Il caso della Canarie insegna: il turismo di massa non è una soluzione!
Se decine di migliaia di cittadini scendono in piazza a Tenerife e in tutte le Canarie per protestare contro l’intollerabile invasione dei turisti che segno è? Se anche le altre città della Spagna si uniscono alla protesta? Una protesta non nuova in realtà. Già una decina di anni fa la popolazione di Ibiza si era fermata per protestare con il turismo da movida, che portava sull’isola migliaia di persone interessate solo allo sballo. Con tutte le conseguenze che provocava. Il governo prese provvedimenti per limitare l’assalto alle permissive discoteche che invadevano l’isola.
Non è un affare per tutti
Forse che gli spagnoli sono autolesionisti e rinunciano alla mole di denaro che il turismo porta? No, è che il denaro che arriva innanzi tutto arricchisce solo pochi operatori e sovverte la condizioni economiche del territorio, e soprattutto rovina la vita di tutti i residenti. Come? Consumando i beni, producendo una mole di rifiuti insostenibile, inquinando, materialmente ma anche acusticamente e moralmente, e producendo spirali inflattive. Cioè: i prezzi salgono a causa della speculazione degli operatori, ma non salgono solo per i turisti ma per tutti gli abitanti. Anche da noi i prezzi di pizze e gelati sono cresciuti a dismisura e immotivatamente.
Turismo “insostenibile”
Si parla tanto di turismo sostenibile ma per ora il turismo è nelle mani di pochi speculatori che lavorano nella ricezione, nella ristorazione, nel divertimento. L’occupazione creata da questi settori è stagionale e malissimo retribuita. Infatti, gli imprenditori lamentano la mancanza di lavoratori, ma i pochi che accettano per necessità sono costretti a retribuzioni irrisorie e a turni di lavoro massacranti.
Ma sono molti gli elementi che mettono in guardia contro i facili profeti del turismo, che poi sono quelli che vorrebbero trasformare il sud solo a grande luna park, con grave danno per l’ambienta, la vivibilità, il costo della vita. L’Agenzia Europea dell’Ambiente calcolò, nel 2000, che il 7% di inquinamento del Mar Mediterraneo è causato proprio dal turismo insieme al 5% delle emissioni e gas presenti nell’atmosfera. Percentuali apparentemente basse, ma nel tempo cresciute di molto e dall’influenza tutt’altro che insignificante. Lo spostamento di un enorme numero di persone comporta inevitabilmente conseguenze gravi nei paesi ospitanti. L’impronta lasciata dal turista non è solo ambientale, ma anche sociale e culturale e tutto ciò che esso porta con sé.
Anche nei nostri centri
Ma quello che lamentano in Spagna non avviene anche nelle località turistiche a noi vicine? Ostuni, Cisternino, Locorotondo, Gallipoli sono ormai dei grandi refettori a cielo aperto e gli abitanti di quei centri (tranne chi gestisce ristoranti e b&b) sono esasperati: dalla mancanza di tranquillità, di parcheggi, di silenzio nelle ore notturne, dall’aumento dei prezzi, dalla sporcizia, da frequentazioni inquietanti. Le grandi mete turistiche non si accontentano più della tasse di soggiorno ma ora pretendono la tassa d’ingresso, come Venezia o Capri. Un’iniziativa che, lungi da avere effetti deterrenti (i turisti sono sempre disposti a farsi spennare) hanno sono finalità speculative. Se di vuole limitare occorre contingentare, non tassare!
…e migliaia di case sfitte
Ma ci sono altri fenomeni venuti in luce in questi ultimi tempi: gli appartamenti in Italia, un po’ come in tutta Europa, vengono sottratti al mercato dell’affitto e destinati agli affitti brevi, per una rendita speculativa, salvo poi a verificare che uno su tre a Milano è vuoto e a Roma addirittura uno su due. Infatti, quelli che non accettano di aderire alle catene di multinazionali della ricezione e tentano la strade “fai da te” restano a secco. In questo modo le loro case sono sottratte alle famiglie agli studenti ma restano sfitte per la grande illusione dell’affare. Che la speculazione sia il fine concreto dell’operatore turistico lo confermano le politiche nebulose sugli stabilimenti balneari, o la tolleranza verso i taxi che evadono le tasse, cosa che vale anche per i b&b. Lo sapere che l’affitto di tutti gli stabilimenti balneari d’Italia rende allo Stato meno di quanto rendono i soli negozi della Galleria di Milano!?
Altre conseguenze
Sono tante altre le conseguenze negative di questa “ossessione di massa” che è diventata il turismo oggi. Che è indicato da certi economisti, ma soprattutto da una certa politica, come uno dei settori trainanti dell’Italia e del Sud in particolare. È naturale: siamo tutti potenziali turisti: a chi non piace viaggiare!? Ma è evidente che occorrerebbe una disciplina specifica del settore, che ora è una sorta di babilonia che vede da una parte i furbi dall’altra i polli da spennare. Occorrerebbe disciplinare i fitti brevi, la conduzione delle strutture turistiche, lo smaltimento dei rifiuti, i prezzi al consumo, i finanziamenti per recuperi di antichi casali storici che sono semplici ristoranti, le navi da crociere particolarmente inquinanti. E ancora: vigilare costantemente sui lavoratori del settore, sugli orari di permanente nei centri storici, altrimenti destinati allo spopolamento o a diventare luna park. Su questo dovremmo riflettere anche noi che spesso pensiamo al turismo come un toccasana di tutti i nostri guai: non lo è!
E lasciamo state la situazione delle coste che richiederebbe molti approfondimenti specifici.