Cus Jonico, cala il sipario sulla serie B: domenica l’ultimo atto al PalaMazzola
Una vittoria che vale come bene immateriale. Una partita, l’ultima giocata tra le mura amiche del PalaMazzola di Taranto, che aveva fatto esplodere di gioia il pubblico, al di là della sua portata e utilità ai fini della classifica: abbiamo ancora negli occhi le immagini del match vinto dal Cus Jonico sulla Virtus Padova. Una prova di gran cuore e di carattere. Contro chi, già nel primo quarto, stava per prendere il largo, credendo forse di fare una passeggiata. E invece è stato costretto a sudare sino all’overtime per poi perdere la gara. Per i ragazzi di coach Cottignoli, quel successo è stato una consolazione tutt’altro che magra: non si gioca soltanto per i punti messi in palio, ma anche per l’onore e per lo spettacolo.
Si è giocato e combattuto pure contro la Gemini Mestre. Ma è arrivata la sconfitta, per 75-95 (13-26, 36-48, 56-66) nella serata di ieri: dopo la partenza super dei padroni di casa, i rossoblu erano riusciti a rientrare nella contesa pagando la stanchezza nell’ultimo quarto di gioco. La solita prova generosa non è bastata contro una formazione che era fortemente motivata nella ricerca della vittoria. In quanto intendeva blindare i playoff.
L’ultimo impegno del Cus Jonico
Domenica prossima l’ultimo atto della serie B Old Wild West – girone B vedrà il Cus Jonico tornare al PalaMazzola di Taranto. L’avversario è la LUX Chieti. Che nella 33esima giornata è stata sconfitta in casa, per 84-97, dalla Rucker San Vendemiano. L’obiettivo degli ionici non può che essere quello di ben figurare, per congedarsi nel migliore dei modi dal suo pubblico: dai fedelissimi che hanno seguito la squadra in questa stagione sventurata, nella quale abbiamo assistito tuttavia a incontri bellissimi. L’auspicio è che non venga mai meno il sostegno alla società massima espressione della pallacanestro maschile nella città che ha visto anche la rinascita del basket femminile grazie al gruppo Dinamo.
L’ultimo match al PalaMazzola, Taranto-Padova, nel racconto fotografico di Giuseppe Leva