Pogacar re d’Italia, il vuoto tra sé e gli altri grandi del ciclismo su strada
Scenari meravigliosi. Come le incantevoli montagne dolomitiche, dalle vette ancora innevate. Luoghi visitati e altri da raggiungere, da riscoprire, o da vedere per la prima volta lungo lo Stivale: è la cornice del Giro d’Italia, che nell’ultima edizione, conclusasi ieri, ha pressoché tagliato il Meridione. Lo spettacolo non è venuto meno, ad ogni modo. Fuori e dentro la corsa rosa. Che ha avuto un solo dominatore, con 6 successi di tappa: Tadej Pogacar. Il ragazzo col ciuffo che sbuca dal casco.
Pogacar senza rivali
Non paragonatelo a Marco Pantani. Perché il Pirata aveva tutt’altro stile: le mani basse sul manubrio, quando si alzava sui pedali salutava il plotone, ed entusiasmava come pochi. L’indimenticato scalatore di Cesenatico era stato capace di vincere Giro d’Italia e Tour de France lo stesso anno, il ’98. Riuscirà Pogacar nella doppietta straordinaria? Intanto, va ricordato che le prestazioni di Pantani restano leggermente superiori. Si pensi, ad esempio, alla salita di Oropa: il record resta quello dello scalatore romagnolo (17 minuti e 4 secondi), realizzato con le biciclette e con i metodi di allenamento di allora! Verosimilmente oggi lo avrebbe migliorato ancora. La somiglianza tra i due corridori è sintetizzata proprio nell’immagine scattata sulla salita di Oropa. Lo sloveno, infatti, ha forato ed è caduto prima dell’ascesa, chiusa poi con un tempo di 27 secondi superiore a quello di Pantani. Un rallentamento che ricorda il salto di catena che costrinse il Pirata a una pazzesca rimonta. Il vincitore della corsa rosa 2024 non ha avuto rivali. I numeri parlano chiaro: i dieci minuti sul secondo classificato della generale, il colombiano Daniel Felipe Martinez, sono un distacco imbarazzante. Eppure, i corridori che prendono parte alla corsa a tappe di tre settimane sono tra i più forti al mondo – mancava Jonas Vingegaard, e col vincitore degli ultimi due Tour de France il duello è alla pari, quando la strada sale.
Il nuovo che avanza
La sorpresa di questo Giro si chiama Antonio Tiberi. Di lui si era parlato per una vicenda extraciclistica incresciosa – finito nella bufera per aver sparato e ucciso il gatto del ministro di San Marino. Ma le sue doti di corridore erano già note. Il 22enne laziale di Frosinone non ha tradito le aspettative. Anzi, è andato oltre, conquistando la maglia bianca e il quinto posto della classifica generale. Bravissimi Jonathan Milan e Giulio Pellizzari, tra le sorprese non italiane ci sono Pelayo Sanchez e Georg Steinhauser, protagonisti anche nella diciannovesima tappa, vinta da uno splendido Andrea Vendrame: staccando i compagni di fuga a trenta chilometri dall’arrivo, il veneto della Decathlon-Ag2R ha dimostrato tutto il proprio valore, anche il coraggio nell’affrontare al meglio la discesa bagnata, mettendosi alle spalle il periodo più complicato (un brutto incidente, tanta fatica per passare professionista, tanti piazzamenti nelle gare).
Pozzo nella storia
Una menzione speciale la merita Domenico Pozzovivo, che ha portato a termine il suo 18esimo e ultimo Giro d’Italia eguagliando il record di Wladimiro Panizza. Il gruppo gli ha concesso un giro d’onore sul circuito di Roma. Sul corridore lucano di Policoro, legato anche a Taranto, il giudizio è unanime: bersagliato dalla sfortuna, in una carriera longeva, il piccolo guerriero è sempre stato capace di rialzarsi, non lasciando inespresso il proprio potenziale. Gli facciamo i migliori auguri per le nuove sfide che lo attendono sul piano professionale. Che certamente saprà affrontare, dando il massimo.