L’informazione in Italia è in pericolo? Dopo l’Agi sciopera Radio Rai
L’informazione è in pericolo? E quali sono i rischi eventualmente conseguenti? Sono le domande che ci poniamo oggi di fronte allo sciopero delle giornaliste e dei giornalisti di Radio Rai: contro l’idea dell’azienda di smembrare la redazione, strappando lo sport e Gr Parlamento.
Il rischio di un depotenziamento è evidente e si aggiungerebbe alla decisa virata a destra imposta del nuovo governo, che ha già fatto scappare dal servizio pubblico, alcuni dei migliori giornalisti. La conseguenza è stata un massiccio raffreddamento del pubblico che sta trasmigrando verso gli altri network, anche se molta dell’utenza oggi è attratta da canali a pagamento e da altri mass media, che non sempre informano correttamente.
Ma quello dei giornalisti della Radio Rai, che hanno aderito allo sciopero con percentuali del 90%, è solo l’ultimo di una serie di mobilitazioni preoccupanti. Nei giorni scorsi hanno scioperato per due giorni i redattori dell’Agenzia Agi, la secondo per importanza e continuità storica in Italia, contro l’ipotesi di un’acquisizione da parte del senatore leghista Angelucci. Che è già proprietario di un pacchetto di giornali di destra: “Libero”, “il Giornale” e “il Tempo”, che sono espressione di un modo di fare giornalismo schierato più che oltranzista. E ci sarebbe già da discutere sul rispetto delle norme sull’editoria che vorrebbero la proprietà dei giornali nelle mani di “editori puri”. Ma quello che poi più spaventa è il fatto che Angelucci sia il denominato “il re delle cliniche private”. In un momento in cui si registra un vero e proprio attacco alla sanità pubblica, anche attraverso il suo definanziamento, concentrare nelle sue mani l’informazione è più che un rischio.
Nei mesi scorsi, lo ricordiamo, anche i giornalisti del quotidiano torinese “La Stampa” hanno svolto un pacchetto di 5 giorni di sciopero.
Ma procediamo con ordine. Per quanto riguarda Radio Rai, il sindacato del settore, Usigrai, ha diffuso una nota in cui si legge: “Radio Rai in 100 anni di vita ha raccontato la storia del nostro Paese, entrandone a far parte. Oggi la redazione del Giornale Radio RAI è in sciopero. Le giornaliste e I giornalisti protestano contro l’obiettivo dell’azienda di accorpare la redazione sportiva a Rai Sport e Gr Parlamento a Rai Parlamento. Un’idea completamente sbagliata che non tiene conto delle differenze di linguaggio, oltre che tecniche, tra radio e tv. Un progetto che avrebbe come unico risultato quello di impoverire Radio Rai Un percorso che la Rai ha avviato senza alcun confronto preventivo con l’Usigrai che sarà sempre al fianco delle giornaliste e dei giornalisti della Radio”.
I giornalisti chiedono alla Rai di tornare sui propri passi e accantonare il progetto.
Quanto all’agenzia di stampa italiana Agi, giornalisti hanno scioperato giovedì e venerdì contro la possibile vendita dell’Agenzia al deputato della Lega Antonio Angelucci, sostenendo che la vendita a un senatore di destra già proprietario di diversi giornali metterebbe a rischio il pluralismo dei media e sarebbe un colpo alla libertà di stampa.
L’agenzia, attualmente di proprietà del gruppo Eni e partecipata al 4% dal ministero delle Finanze, stava già pianificando una “significativa riduzione del personale”, hanno riferito i giornalisti, secondo i quali “L’Eni si è dimostrata negli anni un editore capace di salvaguardare i livelli occupazionali e di garantire sempre l’indipendenza e l’autonomia dei giornalisti, tutti elementi che sarebbero fortemente a rischio nel prospettato scenario di vendita al gruppo editoriale Angelucci”
“L’agenzia di stampa è una garanzia di terzietà e quindi l’acquisto da parte della destra rischia di essere un nuovo colpo alla libertà di stampa in Italia. È chiaro che si tratta di un caso di conflitto di interessi”.