Hic et Nunc

L’omelia di Mons. Ciro Miniero per l’arrivo del reliquiario della Madonna delle Lacrime

09 Mar 2024

Di seguito, l’omelia dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero pronunciata venerdì sera nella santa messa celebrata in San Domenico, in occasione dell’arrivo del reliquiario della Madonna delle Lacrime di Siracusa. Per la trascrizione, ringraziamo la prof.ssa Elena Falcone per la consueta e generosa disponibilità.

 

 

“Il Vangelo di questa sera ci narra l’incontro tra Gesù e uno degli scribi, che in Israele avevano un compito veramente grande all’interno della struttura della comunità ebraica. Erano infatti tra coloro che interpretavano la Sacra Scrittura, la leggevano con attenzione e la spiegavano al popolo. Lo scriba parla a Gesù e gli chiede qualcosa: questo vuol dire che egli portava nel cuore un desiderio e cioè quello di comprendere chi fosse il suo interlocutore. Egli fa una domanda in apparenza semplice per noi, ma non lo era a quel tempo, nella interpretazione delle Sacre Scritture: Qual è il più grande dei comandamenti? E Gesù risponde con versetti della Scrittura: la prima parte è presa dal Deuteronomio e l‘altra dal libro del Levitico: Ama Dio al di sopra di tutto e ama il tuo prossimo come te stesso. Sembra che non ci sia altro da dire. Gesù però vediamo che riconosce nello scriba una persona che è alla ricerca di quello che veramente può far crescere il cuore dell’uomo e dell’umanità secondo il progetto e l’Amore del Signore. Che cosa significa amare Dio al di sopra di tutto? Che cosa significa amare il prossimo come ti ama Dio? Qui si tratta di fare continuamente un cammino che ci porta a vivere bene e amare il prossimo, perché non è scontato.

 

 

Evidentemente lo scriba stava compiendo questo cammino, cercando con la sua vita di amare Dio, con tutto il cuore, con tutta la sua anima, con tutta la sua mente e con tutte le sue forze, e di amare il prossimo come se stesso. Per questo egli dice: Hai risposto bene, Maestro. Il Signore, elogiando questo scriba, indica a tutti noi quale deve essere in tutti noi l’atteggiamento perché ogni giorno possiamo amare Dio e amare il prossimo. Molte volte noi pensiamo di amare, ma non riusciamo a farlo nel modo giusto, altrimenti tante cose non andrebbero così male nella nostra vita, nelle relazione tra le persone, tra le comunità, tra i popoli. Perché c’è la guerra? Per interessi egoistici, perché ognuno pensa a sé. E perché ognuno pensa a sé? Potremmo arrivare all’infinito. Ma quale Dio? Io sono il mio dio. Tante volte ragioniamo proprio in questi termini. E ciò pur avendo un atteggiamento religioso e cioè compiendo delle pratiche che assomigliano al modo di fare di chi ha fede, però il cuore muta. Ecco perché la centralità del brano che abbiamo ascoltato consiste proprio nell’atteggiamento dello scriba che gli chiede conferma del percorso che lui sta compiendo. Ed il Signore confermandolo nel suo cammino lo rinvia nuovamente indicandogli l’esempio e il modello. Ecco l’impegno di tutti quanti noi miei cari. Vivere come amici di Gesù significa amarlo, volergli bene, ma non solo perché abbiamo bisogno di qualcosa ogni qualvolta glielo chiediamo. No perché Lui ci ha dato la Sua vita e lo fa sempre anche quando non glielo chiediamo. Alla Passione e Morte di Gesù non erano presenti tutti gli apostoli e tutti quelli che lo seguivano continuamente. Gesù era solo con Maria e Giovanni. Non c’era nessun’altro. Quelle lacrime che Maria ha versato sotto la croce rappresentano quell’umanità che fa l’esperienza della solitudine anche nella storia della Chiesa. E non sempre il conforto dei fratelli e sorelle sono di aiuto perché magari qualcuno ha da fare altro anche di importante.

 

Anche quel momento di solitudine davanti alla tragicità della croce ci è d’insegnamento. Le lacrime di Maria rappresentano le lacrime di tutte le nostre delusioni, ma rappresentano anche la nostra speranza, rappresentano la partecipazione alla vita degli altri, ai dolori come alle gioie, perché anche quando si gioisce si piange. L’impegno allora davanti a questo Mistero di Amore di Dio per noi è quello di corrispondergli quanto più possiamo e sempre meglio. Senza dire: ho già fatto tanto, basta così. È necessario invece continuare giorno per giorno a scrivere, anche se non perfettamente, la storia tra noi e Dio, tra noi e i fratelli. Solo così potremo guardare con speranza il nostro futuro e quello del mondo, solo se ci mettiamo a scrivere con la vita e con le nostre esperienze il bene che vogliamo a Dio e ai fratelli. Qui non c’è bisogno di convincere nessuno. C’è chi per amore ha dato tutto. Alle volte pensiamo che siano sempre gli altri a sbagliare e non riusciamo a percepire che anche con una piccola ironia feriamo gli altri, perché siamo egoisti e pensiamo solo a noi stessi. Quante volte diciamo al Signore veramente di volergli bene e poi invece non siamo capaci di ascoltare, di aprire il cuore e di compiere le azioni che Lui ci chiede. Dobbiamo tutti crescere nell’Amore. Le nostre vite siano vite d’amore affinché possiamo rendere possibili solo le lacrime della gioia, della speranza. Per questo invochiamo Maria, perché lei ha conosciuto la gioia e la sofferenza. Ci aiuti Maria a decifrare in ogni nostra situazione i progetti di Dio per l’umanità e ad impegnarci a far crescere il bene dentro ciascuno di noi”.

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