Lavoro

All’ex Ilva Taranto 280 milioni, in gran parte per salvare gli impianti in pessimo stato

07 Mag 2024

di Silvano Trevisani

È di 280 milioni di euro il budget messo a disposizione da Acciaierie d’Italia per lo stabilimento di Taranto. Di questi, 230 sono destinati agli interventi urgenti necessari a recuperare i deficit in materia di sicurezza degli impianti e miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Altri 50 saranno spesi, invece, negli altri stabilimenti del gruppo.

Questi i dati più importanti emersi dall’incontro svoltosi a Roma, nella sede di Confindustria. Di fronte, nel primo confronto tra le parti, che segue il vertice di Palazzo Chigi, le organizzazioni sindacali e il direttore generale Giuseppe Cavalli con il responsabile del Personale Claudio Picucci.

Il piano industriale

Illustrando il “Piano” di finanziamento del Gruppo, l’azienda ha di nuovo sottolineato il pessimo stato degli impianti che necessitano di importanti interventi manutentivi, in particolare per l’area a caldo di Taranto. Fino ad agosto di quest’anno sarà in funzione un solo altoforno (Afo4), a settembre ripartirà Afo2. La condizione disastrosa in cui ArcelorMittal ha lasciato gli impianti imporrà, quindi, una marcia ridotta e una produttività molto limitata. E questo porrà vari problemi, primo fra tutti il ricorso massiccio alla cassa integrazione. E proprio alla luce della situazione, che vede comunque una crescente richiesta di laminati d’acciaio sul mercato, i sindacati, la Fim in particolare, ha proposto anche l’utilizzo di bramme acquistate per la produzione di lamiere (PLA) per soddisfare alcune richieste che in arrivo, sia per Genova che per il tubificio. Questo in attesa di una maggiore produzione degli Afo dello stabilimento di Taranto.

Se i problemi da affrontare restano molti e consistenti, per la prima volta, finalmente, si è avuto un quadro dettagliato della situazione, impianto per impianto.

Il parere dei sindacati

Per il segretario nazionale Fim Valerio D’Alò: “l’incontro odierno è stato molto utile, abbiamo apprezzato l’approccio molto pragmatico dei responsabili aziendali e abbiamo potuto finalmente discutere in materia concreta anche di alcune nostre proposte o ricevere chiarimenti su cose che da

tempo denunciamo. Non sono stati citati tra gli impianti che riceveranno interventi manutentivi immediati, i Tubifici ed il PLA (impianti produzione lamiere). Questo ci preoccupa perché, a nostro avviso sono impianti molto importanti nell’economia complessiva del Gruppo e su cui bisogna investire nel breve termine”.

Ora i sindacati attendono il cronoprogramma degli interventi illustrati, con incontri mirati, anche sito per sito, con le strutture nazionali e le rsu. Per quanto riguarda gli ammortizzatori i sindacati chiedono il rispetto dei criteri di rotazione e integrazione al reddito, oltre che un utilizzo “legale” della Cigs. Chiedono anche un piano di formazione che esuli dai bandi regionali che negli anni passati sono stati fallimentari, puntando invece su piani formativi mirati. La priorità va data ai lavoratori in As qualora dovessero nascere nuove opportunità da cogliere”.

“E’ chiaro – dichiara da parte sua Rizzo della Usb – che vanno tenuti dentro un discorso di rilancio anche i lavoratori Ilva in As e tutti quelli che ruotano attorno all’appalto. Ribadiamo ancora una volta che per noi non esistono lavoratori di serie B. Attendiamo dunque di conoscere l’aspetto sul quale oggi non abbiamo avuto alcuna contezza”.

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