La “Festa del Baglio” in onore di Sant’Egidio
Nel ricordo della canonizzazione avvenuta il 2 giugno del 1996
Nel 28.mo anniversario dalla canonizzazione, avvenuta il 2 giugno 1996 in piazza San Pietro, solenni celebrazioni in onore Sant’Egidio si svolgono a cura dei frati francescani minori della parrocchia-convento di San Pasquale. Si tratta della cosiddetta “Festa del Baglio”, uno dei quattro pittaggi in cui era suddivisa la città vecchia, dove appunto nacque l’umile fraticello (pendio La Riccia).
Le celebrazioni del triduo (29-30-31 maggio) prevedono alle ore 19 il rosario e alle ore 19.30 la santa messa.
Giovedì 30 maggio, alle ore 20, si terrà l’inaugurazione della rassegna di mostre d’arte dal titolo ‘Natura con arte’.
Sabato 1 giugno, alle ore 18.30 uscirà la processione accompagnata dalle realtà parrocchiali e dalla confraternita intitolata al santo che, dopo aver attraversato il ponte girevole, giungerà alla piazzetta Sant’Egidio. Qui alle ore 19.30 celebrerà la santa messa il ministro provinciale fra Alessandro Mastromarino, ministro provinciale dei frati minori della provincia di San Michele Arcangelo.
Al termine della celebrazione, il rientro della processione, che sarà animata dalla banda “Città di Crispiano” diretta dal maestro Franco Bolognino.
Durante i festeggiamenti sarà possibile la visita alla casa natale del santo.
La vita di Sant’Egidio
Frate Egidio (al secolo Francesco Antonio Domenico Pasquale Pontillo) nacque al pendio La Riccia il 16 novembre del 1729. A23 anni egli entrò nel convento di San Pasquale, curando con grande responsabilità il giardino conventuale che si estendeva fino alle sponde di Mar piccolo. Dopo una serie di tappe intermedie il fraticello approdò a quello di San Pasquale a Chiaia, a Napoli. Frate Egidio fu uomo di pace, di conforto e di carità. Molti lo definiscono anche il santo dell’ascolto perché offriva volentieri la sua compassione alla gente, a qualunque ceto appartenesse: ogni uomo nel dolore, in fin dei conti, è povero. Il suo esempio si impone anche ai giorni nostri, dove dilaga un individualismo che genera solitudine per l’incapacità generalizzata di comprendere e porsi all’ascolto dell’altro.