Associazionismo cattolico

Azione cattolica, Notarstefano: “‘A braccia aperte’ dal papa per dirgli il nostro ‘grazie’”

24 Apr 2024

di Filippo Passantino

Si intitola A braccia aperte, l’incontro nazionale dell’Azione cattolica con papa Francesco, in programma domani mattina, giovedì 25 aprile, in piazza San Pietro.
Oltre 50.000 soci e amici dell’Azione cattolica italiana provenienti da tutte le diocesi d’Italia incontreranno il papa per ascoltare la sua parola e fare festa insieme a lui. Ne parliamo con il presidente di Ac, Giuseppe Notarstefano.

foto Azione cattolica/Sir

Quale bilancio possiamo trarre dal triennio che si sta per concludere?
Mi piace raccontare questo triennio con un’immagine: la rifioritura. La pandemia è stata faticosa per tutte le comunità, perché ha rivelato tutte le fragilità che noi conoscevamo bene, su cui abbiamo lavorato in questi anni, che riguardavano: la fatica del fare formazione, del fare gruppo, l’allontanamento dalla vita cristiana perché c’è anche un allontanamento della capacità di fare cultura a partire dalla visione del Vangelo. Tutto questo si è acuito molto di più e lo abbiamo patito anche come associazione insieme alle nostre comunità. Per cui è stato sorprendente vedere che anche in associazioni piccolissime, anche in territori molto marginali, c’è stata una grande ripresa della vita associativa. Ma la ripresa non ci piace come categoria, perché ripresa vuol dire un po’ tornare a fare quello che si faceva prima. Per questo motivo, ci piace parlare di rifioritura. C’è un ritorno certamente di entusiasmo, ce lo dicono i numeri, c’è una grande vitalità: i testi venduti sono un altro segnale di attività che si fanno, i tesseramenti che crescono.

Qual è la stima che indica l’aumento dei tesseramenti?
Abbiamo avuto un aumento a due cifre tra il 2021 e il 2022 e poi del 7 per cento tra il 2022 e il 2023. Mi aspetto che questo trend ancora continui, perché l’anno dell’assemblea è sempre così: quando si vota ci sono degli effetti che vanno in questa direzione. Questa fatto non è un merito di nessuno, è proprio una grazia. È una grazia che dobbiamo sapere riconoscere, custodire e coltivare, che ci dice che comunque le persone, in questo momento, sono alla ricerca di un’autenticità di vita e la riconoscono nella vita del Vangelo, nella vita della comunità, nelle comunità eucaristiche. Questo credo che sia importante e sia il compito che noi dobbiamo accompagnare.

Cosa dobbiamo aspettarci, invece, dall’assemblea?
L’assemblea è un passaggio importante. Noi abbiamo voluto raccontare questo triennio in tre modi: abbiamo voluto dire ‘guardate, l’assemblea non è un fatto straordinario, perché la vita democratica dell’associazione è qualcosa di ordinario’. Quindi, lo dobbiamo celebrare con questa idea dell’ordinarietà e cioè di una pratica quotidiana della vita democratica, costruendo linee comuni fatte attraverso una grande discussione disciplinata democraticamente. La seconda cosa che abbiamo detto è che il cammino assembleare non deve essere qualcosa di interno alla vita associativa, un momento in cui noi ci fermiamo un attimo, ci mettiamo d’accordo su chi deve fare il presidente, il segretario e poi si torna a fare quello che si faceva prima. Deve essere una celebrazione che viviamo assieme alla comunità, in cui anche l’associazione affronta i temi che la riguardano, i suoi obiettivi, a partire dal punto di vista degli altri, della comunità. Infine, un altro tema è quello del ricambio.
C’è un’associazione che si dice che è molto giovane. Questo è anche un elemento di fragilità, carichiamo troppo sui giovani. Forse qualche adulto della mia età potrebbe essere un po’ più generoso, farsi avanti, prendersi qualche incarico in più. Invece, in questo momento, la nostra vita associativa poggia sull’impegno generoso, gratuito e competente dei ventenni, dei trentenni e di qualche quarantenne. Ecco, questo è un segnale importante ma bisogna fare in modo di custodire queste persone, questa fascia di età e che sempre di più ci sia una pienezza di esperienza associativa per il mondo adulto.

Domani, 25 aprile, incontrerete papa Francesco. Che incontro sarà? 
Sarà un incontro ‘a braccia aperte’. Noi avevamo chiesto al papa di andare come delegati dell’Assemblea. Ma è stato molto bello l’entusiasmo con cui Francesco ci ha risposto e lo ha fatto subito. Allora abbiamo detto ma ‘perché tenerlo solo per noi?’. Credo che di questo momento ce ne fosse bisogno e ce ne siamo accorti perché c’è stato un entusiasmo nella risposta in termini di partecipazione. Quello che vogliamo dire al papa è proprio questo: che lo ringraziamo, che l’Azione cattolica è grata a papa Francesco per le cose che ha detto, per le cose che ha fatto e per le cose che sta mostrando alla Chiesa e al mondo intero e vuole esserci e impegnarsi rispetto alle linee che ci ha offerto con delle indicazioni magisteriali preziosissime – l’Evangelii Gaudium, prima di tutto -, ma anche con le due encicliche sociali straordinarie.
L’Azione cattolica le ha assunte e le rilancia per ripensare il suo modo di essere e di pensarsi come associazione. Abbiamo scelto di chiamare questo momento “a braccia aperte” perché vorremmo incontrare tutti. In questi anni, ci siamo resi conto che abbiamo bisogno degli altri, di fare alleanze, di stare nelle reti, di lavorare insieme a tutti. L’Azione cattolica è un po’ più piccola rispetto a quella di trenta, di quaranta, di cento anni fa. È un po’ più umile, però è più contenta, è più appassionata di fare le cose insieme agli altri. Vogliamo lavorare costruendo alleanze. Vogliamo costruire alleanze per il bene di tutti. Questo è il nostro obiettivo e questo è il senso anche di questo incontro.

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