giovani, che sono il presente delle nostre comunità”.

Ebbene, il tema delle diseguaglianze crescenti all’interno della società, ma più specificamente del nostro paese, è un tema centrale e politico. Un paese nel quale il reddito da lavoro dipendente scende di anno in anno, unico caso in Europa, seppure siano solo i dipendenti a pagare le tasse, è un paese che ha imboccato la strada della sperequazione sociale. L’aggressività delle mafie, che trova argine solo nelle indagini di polizia; la crescente diseguaglianza tra nord e sud, accentuata dalla modifica del Pnnr che ha spostato risorse al Nord, e che sarà ancor più accentuato dall’autonomia differenziata; la povertà in continuo aumento; la desertificazione delle regioni meridionali in un Paese la cui popolazione diminuisce in maniera accelerata sono alcuni dei fattori più negativi. Le azioni dei governi che si sono succeduti a partire dalla grande crisi del 2008 non sono state in grado di invertire questo andamento che, dobbiamo dirlo, con il governo in carica sta subendo un’ulteriore accelerazione. Alcune parti sembrano investire sulla diseguaglianza e sulla disgregazione e i prossimi mesi saranno determinanti a questo proposito.

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Sport

Il CJ Basket Taranto a Faenza per dare un calcio alla sfortuna

L'ultimo match al PalaMazzola - foto G. Leva
23 Gen 2024

di Paolo Arrivo

Entrare al PalaMazzola per assistere alla partita della Nuovi Orizzonti e trovarci ancora dentro, a battagliare, il Cus Jonico. È quanto capitato sabato scorso, al termine di un incontro prolungatosi all’overtime, e conclusosi senza la vittoria. Un finale amaro quello riservato agli uomini allenati da Mario Cottignoli che hanno perduto per un punto contro la Virtus Imola. Inutile piangere più del dovuto. Il riscatto, adesso, passa dal parquet della Raggisolaris Faenza, dove è in programma il turno infrasettimanale della serie B Old Wild West – girone B.

In casa Faenza

“Con Taranto è la partita più importante dell’anno fino ad ora e abbiamo la necessità di vincere. Siamo un po’ acciaccati in questo momento, ma il gruppo è determinato e vuole onorare il nome che porta davanti e non dietro alla maglia”. Così Alessandro Lotesoriere presenta il match di domani sera (start alle ore 20.30). Lo stesso coach dei Blacks aggiunge che “con questo spirito e con questi valori costruiremo la seconda parte di stagione”. “Taranto è una squadra giovane che può accendersi in qualsiasi momento – avverte – e fondamentale sarà non farla esaltare, perché ha dimostrato di non morire mai e di riuscire a giocarsi le partite fino alla fine”. Proprio vero. E gli ionici sembrano essere decisamente in credito con la fortuna.

Il campionato

Taranto occupa l’ultimo posto in classifica a quota otto. Ma la stessa è corta: la Logimatic Group Ozzano dista due punti. Poco sopra ci sono Lions Bisceglie, Pallacanestro Virtus Padova e Civitus Allianz Vicenza. Nulla quindi è perduto per schiodarsi da quella posizione e rivedere la luce. Contro Faenza, che si trova nella parte destra della classifica, sarà una sfida complicata ma non impossibile, quando mancano quindici giornate al termine della regular season. Per portare a casa la partita occorrerà far tesoro delle precedenti disavventure. Ovvero preservare la lucidità nei momenti topici, e non mettere gli avversari nella condizione di avere vantaggi importanti durante lo stesso incontro.

Il grido d’allarme del Cus Jonico

Nei giorni scorsi era arrivato lo sfogo di Roberto Conversano. Il quale aveva reso pubbliche le difficoltà economiche incontrate dalla società in questa stagione: per poter concludere il campionato di serie B, particolarmente costoso, occorrono 250mila euro. L’appello è contenuto in una lettera aperta agli imprenditori del territorio. L’obiettivo è creare una rete a sostegno del club, fatta di sponsorizzazioni, aumento di capitale e fringe benefit, sfruttando il piano welfare a disposizione delle aziende. L’auspicio è che si trovi al più presto una soluzione. Perché questa realtà, punto di riferimento del movimento cestistico ionico, merita pieno sostegno, nella città che punta allo sport come vettore di sviluppo del territorio e ha i Giochi del Mediterraneo nel mirino. Non solo a parole.

 

Cus Jonico-Virtus Imola, la fotogallery di Giuseppe Leva

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Ricordo

Gigi Riva “era un’idea di eternità”

foto Ansa/Sir
23 Gen 2024

“Tutto mi aspettavo fuorché di salutare Gigi Riva, perché per noi dello sport, e in particolare noi del mondo del calcio, Gigi era un’idea di eternità. La sua forza, la sua grandezza, la sua semplicità che contrastavano con il desiderio che tutti avevamo di farlo diventare un eroe”. A dirlo è il giornalista Italo Cucci, ricordando la figura di Gigi Riva. Il campione del Cagliari e della nazionale si è spento ieri, lunedì 22, all’età di 79 anni a seguito di un arresto cardiaco. “È stato nella sua semplicità il campione più campione di tutti – racconta Cucci -. Anche i suoi gol folgoranti nascevano da idee semplici e da colpi sicuri. Non ha mai cercato di strafare ed è sempre stato il più grande”. “Per me tuttavia prevale il ricordo dell’uomo – conclude -, soprattutto nel trasferimento a Cagliari, dove si innamorò dell’isola e della gente. Si innamorò di un amore vero e volle restare per sempre a Cagliari”.

Mons. Baturi (Cagliari), “È stato vero campione,
quello che non si lascia stordire dal divismo”

“La morte di Gigi Riva tocca nel profondo il cuore di Cagliari e di tutta la Sardegna. Nella sua carriera di calciatore e di dirigente scorgiamo le caratteristiche dell’etica sportiva che, più volte, papa Francesco ha ricordato, soprattutto nel dialogo con gli atleti: la lealtà, il coraggio, la disciplina del corpo e della mente, la fantasia e il sacrificio, l’amicizia, lo spirito di gruppo, l’agonismo non come prevaricazione ma come ascesi spirituale, il riscatto sociale”. Così mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, in ricordo di Gigi Riva. “Sardo di adozione, si è sentito parte di un popolo che lo ha apprezzato non solo per le sue doti sportive ma anche per la semplicità e genuinità che sempre l’hanno contraddistinto. La sua vita ci insegna che il vero campione non si lascia stordire dal divismo – conclude mons. Baturi – e che il contatto sincero e spontaneo con il popolo, e non solo con i tifosi, è un’occasione unica per trasmettere i valori autentici dello sport”.
Mons. Baturi presiederà domani, mercoledì 24, la messa esequiale alle ore 16, nella Basilica di Nostra Signora di Bonaria.

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