Diocesi

Sant’Antonio dei Cappuccini, festa in Valle d’Itria

20 Giu 2024

di Angelo Diofano

Domenica 23, a Martina Franca, nella chiesa di Sant’Antonio dei Cappuccini (Villaggio del Fanciullo) in Valle d’Itria, si svolge la terza festa in onore del santo predicatore, organizzati dalla comunità dei padri somaschi (superiore, padre Mino Arsieni). I residenti nella pittoresca località (a metà strada fra Martina e Locorotondo) sono molto affezionati a questi festeggiamenti, molto sobri, cui partecipano numerosi. Il programma prevede il triduo, con sante messe alle ore 19 celebrate a turno da fra Paolo Lomartire (giovedì 20), don Piero Lodeserto (venerdì 21) e padre Vincenzo Carucci (sabato 22). Domenica 23 alle ore 19 ci sarà la processione, accompagnata dalla banda musicale “Armonie d’Itria, che percorrerà le stradine nei dintorni della chiesa”. Alla conclusione, sul sagrato, fra Gregorio Di Lauro celebrerà la santa messa. Seguirà un momento di convivialità e alle ore 23 i tradizionali fuochi pirotecnici.

I festeggiamenti costituiranno preziosa opportunità per visitare la stupenda chiesetta. Ecco alcuni cenni in merito, attinte da norizie riportate su https://martinacultura.altervista.org/wordpress/?p=18

La chiesa e convento dei cappuccini furono costruiti nel XVI secolo su un precedente insediamento dei monaci basiliani, che realizzarono una grancia destinata alle attività agricole e una cripta ipogea con il dipinto della Madonna dell’Odegitria. Nel XVI secolo i frati cappuccini decisero di costruire la chiesa e il convento sul sito preesistente dei monaci basiliani e traslarono l’immagine della Madonna dell’Odegitria nella nascente chiesa dalla cripta ipogea, che nei secoli fu completamente abbandonata. Solo nel giugno del 1988, due speleologi martinesi, calandosi in una cisterna, scoprirono in realtà che si trattava del primitivo insediamento dei monaci basiliani, nel frattempo coperto da detriti. Oggi la cripta ipogea è stata valorizzata e grazie alla bonifica sono emerse due colonne originali in pietra che delimitavano il sito sacro; attualmente il sito è visitabile accedendo dall’atrio del convento sulla destra della chiesa. L’edificazione di quest’ultima, in realtà dedicata all’Assunta, si conclusero nel 1590; sulla facciata, poco più sopra la nicchia con l’Immacolata, è incisa un’altra data: 1698, quella del rifacimento della facciata su disegno ed esecuzione di frate Angelo Bruni di Martina, architetto e maestro nella lavorazione della pietra. Affianco alla chiesa si sviluppa il convento dei cappuccini che qui vissero per trecento anni fino alla soppressione napoletana di Gioacchino Murat e dell’Unità d’Italia nel 1863. Da allora l’immobile fu destinato a diversi usi: lazzaretto, concentramento per i prigionieri e centro di accoglienza per i bambini nel dopoguerra; attualmente è retto dai padri somaschi. Attraversando il chiostro del convento è possibile raggiungere la cella che ospitò dal 15 agosto del 1620 all’aprile del 1621, San Giuseppe da Copertino.

La chiesa ha pianta longitudinale con l’apertura di tre cappelle molto profonde sul lato sinistro, mentre sull’altro lato vi è una sola cappella, altrettanto profonda, quella della Madonna dei Sette Dolori costruita nel 1756. La caratteristica pregevole della chiesa è la raffinata arte ebanista che decora ogni altare, con opere artigianali di elevato spessore artistico realizzate fra il Seicento e il Settecento. L’altare fu commissionato nel 1773 dal benefattore Pietro Simeone a due ebanisti di notevole valore: frate Daniele Desiati da Martina e a frate Giuseppe da Ostuni. Il soffitto mostra all’interno di cornici mistilinee dei dipinti di fine Settecento: le Stimmate di San Francesco, la Vergine in gloria e la Resurrezione di Cristo. In alto sulla parete di destra, a metà altezza, sporge il pulpito anch’esso lavorato con intarsi lignei.

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