Diocesi

L’arrivo in San Domenico del reliquiario della Madonna delle lacrime di Siracusa

foto G. Leva
09 Mar 2024

di Angelo Diofano

Una giornata ventosa ha caratterizzato venerdì 8 l’arrivo del reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa nella piazza d’armi del castello aragonese, dove erano in attesa i confratelli e le consorelle dell’Addolorata, il padre spirituale mons. Emanuele Ferro e don Mattia Santomarco che guidavano la recita del rosario e, naturalmente,  tanta gente. Poi il caloroso applauso è risuonato fra le antiche mura, accompagnato dallo stridìo dei gabbiani in volo, quando il reliquiario, giunto in auto, è stato brandito in alto come un trofeo da don Aurelio Russo, rettore del celebre santuario siracusano a forma di goccia, proprio come una lacrima di Maria. Il reliquiario è poi passato nelle mani di don Emanuele che, al canto “Mira il tuo popolo” accompagnato dalla banda, ha guidato la processione lungo via Duomo. In cattedrale si è sostato per il saluto di don Aurelio, che ha ricordato come la lacrimazione della Madonna a Siracusa sia stato il miracolo più documentato nella storia, segno della vicinanza del Signore e di Sua Madre accanto a ognuno di noi ogni giorno, nei momenti belli ma soprattutto in quelli difficili. Successivamente il sacerdote ha raccontato la cronaca del prodigioso evento. Era il 21 marzo del 1953 quando in un’umile abitazione in via degli Orti, a Siracusa, andò ad abitare una giovane coppia di sposi, Antonina ed Angelo, ai quali, per le nozze, fu donato un  quadretto della Madonna, appeso sopra il capezzale del letto. Dopo un po’ la donna si ritrovò incinta, fra la gioia dei familiari, trasformatasi in angoscia quando i medici le diagnosticatrono una  malattia che allora poteva causare la morte: la tossicosi. Le fu consigliato l’aborto, ma Antonina rifiutò, anteponendo la vita del figlioletto in grembo alla sua, affidandosi alla Madonna. La donna ebbe una grave crisi epilettica quasi perdendo la vista. Qualche giorno dopo, esattamente il 29 agosto, Antonina, al risveglio, si accorse che il capezzale era bagnato: erano le lacrime che miracolosamente scendevano dall’immagine mariana. Immaginabile lo scompiglio fra il vicinato, giunto a conoscenza dell’avvenimento, soprattutto alla notizia della guarigione della donna. La lacrimazione continuò fra lo stupore di tutti e venne anche ripresa da un cineoperatore amatoriale. Il primo settembre il vescovo si convinse a inviare in quella casa una commissione scientifica, presieduta da un professionista notoriamente ateo, per verificare la veridicità della lacrimazione. I coniugi, inizialmente diffidenti ma poi convinti dal parroco che aveva benedetto le loro nozze, accettarono di mostrare il quadretto, estratto da un cassetto dov’era custodito e liberato da alcuni panni che lo avvolgevano, ovviamente zuppi d’acqua. Asciugata l’immagine, questa prese a lacrimare davanti ai loro occhi. Dall’analisi venne fuori che quel liquido conteneva urati e proteine: proprio come le lacrime umane, come infatti la commissione dichiarò.

Per la cronaca, il 25 dicembre il bambino venne alla luce e fu chiamato Mariano Natale.

La Chiesa, attraverso la voce dei vescovi siciliani, dopo aver valutato gli esiti dello studio contenuto in un dossier di ben duecento pagine, successivamente si espresse positivamente su quel prodigio: si trattava proprio delle lacrime della Madonna! E 17 ottobre del 1954 papa Pio XII, ancora affranto per gli orrori della guerra, ebbe a chiedere al popolo di Dio: “Ma comprenderemo mai perché la Madonna piange?”. Un interrogativo che tuttora mantiene la sua drammaticità.

Quindi, dopo la proiezione di un documentario sulla lacrimazione, davanti al quale la folta assemblea ha mostrato grande commozione, la processione ha ripreso il suo cammino, fra tante mani che cercavano di toccare quella preziosa testimonianza dell’avvenimento soprannaturale, difeso faticosamente da don Emanuele. All’arrivo in San Domenico, il reliquario è stato posto ai piedi dell’Addolorata. Dopo il santo rosario, l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha celebrato la santa messa (https://www.nuovodialogo.com/2024/03/09/lomelia-dellarcivescovo-ciro-miniero-per-larrivo-del-reliquiario/). Al termine, ha avuto luogo la “24 ore per il Signore”, con molti fedeli che si sono accostati al sacramento della Riconciliazione. Il tutto, fino alla mezzanotte, quando la chiesa ha chiuso i battenti.

Il programma della peregrinatio prevede nel pomeriggio di sabato 9 marzo la vista del reliquiario alle case degli ammalati; dopo la messa delle ore 18.30, si svolgerà la veglia mariana di preghiera con gruppi e confraternite.

Domenica 10, sante messe alle ore 10 e alle ore 11; dopo quest’ultima ci sarà il saluto alla reliquia sulle note di “Mamma!”, la marcia funebre di Rizzola, appropriata per l’evento, che sarà eseguita dalla Grande Orchestra di fiati “Santa Cecilia-Città di Taranto”. È la stessa musica che fra qualche giorno accompagnerà, la notte di Giovedì Santo, il lentissimo incedere della Madre Addolorata lungo il pendio San Domenico. Nei suoi occhi si leggerà il dolore per il Figlio che si avvia al Golgota e anche il dolore per l’umanità che ancora non riesce a trovare la via del bene. Ma in quelle lacrime c’è anche amore, tanto, per ognuno. La Mamma però non dispera: non tutto è perduto. Proprio come ebbe a dire papa Francesco nel 2017: “Nelle lacrime della Madonna c’è speranza per i figli che torneranno a vivere”. Quella speranza che in queste ore ognuno ha potuto ritrovare negli occhi di Maria.

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