Taranto e la “crisi” della cultura: se n’è discusso in Biblioteca, alla presentazione dell’Arengo
Ma che succede alla Taranto culturale? È la domanda che riecheggia da un po’ di tempo, soprattutto in occasione di eventi che si svolgono in città, e che si è sostanziata in occasione della presentazione della rivista “I Quaderni dell’Arengo”, svoltasi nella Biblioteca Acclavio. Una rivista fondata, ormai da quasi mezzo secolo, da Paolo De Stefano e che è curata dal Centro studi di Italianistica. La rivista, nata con l’intenzione di fondere l’interesse della scuola, specificamente dell’istruzione classica, con quello del mondo culturale esterno, è una delle poche realtà editoriali del genere. È sopravvissute oltre che per lo sforzo e l’impegno di operatori e collaboratori, grazie anch al contributo economico della Bcc di San Marzano, che consente all’editore Scorpione di mantenere con regolarità l’appuntamento editoriale.
L’argomento
L’argomento monografico del Quaderno del 2023 era “I nostri Maestri”, un’occasione per creare un ponte tra gli uomini di cultura e i loro illustri maestri che hanno contribuito alla loro formazione. Ebbene: proprio la trasmissione della cultura sembra in crisi oggi, soprattutto per lo iato che, innegabilmente, si è venuto a creare tra generazioni. Gli eventi culturali, i convegni e le conferenze, ma anche le “letture” di libri, le presentazioni di mostre e persino il teatro e gli spettacoli (tranne i concerti rock e di musica leggera) sembrano coinvolgere solo un pubblico adulto. Sembra strano ma anche ai grandi concerti di musica classica i giovani sono assenti, persino quelli che studiano al conservatorio, tranne che non siano loro ad esibirsi.
Per non parlare dell’informazione, che vede i giovani coinvolti esclusivamente nel ruolo di aspiranti redattori della miriade di notiziari web, che in genere non garantiscono una reale retribuzione.
Se in passato i grandi maestri che hanno formato intere generazioni, come quelli evocati dalla rivista, erano dei punti di riferimento saldi e attrattivi, e parliamo di Mario Sansone, Mario Marti Francesco De Santis, Luigi Russo e così via, oggi i punti di riferimento vengono a mancare. E anche a livello locale coloro che hanno contribuito alla diffusione della cultura e che oggi non ci sono più, pensiamo a Cosimo Fornaro, ad Antonio Rizzo, a Nicola Gigante, a Nicola Carrino, e a tantissimi altri, non sembrano trovare sostituti in un ambiente sempre più scarno e distratto.
Sarà la mancanza di una vera e propria università, sarà che la maggior parte delle nostre intelligenze vanno via per sempre o per mancanza di capacità attrattive, ma il panorama culturale sembra impoverirsi. Anche l’attrattività dei personaggi televisivi, che richiamano pubblico proprio perché resi noti dalla tv, non contribuisce affatto, per l’episodicità delle presenze, alla crescita culturale. Le loro esibizioni afferiscono più alla sfera dello spettacolo che della vera cultura.
La presentazione
Nell’introdurre la presentazione, Mario Guadagnolo, dopo il saluto del direttore Pignatelli, ha posto l’accento sulla insufficiente risposta del pubblico alle sollecitazioni offerte. José Minervini ha sottolineato come ognuno dei 28 autori che hanno contribuito all’edizione 2023 dell’”Arengo” abbia saputo proporre dei modelli culturali importanti e durevoli, mentre gli altri interventi, quelli di Albero Altamura, Nicola Baldi, Giovanni Battafarano, Lucio Pierri, Vito Litti e chi scrive questa nota, hanno messo in evidenza l’importanza di “palestre culturali”, com’è appunto la rivista, per offrire dei punti di riferimento culturali.
Paolo De Stefano, ideatore e direttore della rivista, fortemente voluta sin dal momento del suo insediamento alla presidenza del liceo classico “Quinto Ennio”, ha annunciato che il tema del prossimo numero monografico della rivista che si avvia a celebrare il cinquantesimo anno di vita, sarà appunto “la cultura”. Nella ricerca di un significato, storico e attuale e, possibilmente, anche di analisi della situazione locale.