Alla riscoperta degli antichi canti della Passione
Particolarmente impegnato nella riscoperta degli antichi canti penitenziali, un tempo in uso nei paesi del versante orientale della provincia jonica, è anche don Cosimo Lacaita, alla guida della minuscola parrocchia di San Pietro apostolo a Monacizzo. “È da tempo che son impegnato in questo lavoro di riscoperta di questo notevole patrimonio delle nostre liturgie assieme a Francesco Pastorelli dei Mandatari – dice il sacerdote, intento ai preparativi della “sua” processione dei Misteri composta di quattro statue: il Crocifisso, la Sindone, Gesù Morto e l’Addolorata. “Fino allo scorso anno – aggiunge – svolgevamo anche quella dell’Addolorata, alle cinque del mattino del Venerdì santo, in un orario, cioè, cui potevano partecipare anche coloro che lavoravano sui campi. Ma ora con l’abbandono dell’agricoltura non è rimasto quasi nessuno e pochi sono disposti a tale levataccia. Così, dopo l’ultima partecipazione di appena otto fedeli, abbiamo preferito abolirla”.
Don Cosimo racconta di come questi canti in dialetto avessero un notevole potere aggregante fra la popolazione, in quanto ne rispecchiavano appieno i sentimenti di partecipazione al dolore della Passione, soprattutto i quello della Madre. “Era anche il dolore di questa gente, per le fatiche della vita, la lontananza della persone care (emigrate per motivi di lavoro) ed i vari lutti. E questo dolore, accostato a quello di Gesù e della Madre – commenta -, acquistava nuovo valore e significato, quasi divinizzato”.
“In questa ricerca– dice – abbiamo riscoperto soprattutto un antico canto in uso dalle nostre parti, che le donne eseguivano al seguito dell’Addolorata: “Chiangi chiangi Maria”, davvero toccante, che apparteneva a una serie di nenie funebri, ora, come tanti altri brani, in disuso”.
“Sono perciò grato a Francesco Pastorelli e agli altri componenti dei Mandatari per questo lavoro – aggiunge – e spero che alla fine questi canti non vengano relegati solo ai concerti ma ridiventino componenti essenziali delle nostre processioni, come le tradizionali marce funebri”.
Attualmente don Cosimo è anche padre spirituale di una confraternita inattiva da decenni quella del Rosario, un tempo organizzatrice dei Riti, per la quale recentemente ha riaperto le iscrizioni. “Vi hanno aderito appena cinque persone – conclude –. Effettivamente sono poche, ma considerato l’esiguo numero di abitanti di Monacizzo ciò può costituire un buon inizio”.