Vocazione e vocazioni nel nostro cammino di fede
Una riflessione del Serra club guidata da don Francesco Maranò
Venerdì 31 maggio, il Serra club di Taranto – in uno degli ultimi incontri dell’anno sociale – è tornato a riflettere sul tema dell’anno: “L’annuncio, la trasmissione della fede, la vocazione”. Relatore don Francesco Maranò, rettore del seminario arcivescovile di Taranto, responsabile dell’ufficio diocesano di pastorale giovanile e cappellano del club. È stata anche l’occasione per consegnare al nostro cappellano un contributo in denaro per consentire il viaggio a Palermo dei nostri seminaristi.
La conversazione è partita dal significato che per ciascuno di noi ha la parola “vocazione” e da una domanda. “Dove sei?”
Nei primi versetti del libro della Genesi Dio chiama l’Uomo. Si tratta qui della prima chiamata di misericordia che troviamo nella Scrittura. Si tratta della domanda eterna, posta da Dio ad ogni uomo: “Dove sei tu oggi nella tua vita?”. Vocazione, chiamata.
La chiamata è una parola, il cui contenuto è destinato in modo particolare ad una persona che si sceglie e con cui si instaura una relazione personale ed unica, prima di tutto perché la si ama e la si stima, e in secondo luogo, perché si spera che accetterà la chiamata che le si vuole affidare. Dio ci chiama per nome. Siamo raggiunti dal suo sguardo, uno sguardo interiore di consapevolezza e di amore. E questa chiamata ci dice che l’aspetto più sublime della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Lui.
Vocazione è una parola dinamica che non va cristallizzata nell’unico significato di vocazione religiosa. È una domanda aperta che investe la nostra vita in ogni momento e che ci chiede come vogliamo procedere nel cammino, come vogliamo far fruttificare i nostri talenti, le nostre capacità. Ogni creatura riflette a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza di Dio e tutti siamo chiamati a sviluppare la scintilla divina che abbiamo nel cuore trasformando quella chiamata in azione.
Facendo riferimento al messaggio del Santo Padre in occasione della Giornata mondiale delle vocazioni, don Francesco ha sottolineato che “ascoltare la chiamata divina, lungi dall’essere un dovere imposto dall’esterno, magari in nome di un’ideale religioso; è invece il modo più sicuro che abbiamo di alimentare il desiderio di felicità che ci portiamo dentro: la nostra vita si realizza e si compie quando scopriamo chi siamo, quali sono le nostre qualità, in quale campo possiamo metterle a frutto, quale strada possiamo percorrere per diventare segno e strumento di amore, di accoglienza, di bellezza e di pace, nei contesti in cui viviamo”.
Ecco quindi che la parola ‘vocazione’ si schiude in dieci, cento, mille vocazioni che rispondono con l’amore alla chiamata di Dio. Ogni giorno, ciascuno in modo singolare, muove i passi possibili verso un mondo nuovo, di pace e di giustizia. Ogni epoca propone le proprie sfide e tocca a noi, nel nostro tempo, annunciare a questo mondo, al quale apparteniamo e nel quale viviamo, il messaggio antico e nuovo del Vangelo rispondendo alla nostra vocazione di laici cristiani. Siamo chiamati ad essere cristiani della soglia, aperti all’incontro ed al cambiamento, con fede e con speranza. Noi siamo, ciascuno nella sua specificità, vocazioni speciali agli occhi di Dio, noi siamo Missione.