La processione notturna della “Foròra” ha aperto la Quaresima tarantina
La processione penitenziale della “foròra” (cioè dal suono della campana fuori orario, cioè alla mezzanotte), a cura della confraternita dell’Addolorata, ha aperto alla mezzanotte tra martedì grasso e mercoledì delle ceneri le celebrazioni della quaresima. Il corteo dei confratelli e delle consorelle (una settantina, in abito di rito), dopo l’uscita da San Domenico, ha percorso alcune strade della Città vecchia. Durante il percorso le preghiere guidate dal padre spirituale mons. Emanuele Ferro ai canti quaresimali guidati dal soprano Daniela Abbà e accompagnati dalla “Grande orchestra di fiati Santa Cecilia-Città di Taranto”. Molti i tarantini che, nonostante il freddo della nottata, hanno partecipato a questo suggestivo momento della tradizione, in uso (con altre modalità) ai primi del 1900 e ripreso dalla confraternita, dopo lunga interruzione, anni addietro. La processione ha poi sostato per un momento di preghiera e meditazione nella chiesa di San Giuseppe, davanti alla quale sono state bruciate le palme dello scorso anno per ricavarne le Sacro Ceneri. Il ritorno è avvenuto a tarda ora, dopo il canto del “Mottetto alla Desolata” intonato di confratelli sulle scalinate di San Domenico.
Annunciato l’arrivo a San Domenico il reliquiario della Madonna delle Lacrime
Nel momento di preghiera svoltosi nella chiesa di San Giuseppe, mons. Emanuele Ferro, dopo aver letto il messaggio dell’arcivescovo per la quaresima, ha annunciato la permanenza nella chiesa di San Domenico da venerdì 8 a domenica 10 marzo del reliquiario della Madonna delle Lacrime. È questo l’appellativo con cui si venera Maria, in seguito a un evento verificatosi a Siracusa nel 1953, dal 29 agosto al 1º settembre per cui da un’effigie mariana in gesso smaltato scaturì un liquido che, in seguito alle analisi chimiche effettuate, risultò compatibile con la composizione chimica delle lacrime umane. Fu stabilito che la misteriosa lacrimazione si sarebbe ripetuta per almeno 58 volte. Stando alle numerose testimonianze e ai referti di una commissione medica appositamente istituita, il fenomeno fu accompagnato dal verificarsi di misteriose o inspiegabili guarigioni fisiche: furono circa 300 quelle ufficialmente riconosciute. Il 12 dicembre 1953, l’episcopato della Sicilia, presieduto dal cardinale Ernesto Ruffini, arcivescovo metropolita di Palermo, dichiarò miracolosa la lacrimazione dell’effigie mariana.