“Un bradipo in città”: un libro per bambini sull’importanza del tempo
È disponibile in libreria l’ultimo lavoro dell’autrice tarantina Rosa Cambara.
Un racconto leggero, delicato e divertente, per sensibilizzare i piccoli lettori (6+) sui valori della lentezza, dell’ascolto reciproco e sulla bellezza del mondo, che spesso ci sfugge
29 Apr 2024
Per le strade della città si aggira un bradipo “in carne, ossa e lentezza”. Non riesce a comunicare con gli umani che vanno di fretta, presi dalle loro vite frenetiche. Un giorno arriva anche una gazzella, che sfreccia più delle auto. Forse è l’unica a parlare il suo linguaggio. Ma come può un bradipo convincere una gazzella a rallentare?
È la domanda alla base del nuovo libro dell’autrice tarantina Rosa Cambara, “Un bradipo in città”, pubblicato dalle Paoline (illustrazioni di Francesca Assirelli). La storia racconta l’importanza del tempo nelle nostre vite: se corriamo sempre, ci perdiamo la meraviglia delle piccole cose; se restiamo fermi troppo a lungo, non proveremo l’emozione di sentire il vento sulla faccia. Il passo giusto spesso si scopre camminando insieme.
“Ho scritto questo racconto per invitare tutti, adulti e bambini, a riscoprire il piacere della lentezza – spiega l’autrice – Nella nostra società, il tempo deve essere reso produttivo. Viviamo vite molto stressanti in cui fermarsi non è un’opzione contemplata: le nostre giornate sono piene di impegni, tra scuola, lavoro, persone da incontrare, attività e passioni da coltivare. Una programmazione troppo fitta, però, non lascia spazio al riposo, ai momenti per ricaricarsi, che pure sono necessari a qualsiasi età. Il tempo dedicato alla noia, all’improduttività, non è detto che sia tempo perso: può, invece, diventare tempo guadagnato, perché la nostra mente riempie il vuoto con domande, idee e storie da inventare, che aiutano a sviluppare la creatività. Così come è importante dedicarsi a hobby e interessi, è importante anche lasciare ai bambini il tempo di annoiarsi, di sperimentare, di inventare cose nuove. Altrimenti si rischia di perdere il gioco spontaneo – conclude – che invece è fondamentale per la crescita”.
Il libro fa parte della collana “Gli zainetti”: storie per emozionarsi, stupirsi, conoscere sé stessi e il mondo. Libri pensati per favorire le prime letture autonome dei bambini e accompagnarli nel loro percorso di crescita durante i primi tre anni della scuola primaria.
Il carattere ad alta leggibilità e le illustrazioni a colori contribuiscono a facilitare l’approccio alla lettura, dai primi passi tra le parole ai passi un po’ più spediti tra le pagine e i racconti. Nelle pagine finali sono presenti anche marionette da dita ispirate ai personaggi della storia, che si possono fotocopiare, colorare e ritagliare.
Nota su autrice e illustratrice
Rosa Cambara vive a Roma e si occupa di comunicazione sociale su tematiche legate all’infanzia e all’adolescenza. Laureata in Informazione e sistemi editoriali, è giornalista pubblicista. Ha esordito come autrice con “Il bambino con le scarpe rotte” (Ed. Gruppo Abele).
Francesca Assirelli, illustratrice, vive a Bologna. Si è formata all’Accademia di Belle Arti di Napoli e ha frequentato corsi di illustrazione a Napoli, Venezia e Sarmede. Ha illustrato moltissimi libri per editori italiani e stranieri.
A Venezia, papa Francesco – il primo pontefice a visitare una Biennale – ha voluto come prima cosa guardare con i suoi occhi, come esorta a fare il Padiglione della Santa Sede, i volti commossi e emozionati delle detenute del carcere femminile della Giudecca: “avete un posto speciale nel mio cuore”. Poi l’incontro con gli artisti, con l’invito a fare dell’arte una “città rifugio”. Dopo aver raggiunto in motovedetta la basilica di Santa Maria della Salute – la cui icona così cara ai veneziani è stata poi eccezionalmente trasportata in piazza San Marco – Bergoglio ha dialogato con i giovani, esortati ad alzarsi dal divano e ad essere generatori di novità, pensando ai padri e alle madri che saranno. L’invito finale dell’omelia ha richiamato la suggestiva immagine del ponte di barche attraversato da Francesco in golf-car per raggiungere una delle basiliche più suggestive al mondo: Venezia, città delle acque, sia “segno di bellezza accessibile a tutti, terra per fare fratelli”. “Nessuno toglie la dignità di una persona, nessuno!”: è il monito del papa, nel suo primo discorso a Venezia, rivolto alle detenute del carcere femminile della Giudecca. “Il carcere è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza”, l’analisi di Francesco: “Però può anche diventare un luogo di rinascita, morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è messa in isolamento, ma promossa”. “Allora, paradossalmente, la permanenza in una casa di reclusione può segnare l’inizio di qualcosa di nuovo”, la proposta: “Può diventare come un cantiere di ricostruzione, in cui guardare e valutare con coraggio la propria vita, rimuoverne ciò che non serve, che è di ingombro, dannoso o pericoloso, elaborare un progetto, e poi ripartire scavando fondamenta e tornando, alla luce delle esperienze fatte, a mettere mattone su mattone, insieme, con determinazione”. “Non isolare la dignità, ma dare nuove possibilità!”, l’invito di Francesco, secondo il quale è “fondamentale che anche il sistema carcerario offra ai detenuti e alle detenute strumenti e spazi di crescita umana, spirituale, culturale e professionale, creando le premesse per un loro sano reinserimento”.
“Il mondo ha bisogno di artisti”
Nella chiesa della Maddalena alla Giudecca, incontrando gli artisti, il papa ha auspicato che “le varie pratiche artistiche potessero costituirsi ovunque come una sorta di rete di città rifugio, collaborando per liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell’aporofobia, questo terribile neologismo che significa fobia dei poveri”.
“Immaginate città che ancora non esistono sulla carta geografica: città in cui nessun essere umano è considerato un estraneo”, la consegna per gli artisti, insieme a quello a distinguere l’arte dal mercato e a valorizzare il contributo delle donne.
“Il nostro Dio ci sorprende sempre, è molto importante essere preparate alle sorprese di Dio!”, l’esordio a braccio nel dialogo con i giovani alla Salute. “Alzarsi per stare in piedi di fronte alla vita, non seduti sul divano”, il primo invito. “Quando ti senti così, per favore, cambia inquadratura”, la ricetta per superare i momenti grigi: “non guardarti con i tuoi occhi, ma pensa allo sguardo di Dio. Dio sa che, oltre a essere belli, siamo fragili, e le due cose vanno insieme: un po’ come Venezia, che è splendida e delicata al tempo stesso, ha qualche fragilità che deve essere curata”. L’altro segreto, per Francesco, è la costanza, in un mondo in cui “si vive di emozioni veloci, di sensazioni momentanee, di istinti che durano istanti”. “Usa il cellulare, ma incontra le persone”, l’indicazione di rotta: “Un giovane che non sente la capacità di innamorarsi o essere amorevole con gli altri ha qualcosa che gli manca. Quando sarete sposati e avrete un figlio o una figlia, avrete fatto qualcosa che prima non c’era. Pensate dentro di voi ai figli che avrete: non siate professionisti del digitale convulsivo, ma siate creatori di novità”. “Venezia è un tutt’uno con le acque su cui sorge, e senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere”. È la fotografia del papa, nell’omelia della messa presieduta in piazza San Marco, davanti a quasi 11mila persone. “Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano”, il grido d’allarme di Francesco: “I cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine”.
“Portare i frutti del Vangelo dentro la realtà che abitiamo”, il compito affidato ai cristiani: “frutti di giustizia e di pace, frutti di solidarietà e di cura vicendevole; scelte di attenzione per la salvaguardia del patrimonio ambientale ma anche di quello umano: abbiamo bisogno che le nostre comunità cristiane, i nostri quartieri, le città, diventino luoghi ospitali, accoglienti, inclusivi”. “E Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata ad essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune”, la consegna finale: “terra che fa fratelli”.
Il Movimento adulti scout cattolici italiani (Masci), fondato il 20 giugno 1954, quest’anno compie settant’anni. Un anniversario in occasione del quale è stata organizzata una staffetta tra le varie regioni italiane per presentare mostre, attività e convegni.
Con lo slogan “Più vita alla vita“, l’associazione promuove tre progetti nazionali che “toccano valori importanti”: il dono di una culla termica al centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa (simbolo dell’amore per una vita che nasce); la costruzione di una falegnameria nautica in Zambia (simbolo del lavoro come dignità e pace); la piantumazione di un bosco ad Argenta, in Romagna, luogo in cui è stato ucciso don Minzoni, sacerdote, educatore e scout, che all’alba della nascita del fascismo, in una chiara scelta di fede e di coraggio, ne ha denunciato la violenza e la negazione dei diritti delle persone e dei gruppi sociali liberi e di cui è stato una delle prime vittime (simbolo della vita e della natura da difendere ogni giorno).
Il 3 e 4 maggio toccherà alla Puglia ricevere il testimone della staffetta.
Venerdì 3 maggio, a Taranto, alle ore 19, nei locali della parrocchia San Francesco de Geronimo, la comunità Masci Taranto 5 organizzerà un incontro sull’enciclica “Fratelli tutti”: il tema sarà “Ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella”. Coordinerà i lavori Michele Friuli, Magister della comunità Taranto 5, interverranno i sacerdoti don Nino Borsci, don Mimino Damasi e don Ezio Succa. “Ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella” esprime la necessità di vivere relazioni basate sulla fraternità alimentata dal dialogo, ripudiando guerra, migrazioni forzate, pulizia etnica, dittature, corruzione e schiavitù e incoraggiando, invece, «i Paesi a promuovere sforzi congiunti per creare società di pace».
Sabato 4 maggio invece, in piazza Giovanni XXIII, sempre a Taranto, ci sarà l’inaugurazione della mostra per il 70° del Masci. Nel corso della giornata si svolgeranno laboratori aperti alla cittadinanza su cyberbullismo, acqua e vita, legalità (la figura di don Peppe Diana) oltre a visite guidate nella Cattedrale di San Cataldo. Alle 18.30, per concludere, verrà celebrata una messa di ringraziamento nella chiesa del Carmine.
Gino Cecchettin e il card. Zuppi in dialogo, a cura del Festival francescano
Rifletteranno sul senso da dare alle ferite e su come reagire a un dolore personale e collettivo
29 Apr 2024
All’indomani del femminicidio che ha scosso l’opinione pubblica italiana, quello della ventiduenne Giulia Cecchettin per mano del suo ex fidanzato, papa Francesco volle telefonare al padre di Giulia, Gino. Il primo contatto fu attraverso il cardinal Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna.
A qualche mese di distanza, il Festival francescano, in collaborazione con Antoniano opere francescane, ha proposto che i due, Gino Cecchettin e il cardinal Zuppi, si parlassero di persona, ricevendo il favore di entrambi, per un incontro che sarà trasmesso online lunedì 6 maggio, alle ore 20.30. Con loro, suor Chiara Cavazza, francescana dell’Immacolata.
Nell’anno in cui Festival francescano, in piazza Maggiore a Bologna dal 26 al 29 settembre, rifletterà sul tema delle ferite che (si) aprono, la testimonianza di Gino Cecchettin aiuta a capire come si possa attraversare un dolore così grande, ingiusto e inatteso.
Come nel libro scritto insieme a Marco Franzoso per Rizzoli dal titolo “Cara Giulia”, Cecchettin riflette sul senso di questa immane tragedia, personale e collettiva, trovando la forza di raccontare quello che ha imparato da sua figlia. Tra l’attenzione a tratti morbosa di certa stampa, i giudizi a volte efferati per lui e la figlia maggiore Elena sui social e l’affetto di tantissime persone, l’esperienza di Gino Cecchettin diventa un appello potente alle famiglie, alle scuole, alle istituzioni. Afferma Gino Cecchettin: “Quando leggevo storie di femminicidi ne rimanevo colpito, scosso, ma poi egoisticamente giravo pagina. […] Io ero normale, e nel mondo normale certe cose non accadono. Non è così. Nessuno di noi è immune, perché l’idea della prevaricazione riguarda tutti indistintamente, riguarda il mondo nel quale viviamo”.
Tra le tematiche che saranno affrontate, cosa fa e può fare la Chiesa per contrastare la cultura dilagante del sopruso, come ricostruire una cultura della riconciliazione, la necessità di stare più vicini ai giovani.
Per seguire l’incontro, è possibile iscriversi sul sito www.festivalfrancescano.it
Un evento storico. Una data spartiacque, il ventotto aprile 2024: in Inter-Torino abbiamo visto all’opera la prima terna arbitrale femminile nel campionato di calcio della massima serie maschile. Tre donne che hanno dato ulteriori spunti di interesse alla gara giocata e vinta a San Siro dalla squadra neo campione d’Italia. Protagoniste, la signora Maria Sole Ferrieri Caputi e le sue assistenti Francesca Di Monte e Tiziana Trasciatti.
Terna arbitrale: le donne più vicine agli uomini
Se abbiamo atteso tanto, le cause della resistenza possono essere ricercate fuori e dentro il campo: nella questione di genere, e nell’agonismo esasperato, che vede eccellere gli atleti uomini, più delle donne. Le quali anche fisicamente hanno fatto passi da gigante avvicinandosi alle performance dei colleghi maschi. Sappiamo bene che anche gli arbitri sono atleti costretti ad allenarsi per stare al passo di chi gioca. Ebbene, il divario ora si è assottigliato. Mettiamoci anche l’ausilio della tecnologia che rende meno complicato, oggi, l’arbitraggio. Così le donne, capaci di imprese ben più importanti del saper giocare, possono mettere le loro qualità e competenze al servizio del mondo del calcio.
Molto rumore per nulla
Il primo arbitro donna in serie A è stata la stessa Maria Sole Ferrieri Caputi. Accadeva il 2 ottobre di due anni fa, nel match Sassuolo-Salernitana. Classe 1990, nata a Livorno, e di origini pugliesi, la donna è riuscita nella sua vita a coniugare la passione per il calcio con il lavoro da ricercatrice universitaria. Ha conseguito la laurea in Scienze politiche e Relazioni internazionali, e quella in Sociologia. Il debutto arbitrale è arrivato in serie D nel novembre del 2015. Quindi la scalata al campionato attorno al quale gravitano interessi e grandi numeri. Dove la terna arbitrale deve subire forti pressioni – prima e durante ogni incontro, dopo il triplice fischio finale. L’evento è storico, la prima terna arbitrale rosa in serie A; ma la notizia della settimana è, in fondo, una non notizia. Perché in una società evoluta il colore della terna arbitrale dovrebbe essere un mero dettaglio da trascurare.
L’episodio
A proposito di gestione dello stress e dell’incontro, l’arbitra Ferrieri Caputi ha avuto il suo bel da fare in Inter-Torino, finendo al centro dell’attenzione, e della polemica immancabile: al minuto 47 ha ammonito il difensore granata Tameze per fallo su Mkhitaryan; dopo alcuni istanti, richiamata dal Var, per rivedere lo stesso episodio, ha tramutato il giallo in rosso. Poco male per il popolo nerazzurro. A lamentarsi, chi ha rilevato che il pallone controllato da Mkhitaryan non era diretto verso la porta. Pertanto non si sarebbe dovuto andare oltre il giallo. I granata, anzi, protestavano ritenendo che non ci fosse proprio fallo. Certamente Maria Sole Ferrieri Caputi ha dato prova di risolutezza in campo. Come non ha avuto dubbi al quarto d’ora nel sanzionare col rigore il fallo in area di Matteo Lovato su Marcus Thuram.
A Venezia, papa Francesco – il primo pontefice a visitare una Biennale – ha voluto come prima cosa guardare con i suoi occhi, come esorta a fare il Padiglione della Santa Sede, i volti commossi e emozionati delle detenute del carcere femminile della Giudecca: “avete un posto speciale nel mio cuore”. Poi l’incontro con gli artisti, con l’invito a fare dell’arte una “città rifugio”. Dopo aver raggiunto in motovedetta la basilica di Santa Maria della Salute – la cui icona così cara ai veneziani è stata poi eccezionalmente trasportata in piazza San Marco – Bergoglio ha dialogato con i giovani, esortati ad alzarsi dal divano e ad essere generatori di novità, pensando ai padri e alle madri che saranno. L’invito finale dell’omelia ha richiamato la suggestiva immagine del ponte di barche attraversato da Francesco in golf-car per raggiungere una delle basiliche più suggestive al mondo: Venezia, città delle acque, sia “segno di bellezza accessibile a tutti, terra per fare fratelli”. “Nessuno toglie la dignità di una persona, nessuno!”: è il monito del papa, nel suo primo discorso a Venezia, rivolto alle detenute del carcere femminile della Giudecca. “Il carcere è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza”, l’analisi di Francesco: “Però può anche diventare un luogo di rinascita, morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è messa in isolamento, ma promossa”. “Allora, paradossalmente, la permanenza in una casa di reclusione può segnare l’inizio di qualcosa di nuovo”, la proposta: “Può diventare come un cantiere di ricostruzione, in cui guardare e valutare con coraggio la propria vita, rimuoverne ciò che non serve, che è di ingombro, dannoso o pericoloso, elaborare un progetto, e poi ripartire scavando fondamenta e tornando, alla luce delle esperienze fatte, a mettere mattone su mattone, insieme, con determinazione”. “Non isolare la dignità, ma dare nuove possibilità!”, l’invito di Francesco, secondo il quale è “fondamentale che anche il sistema carcerario offra ai detenuti e alle detenute strumenti e spazi di crescita umana, spirituale, culturale e professionale, creando le premesse per un loro sano reinserimento”.
“Il mondo ha bisogno di artisti”
Nella chiesa della Maddalena alla Giudecca, incontrando gli artisti, il papa ha auspicato che “le varie pratiche artistiche potessero costituirsi ovunque come una sorta di rete di città rifugio, collaborando per liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell’aporofobia, questo terribile neologismo che significa fobia dei poveri”.
“Immaginate città che ancora non esistono sulla carta geografica: città in cui nessun essere umano è considerato un estraneo”, la consegna per gli artisti, insieme a quello a distinguere l’arte dal mercato e a valorizzare il contributo delle donne.
“Il nostro Dio ci sorprende sempre, è molto importante essere preparate alle sorprese di Dio!”, l’esordio a braccio nel dialogo con i giovani alla Salute. “Alzarsi per stare in piedi di fronte alla vita, non seduti sul divano”, il primo invito. “Quando ti senti così, per favore, cambia inquadratura”, la ricetta per superare i momenti grigi: “non guardarti con i tuoi occhi, ma pensa allo sguardo di Dio. Dio sa che, oltre a essere belli, siamo fragili, e le due cose vanno insieme: un po’ come Venezia, che è splendida e delicata al tempo stesso, ha qualche fragilità che deve essere curata”. L’altro segreto, per Francesco, è la costanza, in un mondo in cui “si vive di emozioni veloci, di sensazioni momentanee, di istinti che durano istanti”. “Usa il cellulare, ma incontra le persone”, l’indicazione di rotta: “Un giovane che non sente la capacità di innamorarsi o essere amorevole con gli altri ha qualcosa che gli manca. Quando sarete sposati e avrete un figlio o una figlia, avrete fatto qualcosa che prima non c’era. Pensate dentro di voi ai figli che avrete: non siate professionisti del digitale convulsivo, ma siate creatori di novità”. “Venezia è un tutt’uno con le acque su cui sorge, e senza la cura e la salvaguardia di questo scenario naturale potrebbe perfino cessare di esistere”. È la fotografia del papa, nell’omelia della messa presieduta in piazza San Marco, davanti a quasi 11mila persone. “Se oggi guardiamo a questa città di Venezia, ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano”, il grido d’allarme di Francesco: “I cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine”.
“Portare i frutti del Vangelo dentro la realtà che abitiamo”, il compito affidato ai cristiani: “frutti di giustizia e di pace, frutti di solidarietà e di cura vicendevole; scelte di attenzione per la salvaguardia del patrimonio ambientale ma anche di quello umano: abbiamo bisogno che le nostre comunità cristiane, i nostri quartieri, le città, diventino luoghi ospitali, accoglienti, inclusivi”. “E Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata ad essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune”, la consegna finale: “terra che fa fratelli”.
Anche quest’anno mons. Antonio Caforio, rettore della chiesa di Santa Maria di Talsano, invita ad aprire il mese mariano nel santuario della Madonna della Salute, in città vecchia. S’inizierà il primo maggio alle ore 17 nella cripta della basilica cattedrale di San Cataldo per un breve incontro di preghiera davanti alla tomba dell’arcivescovo mons. Benigno Luigi Papa. Quindi ci si trasferirà nel vicino santuario della Madonna della Salute, in piazza Monteoliveto, per la recita del santo rosario e la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Caforio.
Iniziano i festeggiamenti di San Cataldo con la solenne ostensione delle reliquie e del simulacro
29 Apr 2024
di Angelo Diofano
Con la solenne ostensione delle reliquie e del simulacro argenteo di San Cataldo vescovo, iniziano martedì 30 aprile, alle ore 19, nella basilica cattedrale, i solenni festeggiamenti in onore del santo patrono della nostra arcidiocesi. Prima di essere posizionato sotto l’artistico baldacchino, a lato del presbiterio, la statua sarà portata a spalla per tutta la navata centrale dalla confraternita intitolata al santo, nel caratteristico abito di rito. Seguirà la celebrazione dei vespri presieduta da mons. Emanuele Tagliente, arcidiacono del Capitolo Metropolitano. Al termine, momento di preghiera di lode con la grande invocazione dello Spirito Santo da parte di tutti i gruppi carismatici dell’arcidiocesi: Comunità Gesù Ama, Comunità Gesù Risorto, Comunità Maria, Rinnovamento nello Spirito Santo, Servi di Cristo Vivo, Gruppo “Pescatori di uomini”.
L’incontro nazionale di Ac con papa Francesco: diario di bordo
29 Apr 2024
di Mariangela Di Geronimo
Nei giorni precedenti all’evento, le notizie che ci arrivavano parlavano di 50.000 presenze fra giovani ed adulti di Azione Cattolica, in piazza San Pietro per l’incontro con papa Francesco.
Mentre ci incamminavamo ci chiedevamo proprio questo: chissà quanti saremo? Siamo stati tra i primi ad oltrepassare il maestoso colonnato del Bernini per ritrovarci in una piazza fresca, non ancora riscaldata dal sole e dal calore dei soci di Ac. Abbiamo visto pian piano la piazza riempirsi intorno a noi e nel giro di un paio d’ore l’annuncio: “Siamo 80.000!”, un grido di gioia si è alzato da una folla contraddistinta dai colori associativi, in un luogo che, architettonicamente “abbraccia”, accoglie ed avvolge.
Quella del 25 aprile scorso è stata una giornata ricca di emozioni per i tanti accorsi all’invito del santo padre, una data scelta appositamente per festeggiare insieme i tanti cattolici che parteciparono alla lotta partigiana contro il nazifascismo e per la liberazione dell’Italia.
La giornata è iniziata con un momento di preghiera, presieduto dall’assistente ecclesiastico generale, mons. Claudio Giuliodoriche ha proposto una riflessione, sottolineando l’importanza dell’incontro con Cristo che aiuta ad andare avanti anche nei tempi drammatici attuali, invitando a essere sempre più testimoni del Risorto in ogni campo della vita.
A seguire tanti i momenti di riflessione e intrattenimento, presentati da Massimiliano Ossini ed Antonella Ventre. Dal sagrato abbiamo ascoltato i “Rulli Frulli” che hanno raccontato la loro vicenda di banda musicale di inclusione, dove ognuno può partecipare suonando strumenti inusuali. Il presidente nazionale di Ac, Giuseppe Notarstefano, ha poi commentato il rapporto tra l’associazione e il Papa, soprattutto «l’insegnamento che ci ha dato invitandoci a essere una Chiesa in uscita e sostenendoci nelle nostre innumerevoli sfide che affrontiamo sempre con il sorriso e, appunto, a braccia aperte». Significativo l’intervento di Neri Marcorè che ha cantato un testo e letto delle riflessioni contro la guerra, ricordando la Festa della liberazione.
Qualche minuto dopo, sulle note di “Jesus Christ, you are my Life, l’arrivo di papa Francesco sulla papamobile che girando per la piazza ha salutato tutti i presenti.
Dopo un lungo giro, il papa ha preso la parola, ci ha salutato ed accolto. Un discorso incentrato sulla cultura dell’abbraccio:
“Il titolo che avete scelto per il vostro incontro è infatti “A braccia aperte”. L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana. La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno. E soprattutto è avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama, ci ama per primo e non smette mai di stringerci a sé, specialmente quando ritorniamo dopo esserci perduti, come ci mostra la parabola del Padre misericordioso”.
Proseguendo Francesco ci ha proposto tre tipi di abbraccio, “l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva, l’abbraccio che cambia la vita”.
Quando l’abbraccio manca, “le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione, anche violenta, di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani, fino a portare al conflitto. Perciò all’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico”.
Poi c’è l’abbraccio che salva che “raggiunge il suo culmine nell’Eucaristia e sulla Croce, quando Cristo offre la sua vita per la salvezza del mondo, per il bene di chiunque lo accolga con cuore sincero, perdonando anche ai suoi crocifissori. E tutto questo ci è mostrato perché anche noi impariamo a fare lo stesso. Lasciamoci abbracciare da Lui, come bambini, per poter abbracciare i fratelli e le sorelle con la stessa carità”.
Infine l’abbraccio che cambia la vita. “Un abbraccio può cambiare la vita, mostrare strade nuove, strade di speranza. Sono molti i santi nella cui esistenza un abbraccio ha segnato una svolta decisiva, come San Francesco, che lasciò tutto per seguire il Signore dopo aver stretto a sé un lebbroso. E se questo è stato valido per loro, lo è anche per noi. Ad esempio per la vostra vita associativa, che è multiforme e trova il denominatore comune proprio nell’abbraccio della carità, unico contrassegno essenziale dei discepoli di Cristo, regola, forma e fine di ogni mezzo di santificazione e di apostolato. Lasciate che sia essa a plasmare ogni vostro sforzo e servizio, perché possiate vivere fedeli alla vostra vocazione e alla vostra storia”
Infine egli ci ha esortati ad essere atleti e portabandiera di sinodalità nelle diocesi e parrocchie di appartenenza per una piena attuazione del cammino fino ad oggi compiuto.
Al termine il papa ha salutato i presenti sul sagrato con un ultimo giro sulla papamobile.
La mattinata è proseguita con i cantanti Stefano Picchi e Giovanni Caccamo, con le testimonianze di pace di giovani dell’Ucraina e della Terra Santa, con la lettura di testimonianze di soci di Ac che hanno partecipato alla Resistenza e alla nascita della Repubblica e ascoltato le esperienze di cura del Creato da giovani delle Marche e dell’Emilia Romagna, vittime delle alluvioni del 2022 e del 2023.
Non poteva mancare l’inno della giornata “A Braccia aperte” di Emanuele Fossi che ci ha accompagnato durante la giornata e continuerà a farlo.
Quello del 25 aprile è stato un grande evento, frutto di una grande organizzazione che ha coinvolto tutti i livelli della nostra associazione. Sono stati mesi e giorni impegnativi, per far sì che tutto andasse per il meglio.
Sette i pullman partiti, la sera prima, dalla nostra diocesi, 400 i partecipanti.
Non vivevamo un momento così importante da sette anni, quando festeggiammo i 150 anni dell’Azione Cattolica, in mezzo la pandemia. Avevamo bisogno tutti di ripartire con un grande abbraccio.
Grazie agli AmiCi del gruppo “referenti bus” per il sostegno reciproco, ai responsabili dei gruppi parrocchiali che per primi hanno coinvolto le loro realtà associative.
Grazie ai volontari che sono partiti da Taranto: Adriana, Alessia, Francesca, Guglielmo e Rosa, che si sono resi disponibili affinchè tutto procedesse senza intoppi, affiancandosi a tutti gli altri provenienti da tutta la penisola.
Concludiamo questo “resoconto” con le parole delle nostre due amiche che si sono messe a servizio di tutti noi.
“Questa era la mia prima esperienza come volontaria al servizio di un evento A.C.; sono stati due giorni belli intensi: dopo averci suddivisi nei vari team e aver spiegato i vari compiti, sveglia alle 3 per iniziare la giornata! È stato bellissimo vedere quante persone arrivassero, gruppi numerosissimi e di qualsiasi età. C’è stata tanta collaborazione tra noi per aiutarci a vicenda nel gestire tutto al meglio, e questo mi ha sostenuta nell’arco della giornata aiutandomi ad essere serena e a godermi ogni momento. Sicuramente non abbiamo potuto vivere appieno la festa in piazza, ma l’esperienza da volontaria mi ha arricchita in modo differente, cambiare il punto di vista di esperienze che ho sempre vissuto da ‘ospite’ è emozionante, fa riflettere su quanto impegno ci sia dietro ogni cosa”. (Alessia Rodio – San Francesco D’Assisi, Crispiano)
“Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada. Dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco (127). E’ la preghiera con cui i noi volontari abbiamo dato inizio ad una grande avventura. Eravamo circa 150 accomunati da un unico intento: permettere che ciascuno potesse partecipare all’evento pienamente e in modo gioioso. Accogliere i gruppi ai parcheggi, gestire i flussi alle banchine delle metro, indirizzarli verso la destinazione con info e consigli. Essere operativa e attiva dalle 4 alle 15 è stato fisicamente stanchevole ma totalmente appagante. Anche se non sono riuscita a vedere il Papa! Peccato, eh sì, ma era una probabilità che avevo messo in conto. Ma il Papa mi ha comunque toccato il cuore ed emozionata. In famiglia ci si aiuta, e nella grande famiglia di AC era questo il mio compito. Alla prossima!” (Rosa Marinò – Madonna del Rosario, Statte).
E quindi… Un abbraccio a braccia aperte per raggiungere tutti.
San Cataldo, presentato il programma dei festeggiamenti
27 Apr 2024
di Angelo Diofano
“San Cataldo non si è mai arreso e la sua forza ancora oggi cammina nel cuore di tutti i suoi devoti e dei tarantini in particolare. Noi convoglieremo ancora una volta quella forza nelle tante iniziative che sono in programma per sperimentare la sua intercessione e la sua vicinanza. San Cataldo infatti continua ancora oggi ad abitare nelle nostre comunità, a essere intercessore per noi. Quindi gli faremo festa e attingeremo da lui quella testimonianza di fede per poi allenarci ancor meglio a camminare insieme e a superare ogni difficoltà, cercando quei motivi che ci aiutano ad andare avanti e a lottare, quando serve, per ottenere ciò che è bene ci aiuta a star meglio”: così l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha commentato le iniziative dei festeggiamenti patronali in onore di San Cataldo vescovo, presentato questa mattina, 27 aprile, in arcivescovado.
“Si tratta di un programma denso e di grande spessore che ben si raccorda con la storia e la tradizione della nostra città – ha continuato mons. Miniero –. Il tutto è finalizzato a mostrarci un San Cataldo missionario, che porta nel mondo quell’amore che ha vissuto con il Signore, dando vita e valore a un territorio, quello tarantino, ai tempi del suo arrivo devastato dalle incursioni nemiche e che aveva perso il senso della fede. In questi festeggiamenti storia e tradizioni diventano motivo per camminare insieme e incidere per migliorare la nostra città. Ma è necessario che si proceda insieme, senza dimenticare nessuno, altrimenti non si va da nessuna parte!”.
È toccato a mons. Emanuele Ferro, parroco della basilica della cattedrale entrare nel dettaglio del programma che, nelle linee essenziali, resta nei solchi della tradizione.
Martedì 30 aprile alle ore 19, ci sarà la solenne ostensione delle reliquie e dell’argenteo simulacro del Santo Patrono con la celebrazione dei vespri presieduta dall’arcidiacono del Capitolo Metropolitano, mons. Emanuele Tagliente, cui seguirà la grande invocazione dello Spirito Santo con tutti i gruppi carismatici.
Domenica 5 maggio alle ore 17, da piazza Carmine muoveranno in processione tutte le confraternite dell’arcidiocesi verso la cattedrale, dove alle ore 18 mons. Paolo Oliva, delegato per le confraternite, celebrerà la santa messa.
Lunedì 6 alle ore 18, dopo il saluto dell’arcivescovo, nella santa messa presieduta da don Mimmo Sergio, direttore dell’ufficio di pastorale familiare, le famiglie rinnoveranno le promesse matrimoniali con la benedizione dei nubendi.
Martedì 7, sempre alle ore 18, alla celebrazione eucaristica presieduta dal vicario episcopale delegato ad omnia mons. Alessandro Greco, parteciperanno i presbiteri che celebrano l’anniversario di ordinazione.
La sera di mercoledì 8 maggio alle ore 18 ci sarà la cerimonia de “u pregge”, cioè la consegna del simulacro alle autorità civili per tutta la durata dei festeggiamenti; subito dopo, dal molo Sant’Eligio, inizierà la processione a mare con l‘imbarco del simulacro sulla motonave “Cheradi” messa a disposizione dalla Marina Militare, con il seguito di imbarcazioni. Si tratta della più grande manifestazione di tal genere in Puglia, per la quale il comandante Viscardi (che ha presenziato a nome dell’amm. Vincenzo Montanaro comandante del Comando Marittimo Sud) ha raccomandato ai proprietari dei natanti partecipanti la massima attenzione nel mantenere le distanze di sicurezza. Al passaggio nel canale navigabile, apertura del ponte girevole e accensione di una fiaccolata pirotecnica dagli spalti del castello. Lo sbarco non avverrà alla banchina di via Garibaldi (ancora occupata dal cantiere di rifacimento del waterfront) ma, come lo scorso anno, a quella del castello aragonese per poi rientrare in cattedrale.
Giovedì 9 maggio, dopo la concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Miniero con il conferimento dei ministeri laicali, si terrà la cerimonia di consegna dei “Cataldus d’argento” conferiti dal comitato festeggiamenti e dalla Camera di Commercio a quelle personalità particolarmente distintesi nei vari ambiti di vita cittadina. Nel corso della serata, interventi musicali di un quartetto d’archi del Conservatorio Paisiello.
foto F. Paolo Occhinegro
Venerdì 10 maggio alle ore 10.30, mons. Emanuele Ferro presiederà la commemorazione del ritrovamento del corpo di San Cataldo, rinvenuto nella zona del battistero della basilica, con la successiva ostensione della crocetta aurea. In serata, dopo la solenne concelebrazione eucaristica presieduta alle ore 17 dall’arcivescovo, si terrà la processione per le vie della Città vecchia e del Borgo, con l’allocuzione e la solenne benedizione dal balcone del Carmine. Dopo il rientro, attorno alle ore 21.30, sulla cassarmonica davanti a Palazzo di Città, si esibirà la “Taranto Symphonic Band” diretta dal maestro Giuseppe Gregucci con un repertorio di musica classica e leggera, con la partecipazione dei cantanti Daniela Abbà e Mario Patella e del violinista Francesco Greco. Al termine, attorno alle ore 23.30, lo spettacolo pirotecnico dal castello aragonese.
San Cataldo in provincia
Anche quest’anno, l’argenteo simulacro di San Cataldo sarà portato in peregrinatio alcuni comuni dell’arcidiocesi: il 2 maggio a Leporano (per la vicaria di Pulsano), il 3 maggio a Statte (per la vicaria di Crispiano-Statte) e a Montemesola (per la vicaria di Grottaglie) e, infine, il 4 maggio a San Giorgio Jonico (per l’omonima vicaria)
Le manifestazioni culturali
Mercoledì primo maggio dalle ore 9.30, Symbolum ets e Ethra scrl propongono il “San Cataldo Special Tour”, alla scoperta delle chiese nella Città vecchia, con archeologi e storici dell’arte di Ethra che approfondiranno i temi della devozione e delle tradizioni popolari, senza tralasciare i dati storici e archeologici. La visita in cattedrale sarà curata da mons. Emanuele Ferro, alla cui conclusione Giovanni Guarino interpreterà il monologo teatrale “Chiaroscuro” sulla storia dell’ultimo marmoraro che ha lavorato alla realizzazione del Cappellone (testi dell’arch. Augusto Ressa). I giri, in due turni, prenderanno il via alle ore 9.30 dal centro San Gaetano. Prenotazione obbligatoria al 3289268385 .
Domenica 5 maggio, alle ore 21, in cattedrale, sarà la volta del “San Cataldo Secret Tour” a cura di Symbolum ets ed Ethra scrl. I visitatori, guidati dagli archeologi e storici dell’arte e da mons. Emanuele Ferro, andranno alla scoperta dei nuovi ambienti recentemente resi accessibili, quali la Stanza del Tesoro, che custodisce parte del patrimonio secolare della Cattedrale, l’auditorium della Colonna e l’antichissima cripta di San Cataldo. Il tutto sarà arricchito dal ricorso alla strumentazione digitale, quali videomapping, totem multimediali e quadri musicali. Prenotazione obbligatoria al 3289268385 fino al raggiungimento dei posti disponibili.
Giovedì 9, dopo la cerimonia del “Cataldus d’argento”, ci sarà la presentazione del “Quaderno della Cattedrale” per la collana Fragmenta, dal titolo “Come manna dal cielo” di mons. Emanuele Ferro (edizioni Mandese), dedicato alla cappella del Santissimo Sacramento, i cui stralci saranno letti dal noto attore Beppe Convertini. A conclusione, un eccezionale tour nella cappella del Santissimo Sacramento, passando poi, attraverso la scaletta d’epoca medievale dell’antica sacrestia, alla già cappella del Crocifisso miracoloso, ora piccolo auditorium della Colonna, fino alla venerazione dell’immagine più antica di San Cataldo affrescata nella cripta del Duomo. Per l’occasione sarà presentata una riproduzione fotografica riproduzione la colonna di San Cataldo a Betlemme, donata da Anna Svelto.
Le Giornate cataldiane
Nella mattinata di lunedì 6 maggio, Giornata cataldiana dello sport, in piazza Duomo, largo San Gaetano e oratorio San Giuseppe, gli studenti potranno cimentarsi in varie discipline sportive. L’iniziativa si svolge in collaborazione con la Uisp e il Comune e con la partecipazione dell’istituto comprensivo Galilei.
Martedì 7 maggio, Giornata cataldiana della scuola, il comitato festeggiamenti di San Cataldo, d’intesa con l’Ufficio scolastico provinciale, propone due eventi. Il primo si terrà in cattedrale, (riservato alle quarte e quinte classi degli istituti superiori) e riguarderà il convegno internazionale di studi sul tema “Intelligenti o artificiali?”, prendendo spunto dal messaggio del Santo Padre per la Giornata delle comunicazioni sociali a proposito proprio dell’intelligenza artificiale. Prevista la partecipazione di noti esperti a livello internazionale. Al termine i gruppi di ogni classe partecipante potranno produrre un elaborato, sotto qualsiasi forma, sul tema “Dove vedresti applicata l’Intelligenza artificiale nella tua scuola e, più in generale, nell’organizzazione della didattica?”. I migliori verranno premiati con due esperienze immersive che saranno condotte dal ceo Paolo Sabatino presso la Errepi Net e Extesa di Taranto, e da Vincenzo Giliberti, direttore Innovazione Digitale, presso Teleperformance Group, sede di Taranto.
Il secondo evento (riservato alle scuole primarie e secondariae di primo grado) avrà come tema “Testimoni di Pace”. Alle classi è richiesto uno storytelling fotografico sviluppando uesta pista di riflessione: Come immaginate i bambini e ragazzi, come voi, coinvolti nella guerra? Realizzate delle immagini per raffigurare le parole della guerra e della pace e che possano promuovere la pace.
Eventi patrocinati
Fra gli eventi patrocinati dal comitato festeggiamenti, mercoledì 8 maggio (prima della processione a mare) si terrà il Palio di Taranto, la regata fra imbarcazioni in rappresentanza dei rioni. Venerdì 10 maggio avrà luogo in Villa Peripato il “Pizza fest”, con degustazione di pizza, banchetti di assaggio food & wine e musica dal vivo. Sempre il 10 maggio, annullo filatelico presso la galleria d’arte “L’Impronta”.
Le bande musicali
Nelle processioni dell’8 e del 10 maggio presteranno servizio la grande orchestra di fiati “Santa Cecilia-Città di Taranto” diretta dal maestro Giuseppe Gregucci e il concerto musicale cittadino“Domenico Lemma” diretto dal maestro Giuseppe Pisconti.
I festeggiamenti, a Talsano, di san Giuseppe Divin Lavoratore
26 Apr 2024
di Angelo Diofano
Dall’1 al 3 maggio si festeggia a Talsano San Giuseppe Divin Lavoratore, a cura della parrocchia e della confraternita “SS. Rosario”, che hanno ritenuto spostare le celebrazioni dalla data tradizionale del 19 marzo perché troppo a ridosso della Via Matris, da loro organizzata.
Le meditazioni durante la messa vespertina (celebrata alle ore 18.30 dal parroco don Armando Imperato) verteranno sul tema del lavoro, sviluppando in particolare i contenuti della “Laborem Exercens”, l’enciclica di Giovanni Paolo II sul lavoro, risalente 1981 e scritta nel 90.mo anniversario della “Rerum Novarum”, realizzata a sua volta dal grande Pontefice Leone XIII sulla «questione sociale».
Mercoledì primo maggio alle ore 18 ci sarà il rito dell’intronizzazione della statua di San Giuseppe, risalente ai primi del 1900, con la benedizione conclusiva del ramo fiorito, in ringraziamento per il dono della primavera. Giovedì 2 maggio, dopo la santa messa, benedizione del “pane di San Giuseppe”, messo a disposizione dai panifici San Vincenzo e Ideal Forno, che sarà poi offerto ai presenti.
Venerdì 3 maggio, giorno della festa, la santa messa vespertina, anticipata alle ore 17.30, sarà celebrata da don Antonio Panico, vicario episcopale per la pastorale sociale, il lavoro, la giustizia e la custodia del creato, durante la quale sarà impartita la benedizione degli artigiani e degli operai. A seguire, accompagnata dal complesso bandistico di Talsano “Maria SS.ma Addolorata” diretto dal maestro Vito Bucci, uscirà la processione con la statua del santo portata a spalla dai papà. Questo l’itinerario: largo Rosario, via Garibaldi, corso Vittorio Emanuele, via Montegrappa, via Veronese, via Regina Elena, via Adua, via Garibaldi e largo Rosario.
Al rientro, nei pressi della chiesa, festa popolare con la degustazione della “pasta di San Giuseppe” secondo la ricetta talsanese (pasta riccia con pangrattato abbrustolito e acciughe) e danze popolari a cura della scuola di ballo della parrocchia di Sant’Antonio diretta dal maestro Gianni Labate. Il tutto, con la preziosa collaborazione dell’Arci di Talsano.
A Martina, fine settimana con le toccanti testimonianze dalla Terra Santa
26 Apr 2024
di Angelo Diofano
Toccanti testimonianze dalla Terra Santa nella vicaria di Martina Franca che ospiterà sabato 27 e domenica 28 aprile Charbel Marou, fondatore del Movimento mariano nella Terra Santa, supportato dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme.
Cristiano maronita, cittadino arabo, palestinese di Israele, Charbel Marou ha fondato in Galilea la Casa della Divina Misericordia che in questo particolare momento storico ha le funzioni di centro di accoglienza al fine di offrire ospitalità, ascolto, orientamento e formazione per i giovani.
Sono diverse le parrocchie che in queste due giornate accoglieranno lui e i suoi collaboratori nel corso delle celebrazioni eucaristiche per ascoltarne la toccante testimonianza e per offrire un gesto di solidarietà per la tale opera.
Ecco gli appuntamenti: Sabato 27: ore 19, Sant’Antonio; ore 19, basilica San Martino. Domenica 28: ore 10, Santa Famiglia; ore 10.30, San Francesco d’Assisi; ore 11, Cristo Re; ore 12, Regina Mundi; ore 19, Divino Amore