La memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes alla San Roberto Bellarmino
La memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes è un appuntamento molto sentito dalla comunità parrocchiale di San Roberto Bellarmino e da un gran numero di fedeli di tutta la città.
I tre giorni di preparazione
Tre catechesi di preparazione, tenutesi dal 7 al 9 febbraio, hanno guidato i fedeli nella riflessione. Il fil rouge scelto per quest’anno è stato: “Maria madre e modello della Chiesa sinodale”. Durante il primo appuntamento, don Francesco Tenna ha spiegato in che modo il popolo di Dio riconosce e onora Maria come Madre di Dio; nella seconda catechesi, don Marco Peluso si è soffermato sulla figura di Maria come madre e modello della Chiesa; infine, il terzo giorno, mons. Alessandro Greco ha descritto Maria come la donna della preghiera e della contemplazione.
La festa in parrocchia
Una grande festa ha animato la comunità parrocchiale di San Roberto Bellarmino, la quale ha condiviso la gioia di questa giornata con la Legio Mariae della diocesi di Taranto e con i confratelli dell’Addolorata in San Domenico. Questi ultimi hanno accompagnato la statua per le vie del quartiere (corso Italia, via Campania, via Emilia e viale Liguria) durante la consueta processione. Alla stessa ha partecipato anche una rappresentanza dei ragazzi dell’Iniziazione cristiana e hanno preso parte moltissimi parrocchiani e fedeli, i quali hanno fatto sentire la loro devozione per la Madre celeste con preghiere e canti mariani; tra i presenti, vi erano anche gli aderenti ai gruppi parrocchiali: l’Azione Cattolica, il Gruppo di preghiera di San Pio, la Rete mondiale di preghiera per il papa, la Caritas, il coro, i ministri straordinari, i ministranti e i lettori.
Subito dopo la processione, tutti si sono riuniti per recitare il santo rosario, prima della celebrazione eucaristica presieduta dal parroco, don Antonio Rubino. Nella sua omelia, commentando il Vangelo della purificazione del lebbroso, don Antonio ha sottolineato il rapporto tra la rimozione dell’impurità e il dono della libertà, concessi da Gesù. Come ha ricordato commentando il Vangelo, il grido “impuro! impuro!”, che ogni lebbroso doveva urlare per avvisare quanti si trovavano nelle sue vicinanze, esprimeva pienamente la condizione di esclusione e di “morte umana, spirituale, sociale”, sperimentata da ciascun malato. La vera malattia non era la lebbra, ma l’essere considerati impuri dagli altri, e la richiesta di purificazione non aveva nulla a che vedere con la malattia fisica, ma derivava dalla necessità di ritrovare un posto nella vita comune e di passare da quella “morte sociale” alla vita. In questo contesto, è stato immediato il richiamo alla XXXII Giornata mondiale del malato, istituita da Giovanni Paolo II nel 1992, e la cui ricorrenza nel giorno della memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes è sempre motivo di preghiera a Maria, Salute degli infermi, affinché conceda a tutti i cristiani di essere “artigiani di vicinanza”; infatti, come ricorda il messaggio del santo padre Francesco per questa giornata, “non è bene che l’uomo sia solo”. Don Antonio, infine, ha invitato tutti i presenti a fare propria quella tenerezza della Madre Celeste che, nascendo dalla grotta di Massabielle, si propaga e giunge sino alle nostre comunità.
Al termine della santa messa, insieme con don Antonio e con il vicario parrocchiale, padre Luca Grifoni, la comunità ha recitato la supplica alla Madonna, ringraziando la Bella Signora di Lourdes per la sua “premurosa attenzione” nei confronti di tutti i fedeli e ricordando il suo invito “alla preghiera e alla penitenza”, necessarie al fine di cogliere il progetto di amore di Dio per noi.